Henryk Sienkiewicz
Quo vadis

CAPITOLO XXXIV.

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CAPITOLO XXXIV.

 

Vinicio, passeggiando con Licia nel giardino, le narrò brevemente, con parole che uscivano dal fondo del suo cuore, quello che un po' prima egli aveva confessato agli Apostoli, vale a dire le inquietudini della sua anima, i mutamenti avvenuti in lui e l'immensa tristezza che lo aveva preso dal momento che aveva lasciato l'abitazione di Miriam. Disse a Licia che aveva fatto di tutto per dimenticarla, ma che non gli era stato possibile. Giorno e notte non pensava che a lei. La piccola croce di legno gialliccio che gli aveva lasciato gli parlava di lei, la croce ch'egli aveva posto nel larario e che involontariamente venerava come cosa divina. E di minuto in minuto diveniva sempre più triste, perchè l'amore era più forte di lui e perchè gli era penetrato nell'anima fino da quando egli era in casa di Aulo. Le parche intessevano per gli altri il filo della vita; e per lui amore, tristezza, cordoglio. Quello che aveva fatto era male, ma aveva la sua origine nell'amore. Egli l'aveva amata in casa di Aulo, al Palatino, quando la vide all'Ostriano che ascoltava le parole di Pietro, quando andò a rapirla con Crotone, quando gli faceva da infermiera al suo letto e quando ella lo aveva abbandonato. Chilone era andato a dirgli che aveva scoperto la sua abitazione e a consigliarlo a rapirla una seconda volta; preferì punirlo e correre dagli Apostoli a domandare la verità e Licia. Benedetto il momento in cui gli venne quel pensiero, perchè ora egli era al suo fianco e lei non lo fuggiva come era fuggita l'ultima volta dalla casa di Miriam.

– Non sono fuggita da te, disse Licia.

– Allora perchè te ne sei andata?

Alzò gli occhî pieni dei colori dell'iride e chinato il suo volto che arrossiva, disse:

– Tu sai...

Il rigurgito di felicità tenne Vinicio muto per un istante; indi ricominciò a dirle, aprendo adagio adagio gli occhî, ch'ella era assolutamente differente da tutte le altre donne romane e che non rassomigliava che a Pomponia. Non sapeva spiegarle tutto questo, perchè non sapeva definire ciò che sentiva.

Quella bellezza nuova che veniva al mondo in lei, bellezza che non era una statua, ma uno spirito, gli diceva qualche cosa che lo riempiva di gioia, che l'amava appunto perch'ella era fuggita da lui e che ora ella sarebbe sacra al suo focolare. Le prese la mano e non potè più continuare; la contemplava solo con rapimento, come se avesse contemplato la felicità della sua vita che si era guadagnato, e ripeteva il suo nome, come se avesse voluto convincersi che l'aveva trovata e che le era vicino.

– Oh, Licia, Licia!

Finalmente le domandò che cosa era avvenuto in lei, ed ella confessò che lo amava da quando egli fu alla casa di Aulo e che se egli ve l'avesse ricondotta dal Palatino avrebbe detto agli Aulo del suo amore e avrebbe cercato di mitigare il loro sdegno contro di lui.

– Ti giuro, disse Vinicio, che non mi è neanche venuto in mente di toglierti dagli Aulo. Un giorno Petronio ti dirà che io gli dissi fino d'allora che ti amavo e ti volevo sposare. «Unga ella la mia porta di grasso di lupo e segga al mio focolare», dissi a lui. Egli mi mise in ridicolo e suggerì l'idea a Cesare di domandarti come ostaggio per darti a me. Quante volte attraverso le mie angosce l'ho maledetto! Forse è stato il destino, altrimenti non avrei conosciuto i cristiani e non ti avrei capita.

Credimi, Marco, rispose Licia, è stato Cristo che ha disposto che fosse così.

Vinicio alzò gli occhî con un certo stupore:

– È vero, rispos'egli con vivacità. Ogni cosa avvenne in un modo così maravigliosamente regolare, che nel cercare di te ho trovato i cristiani. All'Ostriano ascoltavo l'Apostolo a bocca aperta, perchè non avevo mai udite tali parole. E in quel cimitero hai tu pregato per me?

– Ho pregato per te, rispose Licia.

Passarono dalla casetta coperta di edera e s'avvicinarono al luogo dove Ursus, dopo avere strangolato Crotone, si scagliò su Vinicio.

– Qui, disse il giovane, senza di te sarei stato ammazzato.

– Non ricordarlo, disse Licia, e non parlarne a Ursus.

– E potrei vendicarmi di lui per averti difesa? S'egli fosse stato uno schiavo, gli avrei dato immediatamente la libertà.

– Se tale fosse stato, Aulo lo avrebbe già reso libero da tanto tempo.

– Ti ricordi, domandò Vinicio, che io volevo ricondurti dagli Aulo, e tu rispondesti che Cesare poteva venire a saperlo e vendicarsi di Aulo e di Pomponia? Pensa ora che tu potrai vederli quante volte te ne verrà il desiderio.

– Come, Marco?

– Io dico «ora», ma credo che tu potrai vederli senza pericolo solo quando sarai mia. Perchè se Cesare venisse a saperlo e mi si domandasse che cosa ho fatto dell'ostaggio, risponderei: l'ho sposata ed ella va alla casa degli Aulo col mio consenso. Egli, Cesare, non si fermerà molto ad Anzio, perchè vuole andare all'Acala, e anche se vi rimanesse non è necessario che io lo veda tutti i giorni. Quando Paolo di Tarso mi avrà iniziato alla vostra fede, io mi farò battezzare subito, ritornerò qui, mi guadagnerò l'amicizia di Aulo e Pomponia, e allora che non vi saranno più ostacoli, ti farò sedere al mio focolare. Oh mia carissima! carissima!

Egli tese la mano come se avesse voluto chiamare il cielo in testimonio del suo amore, e Licia, alzando su lui gli occhî limpidi, disse:

– E allora io dirò: Dovunque tu sei, Caio, ivi sono io, Caia.

– No, Licia, sclamò Vinicio, ti giuro che mai donna è stata onorata in casa del marito come tu sarai nella mia.

Per un po' passeggiarono silenziosi, inondati di felicità, innamorati l'uno dell'altra, come deità, belli come se la primavera li avesse dati al mondo coi fiori.

Si fermarono sotto il cipresso vicino all'entrata della casa. Licia appoggiò la testa al petto di Vinicio e questi disse con voce tremante:

Ordina a Ursus di andare a casa di Aulo a prendere le cose tue e i balocchi della tua fanciullezza.

Ella arrossendo come una rosa o come l'alba, rispose:

– Il costume ordina altrimenti.

– Lo so. Di solito li porta la pronuba2 dietro la fidanzata, ma fallo per me. Io li porterò ad Anzio e mi ricorderanno di te.

Congiunse le mani e supplicò come un fanciullo che domanda qualche cosa:

– Sarà qualche giorno prima che ritorni Pomponia; via, ti prego, divina, fallo per me, mia carissima.

– Ma Pomponia farà quello che le piace, rispose Licia arrossendo ancora di più al ricordo della pronuba.

Ridivennero silenziosi, perchè l'amore toglieva loro il respiro. Licia stava colle spalle al cipresso, col viso che biancheggiava nell'ombra come un fiore, cogli occhî chini, col seno che le si sollevava affannosamente. Vinicio scolorò e impallidì. Nel silenzio del pomeriggio essi non sentivano che le pulsazioni dei loro cuori, e nella loro estasi il cipresso, le siepi di mirto, e l'edera della casetta divennero per loro un paradiso d'amore.

Comparve Miriam ad invitarli al pasto del dopopranzo. Presero posto tra gli Apostoli, i quali guardavano a loro con delizia, come alla nuova generazione che dopo la loro morte avrebbe conservato e seminato ancora il seme della nuova fede. Pietro ruppe e benedisse il pane. Su ogni faccia era diffusa la calma e la felicità pareva in tutta la casa.

Vedi, disse Paolo volto a Vinicio, siamo noi nemici della felicità e della vita?

So che non lo siete, rispose Vinicio, perchè io non sono mai stato così felice come tra voi.

 

 





2 La signora che accompagna la fidanzata e le spiega i doveri di moglie.



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