Giuseppe Giacosa
Come le foglie

ATTO QUARTO.

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ATTO QUARTO.

 

La stessa scena.

 

 

SCENA UNICA.

 

 

È notte di luna. Ma questa non entra nella stanza perchè ci sono le persiane chiuse. Lampada accesa con coprilume verde sulla tavola di mezzo dove Giovanni sta scrivendo. Nennele entra con cautela dalla sua camera.

 

 

Giovanni.

 

Eh?!

Si volta verso l'uscio di Nennele e sta in ascolto.

 

 

Nennele dritta rasente il muro è rimasta immobile.

 

Giovanni.

 

Oh.

Scuote le spalle e riprende il lavoro.

 

 

Nennele passa in punta di piedi quanto può più lontano da suo padre, avviata all'uscita. Giunta sull'uscio si volta e manda un bacio a Giovanni. Fa per aprire. Il saliscendi cigola.

 

Giovanni.

 

Ma chi è?

S'alza.

Chi è?

Leva il coprilume.

 

Nennele ha aperto ed è già scivolata di .

 

Giovanni.

 

Nennele. L'insegue, la raggiunge, la riconduce.

 

Che vuol dire? Che vuol dire? Dove andavi?

 

Nennele ha uno scialle oscuro in testa, è agitata.

 

Non potevo dormire.... Volevo scendere all'aria....

 

Giovanni.

 

Non ti senti bene?

 

Nennele.

 

Benissimo, sì.... Il caldo.... Non so. Avevo bisogno d'aria.

 

Giovanni.

 

Che hai? Che hai?

 

Nennele.

 

Non so.... Avevo bisogno d'aria. Lasciami andare.

 

Giovanni.

 

Qui, qui.

La conduce presso la grande finestra. Spalanca le persiane. Chiaro di luna nella stanza.

Siedi . Qui dell'aria ne hai quanto vuoi.... e fresca. Non senti freddo?

 

Nennele.

 

No.

 

Giovanni.

 

Vuoi un po' di cognac?

Le mette una mano sulla fronte, ai polsi.

Hai i polsi che ti battono. Non ti senti bene? Vuoi una tazza di camomilla? Chiamo mammà? Chiamo Marta?

 

Nennele.

 

No, non chiamare nessuno. Non ho bisogno di nulla. Sto bene.

 

Giovanni.

 

Tremi tutta.... tremi tutta....

 

Nennele.

 

Sto bene, ti dico.... Soffocavo in camera mia.

È presa da un pianto convulso, gli getta le braccia al collo.

Oh papà!

 

Giovanni.

 

Che c'è? Che c'è? Mi fai paura.... Nennele! Su, Nennele.

 

Nennele fra le lacrime.

 

Lasciami....

 

Giovanni.

 

Piangi, piangi, sì piangi, amore mio. Piangi, che ti farà bene. Mi dirai poi....

 

Nennele si calma, e guarda intorno un po' smarrita.

 

Giovanni.

 

Ti passa un po'? È nervoso. Stai quieta. Ti eri già messa in letto?

 

Nennele.

 

No. Sono stata un gran pezzo alla finestra di .

 

Giovanni.

 

Stasera eri così tranquilla. A pranzo hai mangiato. . Quando Massimo stava per andarsene, hai celiato sulla gita che faremo domenica a Chamonix. Hai parlato a mammà con tanta dolcezza. Ne ero così contento! Non ti sentivi nulla allora....

 

Nennele.

 

Nulla.

 

Giovanni.

 

Ti rincresceva che non c'era Tommy a pranzo eh? Ma ho piacere che si dia un po' di svago. Tu sai chi siano gli amici che l'hanno invitato?

 

Nennele.

 

No.

 

Giovanni.

 

Degli amici, di Milano mi ha detto Mammà.

 

Nennele.

 

Sarà.

 

Giovanni.

 

Non è rientrato ancora?

 

Nennele.

 

No.

 

Giovanni.

 

È una così bella notte.

 

Nennele sempre un po' trasognata.

 

Stavo alla finestra.... Lo aspettavo....

 

Giovanni.

 

Lo aspettavi?! Volevi parlargli?

 

Nennele.

 

No.... Aspettavo che rientrasse.... Temevo d'incontrarlo.

 

Giovanni.

 

Incontrarlo?

 

Nennele.

 

Uhm....

Fa una scossa del capo, come chi s'accorge d'aver detto una cosa insana.

 

Non è questo che volevo dire.

 

Giovanni.

 

Hai ancora la testa un po' annebbiata.

 

Nennele.

 

Forse.

 

Giovanni.

 

Sai cos'è? È il temporale dell'altra notte. Ha lasciato un'afa ieri tutto il giorno. Anch'io me la sentivo nell'ossa. - Quando mi hai dato la buona notte, allora sì, mi è parso di vederti degli occhi straordinari. Così lucenti!

 

Nennele.

 

Ora sono rimessa. Rientro in camera mia.

 

Giovanni.

 

Ti accompagno.

 

Nennele pronta.

 

No.

 

Giovanni sorridendo.

 

Oh! Oh! Si dice un no a quel modo? A tuo padre? Guarda che tono, madamigella! No! E io dico di sì. Andiamo.

 

Nennele.

 

Stiamo qui allora.

 

Giovanni.

 

Che ci sarà in camera tua che non posso vedere? Chissà quali grossi misteri! I nervi sono capricciosi. Vuoi allungarti?

Le accosta un seggiolone.

Metti i piedi qui. Così. E stattene quieta. Non hai voglia di parlare eh! Ci terremo compagnia.

Va alla tavola e si mette per scrivere.

 

Nennele dopo una pausa.

 

Che fai?

 

Giovanni.

 

Ho da finire un lavoro.

 

Nennele.

 

Anche la notte?

 

Giovanni.

 

Bisogna.

Silenzio.

Nennele....

 

Nennele.

 

Papà.

 

Giovanni.

 

Quando passavi dianzi, per uscire.... che ho domandato: Chi è? perchè non hai risposto?

 

Nennele.

 

Non ho sentito.

Silenzio.

Però fai male a vegliare la notte. Ti troppo lavoro Massimo.

 

Giovanni.

 

No.

 

Nennele.

 

Oh glie lo dirò!

 

Giovanni.

 

Non lavoro mica per Massimo.

 

Nennele.

 

Come?

 

Giovanni.

 

Mi hai colto a tradimento, bisogna confessare. È un lavoro in di più che ho preso. Vedevo che lo stipendio non basta.... Ho trovato della brava gente....

 

Nennele.

 

Oh!

 

Giovanni.

 

Ma.... Poca cosa.

 

Nennele.

 

Da quando?

 

Giovanni.

 

Un mese e mezzo. Non tutte le notti sai. E adesso ho finito, stanotte è l'ultima. Non ho più che da ricopiare la relazione.... Per questo mi son messo qui.... Le altre notti stavo di sotto, nello studio.

 

Nennele s'alza e viene verso suo padre con le mani giunte.

 

Giovanni.

 

Che hai?

 

Nennele.

 

Perdonami, papà.

 

Giovanni.

 

Di che? Cos'è che ti devo perdonare?

Ridendo.

Queste poche fatiche?

 

Nennele.

 

Non è questo. Perdonami.

 

Giovanni.

 

Che occhi mi fai? Gli occhi di stassera quando m'hai salutato. Vieni qui. Cos'è che ti devo perdonare? Che mi hai fatto? Tu. Dove andavi? Perchè non hai risposto quando t'ho chiamata? Hai sentito.... Due volte ho chiamato. Dove andavi? parla. Temevi di incontrare Tommy, hai detto? Cos'è che non posso vedere in camera tua? Ah!

S'alza.

 

 

Nennele.

 

No, no....

 

Giovanni.

 

Resta . E non ti muovere, sai?

 

Prende la lampada, va a chiudere a chiave la porta comune e poi va precipitoso, in camera di Nennele.

 

 

Nennele rimane rigida presso la tavola.

 

Giovanni torna con una lettera in mano.

 

Una lettera per me.

Depone la lampada.

 

 

Nennele.

 

Non leggere, papà.

 

Giovanni.

 

Non c'è bisogno.

 

Getta la lettera sulla tavola.

 

Non sei una vagabonda, non fuggivi per andartene via per il mondo. Fuggivi.... per....

Lunga pausa.

Tu facevi questa cosa! Tu, Nennele! Hai potuto concepire, hai potuto accogliere questa idea mostruosa. Hai traversato questa stanza, mi hai veduto, saresti uscita di questa casa, dove ci sono io, e saresti.... E domani io sarei andato per il mondo, urlando come un pazzo, alla cerca della mia figliuola, o stanotte stessa t'avrebbero portata qui.... m'avrebbero chiamato.... t'avrei vista.... .... senza vita.... la mia Nennele.... la mia Nennele!...

Lunga pausa.

Perchè? Perchè neh...? Perchè? Cos'è successo? Devo sapere.... devo sapere cos'è successo.... Morire, ah! Che ti ho fatto.... io...? Che ti hanno fatto gli altri? Cos'è che ignoro ancora della mia casa?

 

Nennele.

 

Ero pazza.... ero pazza.... non domandare.... ero pazza.

 

Giovanni.

 

Dimmi cos'è che ignoro? Dimmelo. Te lo comando. Tommy?

 

Nennele.

 

Anche. Tommy è perduto. Sposa una cattiva donna. Deve! Massimo ti spiegherà. Io non so. L'ho saputo oggi.

 

Giovanni.

 

Dov'è?

 

Nennele.

 

, credo.... non so.... non so.... So che è perduto senza rimedio.

 

Giovanni rimane accasciato.

 

Nennele.

 

E io ti lasciavo quando avevi più bisogno di aiuto e di conforto, quando eri più solo: e non pensavo a te, e tu pensavi sempre a noi, e vivevi per noi.

 

Giovanni perseguendo un'idea.

 

Si disperdono. Se ne vanno, se ne vanno.

 

Nennele.

 

E pensavo male di te, e ti giudicavo male. Sta qui colla mente. Sta qui con me, dammi retta, sentimi, bisogna che mi confessi, bisogna che tu sappia quello che pensavo di te. Il male che mi veniva dagli altri era più grosso e più violento, ma quello che pensavo di te, mi mordeva nel punto più profondo e più delicato dell'anima. Non mi pareva che tu facessi abbastanza per noi. Capisci? Capisci? Non senti nulla di quello che ti dico?!

 

Giovanni.

 

Sì, cara. Sento. Avevi ragione. Non ho fatto abbastanza per voi.

 

Nennele.

 

Oh!

 

Giovanni.

 

Non qui, non ora. Qui non potevo fare altro, di più. E vedevo, sai, venire le cose. Oh, quante volte! Ma non potevo fare di più. A Milano sì. Quando eravate piccoli. Mi pareva che arricchirvi dovesse bastare.

 

Nennele.

 

Se tu sapessi come ti vedo su in alto davanti a me! Che riposo, che sicurezza mi il sentire quella tua protezione vigilante. Perchè non si parla mai di queste cose? Perchè non ci diciamo mai tutto? Nessuno dice mai tutto di . Fa così bene spalancare l'animo fino al fondo. Nessun dolore, nessuna gioia, potranno mai vincere la dolcezza che provo in questo momento, con te, vicino a te, conoscendo ed adorando. Mi perdoni?

 

Giovanni.

 

Cara. Ti perdono e ti benedico.

Tiene la sua testa abbracciata sul petto, poi la bacia in fronte. La lascia andare. Passeggia. Va alla finestra. Guarda fuori.

 

Che bella notte! Vieni qui. Non hai freddo?

 

Nennele.

 

No.

 

Giovanni.

 

Hai detto un no, come lo dicevi da bambina, lungo lungo, con tante vocali. Nooo. Sei poco mutata! Ti rivedo ancora colla faccia....

Si interrompe per guardar fuori fisso. Poi ripiglia.

colla faccia d'allora. Sei dimagrata. Eri tanto bella!

 

Nennele.

 

Non si dice questo!

 

Giovanni.

 

Tutti si voltavano per....

Torna a guardare.

 

 

Nennele.

 

Ma che hai? È la seconda volta che ti interrompi. Che guardi?

 

Giovanni.

 

M'era parso di vedere un uomo sotto gli alberi. Mi sarò ingannato. Tra la luna e le frasche.

 

Nennele.

 

C'è. C'è qualcuno.

 

Giovanni.

 

Lo vedi?

 

Nennele.

 

Ora sta fermo. È nell'ombra. No.

Guarda ancora, malinconica.

No, no.

 

Giovanni.

 

Lo dici con tristezza. Ti rincresce che non ci sia nessuno? Chi credevi?

 

Nennele.

 

Ma pensa! Chi vuoi?...

 

Giovanni.

 

Tommy, credevi?

 

Nennele.

 

No. Nessuno.

 

Giovanni.

 

Tu non avrai più i cattivi pensieri?

 

Nennele.

 

Oh, no. Mai.

 

Giovanni.

 

Non penserai più a lasciarmi?

Lasciarmi dovrai pure un giorno.

Bisogna sperarlo. Avevo sperato....

 

Nennele lo afferra per un braccio.

 

C'è. Eccolo. S'è avvicinato all'ombra della siepe.... per sentirci. Lo vedi?

 

Giovanni.

 

Dove?

 

Nennele.

 

dietro il cespuglio. Guarda l'ombra che ne getta la luna. Vedi?

Con esaltazione gioconda.

È rimasto. Vegliava. È rimasto per me, ha capito.

 

Giovanni.

 

Che dici? Chi è?

 

Nennele.

 

Vuoi che lo chiami? Massimo! vieni.

 

Cala la tela.

 

FINE.

 

 


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