Camillo Berneri
Mussolini grande attore
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CAPITOLO SESTO CESARE BORGIA

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CAPITOLO SESTO

CESARE BORGIA

L'idea, ancora diffusa negli ambienti più ingenui dell'opinione pubblica italiana, che Mussolini sia circondato da cattivi consiglieri, sarebbe assai comoda per un praticante il classico «delitto di Stato». Ma il duce l'ha sempre combattuta, perché egli vuol apparire la vera, unica testa del fascismo. Nel suo discorso del 16 febbraio 1923 alla Camera disse: «Non c'è niente da discutere in materia di politica interna: quello che accade, accade per mia precisa e diretta volontà dietro miei ordini tassativi, dei quali assumo piena e personale responsabilità».

E nel suo discorso del 28 gennaio 1924 al congresso del partito:

«Davanti a questa Assemblea è altresì necessario sfatare diverse leggende attorno alle quali si fantastica, specialmente in provincia...; la favola che consiste nel dipingermi come un buon dittatore che sarebbe tuttavia circondato da cattivi consiglieri, dei quali subirei la misteriosa e nefasta influenza. Tutto ciò, prima ancora di essere fantastico, è idiota. Una ormai lunga esperienza sta a dimostrare che io sono individuo assolutamente refrattario a pressioni di qualsiasi natura. Le mie decisioni maturano spesso di notte, nella solitudine del mio spirito e nella solitudine della mia vita scarsissimamente socievole. Quelli che sarebbero i cattivi consiglieri del buon tiranno sono cinque o sei persone, che vengono da me tutte le mattine, al quotidiano rapporto, per farmi conoscere tutto quanto succede in Italia; dopo di che, se ne vanno. Questo rapporto, salvo casi eccezionali, non dura mai più di mezz'ora».

E nella sua autobiografia afferma ancora una volta a proposito dei suoi consiglieri:

«Ho sempre ascoltato col più grande interesse le loro parole, i loro suggerimenti, e talvolta i loro consigli, ma posso affermare questo: ogni volta che si è trattato di prendere una decisione estrema, ho obbedito solo alla voce ferma della coscienza e della volontà che parlava in me».

Cesare Rossi disse al giornalista Carlo Silvestri:

«Questi idioti (intendeva parlare dei capi dell'opposizione) s'ingannano se essi credono che quando Mussolini profferisce delle minacce, si diletta con frasi retoriche. Se essi sapessero ciò che passa talvolta nello spirito di Mussolini, non farebbero tanto gli spavaldi. Mussolini è assolutamente deciso ad attuare le sue minacce. Se l'opposizione non cessa il sabotaggio, bisognerà far aprire il fuoco dalle squadre. Chiunque lo conosce sa che ogni tanto egli ha bisogno di sangue e che non ascolta sempre i consigli di moderazione».

Mussolini è dunque un tiranno. Ma ama recitare la sua parte. Non è capace di nascondere i suoi odi, le sue passioni. Ogni volta che sta per ordinare o ha ordinato delle rappresaglie, si rileva un crescendo nella sua virulenza scritta o parlata. È un passionale che non ha il controllo di se stesso.

Vediamo il tiranno da vicino. Angelica Balabanoff racconta (Europe del 15 dicembre 1928) che Mussolini, quando era direttore dell'Avanti! «aveva l'abitudine di conservare, con la massima cura, qualsiasi documento, articolo, corrispondenza ecc. suscettibile di nuocere un giorno o l'altro, a questo o a quello dei nemici che egli contava nel movimento operaio.

Perchè conservare tutte queste carte? – gli domandavo spesso.

Perchè? – ripeteva ridendo, con gli occhi che brillavano di una luce morbosa –. Preparo i miei dossiers; un giorno mi serviranno».

Che maligno! si penserà. Ed ecco che questo medesimo uomo scrive di suo pugno e non distrugge articoli che incitano alle violenze, dispacci che ordinano persecuzioni, ed altri documenti compromettenti. Uno dei suoi segretari ne ha fatto un dossier! Mussolini, che è stato definito dal senatore Lucchini sulla sua Rivista di Diritto Penale «un interessantissimo soggetto criminale», possiede dei criminali tutte le sbadataggini nell'arte di nascondere i misfatti. Vi sono antifascisti che presentano Mussolini come un tiranno davanti al quale anche Machiavelli si farebbe il segno della croce. Lasciamo ai Ponson du Terrail dello scandalo il compito di attribuire a Mussolini le più perfide e più complicate macchinazioni. In realtà, Mussolini è un criminale assai mediocre.

Mi limito ad uno dei suoi delitti più noti: l'assassinio di Matteotti di cui Fouchè avrebbe detto ciò che disse dell'uccisione del duca d'Enghien: «è peggio di un crimine, è un errore».

Quando Matteotti pubblicò Un anno di dominazione fascista (Roma, 1924) Mussolini diventò folle di rabbia. Lui, il lettore di Machiavelli, stampò sul Popolo d'Italia (3 maggio 1924) queste aperte minacce:

«Quanto a Matteottivolgare mistificatore, assai noto come vile e spregevole ruffiano – sarà bene che stia in guardia, perchè se gli dovesse capitare di trovarsi, un giorno o l'altro, con la testa rotta (ma veramente rotta), non avrebbe il diritto di lamentarsene, dopo tante ignominie scritte e firmate»7.

Quando Matteotti contesta alla Camera la validità delle elezioni generali dell'aprile 1924, nel discorso del 30 maggio, Mussolini, lettore di Machiavelli, se la prende col partito fascista che lascia mano libera all'opposizione e scrive per Il Popolo d'Italia (I giugno) un articolo in cui è detto: «L'on. Matteotti ha tenuto un discorso mostruosamente provocatorio che avrebbe meritato qualche cosa di più tangibile che l'epiteto di "masnada" lanciato dall'on. Giunta». Il 4 giugno, alla Camera, essendosi Mussolini scagliato contro l'amnistia accordata ai disertori nel 1919, Matteotti gli ricorda che anch'egli la approvò. Il giorno seguente Mussolini s'infuria nuovamente contro Matteotti. E il 6 giugno, ecco l'incidente che scoppia alla Camera fra Mussolini e la Estrema Sinistra.

Mussolini: In Russia sono dei magnifici maestri. Non abbiamo che da imitare quello che si fa in Russia (RumoriApplausiScambio di apostrofi fra l'estrema destra e la estrema sinistra). Sono dei magnifici maestri, e noi abbiamo il torto di non imitarli in pieno, perchè a quest'ora non sareste più qui, sareste al bagno penale! (ApplausiRumori).

Gennari: Ne veniamo, onorevole Mussolini, e siamo pronti a ritornarci per la nostra fede.

Mussolini: Avreste avuto il piombo nella schiena! (Interruzioni). Ma ne abbiamo il coraggio e ve lo dimostreremo! (ApplausiRumoriCommenti prolungatiScambio di apostrofi) [Atti parlamentariCamera dei DeputatiDiscussioniTornata del 6 giugno 1924].

Il 10 giugno, Matteotti è rapito ed ucciso. Il 12, si scopre, per caso, il rapimento. Mussolini è – come racconta Cesare Rossi – «completamente disorientato e terrorizzato». Mussolini, in quel giorno, dopo aver ricevuto dal suo segretario il passaporto di Matteotti ed aver conosciuto i particolari dell'assassinio, parla alla Camera e dice:

«Credo che la Camera sia ansiosa di avere notizie sulla sorte dell'on. Matteotti, scomparso improvvisamente nel pomeriggio di martedì scorso in circostanze di tempo e di luogo non ancora bene precisate, ma comunque tali da legittimare l'ipotesi di un delitto che, se compiuto, non potrebbe non suscitare lo sdegno e la commozione del Governo e del Parlamento.

Comunico alla Camera che appena gli organi di polizia furono informati della prolungata assenza dell'on. Matteotti, io stesso impartii ordini tassativi per intensificare le ricerche a Roma, fuori Roma, in altre città ed ai passi di frontiera. La polizia, nelle sue rapide indagini, si è già messa sulle traccie di elementi sospetti e nulla trascurerà per fare la luce sull'avvenimento, arrestare i colpevoli ed assicurarli alla giustizia.

Mi auguro che l'on. Matteotti possa presto ritornare in Parlamento»8.

Il 13 giugno continua a recitare la commedia, dicendo ai deputati:

«Se c'è qualcuno in quest'aula che abbia diritto di essere addolorato e, aggiungerei, esasperato, sono io (Vive approvazioni. Voci: «Verissimo! Verissimo!»).

Solo un mio nemico che da lunghe notti avesse pensato a qualche cosa di diabolico, poteva effettuare questo delitto che oggi ci percuote di orrore e ci strappa grida di indignazione9.

La legge avrà il suo corso, la polizia consegnerà i colpevoli all'autorità giudiziaria... Di più non si può chiedere al Governo.

Se voi mi date l'autorizzazione di un giudizio sommario, il giudizio sommario sarà compiuto (Impressione); ma sino a quando questo non si può chiedere e non si deve chiedere, bisogna mantenere i nervi a posto... Giustizia sarà fatta, deve essere fatta, perchè... il delitto è un delitto di antifascismo e di antinazione. Prima di essere orribile, è di una umiliante bestialità. Non si può esitare, davanti a casi siffatti, a distinguere nettamente quello che è la politica da quello che è crimine (Approvazioni) [Atti parlamentari Camera dei DeputatiDiscussioni. Tornata del 13 giugno 1924].

Dopo la seduta, Mussolini chiede di vedere la vedova di Matteotti (lo riferisce Il Giornale d'Italia del 15 giugno 1924) e le dice: «Signora, vorrei restituirvi vostro marito vivo». Dopo questa intervista Mussolini riceve Rossi e gli dice:

«Per il momento non c'è da far niente. Questi ragazzi han fatto troppe stupidaggini. Ci son già troppi testimoni. Io sono impotente; De Bono non è buono a niente. C'è troppo cattivo sangue che ribolle. Tutti coloro che sono indiziati debbono aver pazienza per un poco. Io devo avere le mani libere per lanciare il contrattacco. L'ora della vendetta verrà più tardi»10.

L'uomo terrorizzato, che fu salvato dal disastro da Farinacci, seppe scatenare la controffensiva, trovò la forza per recitare la commedia, per gridare il suo orrore per il delitto. Più tardi alla Camera, il 3 gennaio 1925, egli rivendicherà la responsabilità di questo crimine di cui Gerarchia, la rivista da lui fondata, doveva dire nel suo numero del gennaio 1926: «Il sequestro Matteotti con le sue conseguenze apparteneva moralmente, politicamente, storicamente al fascismo. Inutile e stupida è la ricerca dei colpevoli e degli ignari, al momento del fatto specifico»11.

Mussolini è Cesare Borgia come istrione. Quando deve recitare, ritrova tutte le sue energie. In questa risorsa è il segreto della sua personalità. Ma questo punto merita di essere ulteriormente approfondito.


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