IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
Non so quanta verità ci sia nella teoria dello Spencer secondo la quale la religione è derivata dal culto degli antenati e se avesse ragione Evemero da Messana di considerare gli Dei come personaggi storici deificati. Certo si è che l'umanità ha sempre teso, e tende tutt'ora, a personalizzare i grandi avvenimenti, ad attribuir cioè alla potenza d'un solo ciò che è stato frutto dello sforzo di molti. Non potendo spiegare il fulmine, l'uomo creò Giove tonante, come ci insegna Ovidio; non potendo spiegare la civiltà l'uomo creò miti ed eroi. Ed ecco i Caldei, che in secoli e secoli di osservazioni celesti fecero dalle tenebre della superstizione spuntare l'alba della scienza, vaneggiare di una orda selvaggia che vagava per quelle terre e di un essere pesciforme, dalla umana favella, che a quell'orda recò dal mare e la scrittura e i numeri, e la geometria e l'architettura. Ed ecco i Cinesi attribuire ai più lontani imperatori l'invenzione degli strumenti agricoli, così come i Greci crearono il mito di Prometeo, scopritore del fuoco. E i Romani, che agli Dei individui dei Greci sostituiscono delle astrazioni personificate, si chinarono ad adorar sugli altari le immagini dei Cesari.
L'uomo stenta a rendersi conto dei processi storici, e aprendo gli occhi nella casa che i suoi antenati costruirono si stupisce, e gli par di vivere un sogno. Vede templi enormi e ricolmi di ricchezze fiabesche, vede città immense, e ampie, irrigate e feconde terre e audaci ponti e strade ampie e lunghissime ed altre meraviglie che l'età della spelonca inabissano nelle tenebre di ignoti tempi, e crede ai sacerdoti custodi venali della tradizione ed ambigui interpreti dell'incivilimento, quando gli parlano di Dei tutelari; e agli aulici storici e retori crede, quando gli parlano di Cesari che, con la potenza dell'ingegno e la tenacia del volere, gloria, ricchezze e civiltà arrecarono alle turbe, che, senza la grazia degli Dei e la guida de' potenti, avrebbero continuato a vagar per le selve e ad abitare le grotte. E quando egli partecipa all'avanzare della nazione con il coraggio delle armi, con il lavoro della zappa o del martello, con la vergine bellezza delle sue canzoni; acclama il capitano che non fu che timone, che nulla avrebbe potuto senza lo sforzo dei remi; rispetta il padrone, che al lavoro non porta che il pungolo e l'adunca mano del possesso; crede sian opera di un solo quelle Odissee e quelle Iliadi che mille altri cantatori intessero, senza vanità di lauri e senza cupidità di guadagni. Ed ecco sacerdoti, poeti, storici e retori perpetuar la menzogna degli Dei e degli Eroi, e porre sugli altari i re scaltri e predatori. Ed ecco il cattolicismo riconfermare opera di Dio la Bibbia, creazione di tutto un popolo; così come fece di secoli di storia l'attimo di una rivelazione; così come fece di un uomo il Cesare di una religione universale.
E i Comuni dettero i Santi protettori perché si mutarono in Signorie, e papato infallibile e monarchia assoluta nacquero dalla deificazione dell'autorità. E ancor oggi l'illusione continua. E quello che è azione di milioni di uomini si sintetizza in persone. E le folle che marciano continuano a credersi portate avanti dalle bandiere. E i reduci dalle battaglie osannano al duce che, svegliatosi trasognato, corre fuori della tenda a posar da artefice di vittorie.
Sono i giornali, i libri, le scuole che perpetuano questa idolatria sociale. Il popolo è, per i colti, come le nazioni extrastoriche di Hegel. O è ignorato, o è chiamato sulla scena a far da coro. Come certi popoli furon trascurati dagli scrittori delle storie universali che non vedevano come essi, pur essendo inconsci di sé ed ignoti alle altre genti, pur celavano, come dice il Cattaneo, qualche natural potenza, serbata al futuro, così il popolo è, oggi, respinto nell'ombra, per lasciare il posto agli Eroi. E questi eroi chi sono? Maschere, manichini, leoni impagliati. Gente che strombetta mentre gli altri si battono, gente che profitta mentre gli altri si sacrificano in silenzio, gente che coglie trofei nel sangue e si pone sulle spalle dei clienti e dei servi furbi, solleticando tutte le basse passioni pur di avere l'osanna.
I creatori di civiltà rimangono nella penombra o nel lavoro umile o nel genio solitario. E creano montagne. Ai culmini, i profittatori della storia ripetono la favola della mosca cocchiera. Ma si avvicina, sia pur lentamente il giorno in cui gli idoli saranno spezzati dall'uomo, nella sua coscienza. Allora la storia apparirà come corso di acque e non come galleggiare di sugheri.
Allo svuotarsi del cielo si aggiungerà il rovesciamento degli idoli storici. Non si aspetteranno profeti non si serviranno capi. Non si dirà più il mio padrone, perché non si dirà più il mio liberatore.
Mussolini è duce perché si gridava: Verrà Lenin! La fiducia nel liberatore crea il tiranno. Ma qui scivoliamo nella politica. E il mio è un discorso inattuale.
(Da Almanacco sociale illustrato per il 1925)