Novelle

 1      3|             redo; sicché, quando il padrone della vacca fu sveglio,
 2      3|           salta fori a un tratto il padrone del carro e comincia a sbergolare:~ ~–
 3      3|           che quel del carro era il padrone vero e legittimo del redo
 4      4|        dalle cantine del Re mio bon padrone e babbo della Principessa.
 5      4|           la paura dal capo del su’ padrone, sicché questo fu obbligato
 6      6|      temenza, nun cognoscendo se il padrone fuss’un Genio di garbo,
 7      8|             intendeva la parole del padrone, ubbidiente partì di corsa
 8      9|              sicché no’ ti si lassa padrone spotico del palazzo, e bada
 9      9|           Dunque Ferdinando restato padrone spotico del palazzo, ugni
10     10|      palazzo signorile. Domanda del padrone e chi ci steva dientro,
11     10|             gli arrisposano:~ ~– Il padrone che ci abita è un Marchese
12     11|       servitore credette che al su’ padrone gli avessi dato di volta ’
13     15|            lo ferma e gli dice:~ ~– Padrone, signor fattore: la cavalla
14     17|         nelle propio mani al Re su’ padrone.~ ~La lettera a male brighe
15     19|        periti a voler vedere il mi’ padrone. Bada, degli altri quassù
16     19|          vattene a gambe: te il mi’ padrone nun lo cognosci e il mi’
17     19|            nella cammera, addove il padrone steva in panciolle su de’
18     19|          che il più piccino fuss’il padrone spotico in nella casa. In
19     19|         puce, e diventare accosì il padrone spotico del palazzo e di
20     21|             accosì Zufilo rimanette padrone del baccellaio e campò tavìa
21     24|           disse il servitore al su’ padrone:~ ~– Maestà, torniamo a
22     25|            come mi’ vero figliolo e padrone qui da quanto me, perch’
23     25| accompagnare a scola i figlioli del padrone, e il padrone ’gli era ausato
24     25|          figlioli del padrone, e il padrone ’gli era ausato di dare
25     25|              Oh! mi perdoni, signor padrone, – arrispose il camberieri; –
26     27|        morto, e ora però comando da padrone spotico in questi paesi.
27     29|         morto lui, Germano diviense padrone dello Stato.~ ~ ~ ~E così
28     34|        figuratevi! E fortuna che il padrone addove lui stava a podere
29     34|         fattore, che per ordine del padrone gli deva il campamento,
30     34|         inutile che vocorrite dal padrone; tanto anco lui ’gli è del
31     34|       sbasivano dall’appetito.~ ~Il padrone che da tanto tempo nun vedeva
32     34|             dallo stento.~ ~Dice il padrone:~ ~– Nun mi garba il vostro
33     34|             Ma i’ v’invito voi e il padrone per domani a vienire a desinare
34     34|          nun vi dubitate.~ ~Anco il padrone ’gli era incuriosito di
35     34|         nemmanco l’ombra; sicché il padrone cominciava a bufonchiare
36     34|            i duomoni.~ ~Scrama il padrone:~ ~– Ohé! Giorgio, che te
37     34|        lunghe; Giorgio gli diede al padrone e al fattore un desinare
38     34|            i fumi del vino, dice il padrone:~ ~– Vedi, Giorgio: questa
39     34|            sul no, ma tra fattore e padrone lo ’mbrogliorno tanto, [
40     34|            e lui gliela vendette al padrone in iscambio del su’ debito
41     34|          filo e per segno, e che il padrone nun gli tieneva la parola
42     34|        coperchio, ma va’ a casa del padrone e cerca di barattargliela
43     34|           n’andiede diviato dal su’ padrone, e con delle scuse lui tanto
44     34|        baratto di niscosto e il su’ padrone nun s’accorgette propio
45     34|      bruciaticcio.~ ~Infrattanto il padrone per una gran festa volse
46     34|           pianava tutta la casa del padrone; ma [297] sona mezzodì,
47     34|           loro quelle persone, e il padrone in un canto se la rideva,
48     34|       Quando gli parse il tempo, il padrone sbatté le nocche delle dita
49     34|             giorno del giudizio; il padrone n’ebbe più di tutti e il
50     34|        ebbano il bel desinare! e al padrone gli toccò anco di berimbrontoli
51     36|          nun gli porto il fegato al padrone, la mi’ testa chi me la
52     36|             pareva il finimondo. Il padrone corre  subbito, concredendo
53     41|             insenzal permesso del padrone. Aspetta un po’. Il mi’
54     41|              Aspetta un po’. Il mi’ padrone è il Re e ugni mattina scende
55     41|        Mettiamolo ’n mala vista col padrone per via della su’ superbia.~ ~–
56     41|            Stevo bene con il Re mi’ padrone, e l’astio de’ servitori
57     41|             anco l’anello al Re su’ padrone; ma i servitori nun si sapevano
58     41|             l’alie e a bociare:~ ~– Padrone, corrite, Orlandino mi porta
59     41|             Orlandino mi porta via, padrone, corrite.~ ~Dice Orlandino:~ ~–
60     42|           camberieri:~ ~– Il Re mi’ padrone vole sapere, perché questi
61     49|             sopra all’improvviso il padrone, che era un cosaccio com’
62     49|           sotto terra:~ ~– Deccomi, padrone.~ ~’Gli era la Manetta tutta
63     49|      subbito e’ bocia:~ ~– Deccomi, padrone.~ ~Gli era lei tutta d’un
64     53|           quest’idea, va dunque dal padrone a licenziarsi: il padrone
65     53|           padrone a licenziarsi: il padrone però nun era contento che
66     53|             propi occhi. E lei, sor padrone, nun mi regala nulla? I’
67     53|        spesa del viaggio.~ ~Dice il padrone:~ ~– E de’ tu’ guadagni,
68     53|      pigliere’ anco i su’ consigli, padrone, se lei me gli vole dare.~ ~–
69     53|           Perché no? – arrispose il padrone: – ma siccome ’gli è il
70     53|             scrama l’omo.~ ~Dice il padrone:~ ~– Salati, sì, ma se lo
71     53|         piglio un de’ su’ consigli, padrone.~ ~Dice il padrone:~ ~–
72     53|        consigli, padrone.~ ~Dice il padrone:~ ~– Deccolo: Nun metter
73     53|            Piccino per dieci scudi, padrone!~ ~– Ma bono, – fece il
74     53|                  Ma bono, – fece il padrone, – e ve n’ho anco de’ più
75     53|          questi consigli.~ ~Dice il padrone:~ ~– Deccolo: Nun lassare
76     53|             scudi di mancia.~ ~E il padrone:~ ~– Deccolo: La superbia
77     53|           sospirando l’omo. Dice il padrone:~ ~– Eppure, se t’ha’ mitidio,
78     53|          omo prendette licenzia dal padrone che gli diede una spizzea
79     53|             primo consiglio del su’ padrone: Nun metter la bocca addove
80     53|           tocca. Diamo retta al mi’ padrone.~ ~Sicché insenza più dormire
81     53|             primo consiglio del mi’ padrone. Per quel che mi poteva
82     53|           arrispose l’omo: – il mi’ padrone mi diede quest’avvertenzia
83     53|              ntesol proverbio del padrone; vo’ lo spiegate troppo
84     53|           secondo consiglio del mi’ padrone.~ ~E non si volse più trattienere,
85     53|        mente il terzo consiglio del padrone: La superbia della sera
86     53|   buggianchìo d’allegrezze.~ ~– Eh! padrone, padrone! – borbottò l’omo ’
87     53|        allegrezze.~ ~– Eh! padrone, padrone! – borbottò l’omo ’n tra’
88     53|          Qualcosa i’ l’ho porta. Il padrone mi diede una cofaccia con
89     53|             voce benedirno quel bon padrone, perché nun aveva soltanto
90     57|            cassettone; a cercarel padrone siemo a tempo.~ ~E la borsa
91     57|        nulla per ora, a cercarlol padrone siemo a tempo. Basta che
92     58|         Creatore.~ ~Adelasio rimase padrone spotico dell’Imperio, abbeneché
93     59|             pubblico, ’gli è ognuno padrone di vederla.~ ~– Bene, bene, –
94     59|          per la brama di servirel padrone, tra per la paura delle
95     60|                Oh! s’i’ fossi io il padrone di questo bel logo!~ ~Dice ’
96     60|           libberi e i’ sono divento padrone spotico di questo palazzo
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