Gherardo Nerucci
Sessanta novelle popolari montalesi
Lettura del testo

PREFAZIONE

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

PREFAZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

Qual mai può essere la importanza letteraria di queste Novelle Popolari, che di presente vanno raccogliendosi, direi quasi con febbrile attività, per ogni dove? Sembrerebbe, a prima vista, che non dovessero aver attrattiva se non se per i fanciulli, quando stizzosi o annoiati cercano le mamme e le balie di abbonirli o addormentarli, narrando loro gl’incanti di Fate benigne, le paurose imprese dell’Orco, le gesta ardite de’ figlioli di Re, le avventure fortunate di giovani donzelle, e tutti que’ fatti maravigliosi ed inverosimili e talvolta, un po’ scandalosetti, che formano appunto la materia delle Novelle Popolari.

– Forse che le furono fisime di Tedeschi, quando i fratelli Grimm in Germania diedero primi l’esempio di simili raccolte? e ne seguirono le orme i dotti di Europa sol per mera servile imitazione?

Ecco alcuna delle domande che si fecero, e certo si faranno tuttavia da non pochi, ogni qual volta si stampa una raccolta di queste maravigliose fantasticherie del popolo: né manca chi sorride a scherno; e si pensa e si dice, che davvero le lettere sono cadute in basso, se chi a buona ragione potrebbe spendere il suo [iv] tempo in studi di maggior rilievo e di più evidente utilità, lo perde invece correndo dietro a cosiffatte cianfrusaglie.

Altri risponda con dottrina più salda e con argomenti più validi di quel che io m’abbia e sappia addurre. Non mi sono proposto una dissertazione intorno alla Novellistica Popolare pubblicando questo libro, né la farò: volli solamente offrire e agli studiosi e a’ dilettanti a un tempo un Testo di Novelle Montalesi state a me raccontate e da me subito ridotte a scrittura; quindi mi basta dire brevi cose di esse.

Le Novelle Popolari Montalesi avevo io cominciato a raccoglierle così per passatempo sin dall’autunno dell’anno 1868, e perocché non mi venne allora nel pensiero di notare il raccontatore, lo dimenticai, come si vede in quelle di questo libro che non lo hanno sotto il titolo. Ne furono talune pubblicate qua e 1 e qui riprodotte le ho contrassegnate con un asterisco per distinguerle dalle rimanenti che mai non videro la [v] luce.

Non sono le Novelle Montalesi scritte in pretto vernacolo, ma sibbene in quella parlatura che sta fra il vernacolo e la pretenzione del dir polito adoperata dai narratori, massime quando non sieno contadini abitanti di luoghi lontani e isolati su per i colli. È poi da notarsi che il vernacolo montalese risente la influenza del sottodialetto pistoiese, di cui è affine, quella del vernacolo montemurlese spettante al sottodialetto fiorentino-pratese, non che le invasioni della cultura elementare, e quindi va ogni , come ogni libero favellare, del continuo modificandosi. Il che spiega la varietà delle forme in special maniera nella coniugazione de’ verbi. 2 Ed acciò le Novelle non pubblicate non si trovassero in contrasto con le distinte da asterisco, queste ho ritocche per ridurle alla comune dicitura delle altre: la quale autorità mi son presa, perché m’è famigliare il vernacolo montalese e il modo di concepire e di porgere de’ suoi abitanti, ed io medesimo, se mi garbasse, potrei sedermi nella ciscranna intorno al  [vi] focolare rustico a raccontar novelle alla brigata; molto più poi, che le novelle non sono punto stereotipate nella mente e nella bocca di chi le sa: qual le narra in una guisa, quale in altra; qual le accorcia e quale le allunga: neppure l’istesso narratore adopera identiche parole ogni volta che ripete la novella: ed è poi stimato novellatore di vaglia chi sappia con sue idee, con invenzioni proprie o tolte dal magazzino novellistico ampliare il racconto. Ed infatti si dice in proverbio:

 

La novella nun è bella,

Se sopra nun ci si rappella3

 

che significa, esporla con intarsi più o men bene commessi, giusta l’ingegno e la facondia del narratore.

Non credetti opportuno infarcire il libro di riscontri ed annotazioni: oltreché sarebbe riuscito di troppo voluminoso, in fondo non avrei fatto che ripetere, su per giù, il lavoro del Pitrè e dell’Imbriani, poco o nulla segnalando di nuovo. È per questo che neanche mi curai di una distribuzione sistematica delle Novelle Montalesi, molte delle quali avrebbero a riguardarsi sol come varianti di un testo primitivo. Resta tuttavia a ricercarsi qual è poi veramente il testo primitivo; il che appurerà, se ne viene a capo, chi s’appresti ad uno studio sopra la Novellistica Popolare, riducendo i numerosissimi racconti forse forse a una cinquantina tra loro diversi.

[vii] Le Novelle Montalesi io le ebbi dalla bocca del popolo: ma sono esse di popolare invenzione? Sospetto che un coscenzioso esame della Novellistica Popolare voglia recare alla identica conclusione, a cui vennero separatamente il Rubieri E. e il D’Ancona A. nelle loro ricerche intorno alla Poesia Popolare Italiana. A cagione di esempio si hanno come poemetti in rima Fanta Ghirò, Fiorindo e Chiara Stella, Uliva; sull’Andreuccio da Perugia di G. Boccacci4 è poco men che calcato il nostro Paolino da Perugia; nel Paradiso Terrestre v’è una reminiscenza del mito di Psiche: 5 più fatti si possono riscontrare nelle Novelle Arabe, nelle Novelle Persiane, ne’ Romanzi e Poemi Cavallereschi e nelle Leggende de’ Santi. 6 Piuttosto è da vedersi per quali vie le Novelle Popolari sono penetrate ne’ luoghi più alpestri e non frequentati, tra gente rozza e ignara del tutto della lettura. Qualcuno deve avercele di necessità portate e sparse, almeno nella loro forma primitiva e in tempo assai dal nostro lontano. Ma questa [viii] investigazione mi guiderebbe fuori del proposto e la lascio, come le altre accennate, a chi si senta la voglia ed abbia la forza d’intraprenderla. Io qui mi arresto.7

Villa di Màlcalo, Montale (Pistoia)

31 dicembre 1879.

Gherardo Nerucci.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 





1 Vedi Imbriani V., La Novellaja Fiorentina (prima edizione). Napoli, tip. Napolitana, 1871, pagg. 187, 198, 214, 221, 235, 245.

Id., La Novellaja Fiorentina (seconda edizione). Livorno, coi tipi di Francesco Vigo, editore, 1877, pagg. 53, 114, 125, 202, 239, 319, 349, 375, [390], 497, 500, 508, 527, 537, 581, 587, 594.

Id., XII Conti Pomiglianesi. Napoli, Detken e Rocholl, 1877, pag. 136.

Id., Due Novelle Toscane con postille; nel Giornale Napoletano di Filosofia e Lettere, ec., ec. diretto da F. Fiorentino, vol. iii. Napoli, Riccardo Margheri, 1876, pagg. 110, 119. Ne furono tirate a parte parecchie copie anche in carta colorata.

Comparetti D., Novelline Popolari Italiane, vol. i; ne’ Canti e Racconti del Popolo Italiano pubblicati per cura di Comparetti D. e D’Ancona A. vol. iv. Torino, E. Loescher, 1875, pagg. 223, 244, 254, 264, 274, 280, 292, 301.



2 Vedi il mio Saggio di uno Studio sopra i Parlari Vernacoli della Toscana Vernacolo Montalese (contado) del sotto-dialetto di Pistoia. Milano, G. Fajni e C. edit., 1865. – Saggi del vernacolo Montalese a stampa si hanno: – ne’ Parlari Italiani in Certaldo alla festa del V centenario di Messer G. Boccacci, omaggio di G. Papanti. Livorno, Francesco Vigo, 1875, pag. 217; – nella citata Novellaja Fiorentina (seconda edizione) di I. V., pag. 613; – nel Giornale l’Appennino Pistoiese, Anno ii, num. 1, 3, 8, 12. – Fra il 1876 e il 1877 circolarono eziandio parecchi Sonetti manoscritti d’Autore anonimo e satirici contro l’Amministrazione comunale del Montale di allora e suoi accoliti. – Io poi ho apparecchiato per il torchio alcune Cincelle da Bambini in nella stietta parlatura rustia d’i’ Montale Pistoiese, e con da útimo la Lista de le Palore, sentute arraccontare e po’ distendiate ’n su la carta



3 Nella Poesia Popolare il contesto è più fermo a cagione del verso e della rima; non così nella prosa. Se però il raccoglitore non è del posto e non sa bene il dialetto o il vernacolo, certo allora occorre che stenografi, oppure traduca nel parlar polito, come fecero i raccoglitori de’ Canti Popolari Toscani, forse senza accorgersene.



4 Decam., G. ii, Nov. v.



5 Col preconcetto di vedere nelle Novelle Popolari trasformazioni di miti antichi non è difficile imbattersi di sovente in quello che si brama. Ma laddove appunto la chiarezza si mostra maggiore, dubito se il racconto non siasi piuttosto foggiato su qualche prodotto della letteratura paganizzante del Risorgimento, sia questo un libro, sia un poema, o una rappresentazione di festa carnascialesca. – Forse sbaglio.



6 Se alcuno nel tempo a venire si farà a raccoglier Novelle dalla bocca del popolo, ora che libri e libracci a stampa si leggono da’ più a cagione delle Scuole Comunali che spargono un po’ di cultura, chi sa non possa trovar infiltrate nelle Novelle pur le avventure tolte dai Romanzi francesi ed italiani, di presente pasto giornaliero anche delle ragazze campagnole?



7 Come spargitori di Racconti Popolari non son forse da trascurarsi i numerosi Pellegrini che in tutto il Medio-Evo e oltre si facevano a piedi, col bordone in mano e mendicando a visitare i molteplici Santuari della Penisola italiana. Seguivano altre strade, oggi abbandonate o cognite soltanto a mulattieri e carbonai, che si possono però riconoscere per le valli e in vetta a’ poggi da quegli Spedali, Spedaletti, Spedalini, Spizi, trasformati in cascine o case di abitazione privata, ma una volta Luoghi Pii forniti di cappelle e chiesole con rendita fissa per dare ricetto gratuito ai Pellegrini, e che in Toscana, almeno, vennero soppressi nel Secolo XVIII per decreto dei Granduchi, sì perché non più confacenti al fine della loro istituzione, sì perché ridotti a nido di ladri, d’assassini e di sozzure.



«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License