Pellegrino Artusi
Vita di Ugo Foscolo
Lettura del testo

CAPITOLO X. Duello. – Furto domestico. – Trascorsi e Virtù. Illustrazioni al Montecuccoli.

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CAPITOLO X.

Duello. – Furto domestico. – Trascorsi e Virtù.
Illustrazioni al Montecuccoli.

In questo medesimo anno, 1807, si battè a Milano per la seconda volta in duello alla pistola con un gentiluomo danese, secondo il Pecchio, contradetto in ciò da Giulio che asserisce essere stato invece un alsaziese, certo Wolf, fornitore dell'esercito, colui che si misurò col fratello. Sono discordi i biografi suoi sulla causa che lo promosse, ma vuolsi per avere quel forestiere sparlato in sua presenza di amica persona. Cadrebbe quindi da la storiella narrata dal Pecchio che il Foscolo montò in furore, quando in una trattoria quel suo gentiluomo danese gli diè, scherzando, il titolo di Orang-utang. Si sa ch'ei diede uno schiaffo in pubblico a un tale che si era permesso di parlare, lui presente, con poco rispetto di Vincenzo Monti e che ne seguì un duello. Sarebbe per avventura il medesimo? Di questo ne tien discorso egli stesso nella lettera giustificativa, che scrisse all'amico, quando in seguito con lui la ruppe. «Da più anni molti credono, dice, che voi mi temiate per la mia maniera di pensare, e che io vi invidii per la vostra maniera di scrivere. Vi darò mille pruove del vigore col quale ho dappertutto e nei luoghi pubblici protetto il vostro nome dalla calunnia, sino a dare uno schiaffo pubblicamente a chi voleva infamarvi, e ad incontrare un duello... chè s'egli venuto poi coll'armi sul campo non osò affrontarsi con me, benchè ei fosse giovine e forte, non è men vero ch'io difendo gli amici con mio carico e con pericolo della mia vita

A tali eccessi d'impetuosità il Foscolo trascorreva assai di frequente; ma la natura per contrabbilanciare questi difetti e l'indole strana, lo aveva dotato d'animo generoso e caritatevole. Molti amici egli contava nella classe elevata come negli ordini medii, e giovavasi spesso degli uni e degli altri per raccomandar letterati chiedenti impieghi, o per procurar pane a giovani di belle speranze, o per venire in aiuto di qualche parente povero; così non volle far male ad un servo infedele che il derubava, secondo il Carrer, di parecchie centinaia di lire. Anzi furono lire 1404 e tutte le camicie che aveva in casa, s'egli accenna al furto avvenutogli nel 1807, come da lettera del Foscolo all'Armandi, ove pur anche narra che, mosso dalla loro gioventù, dall'onestà delle loro famiglie e dall'amor di patria, preso aveva a difendere presso la Commissione militare, tre carabinieri e tre veliti (quattro dei quali veneziani) accusati di diserzione e che eragli riuscito di salvarli.

La famiglia propria stavagli poi tanto a cuore che scrivendone ad un amico, diceva: «.... la fortuna flagella crudelmente le persone che mi sono più care; persone tutte deboli, una madre vecchia, una sorella inferma, due nipoti quasi bambini: posso io pretendere in essi il mio stoicismo? posso io far tacere nelle mie viscere i loro dolori? Io li soccorro come so e quanto posso, ma i loro bisogni sorpassano di molto le mie facoltà.» Perciò pensava di mettere in un collegio a Venezia o ritirare presso di per educarlo il primogenito della sorella Rubina, che poi morì giovinetto, e adoperossi in modo a procacciare un impiego al cognato da poter rispondere a casa in questi termini: «L'impiego di Gabriele mi sta sempre a cuore; potete immaginarvi s'io ne parlo al Ministro della guerra: ne parlo e ne scrivo. Mi promette sempre, e tutto finisce in promesse. Davvero ch'io sono omai stanco di questo continuo pregare ed umiliarmi: ma continuerò, pregherò, parlerò sino a che io sia riuscito.» E riuscì in fatti che fosse nominato capitano della marineria veneta.

Di quali virtù domestiche andasse Foscolo adorno porgono chiara testimonianza le lettere famigliari, edite per cura del pref. Perosino, coadiuvato in ciò specialmente dal cav. Domenico Bianchini, chiarissimo e benemerito cultore degli studi foscoliani; e fu opera meritoria il trarle alla luce, perché lettura atta ad educare il cuore agli affetti di famiglia. Ci fa essa in particolar modo sentire l'obbligo della riconoscenza ai genitori e ci conduce alla deduzione, coll'esempio di lui, che, per essere un buon cittadino, bisogna cominciare dall'essere un buon figliuolo.

A dimostrare al già rammentato ministro Caffarelli la sua gratitudine e l'opportunità della concessione di dare il tempo esclusivamente alle lettere, gli dedicò le opere di Raimondo Montecuccoli da lui illustrate. Questo lavoro ebbe altresì uno scopo di delicatezza, non permettendo a stesso che gli corressero gratuiti gli emolumenti della milizia, benchè in que' tempi s'istituissero Uffizi a pretesto per accordare stipendi, e le pensioni fossero profuse con liberalità più che regia, come non raramente l'inazione fu pattuita da ambe le parti. Infine la pubblicazione in quell'epoca di un libro tale serviva ad ispirare negl'Italiani l'amore alle armi e a far palese la gloria degli avi nostri che furono anche in queste maestri alle altre nazioni.

La dedicatoria, dice: «Se il nome di Raimondo Montecuccoli non vivesse ne' fasti de' celebri capitani, s'ignorerebbe per avventura da noi che quel grande lasciò a' posteri un libro, ove i precetti sono pari agli esempi, ch'ei diede a' suoi contemporanei conducendo gli eserciti. Trattò della guerra quando del tutto erano dismesse le gravi armature, del tutto perfezionate le artiglierie, e fondò così un monumento della seconda epoca dell'arte. Mutilate nondimeno, scorrette, e rarissime occorrono le opere genuine dell'emulo del Turenna: e tanto furono neglette nell'idioma in cui egli le dettò, che molti oltramontani le ascrissero alla loro letteratura, quasi originalmente pubblicate in lingua francese o tedesca.

» Spetta agli scrittori di rivendicare i diritti letterari della loro patria, ed io tento di sdebitarmi di questo ufficio pubblicando nella lor vera lezione gli Aforismi e i Commentarii del maggiore e del più dotto fra' capitani nati in Italia dopo il risorgimento della barbarie

L'opera fu divisa in due volumi in foglio reale, edizione di lusso che sperava di vendere alle biblioteche d'Europa ed ai ricchi amatori di libri rari a cento lire italiane; proponendosi poi di ristamparla, secondo il suo detto, per noi plebei e per tutti i poveri uffizialetti. Ne mandò in dono una copia alla Biblioteca di San Marco a Venezia, accompagnata dalla seguente iscrizione, di proprio pugno, che leggesi nell'antiporto della medesima.

UGO FOSCOLO

CHE FANCIULLO

NELLA BIBLIOTECA DI VENEZIA

EBBE I PRIMI AIUTI A' SUOI STUDI

MILANO

MDCCCVIII.

Edizione più completa e corretta riuscì quella del suo amico Giuseppe Grassi di Torino, che la pubblicò nel 1821. Potè lui servirsi di codici migliori e specialmente valersi delle varianti dell'autografo che si conserva a Vienna: ebbe oltracciò il vantaggio che il marchese Enea Montecuccoli mise a sua disposizione tutti quei documenti che l'antica ed illustre sua famiglia possedeva, gentilezza non accordata al Foscolo, il quale avrà però sempre il merito di avere ridonato alla luce un'opera militare che fa onore all'Italia e corredatala di considerazioni (sull'uso degli antichi libri di guerra, sui dragoni, sui catafratti e sulle mine) che dal Grassi furono ristampate.


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