Pellegrino Artusi
Vita di Ugo Foscolo
Lettura del testo

CAPITOLO XXV. Conoscenza del Capponi. – Una disgrazia. – Lezioni pubbliche. – Saggi sopra il Petrarca. – Il conte Capodistria. – Opuscolo la Cessione di Parga.

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CAPITOLO XXV.

Conoscenza del Capponi. – Una disgrazia. – Lezioni pubbliche. – Saggi sopra il Petrarca. – Il conte Capodistria. – Opuscolo la Cessione di Parga.

Non tralasciava frattanto la traduzione di Omero, coll'intendimento sempre più vivo di congiungere la fedeltà all'eleganza, e ne mandò il terzo libro per saggio al marchese Gino Capponi, che fu stampato nell'Antologia di Firenze, ottobre 1821. L'amicizia del Capponi si parte dalla fine del 1818 o al principio del 1819 quando esso, nel suo viaggio a traverso l'Europa, fu al Foscolo raccomandato dal Niccolini, il quale diè incarico al Capponi di stampare a Londra la sua tragedia il Nabucco, ed Ugo se ne assunse la cura. Questa novella conoscenza fiorentina risvegliò dolci reminiscenze, le quali pare riaccendessero in lui più vivo il desiderio di ritornare a Firenze fra gli amici antichi e il recente, ch'egli avea preso ad amare e stimare assaissimo; talchè scrivendone a persona amica diceva: «La sua è un'anima alta, gagliarda e indipendente, ma dolce ed equa ad un tempo; ed ha uno spirito pensatore e fornito di tanta originalità naturale, da aver potuto riconoscere e rompere da stesso in pochi anni i ceppi di una falsa educazione, e gli stolti pregiudizii di preti ignoranti, e di nobili sfaccendati

Ma in quanto alla velleità di far ritorno in Italia, quando essa pur finalmente fossesi risoluta in buone mosse, sopravvennero indi a poco gli arresti del Pellico e degli altri liberali italiani, per la qual cosa, accrescendosi i sospetti e i rigori dell'Austria, toglievasi al Foscolo ogni speranza di mai più rivederla. Poi s'inceppava spesso la libertà personale intavolando troppe imprese ad un tempo, spintovi forse dall'attività febbrile, che era continua in lui, di lavorar senza posa; laonde per questo motivo e, a dir vero, anche perchè la fatalità congiurava sempre a suo danno, il prospero avviamento di lui, incontrò un inciampo quasi ne' suoi primordi. A maggior intelligenza ne lascio ad esso il racconto, che è de' 16 marzo 1819, diretto alla Donna gentile.

«Or, Quirina mia, assai guai nuovi mi vennero addosso dalla fine di novembre in qua. Io aveva nella state scorsa intrapreso un lavoro con un uomo letterato, e nobile. Ei s'accordò con un libraio per due mila cinquecento lire sterline; ed avrebbe pensato alla traduzione del mio testo ed a' rami: a me aveva assegnato per contratto cinquanta lire al mese, e quattrocento di più a lavoro finito; e s'aveva da lavorare per tutto un anno. Si cominciò a' 20 di settembre: e pagò esattissimo sino a' 20 di novembre, poi certa pazza ambizione politica, che lo rovinò, gli fece interrompere l'opera e il contratto; e a me non restava partito se non se l'unico di citarlo ai tribunali. Se non che qui non si fanno cause civili senza spese importabili: inoltre le gazzette parlano di in d'ogni faccenda altrui; – però, tra la povertà e il pudore, lasciai stare. Esso intanto, per essere membro del Parlamento per certo misero villaggio ha speso da cinquantamila lire sterline in quindici giorni, e perdè: un altro fu eletto. Qui si usa così; non corrompendo apertamente, ma per usi e spese, delle quali non potrei darti conto se non che scrivendoti un cento facciate. Altri sono eletti senza spendere, avere un quattrino; altri si spiantano, e non è vergogna; pur non trovano più chi li assista; – e il povero diavolo è ora in Francia a godere come può della sua nuova miseria. Ed ha lasciato in miseria me pure; perch'io per questo lavoro, che mi piaceva, sospesi l'edizione del primo volume dei Classici, e cessai di scrivere per l'Edinburg e la Quarterly Review, che danno ogni tre mesi guadagno sicuro. Di mille lire ch'io mi sperava certe in un anno, non n'ebbi che cento: così lasciai la mia casetta di campagna, di cui per altro pago tuttavia la pigione; ma non ho spese domestiche, necessità di calessetto e cavallo, imposte. Vivo in Londra alla meglio in due stanze ammobiliate in Woodstock-Street, e che dianzi non mi servivano che per dormire quando ci veniva. Non posso ricevere anima nata, tanto sono meschine: pur pago pochissimo; e oramai il mio carattere fa perdonare fin anche dagli Inglesi, alla mia povertà. Scrivo articoli nuovamente; e due ne usciranno ne' due giornali in giugno. Allora appunto partirà di qui per Firenze una famiglia inglese amicissima mia, e tu avrai rilegati in un volumetto quanti articoli pubblicai. Qui, li lodano a cielo

Questo caso fortuito gli cagionò un dissesto il quale fattosi anche più grave in seguito per le spese di stampa della Ricciarda, e del libro su Parga, fu cagione che contraesse col libraio Murray un debito rilevante che non sapendo come torsi di dosso, gli era continua puntura al cuore. Fu una Signora che gl'indicò la via di liberarsene, Lady Dacre, consigliandolo a dare un corso di lezioni pubbliche di letteratura italiana a cui, tuttochè a malincuore, si decise finalmente nel 1823. Per l'influenza di quella Dama non che di molti rispettabili amici, specialmente di Rose, gli fruttarono quanto non sarebbesi mai aspettato;34 ma benchè astrettovi dalla necessità, per saldare un debito d'interesse e d'amicizia, vi si accinse col rossore alla fronte come espediente di cui, dic'egli, sentiva e sentirò tuttavia vergogna mortale, intendo delle mie letture pubbliche, ascoltate con generosa benignità; non però meno ciarlatanesche.

Era Lady Dacre donna d'ingegno e d'animo squisitissimo: rinomata come traduttrice di parecchie poesie del Petrarca, per la qual cosa il Foscolo a lei dedicò il più bel parto letterario del suo ingegno in Inghilterra, voglio dire i Saggi critico-storici sopra il Petrarca, che divise in tre parti: l'amore, la poesia e il carattere; a cui aggiunse un paralello fra l'Allighieri e il cantor di Laura.

Riprendendo ora l'ordine cronologico, interrotto per un istante, rammentiamoci che il conte Capodistria, come grande amico del Foscolo, fu quegli che lo sollevò dal più cocente pensiero che gli amareggiasse l'esilio quando in Isvizzera prese l'assunto di curar gl'interessi della famiglia. Greco di nascita anch'egli e caldo di amore per la sua patria fa d'uopo dire qual parte presero insieme a vantaggio di quella.

Dopo che il Capodistria si fu adoperato nel Congresso di Vienna onde le Isole Ionie non cadessero in potere dell'Austria, si unisce ora al Foscolo procurandogli documenti e testimonianze che giovino presso il Governo inglese, a mettere in evidenza, e far cessare il reggimento violento ed oppressivo di Tommaso Maitland, mandato commissario militare nelle dette isole quando queste, nel preallegato congresso, furono poste sotto la protezione dell'Inghilterra, e rette da una costituzione, che poi riesciva lettera morta per le prepotenze di lui. E per essere il Capodistria un alto funzionario della Corte di Russia, fu sospettato a torto che brigassero insieme in favore di questa potenza, fin da quando era in discussione la sorte di quelle isole; anzi per meglio colorir la calunnia, fu inserita nel John Bull una lettera scritta da Corfù nella quale si affermava essere il Foscolo in Inghilterra capo di un comitato secreto per sostenere le mene di un partito russo esistente nelle Isole Ionie.

Altro argomento politico fu motivo di amarezze per lui. Sotto l'impressione delle atrocità di Alì pascià di Giannina, che commossero allora tutta l'Europa, cominciò egli nel 1820 la pubblicazione dell'opuscolo la Cessione di Parga,35 avvenimento reso popolare in Italia da Giovanni Berchet con la ben nota poesia I profughi di Parga; ma quando n'erano già state stampate da 400 facciate fu, per volontà propria interrotta, ed impedito che quel frammento si divulgasse. Trassero pretesto da questo i maligni per gridare alla corruzione, operata dall'oro inglese: in vece il fatto sta che il Foscolo era stato troppo credulo alle asserzioni appassionate di tre deputati Parganioti venuti a Londra per reclamare, e s'accorse che non aveva ragioni valide per dar biasimo al Governo inglese che dovette soggiacere all'adempimento di un obbligo, benchè iniquo, contratto nel non mai abbastanza deplorato Congresso del 1815. Per questo motivo e per non compromettere maggiormente, come rivelatrici de' secreti di Stato, persone che l'Austria aveva preso a perseguitare, si decise a sopprimere il libro.

«A me, oltre a un anno di assiduo lavoro, (lasciò scritto in proposito) è costato da trecento lire sterline per copiatori, e libri, e altre spese più gravi a ottenere testimonianze oculari; e inoltre mi sto tuttavia debitore di molta parte della fatica al mio traduttore, e debitore anche di quasi lire duecento sterline al libraio per la parte stampata





34 Fu stabilito a 12 il numero delle lezioni, e di aprire una soscrizione a cinque ghinee per persona: si raccolsero 140 firme fra le quali figuravano i nomi più chiari dell'Inghilterra.



35 La narrazione delle fortune e della cessione di Parga fu tradotta in italiano dal signor Paolo Emiliani-Giudici.



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