Pellegrino Artusi
Vita di Ugo Foscolo
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CAPITOLO XXVIII. Beneficenza di un amico. – Un quartiere di Londra. – Articoli pei giornali. – Giorni tristi e malinconici. – Si conduce a Turnham Green. – Sua morte.

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CAPITOLO XXVIII.

Beneficenza di un amico. – Un quartiere di Londra. – Articoli pei giornali. – Giorni tristi e malinconici. – Si conduce a Turnham Green. – Sua morte.

Nel luglio 1826 troviamo il Foscolo col nome di Emeritt (casato forse della madre della figliuola) rifugiato nello squallido e misero alloggio di uno de' più poveri e popolosi quartieri di Londra, senz'altri compagni di sventura che alcuni suoi libri, venduti avendo gli altri, e gli ultimi mobili che gli restavano, per far fronte ai bisogni e per sottrarli a una possibile esecuzione legale a motivo della pendente lite col Pickering. Affranto nella salute e non cercando conforto che nella dignità del carattere, si disponeva a morir quivi nell'isolamento, quando una mano pietosa, quella del preallegato Hudson Gurney, venne a dargli soccorso, mandandogli lire cinquanta sterline, colle quali potè cercarsi un alloggio più decente e più sano. Ad Edgardo Taylor, avvocato ed amico del Foscolo, non era rimasto occulto questo nascosto suo domicilio e benchè gli fosse, con ripetute ingiunzioni, imposto di non manifestarlo ad alcuno degli antichi amici, ei lo palesò a codesto benefattore al quale Ugo rendeva grazie, facendogli della situazione in cui si trovava, un quadro che, non essendo senza interesse, presento alla curiosità del lettore.42 «Certo io debbo intanto considerar la mia vita come un lume che ad ogni momento per mancanza d'olio può estinguersi. Ma non tramanderà odore fetore; e se fossi morto due settimane fa, son certo che nessun uomo avrebbe saputo s'io aveva cessato di esistere, o dove era stato sepolto. A questo io mi era rassegnato fino dal marzo; e lo era più ancora quando domenica mattina 30 luglio mi giunse la vostra lettera coll'ordine per lire 50. Io era allora assalito da violenta febbre biliosa, prodotta principalmente dalla situazione del mio soggiorno. Era una casuccia ammobiliata, composta di tre piccole stanze, segregata da ogni altra abitazione, e senza padron di casa o inquilini; e fin qui mi andava a genio. Io non pagava più di dieci scellini per settimana, e non vi era il menomo pericolo di poter esser veduto da alcun essere umano che mi conoscesse. Ma era in un quartiere della città, dove i più miseri e più rumorosi abitanti della metropoli vivono, o cercan di vivere, colla loro numerosa figliuolanza. È un'altra razza d'Inglesi; e nissuno, se il caso non lo porti come me per lungo tempo fra loro, può mai farsene idea. Gli uomini sono in rissa dalle cinque alle sei o alle sette del mattino; e poi vanno a faticar fino a sera, tornando poi sempre a casa o digiuni o ubbriachi. Le donne fanno regolarmente ogni anno un bambino; e così sono per necessità femmine oziose, non potendo attendere ad altro che alle loro creature, mentre i figliuoli maggiori corrono per le vie, gridando, battagliando e rubando; e tornano a casa per esservi severamente battuti. Le case sono così meschine che non pagano tasse: ma i proprietari, per il continuo timore di perdere la pigione, si affrettano a metter la mano sulla mobilia de' morosi, e prendono in pagamento o un letto intarlato, o un vecchio paiuolo, in mezzo alle voci di esecrazione de' pigionali vicini, che presto aspettano per stessi la medesima sorte: eppure ad onta della loro assoluta indigenza, trovan modo di mantener cani e gatti numerosi quanto gli abitanti. Ora, fra il trambusto di uomini in rissa, di donne in litigio, di fanciulli sbraitanti, di esecutori pignoranti, e di cani e gatti alle prese, continuai tranquillamente a tradurre l'Iliade, finchè mi trovai inabile ad altro che a rassegnarmi con pari tranquillità alla morte.

» Non v'è acqua nel quartiere, e bisogna andarla a cavare da una pompa assai lontana in Euston Square io aveva serva; sempre poteva andare, come Filopemene, a empir da me la mia brocca. Di più, essendo il mio tugurio volto a mezzogiorno, senza finestre da alcun'altra parte, io mi trovai in quest'orrida stagione quasi soffocato dal caldo, e infestato dalle esalazioni del vicinato. E d'altra parte avendo pur dovuto avvezzarmi a leggerissimo cibo, il mio stomaco si era indebolito a tal segno, che appena poteva sostenere una seconda tazza di thè. Da tutte queste cagioni fu prodotta la febbre biliosa di cui ora mi sento assai meglio, se non libero affatto; ma quando giunse la vostra lettera era quasi ridotto agli estremi.

» Io dunque, quanto più presto potei, rimossi i miei tabernacoli; ed ora mi godo un secondo piano arioso quanto altro mai in questo vicinato; (Henrietta Str. Brunswick Sq.) ed oltre al lusso della nettezza e della tranquillità, mi trovo sotto la mano acqua eccellente. Vorrei soltanto trovare qualche più efficace rimedio contro la bile, dacchè non mi giovano più pillole, rabarbaro che, presi in forte dose, mi vanno sempre più logorando lo stomaco. Preferirei ogni altra malattia a questa; perchè gli attacchi biliosi non solo mi avvolgono in fosco velo la vita, ma inducono in me una sonnolenza oppressiva e angosciosa, che m'impedisce di studiare. Ma voglio sperare che questo male non durerà molto: ed ora, dopo avervilungamente tediato co' particolari della mia persona, lasciatemi empire il resto di questo secondo foglio con un breve cenno de' miei lavori, e de' miei futuri disegni

I lavori fatti in quei giorni per combattere con la fame, erano articoli pei giornali, che ora leggonsi fra le sue opere, e cioè; uno che trattava del Muratori e di altri antiquarii italiani; Sulla costituzione democratica di Venezia; Della muova scuola drammatica italiana; Dell'impresa di un teatro per musica. Dell'articolo sul Muratori esiste una versione dall'inglese di Giuseppe Mazzini fatta prima che fosse nota l'esistenza dell'originale italiano trovato fra le carte labroniche.

Poi non avea dimesso il pensiero del Dante in illustrato, col quale sperava spargere, dicev'egli, di nuova luce il medio evo e di poterlo esitare con molto profitto in Italia; ma come pur troppo aveva dovuto abbandonare l'idea dell'edizione de' maggiori poeti classici, per cui sperava passare alla posterità splendente di maggior gloria, e stata eragli perciò molto a cuore; così per questo Dante e per altre imprese che meditava, vennegli a mancare non già il coraggio, bensì la lena.

Ben tristi giorni, ripeterò coll'illustre Carrer, dovettero esser questi pel povero Foscolo, ed angosciosi gli ultimi anni della sua vita. Perduta la villetta con la quale sperava essersi formato il nido della vecchiaia; danneggiata negl'interessi la figliuola, le cui rendite livellari dovè lasciare per un tempo non breve in favore di chi gli aveva prestato il danaro per fabbricare;43 la tristezza naturale dell'animo accresciuta da tante sventure e dalla malattia che a poco a poco lo conduceva al sepolcro; in un clima per malinconico, lui avvezzo nella sua gioventù sotto il cielo limpido e lieto di Grecia e d'Italia; fra gente seria e poco espansiva egli che, di tratto in tratto, sentiva il bisogno di versare nell'animo di qualche amico la piena dell'appassionato suo cuore, provocando animati colloqui! Erasi tolto perfino il conforto di scrivere agli amici lontani, per la carezza delle affrancature, e perchè l'inviolabilità del secreto postale era scomparsa dal Continente, in virtù dei rigori della Santa Alleanza. Approfittando di un'occasione particolare mandò a Gino Capponi il di 26 settembre 1826 una lunga lettera, e fu forse l'ultima a lui diretta, nella quale diceva: «A me mancano pochi anni ai cinquanta, ed oltre alla minore certezza e gioia e forza di vita in questa età mia, s'è accanita contro di me la fortuna, tanto che non ho certezza oggimai di vivere per lavorare, di lavorare per vivere. E poi che a stare in questo paese fra gli uomini bisogna danaro, e qui la povertà come altrove, ma più che altrove, move disprezzo e ribrezzo, io mi sono in tutto e per tutto rimosso dal mondo, e mi vivo ignotissimo, e mi procaccio tre beni: l'uno di non perdere tempo a visitare ed esser visitato, e leggere e rispondere lettere che non dicono nulla: l'altro di occultare la mia povertà, che quant'è meno veduta, tant'è più tollerabile; e il terzo, e il sommo, e il più necessario, di non vedere mai Italiani, i quali e come esuli, e come oziosi, e come Italiani sono indiavolati anche qui dalla Discordia calunniatrice, loro fatale divinità, paterna e materna, che li segue e li seguirà perpetuamente in tutti i paesi, e che rimarrà eterna eredità, temo, a tutti i nostri nipoti

Ma ciò che desta più maraviglia in codest'uomo si è, che i patimenti gli avevano educato l'animo alla fortezza. Più non parlava di por fine volontariamente a' suoi giorni, come faceva spesso da giovane, invocava la morte; ma si mostrava disposto ad accoglierla volentieri se desse segno di giungere. Rammentava spesso la pazienza di Giobbe, che paragonava alla sua, e forse alla lettura di quel sacro libro temprò in acciaio il già forte animo. Sublime libro, dic'egli, come è pieno di grande e magnanimo dolore! come parla con Dio senza superstizione, e con le proprie sciagure senza bassezza!

E, in fatti, quando l'uomo guarda in faccia alla rea fortuna imperterrito e la sfida, prova di maggior coraggio d'assai di colui, il quale accasciandosi sotto i colpi di lei, in un batter di ciglia, che tanto basta per por fine a' suoi giorni, se ne sottrae. Questi è un codardo che teme il dolore, quegli è un eroe che, colla costanza si sublima, si purifica e quasi si divinizza. Infine giova riflettere:

«Che pochi mali al mondo son sì pravi,
Che l'uomo trar non se ne possa fuore,
Se la cagion si sa; debbe privo
Di speranza esser mai, fin che sia vivo

Ariosto.

E il Foscolo stesso nel Carme alle Grazie:

« .......... O nati al pianto
E alla fatica, se virtù v'è guida
Dalla fonte del duol sorge il conforto

 

Gl'incomodi di salute, che preso aveano il carattere di un'affezione di fegato, facendogli sentire il bisogno di aria più pura che non fosse l'affumicato cielo di Londra si traslocò a Turnham Green, villaggio lungo il Tamigi, distante 5 in 6 miglia dalla città, prendendo alloggio in casa certi boemi. L'innata alterezza dell'anima sua non avendo mai comportato, di lasciarsi vedere nell'avvilimento e nell'abiezione della povertà, si era colà pure segregato dal mondo, e vi sarebbe vissuto ignorato, se un amico non lo scontrava un giorno fortuitamente per via in deplorabilissimo stato di salute. Riferita la cosa al signor Gurney, che allora era a Londra, questi andò a fargli visita in compagnia di Edgardo Taylor. « ..... lo abbiamo trovato a letto, racconta il suddetto, enormemente gonfio da idrope, apparendoci egli assolutamente moribondo e sulle prime incapace di parlare a voce intelligibile; ma improvvisamente irruppe colla sua solita energia ed eloquenza

Assistito dalla figliuola Floriana, dal canonico Riego e da alcuni amici, trascinò in lungo il suo male in quel luogo diversi mesi finchè degenerando esso in idropisia con attacco alla vescica (della quale aveva sofferto anche a Milano e a Firenze) il condusse a morte il 10 settembre 1827 alle ore 8 e mezzo di sera dopo tre giorni di penosissima agonia; ed ei l'affrontò con quella stessa intrepidezza che aveva sempre manifestata negli scritti suoi. Conversò fin che potè intorno ad argomenti filosofici cogli amici, ma caduto in agonia non udì forse le affettuose parole del conte Capodistria, il quale, di passaggio per Londra, fu a visitarlo; però morì almeno contento in questo, e cioè; che nel marzo antecedente, stante l'accordo convenuto col principale de' suoi creditori, il libraio Pickering, erasi stipulato, a mediazione de' ragguardevoli avvocati Edgardo Taylor e Tommaso Roscoe, amici e benevoli al Foscolo, che il Pickering gli pagasse lire sterline 167.10, in compenso del manoscritto de' volumi secondo, terzo, quarto e quinto, del Dante, che gli cedeva. Oltre alla detta somma, avendo riscosso da altri il pagamento di certi suoi ultimi articoli, non si trovava più come prima in estremo bisogno, e potè fare a meno dell'aiuto altrui. Poi portò certamente con nella tomba il sentimento della benevolenza e della gratitudine verso il popolo che lo aveva sì cordialmente ospitato imperocchè, neppure negli ultimi giorni della vita, vennegli a mancare quel favore che i suoi nobili protettori ed amici gli avevano sempre accordato.

Allorchè seppesi della sua malattia, forse in omaggio al genio e alla sventura, tutti a gara, racconta il Pecchio, gli facevano presenti, ed è verosimile quanto egli narra, imperocchè il Foscolo stesso qualche cenno nella corrispondenza epistolare di precedenti consimili ricevute attenzioni. «Lord Holland, (dice il detto biografo), gli offeriva i vini suoi più preziosi; il duca di Devonshire gl'inviava del raro selvaggiume; ma la cortesia che più merita d'esser notata è quella d'un ramingo proscritto, del buon canonico Riego, che ogni sorta di cura e di gentilezza gli prodigava

Anche la patria sua nativa fe', con solenni funerali al Zante, palese il dolore sentito per la perdita del cittadino illustre e il compaesano Dionisio Solomos, autore del ditirambo alla libertà e del carme a lord Byron, ne disse le lodi.44





42 È traduzione dall'inglese del signor E. Mayer.



43 «Ma come la povera madre nostra (scriveva alla sorella Rubina li 30 settembre 1826), si spogliò d'ogni suo bene dotale a soddisfare i creditori del padre nostro, così questa giovinetta nelle molte e lunghe disavventure che mi assalirono e mi ridussero alla estremità, non patì ch'io facessi la figura di fallito, e malgrado a' miei consigli e preghiere volle a ogni modo ipotecare tutto il suo per amore del padre; – e perchè la sua eredità sia libera dalla ipoteca dovranno passare degli anni parecchi. E cosa sarà di lei se frattanto io sono colto da morte, e non lascio cosa al mondo che la sostenti



44 Appendice alla Gazzetta d'Italia; anno VI, 176.



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