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Alfabetica [« »] eppure 9 equilibrio 1 equivalente 1 era 446 erale 1 erano 86 erasi 3 | Frequenza [« »] 506 in 492 l' 490 per 446 era 444 una 434 gualberto 429 più | Emilia Ferretti Viola (alias Emma) La leggenda di Valfreda Concordanze era |
Cap.
1 Pre| quella che ha realmente, nè era possibile rimediare a questo 2 Pre| in me la conclusione non era più quella d'allora, e credo 3 I| Il castello di Ardenberg era situato allo sbocco di una 4 I| che negli anni nei quali era destinato dovesse accadere 5 I| Quella lugubre istoria si era impressa durevolmente nell' 6 I| prestavano cieca fede.~ ~Non v'era sventura che colpisse qualche 7 I| storie, la più maravigliosa era quella della piccola Rosalìa.~ ~ 8 I| baloccata lungamente sulla riva, era salita giuocando in una 9 I| giunta al luogo dal quale si era partita il giorno innanzi 10 I| s'accorse che il cielo si era fatto buio e che non vedeva 11 I| splendeva dal fondo del lago. Era notte; ma Rosalìa non sapeva 12 I| accaduto poi, perchè non si era più destata fino al momento 13 I| fino al momento nel quale era stata ritrovata da sua madre.~ ~ 14 I| nostra storia la Rosalìa era una vecchia curva e rugosa, 15 I| figlia, moglie ad un pastore; era poverissima, e la si vedeva 16 I| del paggio assassinato. Era però un pezzo, ai tempi 17 I| bambini; e il parroco, che era giunto da poco tempo in 18 I| individualità del diavolo vi si era aggiunta a conferma delle 19 I| Il castello a quel tempo era animato da feste, da balli; 20 I| secondo, che a detta di tutti era il più bel figliuolo che 21 II| giovane e bella quanto lo era stata la Valfreda, aveva 22 II| avesse indovinato quanto era avvenuto, il modo di operare 23 II| indulgente; ma il conte era sicuro di sè, e sapeva che 24 II| sgraziata fisionomia non era mai balenato un lampo di 25 II| vivacità. A cinque anni non era ancora stato possibile cavargli 26 II| che il piccolo Ermanno non era il primo scemo nella sua 27 II| ammiratore entusiasta di quanto era stato fatto in Francia nel 28 II| derisioni più ardite di quanto era stato loro imposto di venerare 29 II| relazione col sacerdote che gli era stato maestro, scrivendogli 30 II| riconosceva come tali: no; era, com'è per molti, l'amore 31 II| un gran signore come lo era lui, essere indipendenti 32 II| genealogia degli Ardenberg non era stata mai turbata da parentele 33 II| preghiere della sposa, il conte era sceso nella sua biblioteca, 34 II| gli fosse annunciato. S'era provato a leggere, ma non 35 II| compiersi, l'animo del conte era troppo turbato perchè egli 36 II| ora dinanzi a sè. Non vi era dubbio, suo figlio era colpito 37 II| vi era dubbio, suo figlio era colpito dalla medesima sciagura!~ ~ 38 III| famiglia nella quale le era stata impartita una scarsa, 39 III| suo amore con quell'uomo era quest'essere infelice, deforme, 40 III| che aveva provato per lei era stato certamente un sentimento 41 III| lui. Il conte Ottone non era stato acciecato da un turbine 42 III| coscienza di ciò che sentiva, ed era stato perciò sempre più 43 III| chiamava amore e che non lo era. Ma Beatrice era bella assai, 44 III| non lo era. Ma Beatrice era bella assai, e forse il 45 III| sempre più. Il piccolo scemo era il solo erede del conte 46 III| chiamar sua e per la quale era invidiato da tanti.~ ~Il 47 III| contessa Beatrice verso di lui era sempre inappuntabile e diventava 48 III| Il padre dello scemo non era più per la giovane contessa 49 III| idee del conte. Ed egli era stato soddisfattissimo, 50 III| invitare un loro parente che era prelato in Roma, la contessa 51 III| giudicato che la contessa era proprio degna, per le sue 52 III| ospite giunse al castello. Era questi un lontano parente 53 III| Il conte Ottone non si era mai rammentato di quegli 54 III| tutti.~ ~Guido Campaldi era figlio di una Ardenberg 55 III| la Baviera o l'Austria. Era quella borgata fra le più 56 III| per gli Ardenberg, che gli era stata data in Roma. Così 57 III| rammentarono, senza sdegno, che era unito ad essi dai vincoli 58 III| castello di Ardenberg.~ ~Era una giornata calda di estate. 59 III| che in quello sguardo vi era un fascino dolcissimo e 60 III| sera; e allorchè egli le era vicino la vedeva più bella 61 III| abbelliva quando essa non c'era, per la sola memoria delle 62 III| sua più grande felicità era finita inesorabilmente.~ ~ 63 III| tremò. Sentì che il conte era vicino a lei, immobile e 64 III| qualcosa di orribile. Beatrice era di sua natura timida e debole. 65 III| Aveva paura. Il timore era in questo momento più forte 66 III| la scusò dicendo che ella era indisposta. Fu gaio, parlò 67 III| seguente il Campaldi partiva.~ ~Era una mattina fredda e nebbiosa; 68 III| Fra quei rumori confusi le era parso udire dei pianti e 69 III| notte lunga e crudele.~ ~Era stata veramente una nottata 70 III| la Rosalìa, colla quale s'era incontrata alla prima messa, 71 III| detto che in quella notte s'era vista l'ombra della contessa 72 III| del castello; e che la s'era udita piangere nel bosco, 73 IV| nascosto. Il marito di Beatrice era infelice anch'esso; ma la 74 IV| anch'esso; ma la sua non era un'infelicità senza rimedio; 75 IV| garbo a Beatrice, che si era alzata, e pallida come una 76 IV| espressione di quegli occhi v'era qualcosa di irato e di nascosto, 77 IV| e tanti patimenti; essa era di un'indole timida e debole 78 IV| nell'avversa fortuna. Non era capace di farsi un piano 79 IV| essere maggiore di quanto lo era adesso e che intanto si 80 IV| passata una mezz'ora che le era parsa lunga quanto un anno. 81 V| stessa che nella notte in cui era nato Ermanno, gli aveva 82 V| piedi.~ ~Appena il conte era giunto al castello, Beatrice 83 V| giuocava con un gattino; egli era grande e forte per la sua 84 V| immobile, quasi avvilito. Era questo il figlio, per il 85 V| giaceva nella culla, ma si era destato allorchè Ermanno 86 V| aveva chiamato il padre. Era un bellissimo bambino, biondo, 87 V| e nascoste. Il conte si era chinato per vederlo meglio, 88 V| scontare bastantemente a chi ne era cagione; e rialzatosi si 89 V| gattino sulle braccia si era avvicinato in quel mentre 90 V| Sapeva fin dall'infanzia chi era la Rosalìa, e conosceva 91 V| amareggiare tutta la sua vita, gli era parso di vedere da lontano 92 V| riflettendo che la sua diffidenza era puerile e infondata, la 93 VI| saputo che la Rosalìa non era soltanto consapevole dell' 94 VI| soleva, l'aveva fermata e si era messa a conversare famigliarmente 95 VI| e come ella stava e se era lieta o mesta, se il signor 96 VI| della tranquillità che s'era ormai acquistata; pensò 97 VI| che la circondava tutta; era la medesima luce fioca e 98 VI| soccorrerla o confortarla. – Io era tutta sgomenta e promisi, 99 VI| e capì che ormai non v'era più a temere della indiscrezione 100 VI| giunto al castello. Il conte era assente, il modo d'introdurre 101 VI| la prima volta, che egli era già stato baciato e accarezzato 102 VII| castello appariva ancora quale era allorchè s'incominciò questa 103 VII| lunghi e pieghevoli.~ ~Qual'era la mano gentile che ne aveva 104 VII| ne aveva cura? Che cosa era avvenuto in questi venti 105 VII| famiglia degli Ardenberg?~ ~Era ancor vivo il conte Ottone? 106 VII| che guardano il lago.~ ~Era sera, e una lampada illuminava 107 VII| grande tavola di mezzo che era vicino alla finestra. Gli 108 VII| scintille di un sigaro acceso. Era il conte Ottone che seduto 109 VII| di un'ora un giovane che era seduto all'altra estremità 110 VII| Tutto il viso del giovane era nella luce; teneva gli occhi 111 VII| seggiolone ad intagli, nel quale era seduto. Vestiva tutto di 112 VII| rivelava il suo stato.~ ~Era prete.~ ~Il conte, sempre 113 VII| illuminata dai raggi della luna. Era una sera splendida. Mille 114 VII| prete.~ ~Quel sacerdote era il figlio della contessa 115 VII| tanto malvolentieri, egli si era impadronito dell'avvenire 116 VII| modo di vendicarsi, e non era facil cosa distoglierlo 117 VII| intendere che suo figlio era destinato allo stato ecclesiastico, 118 VII| persone della famiglia, era perciò necessario vegliare 119 VII| rivide suo figlio che quando era già prete.~ ~Il conte aveva 120 VII| un nome illustre o perchè era un signore ricchissimo, 121 VII| pei quali pregi non vi era l'uguale nel seminario.~ ~ 122 VII| e indole artistica, non era punto diffidente. La grande 123 VII| saggi e dotti istitutori, era entrato in quella elevata 124 VII| perfette.~ ~Il sacerdozio era dunque per Gualberto uno 125 VII| Gualberto.~ ~Pochi mesi dopo che era entrato irrevocabilmente 126 VII| aveva più veduta, ma che gli era pur sempre presente come 127 VII| A que' tempi il lago gli era sembrato vasto come l'oceano, 128 VII| convalescenza Gualberto era tornato molte volte col 129 VII| diverso da quell'altro; c'era qui un che di ruvido, di 130 VII| evocazione di tale sentimento. Era questo il bello primitivo, 131 VII| una violenza quasi rozza; era un trovarsi a tu per tu 132 VII| Intermediaria fra lui e la natura v'era stata in ogni tempo l'arte, 133 VII| buono e di più bello; si era servito dell'uno per amare 134 VII| uno per amare l'altro: si era innalzato per opera delle 135 VII| luoghi ove a quel tempo s'era baloccato tante volte, e 136 VII| guardava e pensava. Talvolta era preso da una voglia pazza 137 VII| sentiva che il suo spirito s'era maturato, s'era fatto a 138 VII| spirito s'era maturato, s'era fatto a un tratto più vecchio, 139 VII| provava vuoto e tedio; s'era accorto che già una parte 140 VII| essere morale gli mancava, ma era ancora tanto ricco da non 141 VII| insensibilmente un mutamento; s'era fatta più severa, più sobria; 142 VII| molte materie, Gualberto era ignorante di moltissime 143 VII| da lui. La vita vera gli era stata nascosta dietro un 144 VII| immaginazione per ciò che era grande e ideale, quando 145 VII| alterigia. E se da un lato era tratto alle follie della 146 VIII| il suo sguardo amorevole era sempre il medesimo, il suo 147 VIII| sorriso pieno di affetto era ancora quello di tanti anni 148 VIII| fate e di malìe.~ ~Il conte era invecchiato nell'aspetto 149 VIII| dal castello.~ ~Ermanno era il solo che fosse realmente 150 VIII| fosse realmente mutato. S'era fatto grande, forte, più 151 VIII| occasioni il suo contegno era irreprensibile, perchè col 152 VIII| rivelava lo stato suo, si era spento il sorriso di felice 153 VIII| perennemente sul suo viso, quando era bambino. Apparve meno sciocco, 154 VIII| malevolo sorriso, quando era fra gente nuova o sconosciuta; 155 VIII| che gli stavano attorno.~ ~Era talvolta coraggioso sino 156 VIII| irragionevole, del lago. Quando vi era una bufera e che l'onde 157 VIII| trascorreva inavvertito; egli era destinato a passare dall' 158 VIII| tanto sospirato dallo scemo era Jeronima degli Altinori.~ ~ 159 VIII| sua nuora.~ ~Jeronima non era bella, ma in alcuni momenti 160 VIII| perfette.~ ~Jeronima s'era già incontrata qualche volta 161 VIII| delle sue sofferenze: l'una era il conte di Ardenberg, l' 162 VIII| mosse e dell'atteggiamento; era quello un giudizio troppo 163 VIII| il suo sacrifizio, e che era pronto, qualora lo volesse, 164 VIII| Ardenberg; disse che Ermanno era buono, docile; disse infine 165 VIII| disse, e la lasciò sola.~ ~Era tempo. La poveretta non 166 VIII| non saperle trattenere; era un'amarezza piena di paura; 167 VIII| amarezza piena di paura; era un terrore vago, incerto, 168 VIII| sentimenti di Ermanno. Egli era beato. La rivedeva incessantemente 169 VIII| del pensiero, tal fatto era un'abbiezione incomprensibile. 170 VIII| dolore.~ ~Ermanno l'adorava. Era un'adorazione ingenua, mista 171 VIII| sorriso di Jeronima, non vi era per lui nel mondo; nè ancora 172 VIII| misteri; poter dire che ella era sua, sembravagli una felicità 173 VIII| rado, e qualche volta gli era sembrato perfino che avesse 174 VIII| dopo questo breve sfogo, era ricaduto nella sua consueta 175 VIII| avvide ben presto che non c'era più nulla; che l'amore di 176 VIII| canto di quella mente. S'era ottenuto quanto si poteva 177 VIII| inatteso brillava nell'ombra, era un raggio isolato di amore 178 VIII| sempre, e quando il conte non era a caccia o in viaggio, anch' 179 VIII| sua apparenza giovanile; era cortese con tutti, ed aveva 180 VIII| le cose e le persone. Non era però facile carpire un segreto 181 VIII| molti argomenti con lei, che era assai colta, ma che ancor 182 VIII| forma alla società, dacchè era stata condannata all'inoperosità, 183 VIII| tempi, ma ora quel sogno era dileguato per sempre!~ ~ 184 VIII| dileguato per sempre!~ ~Essa era troppo altera per lasciar 185 VIII| famiglia, come l'intendeva lei, era un soavissimo ideale di 186 VIII| li prese coraggiosamente; era questo il compenso che doveva 187 VIII| commesso un sacrilegio, che era stato per opera sua che 188 VIII| stato per opera sua che ella era divenuta la moglie di uno 189 VIII| sola volta che al conte era stato possibile di strapparle 190 VIII| di aiutarlo in ogni modo. Era una sventura che poteva 191 VIII| che poteva capire e che era degna di essere intesa e 192 VIII| sembra nuovissima, tanto era il tempo che non la rivedevo, 193 VIII| obbedendo al cenno del conte, era rimasta alla finestra; si 194 VIII| rimasta alla finestra; si era però sporta da essa come 195 VIII| conte la maravigliarono. V'era in essi un non so che di 196 VIII| che volessero divorarlo. Era colto lì all'improvviso 197 IX| indicati dal padre; talvolta era tanto assorto nella lettura, 198 IX| ora che la biblioteca non era più tutta sua e del conte, 199 IX| Abituata a leggere e studiare, era la biblioteca il solo luogo 200 IX| divorare quei libri; egli era divenuto pallido, era indifferente 201 IX| egli era divenuto pallido, era indifferente a tutto, e 202 IX| ne fu maravigliato, ma era troppo occupato di sè per 203 IX| quanto sapesse di darle. Era uno strazio senza fine e 204 IX| gettate ai quattro venti; era un scroscio d'acqua sulla 205 IX| delle sue più care speranze; era una furia di spegnere ogni 206 IX| terrore di quel buio che s'era fatto intorno a lui per 207 IX| presente; la sua fede non era simile ad un castello di 208 IX| altari rovesciati non v'era più posto per esse. Erano 209 IX| vicina la catastrofe, ed era prevedibile che il giovane 210 IX| tremante Gualberto.~ ~– Era molto? – domandò il conte, 211 IX| ombra dei suoi baffi.~ ~– Era tanto – rispose con veemenza 212 IX| quelle che io ho perdute; era un credito illimitato nel 213 IX| nel mondo ideale....~ ~– Era molto davvero, – disse il 214 IX| uscio. Aveva detto tutto, ed era impaziente d'uscire di lì; 215 IX| si sveglia dal sonno. – Era qui da un pezzo?~ ~– Sì, – 216 IX| me non disse nulla?~ ~– Era inutile, – rispose Jeronima, – 217 IX| dire, perchè si ricordò che era povero e che non aveva nulla 218 IX| E quel poco che cos'era? – domandò ancora.~ ~– Era 219 IX| era? – domandò ancora.~ ~– Era orgoglio? era tenacità? 220 IX| ancora.~ ~– Era orgoglio? era tenacità? lo chiami come 221 IX| mille dolcissime fiabe; era quella la speranza; ora, 222 IX| quelle religioni perdute s'era perduta ogni cosa? Gualberto 223 IX| alzò, andò al posto ove era stato seduto nelle prime 224 IX| Il volto di Jeronima si era illuminato con un raggio 225 IX| sentiva amare, soffrire.~ ~Era l'avvilimento e la prostrazione 226 IX| lo ricacciava fra quella? Era un sentimento benefico della 227 IX| con le cose della terra; era il simbolo d'addio a quelle 228 IX| potuto essere compensato; era il primo vincolo che lo 229 IX| tende e le portiere. Il lago era tranquillo, e dal posto 230 IX| bella a' suoi occhi? Che v'era in quella voce che gli ricordava 231 IX| dei suoi monti, ove non era mai stato con lei, e associava 232 X| Suo marito ammalò, ed essa era troppo occupata nell'assisterlo, 233 X| nella biblioteca. Gualberto era impaziente di poterla incontrare; 234 X| cocente che lo agitava. Era sazio di letture e di tutte 235 X| e s'inoltrò nella valle. Era un giorno fresco e chiaro, 236 X| sentiero che egli seguiva era sparso d'erbe montanine 237 X| pensoso per quel sentiero; era pallido e abbattuto, e guardava 238 X| nuda roccia nella quale era scavato l'alpestre sentiero, 239 X| passata una notte insonne; era stanco e avvilito per le 240 X| quella veste di ferro che non era più forma alla nuova essere 241 X| vivere.~ ~La vita ideale si era spenta, la vita vera era 242 X| era spenta, la vita vera era lontana, tanto lontana che 243 X| diminuiva via via che camminava; era agitato, impaziente, quasi 244 X| gli dovesse apparire. Non era una speranza questa che 245 X| questa che sentiva in sè, era un acre, violento desiderio 246 X| pasceva una mandra.~ ~A destra era una modesta capanna accanto 247 X| L'aria sottile di lassù era trasparente e fredda; regnava 248 X| cosa ignota che cercava.~ ~Era l'oblìo? Era il silenzio? 249 X| cercava.~ ~Era l'oblìo? Era il silenzio? Sperava che 250 X| deserto, si fermò. Egli era ben sicuro d'essere finalmente 251 X| cielo sopra il suo capo era puro e sereno, di un azzurro 252 X| intorno a sè. Il suo sguardo era velato e ardente ad un tempo; 253 X| dei propri pensieri, che n'era stanco ed eccitato ad un 254 X| maggiori cose perdute che cos'era per lui quella veste nera 255 X| deforme. Eppure di quanta vita era stato animato un giorno, 256 X| sentisse la sua gioia.~ ~Prima era prete, ora era uomo. E a 257 X| Prima era prete, ora era uomo. E a questo pensiero 258 X| sua madre, a quello che era stato ed a quello che accadeva 259 X| ben diverse da quel che era lui; che nella natura che 260 X| attoniti quel pazzo che si era trasformato con tanta rapidità.~ ~ 261 X| muto, atterrito. Che cos'era dunque la verità? Dov'era? 262 X| era dunque la verità? Dov'era? Non v'era sforzo disperato 263 X| la verità? Dov'era? Non v'era sforzo disperato che la 264 X| lassù per l'aria.~ ~– S'era mai dato il caso – sembrava 265 X| umiliato, confuso.~ ~Quanto era lontano adesso dai pensieri 266 X| torrente. Quel sentiero era lontano, difficile, pericoloso. 267 X| quell'altezza vertiginosa s'era potuto sciogliere. Alzò 268 X| della valle.~ ~Lassù tutto era luce, il sole splendeva 269 X| anni dal momento in cui v'era stato. Allorchè abbassò 270 X| burrone non vedeva mai sole, era bigio, umido, buio.~ ~Gualberto 271 X| Gualberto tremava; aveva freddo, era stanco, si sentiva spossato.~ ~ 272 X| momento gli prestava aiuto, era l'altera e orgogliosa sua 273 X| entusiasmi.~ ~Quanto diversa era questa seconda vestizione 274 X| in Roma! Là a Gualberto era parso di porre in evidenza 275 X| la verità.~ ~Ma Gualberto era così stanco da non poter 276 X| ritrovò vestito come lo era stato poche ore avanti, 277 X| ombreggiato da folti castani.~ ~Era quello un luogo affatto 278 X| riposo. La sua stanchezza era tale, che gli parve d'essere 279 X| essere di nuovo ammalato come era stato a Roma. Si lasciò 280 XI| il giovane che dormiva, era un uomo che s'avvicinava 281 XI| avvicinava ai cinquant'anni. Era alto, ben fatto della persona, 282 XI| animo; la folta capigliatura era sparsa di ciocche bianche 283 XI| alberi.~ ~Il giovane si era svegliato e fissava la contadina 284 XI| si trovasse nel luogo dov'era, e in quella positura.~ ~ 285 XI| volte sulle braccia quand'era piccino, e che ha tranquillato 286 XI| che non fossero veramente. Era quella una sincera e semplice 287 XI| guardandola pensoso. – Tutto era vero allora, tutto, persino 288 XI| nuovo la parola e disse. – Era un segreto che ti riguardava? – 289 XI| trattenne.~ ~– Quell'altro chi era? – domandò.~ ~– Suo padre... – 290 XI| dei passi dalla parte ove era andato il forestiero, ed 291 XI| marito.~ ~Quel marito non era dunque più suo padre? Tuttociò 292 XI| il conte d'Ardemberg non era suo padre; ne sentiva in 293 XI| per lui gli appariva qual era veramente: una atroce vendetta.~ ~ 294 XI| idolo della sua infanzia era stata colpevole? Gualberto 295 XI| buono e intelligente?~ ~Era un pezzo che taceva e che 296 XI| esclamò Gualberto cui era famigliare il nome del celebre 297 XI| pronunciato così forte, era stato udito da colui che 298 XI| guardò la Vanina che s'era fatta rossa e pallida nello 299 XII| nel cuore che quell'uomo era suo padre.~ ~Un'affinità 300 XII| pronunciate a quel modo era non solo la conferma di 301 XII| contessa Beatrice.~ ~Dov'era quest'uomo, pensava tra 302 XII| Gualberto non rispose. Sì, era venuto tardi, nessuno era 303 XII| era venuto tardi, nessuno era più in grado d'aiutarlo, 304 XII| per le parole del Campaldi era in preda ad una grande agitazione. 305 XII| lei. –~ ~Ma la Vanina non era contenta.~ ~– Oh signor 306 XIII| quella ilarità ironica che era il solo modo col quale gli 307 XIII| lieto.~ ~Gualberto non s'era visto in quella mattina 308 XIII| ora della colazione; nè si era presentato a sua madre per 309 XIII| maraviglia di tutti non s'era potuto sapere dove egli 310 XIII| andato. Chi l'aveva cercato era, s'intende bene, la contessa 311 XIII| conte.~ ~Il conte però non era contento. In questo triste 312 XIII| ispirato Gualberto da bambino era scemata, e col tempo non 313 XIII| scemata, e col tempo non solo era diventata indifferenza, 314 XIII| avvenuta una disgrazia e n'era turbato.~ ~Verso le tre 315 XIII| ironicamente. La contessa non era in quel momento pronta a 316 XIII| lotta di parole col conte. Era tanto angustiata, che non 317 XIII| qualche ora il tramonto. Era un giorno chiaro e sereno.~ ~ 318 XIII| angosce, delle quali egli era stato la cagione nel passato. 319 XIII| disse che stava bene, che era lieto, che non aveva affanni. 320 XIII| un'altra.~ ~Quest'altra era la donna che aveva amato 321 XIII| di dolore.~ ~Per lui non era più la contessa d'Ardenberg, 322 XIII| gentili qualità materne; no; era una donna più donna delle 323 XIII| dacchè seppe che egli non era più il frutto di un'unione 324 XIII| riconosciuta da un pezzo, ma che era nato invece da un affetto 325 XIII| non poteva umiliarlo.~ ~Era altero di un padre, del 326 XIII| trattava con tanta durezza, era un pigmeo accanto a quel 327 XIII| ora vedeva bene che non lo era più. Ma in quel momento 328 XIII| tranquillarla, ma il senso di esse era oscuro. – Non ti affannare, 329 XIII| capo con maraviglia. A chi era diretta l'accusa? Era la 330 XIII| chi era diretta l'accusa? Era la prima volta che Gualberto 331 XIII| da pranzo.~ ~Gualberto s'era però ingannato nelle sue 332 XIV| XIV.~ ~Era una bella sera ed egli sedette 333 XIV| orecchio e s'accertò che quello era il passo di Jeronima. Essa 334 XIV| ed il rumore dei passi.~ ~Era dunque sola.~ ~Gualberto 335 XIV| aveva indovinato. Jeronima era sola.~ ~– Posso venire? – 336 XIV| A pranzo ho visto che s'era operato in lei un mutamento. 337 XIV| uno sguardo infantile.~ ~Era imbarazzata. Doveva dire 338 XIV| per un momento lei s'era avvicinata a noi, ora di 339 XIV| tendenze che quelle che egli era chiamato a manifestare nella 340 XIV| dell'austerità.~ ~Jeronima era certamente così. Imparava 341 XIV| di poterle rassomigliare; era nell'indole sua la necessità 342 XIV| rimaneva sola, e mai non le era parsa orribile come in quest' 343 XIV| teneva gli occhi bassi. Era sorpresa in questo momento 344 XIV| dignitosa fermezza che le era abituale.~ ~Gualberto ancora 345 XIV| poi la guardò, velata com'era dall'ombra di quella notte 346 XIV| Ciò che avevano in cuore era tanto da non dirsi con un 347 XIV| terrazza, che in quella sera era stata chiusa per tempo. 348 XIV| metteva alla camera da letto era rimasta aperta. Dal letto 349 XIV| di sapere l'ultimo.~ ~S'era destato quando Jeronima 350 XIV| aveva guardati sempre.~ ~S'era messo a piangere allora, 351 XIV| che Gualberto, il quale era il minore, fosse invece 352 XIV| nella poltrona, lo vegliava; era impensierita da quelle insolite 353 XIV| densi nuvoloni, la valle era tutta una macchia buia, 354 XIV| macchia buia, nella quale non era possibile discernere il 355 XIV| alcuna cosa; ma più giù, dov'era il bosco degli abeti, Jeronima 356 XIV| un sentimento di timore. Era una notte orribile, e l' 357 XIV| orribile, e l'animo suo era turbato, commosso; e mentre 358 XIV| quel chiarore nel bosco si era dileguato.~ ~– Sarà stato 359 XV| conte di Ardenberg, che non era suo padre, e che gli aveva 360 XV| in questi ultimi tempi? Era necessario partire, tornare 361 XV| subitanea, si rivide quale era stato una volta; riebbe 362 XV| religiose della Roma cattolica, era stato così smisuratamente 363 XV| così smisuratamente grande, era stata cosa tanto bella, 364 XV| cosa tanto bella, che non v'era affetto terreno, nè incanto 365 XV| Gualberto sentiva che egli era destinato a scontare questa 366 XV| giusto di lui?~ ~La sua parte era ardua, richiedeva abnegazione 367 XV| conte d'Ardenberg non c'era, e verso la fine della colazione 368 XV| La contessa Beatrice era felice di questa breve ora 369 XV| nuovo per lui. Egli non era mai stato capace di evocare 370 XV| quella espressione lieta. Era Gualberto che la faceva 371 XV| sorridendo; questo mutamento era opera di lui; lo scemo lo 372 XVI| Rivedendo quella terrazza, ove era stata con Gualberto, Jeronima 373 XVI| intuizione di questo poveretto? Era quello un atroce rimprovero, 374 XVI| presenza di un giudice, era un'ingenuità ardita, ignara 375 XVI| con loro; e poi Ermanno era lì, al sicuro, stava bene, 376 XVII| ella avesse già pregato, era per lui il modo di compiere 377 XVII| rialzò dopo qualche tempo. Era di nuovo acceso in viso 378 XVII| febbre. Il capo gli ardeva, era grave, dolente, e sentiva 379 XVII| accanto al suo letto. – Era seduta qui ieri sera... 380 XVII| seco nella sua camera.~ ~Era tanto contento di aver trovato 381 XVII| cavallo al parapetto.~ ~Era un bel giorno sereno, fresco 382 XVII| della notte scorsa. Il lago era tranquillo e limpido come 383 XVII| alla finestra. La finestra era alta; ma a momenti parevagli 384 XVII| aveva avuto per tanti anni, era svanito come per incanto.~ ~– 385 XVIII| della Rosalìa.~ ~Il cammino era lungo, e Gualberto desiderava 386 XVIII| che egli doveva percorrere era fra le più belle di quei 387 XVIII| e fredda. Quanto diverso era questo giorno da quello 388 XVIII| l'aveva più veduto dacchè era partito per Roma, guardandolo 389 XVIII| guardandolo da capo a piedi. Era molto religiosa la vecchia 390 XVIII| liuto. Mai quella musica era stata tanto bella, pareva 391 XVIII| disse piano: – lo sai? – V'era una certa diffidenza nel 392 XVIII| trafelata.~ ~Gualberto, che era seduto quasi dietro l'uscio, 393 XVIII| Gualberto la turbò. Essa era stata la sua balia e lo 394 XVIII| dopo che il conte Gualberto era uscito dal castello, la 395 XVIII| correndo, per la via d'onde era venuto.~ ~ 396 XIX| Ottone. Sua madre non c'era.~ ~Egli entrò subito nel 397 XIX| ora esclamandò che non era possibile che Ermanno fosse 398 XIX| sarebbe tornato, che egli era altrove.~ ~Gualberto, fermo 399 XIX| affacciarsi alla finestra. Ma era notte, un vento freddo increspava 400 XIX| che le avea dati Ermanno, era senza cappello, pallida, 401 XIX| tornerà più! –~ ~Jeronima ne era sicura, pur tuttavia voleva 402 XIX| certezza che suo figlio era perduto.~ ~– Beatrice, – 403 XX| Ardenberg dopo che Ermanno era sparito per sempre. Tutte 404 XX| proprio nell'ora in cui egli era rimasto solo nella sua camera, 405 XX| Nel castello l'allarme era stato dato più tardi, dopo 406 XX| casa.~ ~La povera madre era inconsolabile. A lei quel 407 XX| disgraziato fin dalla nascita, era stato tanto caro come avesse 408 XX| apparteneva così poco! Le era stato portato via, era stato 409 XX| Le era stato portato via, era stato sacrificato per vendicarsi 410 XX| assistere all'isolamento cui era condannato, senza poterlo 411 XX| curato di lui. Il conte era intollerante verso tutti 412 XX| incolti. Suo figlio, che era purtroppo indubitatamente 413 XX| presenza. Il poveretto se n'era accorto, e perciò aveva 414 XX| nella biblioteca.~ ~Non v'era modo di scusarsi, sua madre 415 XX| modo di scusarsi, sua madre era presente, ed egli dovette 416 XX| grandi ora che il suo volto era diventato più pallido e 417 XXI| sapeva che il conte non era suo padre, che egli azzardasse 418 XXI| parlare intorno a ciò che era avvenuto.~ ~Il conte guardò 419 XXI| dove stava la differenza. Era nella voce? nello sguardo? 420 XXI| soffrire, ma la tentazione era grande, era la maggiore 421 XXI| la tentazione era grande, era la maggiore che gli si potesse 422 XXI| del proprio orgoglio.~ ~Si era dedicato alle grandi lotte 423 XXI| potuto adottarne un altro, ma era cosa diversa assai; questi 424 XXI| amava più da un pezzo. Essa era bella, ed io ero orgoglioso 425 XXI| ragione, Gualberto, meglio era gettarveli entrambi allora... 426 XXI| avvicinò e gli stese la mano. Era un po' curvo in quel momento, 427 XXI| altre sere.~ ~Rimase dov'era, muto e pensoso. Non contava 428 XXI| momento. Qual mutamento era avvenuto in quel cuore tanto 429 XXI| inginocchiata accanto a lui, tanto era basso lo sgabello ove sedeva, 430 XXII| cortile che scendessero. S'era riavuto dalle commozioni 431 XXII| commozioni dei giorni precedenti. Era tranquillo, benchè il volto 432 XXII| rivelassero che il suo vigore era scemato e che una fiera 433 XXII| donna ricordava che egli era padre del povero Ermanno 434 XXII| tutta la sera; ma il conte era mesto, indifferente, e Jeronima 435 XXII| attività del suo spirito era rivolta a tener viva quella 436 XXII| apoplettico.~ ~Jeronima era rimasta sola nel castello 437 XXII| seguìto da pochi montanari.~ ~Era il funerale della vecchia 438 XXIII| indovinò subito ciò che era accaduto, quando suo figlio 439 XXIII| figlio le disse che Jeronima era giunta improvvisamente. 440 XXIII| più nessuno laggiù! –~ ~Era Vanina, la figlia di Rosalìa, 441 XXIV| che già in breve tempo s'era acquistata la famigliuola 442 XXIV| sorpresa.~ ~La conversazione era animata; il Campaldi parlava 443 XXV| le si avvicinò non visto. Era commosso. Era questa per 444 XXV| non visto. Era commosso. Era questa per lui, una di quelle 445 XXV| adorati, dinanzi ai quali si era prostrato in altri tempi.~ ~ 446 XXV| dolorosa esperienza della vita, era giunta prima di lui a conseguire