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Emilia Ferretti Viola (alias Emma) La leggenda di Valfreda Concordanze (Hapax - parole che occorrono una sola volta) |
Cap.
1002 VIII| pietà gentile che cercava dimostrare con parole talvolta confuse 1003 VIII| si abbandonava talvolta a dimostrazioni quasi pazze d'amore per 1004 IX| ragionare per conto proprio; e dimostrerà invece che al primo grido 1005 III| tutti, ma specialmente si dimostrò cortese e gentile coll'artista, 1006 XII| voleva offenderlo con un diniego.~ ~S'avviarono verso lo 1007 XXII| o delle gite con lei nei dintorni del castello.~ ~I cavalli 1008 VIII| comune, si mettesse nella dipendenza di uno scemo per ottenere 1009 XII| artista con imbarazzo – non dirai nulla, ma, se lo puoi, cerca 1010 XIV| mio, che ti dicano ciò che direi io stesso... Addio, Jeronima, – 1011 IV| ironica mansuetudine le diresse la parola sulla cagione 1012 XIII| con maraviglia. A chi era diretta l'accusa? Era la prima volta 1013 III| stagione estiva, o vi passavano diretti verso la Baviera o l'Austria. 1014 VII| aveva sottratto al contatto diretto della realtà. E lo spirito 1015 X| tutte in coro; sembravano dirgli:~ ~– Tu ignori le leggi 1016 Pre| allora, e credo mio dovere il dirlo.~ ~Al lettore, che subisce 1017 I| cielo oscuro cadeva una dirottissima pioggia, il giovane paggio, 1018 XIV| in cuore era tanto da non dirsi con un saluto.~ ~Jeronima 1019 XVIII| perchè... non dovrei dirtelo... ma è la verità, perchè 1020 XII| e abbandono, nelle terre disabitate del nuovo mondo, nei mari 1021 X| deserti, dei mari lungamente disabitati, e gli susurrasse all'orecchio 1022 VII| scoscesi, tutta questa bellezza disadorna e vigorosa, provocava nell' 1023 VII| quali fuori di lì andavano disadorne le cose umane. E lo spirito 1024 VII| sapeva che il marito non disamava l'intelligente fanciullo, 1025 XIV| insistenza Gualberto.~ ~– Disapprovavo, ma non sentivo dispiacere, – 1026 IX| i suoi affetti erano lì, disarmati, colpiti da mane a sera 1027 X| mèsse matura.~ ~– Sei la disarmonia, il disordine, non il progresso. 1028 IX| ribellava, mentre l'altero discendente degli Ardenberg accoglieva 1029 XXI| quante le sue speranze per la discendenza degli Ardenberg. Avrebbe 1030 VII| doti, ereditarie in lui che discendeva da una famiglia di grandi 1031 XIV| vento, sembravamo le vesti disciolte e lacere di quegli spettri.~ ~ 1032 V| in quel momento i capelli disciolti, il viso pallido, magro, 1033 XVI| Ma ieri sera, allorchè tu discorrevi qui con Gualberto, avevi 1034 XVI| quadri sugli altari non discorrono; tu sei buono, eppure essi 1035 XIV| le nostre vie giaciono discoste l'una dall'altra. La sua 1036 XXII| altro. La contessa scriveva discrete notizie di sè, e Gualberto 1037 II| opinioni belle e buone da discutersi fra amici di pari erudizione, 1038 VIII| colleghi suoi, allorchè discuteva con essi. E il conte aveva 1039 VII| aristocratico del giovane disdegnava quanto v'ha di gretto, di 1040 XXI| dinanzi alla sua imaginazione, disegnando ad una ad una le più belle 1041 XVIII| Campaldi, aveva incominciato a disegnare una figura.~ ~– Siedi qua, – 1042 X| alpestre sentiero, e vi si disegnava con singolare chiarezza.~ ~ 1043 X| superstizione.~ ~L'uccello disegnò volando un cerchio sulla 1044 X| che avevano imposto ai disertori dalla loro religione mostruosi 1045 VIII| pericolo, qualsiasi sorte disgraziata piuttostochè questa. La 1046 VI| realtà delle sue proprie disgraziate vicende con un'aureola di 1047 VIII| disperato, di altri peggiori disgusti nell'avvenire.~ ~L'animo 1048 XII| compensato di questa nuova disillusione che riguardava il suo culto 1049 XXI| peso di un dolore, di un disinganno, di un fatto più potente 1050 VII| aveva le movenze ardite e disinvolte del cavaliere piuttostochè 1051 II| gentiluomo di modi cortesi e disinvolti.~ ~In una notte fredda e 1052 XI| apparvero improvvisamente, disordinate e tumultuose delle immagini 1053 XXV| si vergognava degl'impeti disordinati della passione; mentre, 1054 VII| altero sprezzo per certi disordini volgari, e si sentiva così 1055 X| aver voluto lungamente, disperatamente il contrario. Non sapeva, 1056 IX| riafferra l'orribile realtà, dispero e chiedo e ripudio a un 1057 XI| umilmente, poi disse.~ ~– Non le dispiaccia conte Gualberto, di mostrarsi 1058 VIII| tu non li hai più e te ne dispiacerà.~ ~– Sono morti per farti 1059 XXII| indebolita dagli affanni e dispiaceri patiti, in una villa presso 1060 II| gli Enciclopedisti, non dispiacevagli però nella contessa un'ignoranza 1061 IX| maggiori i mezzi, di cui dispone nella lotta pel miglioramento 1062 XX| si alzò.~ ~– Jeronima, – dissele il conte, – vorrei discorrere 1063 XV| in altri tempi lo avevano dissetato, inebbriandolo di speranze 1064 III| rimanere; Guido non sapeva dissimulare; per quanto fosse persuaso 1065 II| scorgevano qua e là, a brevi distanze, certi visi mansueti e stupidi, 1066 XVIII| idee con dei colori e le distende sulla tela o le scolpisce 1067 XI| alberi andavano via via distendendosi sull'erba quasi volessero 1068 I| gioia. La sua creatura, distesa sull'arena, vi dormiva placidamente, 1069 VII| vendicarsi, e non era facil cosa distoglierlo dalla sua vendetta. Anche 1070 VII| nessuna cattiva influenza lo distogliesse dalla sua vocazione, come 1071 XXII| triste presentimento.~ ~Cercò distrarlo, lo accompagnò alla passeggiata, 1072 XXII| dedicava cure e tempo nel distrarre il vecchio conte e tenergli 1073 XIII| inesauribile. Avrebbe bisogno di distrarsi – aggiunse la contessa – 1074 X| migliori, e il più alto senno distribuisca fra voi l'indispensabile 1075 X| tutte pure si univano per distruggere le sue. Compiuta l'opera 1076 X| aveva più nulla a fare coi distruttori. Entrava nel secondo periodo; 1077 X| sue. Compiuta l'opera di distruzione, esso non aveva più nulla 1078 IX| biblioteca. Jeronima per non disturbarlo, aveva variato più volte 1079 XIII| rigido prete, la gioia del disubbidirlo, e quelle memorie gli fecero 1080 XXI| la propria ira, lasciarla divampare sino all'ultimo eccesso; 1081 XXI| sentimenti d'ira e di sdegno divamparono, di quanto vi facevano patire 1082 VI| VI.~ ~Come sarebbe divampata la sua ira se avesse saputo 1083 VIII| labbra, prima rosee e belle, divenir bianche e quasi livide mentre 1084 XII| si fece più dolce, parve divenisse via via che lo fissava, 1085 XV| sempre esaurite prima che divenissero percezioni, non poteva quindi 1086 VII| castello di Ardenberg andava diventando sempre più grandiosa e selvaggia, 1087 XIV| feconda lo spirito e lo fa diventar grande? Che cosa possiamo 1088 XVI| parole. Che il poveretto diventasse pazzo?~ ~Procurò nuovamente 1089 I| della dama del lago, erano diventati bianchi e scarmigliati.~ ~ 1090 III| sollecitudini del conte verso di lei diventavano sempre più vivaci e affettuose, 1091 XVI| sono sicuro che la chiesa diventerebbe grande grande e coprirebbe 1092 XVI| io, ma non voglio che tu diventi un'altra, mentre ci sono 1093 XXII| non ho più nulla da fare e divento pigro. –~ ~In quella sera 1094 III| presenza, e il suo sorriso diventò ogni giorno più raggiante, 1095 VIII| per opera sua che ella era divenuta la moglie di uno scemo.~ ~ 1096 V| occhi della poveretta erano divenuti smisuratamente grandi, essa 1097 XI| affetti e i dolori.~ ~– Che diversità, mia buona Vanina, fra quel 1098 I| un lato della barca, e si divertì a spenzolare i suoi ricci 1099 XX| prendere più parte ai suoi divertimenti favoriti, senza andare neppure 1100 I| essendo salita nella barca per divertirsi, si fosse sciolta improvvisamente 1101 XIV| lasciarci, ed ora dovremo dividerci per sempre. Sarà una triste 1102 XXI| alteramente.~ ~– Non voglio dividere per la seconda volta cosa 1103 XIV| sembrava dovesse lacerarsi, dividersi, farsi in due parti, e quel 1104 XXI| i grandi affetti non si dividono. Non si amano due patrie, 1105 XIV| sento che non saremo mai più divisi. Che v'ha di male in questa 1106 XVIII| suo sguardo: – Ho sempre diviso la gente in tre categorie: 1107 IX| smania, l'impazienza di divorare quei libri; egli era divenuto 1108 VIII| di mostri che volessero divorarlo. Era colto lì all'improvviso 1109 X| impazienza e l'agitazione che lo divoravano, non badava più ad altro 1110 XII| figlio e disse:~ ~– Qui dobbiamo lasciarci. Addio per oggi, 1111 Pre| accompagnare con appendici o documenti i loro racconti. Io non 1112 VII| perfino in opposizione coi dogmi della Chiesa; la sua esultanza 1113 VII| mente lungi dalle piccole dolcezze degli affetti terreni; pareva 1114 XIII| creatura ideale, soave, dolcissima, simile ad un essere che 1115 IX| promesse e mi narrava mille dolcissime fiabe; era quella la speranza; 1116 VI| esultasse e mille sentimenti dolcissimi rivivessero in lei, pure 1117 XVII| capo gli ardeva, era grave, dolente, e sentiva un continuo ronzio 1118 VI| sicuro.~ ~Quegli addii furono dolorosissimi, ed alla povera donna venne 1119 XXI| allorchè si ha potere di domarla una volta, si deve essere 1120 VII| che il lungo malore avesse domato in lui quella foga superba 1121 XXV| ascoltava con riverenza, dominato dal fascino della sua parola 1122 VII| credeva con esso acquistare il dominio delle opere dello spirito, 1123 XVII| cavalcioni della finestra, dondolandosi sbalordito in qua e in là, 1124 XIV| l'anima mia come il Faust donò la sua a Mefistofele, ma 1125 IX| dover vivere di una vita doppia, della quale l'una sarebbe 1126 I| gelsomini, vide giacere dormente una dama bellissima, tutta 1127 XIV| paura.~ ~– No, non vado via; dormi che io sono qui, vicina 1128 X| chiuse gli occhi.~ ~Non dormì subito. Un ronzìo incessante 1129 XVIII| Ardenberg verrà a liberarmi e dormirà in pace al mio posto in 1130 XIV| più bello.~ ~Egli aveva dormito qualche minuto, mentre essi 1131 XXII| Poche ore dopo, mentre tutti dormivano, un colpo apoplettico metteva 1132 X| vi appoggiò il capo ed il dorso e chiuse gli occhi.~ ~Non 1133 VII| Gualberto, guidato da saggi e dotti istitutori, era entrato 1134 VII| felice di contemplazione.~ ~Dotto in molte materie, Gualberto 1135 XIX| piangeva e la voce del vecchio dottore e del conte che le parlavano.~ ~– 1136 X| passato, gli affetti e i doveri che lo legavano alla società. 1137 XIV| mi pare, Gualberto, di doverti ringraziare con tutta la 1138 XXV| abbisognarono, allorchè dovettero nascere e farsi potenti. 1139 XII| Vengo da paesi lontani che dovetti abitare lungamente in ossequio 1140 XXI| esclamò il conte.~ ~– Non dovevasi farmi educare dai preti, 1141 XXI| da tutti fuorchè da voi. Dovevate ucciderli o perdonare.~ ~– 1142 V| ricordato di te, ha capito che dovevi arrivare. – Il conte sorrise 1143 X| tre volte più di quanto mi dovrebbe dare, – e allorchè vide 1144 IX| nascono da una riflessione dovrebbero in questo caso chiamarsi 1145 XI| terra, lo guardò ancora dubbioso e finalmente disse.~ ~– 1146 IV| trattato in modo da non poter dubitare ch'egli porti con ogni buon 1147 XIII| filosofia, un dramma del Dumas? V'ha di tutto in casa mia. – 1148 XII| prete?~ ~– Gualberto ti duole ora ciò che sai. Non negarlo, 1149 XIII| se tornerà! – le rispose duramente il conte.~ ~La contessa 1150 XVIII| franchezza Gualberto.~ ~– Durerà?~ ~– Sempre, – rispose ancora 1151 VII| potevano bastargli, l'inganno durerebbe poco; che egli poi, seguendo 1152 XVIII| un legame ben più saldo e durevole di quello che strinse la 1153 I| istoria si era impressa durevolmente nell'imaginazione popolare 1154 XIII| che lo trattava con tanta durezza, era un pigmeo accanto a 1155 VIII| spento il sorriso di felice ebetismo che vedevasi quasi perennemente 1156 IX| incredulità. A questo modo eccederai in tutto, e non avrai mai 1157 XXI| divampare sino all'ultimo eccesso; ma allorchè si ha potere 1158 XI| ispirata da qualche essere eccezionalmente buono e intelligente?~ ~ 1159 VII| irrevocabilmente nella carriera ecclesiastica, e mentre già gli si promettevano 1160 XIII| forse alle più alte dignità ecclesiastiche, gl'ispirava, per una di 1161 | eccomi 1162 VII| n'erano sorti altri, e l'edere e le borraccine avevano 1163 XXV| pensiero, le pietre ai nuovi edifizi. L'avvenire ti arrecherà 1164 IX| rivoluzionario, il grande edifizio che sosteneva l'alta mente 1165 II| copia di una bellissima edizione del Diderot, rilegata in 1166 XXI| Non dovevasi farmi educare dai preti, per chiedermi 1167 II| severamente proibiti dal rigido educatore. Ma il conte, che amareggiò 1168 VIII| ideale non avrebbe potuto effettuarlo mai più. Della vita familiare 1169 II| erano finalmente vicine ad effettuarsi. La contessa stava per divenire 1170 | Ei 1171 IX| Gualberto.~ ~– È una parola elastica la sua, che nasconde le 1172 XI| che non toglie ancora l'elasticità delle movenze e del passo, 1173 VII| di tutte le più squisite eleganze della forma e del pensiero, 1174 II| sempre ritemprare con nuovi elementi di vita.~ ~La genealogia 1175 II| e non vi fu mai un forte elemento che imparentandosi a quella 1176 XXV| Jeronima, guidata da una mente eletta, fatta migliore da una dolorosa 1177 VII| delle opere dello spirito, elevarsi sopra il livello comune; 1178 Pre| audacemente problemi sì elevati. Ma dov'è, lettore, una 1179 X| nel silenzio delle grandi elevazioni, gli sembrava che l'intera 1180 VII| lettere che contenevano elogi grandissimi di Gualberto, 1181 III| ai piedi di Beatrice, con eloquente ardire i suoi sogni per 1182 XXIV| parlava con vivacità, con eloquenza, e Jeronima lo incoraggiava 1183 VIII| raccolte le idee in istato di embrione per tentare di farle vivere. 1184 X| non sapendo che erano gli embrioni di tutte le sue idee dell' 1185 II| alla folla per guidarla e emergere da essa; il conte invece 1186 Pre| che me le ha dettate.~ ~Emma.~ ~Milano, 14 giugno 1877.~ ~ 1187 XII| nascondersi a vicenda le proprie emozioni.~ ~ 1188 XIV| misteriosa parola che lo empie di sorrisi e di dolore; 1189 XVIII| ieri ed oggi; quel segreto empirà l'anima tua di gioia e di 1190 XIV| che nelle nature forti ed energiche prende talvolta la forma 1191 XI| impazienza pronunciando con enfasi la parola noi.~ ~– Per carità... 1192 V| vergogna, un fatto la cui enormità non avrebbe potuto mai far 1193 VII| sale, piegando a destra si entra nella biblioteca del conte, 1194 V| Dov'è il bambino? – disse entrando e imperiosamente. La zia, 1195 XIV| fantasia, parevagli che entrasse nella camera dei suoi balocchi 1196 V| figlia della Rosalìa fosse entrata in casa sua. Sapeva fin 1197 III| altre spose e altre madri entrate com'essa in quella famiglia, 1198 VII| essa ancora nel castello?~ ~Entriamo nella vecchia dimora feudale, 1199 VII| famiglia di quei nobili entusiasti che sostennero sorridendo 1200 VII| fatto bene l'opera loro; e l'entusiastica indole del giovane agevolò 1201 XVIII| contorni più delicati, dell'epidermide più sottile; ma non fra 1202 XV| tradirsi tutti i tristi episodi della sua infanzia, e l' 1203 IX| momento di transizione, quell'epoca di lotte, di paure e di 1204 | eppur 1205 Pre| sta il segreto del nostro equilibrio morale; che non v'ha pensiero 1206 IX| perduto, ho bisogno di un equivalente, d'una larva almeno che 1207 XIII| dolore, e di quelle gioie erale rimasto lui solo.~ ~Non 1208 VII| cosa spontanea, originale, eravi sempre stato un velo, una 1209 X| giunse ad un piccolo piano erboso, ombreggiato da folti castani.~ ~ 1210 Pre| vergogna, che è la più triste eredità che ci rimane di una religione 1211 VII| sapevano che quelle doti, ereditarie in lui che discendeva da 1212 VII| tendenze cavalleresche, ereditate d'altra parte; sentimenti 1213 | eri 1214 IX| Vedeva le gare, le lotte, gli eroismi di quei martiri dei primi 1215 IX| soffocarvi, d'avere assunto erroneamente la forma di un altro, di 1216 X| affrettato su per quell'erta che metteva a delle capanne 1217 II| discutersi fra amici di pari erudizione, gente elegante, côlta e 1218 IX| possiede più nulla?~ ~– Si esagera anche nell'incredulità, – 1219 II| accresce talvolta sino al più esagerato furore, trascende, ma non 1220 IX| tendenze degli uni e le esagerazioni invecchiate degl'altri! – 1221 XXI| facendogli battere il cuore, esaltando la sua fantasia.~ ~Il conte 1222 X| sè, poi prese di nuovo a esaminare quegli abiti. Il suo viso 1223 IX| ordine con intelligenza ed esattezza, stavano raccolte in questa 1224 XVIII| Gualberto, è pressochè esaudito. Non solo ti voglio molto 1225 II| famiglie, andavano sempre più esaurendosi; e il conte Ottone, che 1226 III| scialo, in quei mesi, che lo esaurì e gli dette vigore e forza 1227 II| incessantemente chiamate a vivere e ad esaurirsi, e non vi fu mai un forte 1228 XIII| aspettino. Ora non ho voglia d'escire. – Poi richiamò il servo 1229 XI| ebbe una gran paura che escisse dalla boscaglia che lo nascondeva, 1230 XIX| braccia intorno al collo esclamando:~ ~– Gualberto, ho perduto 1231 XIX| ritrovare suo figlio, ora esclamandò che non era possibile che 1232 XIII| finita mentalmente questa esclamazione, che udì picchiare sommessamente 1233 II| all'isolamento e a quell'esclusivismo nelle idee, che sempre le 1234 VII| fatta ricca per tanti nobili esempi d'altissima e ispirata abnegazione, 1235 VIII| meglio di lui avevano fatto esercitare e progredire tutte le facoltà 1236 XIV| incanto, una melodia nuova che esercitava un fascino strano e potente 1237 VIII| attendessero ospiti illustri ed esigenti. Per essa erano tutti estranei 1238 IX| Gualberto. – Che si chiama esigenza il volere nelle cose dello 1239 IX| cosa posso eccedere? quali esigenze può avere chi non possiede 1240 IX| un mondo che per me non esiste più? – rispose Gualberto; 1241 Pre| Ardenberg non hanno mai esistito, se Gualberto e Jeronima 1242 VII| non entrò in quella via esitante o pauroso; vi entrò con 1243 XI| giovane. Però dopo avere esitato un pezzo risolse di parlare, 1244 II| sofferenze, trepidante per l'esito di ciò che stava per compiersi, 1245 XX| po' maravigliata da questo esordio solenne, e guardò anche 1246 VI| Beatrice rispose a Guido esortandolo a partire, e dicendogli 1247 XVIII| argomenti che i miei, per esortarti a fare ciò che io ti chiedeva 1248 XIX| parole affettuose, che la esortavano a tranquillarsi, la contessa 1249 XXIV| gioia serena non poteva espandersi con parole.~ ~Mentre Gualberto 1250 II| Ottone le ore più liete di espansioni e di gioia.~ ~Non fu amore 1251 XXV| migliore da una dolorosa esperienza della vita, era giunta prima 1252 II| bestiali, quasi feroci, espressi senza motivo e senza ragione.~ ~ 1253 XVI| inconsapevole di quanto avesse espresso con quelle parole?~ ~Jeronima 1254 X| raffigurano quanto non saprebbe esprimere un volume di astrazioni 1255 | essendosi 1256 | esserci 1257 | essergli 1258 IX| scherzando, – preferisco esserle sorella ed amica come già 1259 IX| nella fede, ora vorresti esserlo nell'incredulità. A questo 1260 XXI| capo.~ ~– E mi accusi d'essermi vendicato: – domandò vivamente.~ ~ 1261 | esserne 1262 II| celebri increduli; e dopo essersene fatto a modo suo un amico 1263 | essersi 1264 I| mentre la Rosalìa la rimirava estatica, la bella signora si destò 1265 IX| della vita vera che deve estendersi la nostra attività.~ ~– 1266 XIX| svolazzava sempre sulla parte esterna della finestra; quindi si 1267 III| associando così alle immagini esterne delle bellezze della natura, 1268 VI| rispetto.~ ~Beatrice guardò esterrefatta la contadina.~ ~– Ma è dunque 1269 XX| semplici, anche nel senso meno esteso della parola, ignoranti 1270 XXI| degli Ardenberg sta per estinguersi, e attende da te eredi che 1271 III| dimoravano nella stagione estiva, o vi passavano diretti 1272 VII| che era seduto all'altra estremità della biblioteca, proprio 1273 VIII| provò una gioia intensa, esultante.~ ~Ermanno non provò un 1274 VII| dogmi della Chiesa; la sua esultanza non sembrò umile e raccolta, 1275 VI| quella lettera il suo cuore esultasse e mille sentimenti dolcissimi 1276 VII| sempre il corso del tempo ed eternare un momento felice di contemplazione.~ ~ 1277 VII| pei quali il mondo e l'eternità si popolavano per opera 1278 XIV| alba, di un amore grande, eterno, che viveva da secoli; istoria 1279 X| Gualberto era parso di porre in evidenza tutte le sue ideali aspirazioni 1280 IX| mille immagini del passato, evocate dalla parola dolce e melodiosa 1281 X| pietra filosofale, avresti evocato gli spiriti e avresti fatto 1282 XV| un gesto, di uno sguardo evocava a un tratto in mezzo alle 1283 XV| lieti della giovinezza.~ ~Evocò la dolce immagine di Jeronima 1284 Pre| E siccome la storia dell'evoluzione dello spirito nostro ha 1285 VIII| della vecchiaia senza altre evoluzioni. Allorchè gli si fece intendere 1286 I| la parte posteriore del fabbricato poggiasse verso levante 1287 Pre| imitarli presentando il fac-simile di una vecchia pergamena 1288 | facciamo 1289 XIV| rispose ella prontamente facendoglisi più vicina per chinarsi 1290 | facendole 1291 XIV| Oggi – rispose Gualberto, facendosele vicino e appoggiandosi, 1292 | facendosi 1293 | facessero 1294 | facessi 1295 I| diventava più profondo, il fondo facevasi sempre più chiaro e sempre 1296 VII| di vendicarsi, e non era facil cosa distoglierlo dalla 1297 XI| Gualberto, le sue labbra piene e facili al sorriso erano strette 1298 VIII| esercitare e progredire tutte le facoltà del loro cervello.~ ~Benchè 1299 XIV| avvolgendoli quasi sino alle falde. Le onde si infrangevano 1300 X| alcuni non la credono vera? Falle rinunciare prima alla paura 1301 VIII| col pensiero l'errore e la falsità. –~ ~Jeronima, obbedendo 1302 X| la verità che credere il falso? Hai tanto bisogno di fede, 1303 XI| esclamò Gualberto cui era famigliare il nome del celebre artista. – 1304 X| dell'avvenire, agli effetti famigliari, ai turbini dei sensi, e 1305 VI| si era messa a conversare famigliarmente con lei; allora la Rosalìa, 1306 XXIV| tempo s'era acquistata la famigliuola della villa, egli provò 1307 IX| aggiunse, e gli posò familiarmente la mano sulla spalla – attraversi 1308 IX| Chiesa o di qualche teologo famoso, di quelli che egli aveva 1309 XVI| le sue paure le parvero fanciullaggini.~ ~– Dite alla contessa 1310 V| entrambi. In quel momento i due fanciulletti si guardavano, e il vispo 1311 XV| dell'errore, quasi fossero fanciulli; doveva combattere cauto 1312 XIV| trascinare fra gli stenti ed il fango della terra; ricordati che 1313 XIV| rossastra, come fossero fantasime magre e lunghe, deformi 1314 III| sovreccitata aveva popolato di fantasme tutte le ombre di quella 1315 VIII| arrestò in quel suo lieto fantasticare, e arrossì con un sentimento 1316 III| prendevano in quell'ombra forme fantastiche e strane, mentre invece 1317 | faremo 1318 XVII| quale lo pronunciava! Volevo farmelo ripetere, perchè me lo dicesse 1319 | farvi 1320 II| mostriciattolo, uno scimiotto fasciato, si presentò agli occhi 1321 Pre| Per questo, rileggendo nei fascicoli della Nuova Antologia la 1322 IX| vera, rimangono tutte le fasi della vita d'oggi, non di 1323 VII| rivestite con grazia e con fasto di colori vaghi e vivaci; 1324 VIII| modesta condizione con quella fastosa di una contessa di Ardenberg; 1325 III| ebbe la certezza che tale fatalità pesava su tutti gli Ardenberg 1326 XIV| dato l'anima mia come il Faust donò la sua a Mefistofele, 1327 VIII| povero scemo, che lasciando favellare il suo amore, non sembrava 1328 XIII| mattina, le narrò la prima favola che gli si affacciò alla 1329 X| essere suo.~ ~Pensava a certe favolose istorie di vendicative divinità, 1330 XIV| buoni, che ti parlino in favor mio, che ti dicano ciò che 1331 XX| parte ai suoi divertimenti favoriti, senza andare neppure nella 1332 II| rodevano tutte le impazienze febbrili dell'infanzia e sognava 1333 XIV| feconda ogni cosa, potrà fecondare anche lo spirito e farlo 1334 VIII| manifestazioni, di tutti i più fecondi affetti della vita collettiva, 1335 VIII| di mezzo, il più attivo e fecondo nel corso della vita dell' 1336 XVIII| ti compenserò della tua fedele servitù, a cui debbo parte 1337 X| fresche e olezzanti, da ogni fenditura delle roccie spuntava un 1338 VII| rendersi conto di certi fenomeni pure comunissimi, e ignorava 1339 XXII| Jeronima, seguiva abbrunata, il feretro del suocero.~ ~Per via, 1340 II| essa manifestate doveva ferire profondamente l'animo del 1341 I| pioggia, il giovane paggio, ferito barbaramente, ma non peranco 1342 VII| non una pietra, non una feritoia, non uno stemma mancavano 1343 XIV| deciso – disse con voce ferma – resto prete per sempre! –~ ~ 1344 XIII| un sigaro dietro l'altro, fermandosi ora dinanzi uno scaffale, 1345 VII| avrebbe voluto talvolta fermare per sempre il corso del 1346 XIV| le sue labbra ardenti si fermarono su quella bianca fronte 1347 XVI| messo a sedere, ora che si fermasse dinanzi alla finestra. I 1348 IX| dica Dio, dica mistero; si fermi alla cellula o cerchi ancora 1349 IX| superstizione, quanta credulità feroce e stupida lo seguirà! Forse 1350 IX| costruisce navi, che fa strade ferrate, che accresce in ogni modo 1351 II| sè, e sapeva che la sua ferrea volontà non avrebbe permesso 1352 VII| nell'animo suo. Con tale fervore, se caso alcuno lo muovesse 1353 III| bellissimi versi, ricco, giovane, festeggiato da tutti; egli si chiamava 1354 V| gli venne incontro lieta e festosa.~ ~– Beatrice sta meglio: 1355 I| narravano come il fiero feudatario scoprisse la tresca, e come 1356 IX| un scroscio d'acqua sulla fiamma viva delle sue più care 1357 XVIII| la luce rossastra delle fiamme dalle finestre mal chiuse, 1358 IX| spegnere ogni cosa, ogni fiammella dimenticata, ogni raggio 1359 XVI| in ginocchio e baciò la fibbia d'acciaio della sua scarpetta. – 1360 VIII| pagava senza riposo con ogni fibra, con ogni pensiero, con 1361 VIII| Guardava insaziato la sua fidanzata; la guardava proprio come 1362 VIII| difficile situazione dei fidanzati. Fu dunque fissata la celebrazione 1363 VIII| scemo le si presentava quale fidanzato!~ ~L'impressione che provarono 1364 VII| tutto ingannati coloro che fidavano nella costanza de' suoi 1365 VIII| abnegazione, ora dalla stessa sua fierezza traeva argomento d'invincibile 1366 II| e istintive degli animi fieri, ma nobili, il sentimento 1367 VII| a combattere ancora una fierissima lotta. Quale delle due aspirazioni 1368 VII| una idea sola e grande. Figuravasi di entrare nella comunità 1369 IX| indovinavo, e aspettai... mi figuravo che io forse quelle parole 1370 IX| ride del dolore altrui. Ti figuri ciò che pensano di un sacerdote 1371 IV| abbia servito al vostro filantropico fine: ma basta di ciò, queste 1372 IX| Pareva che quelle lunghe file di legature dorate, brillando 1373 VIII| gentili di rispetto quasi filiale. Dopo il pranzo se ne stava 1374 X| avresti cercato la pietra filosofale, avresti evocato gli spiriti 1375 V| che doveva interpretare i filosofi più arditi, e diventare 1376 VIII| dalla vana parola di un filosofo o di pensatore. Qui – disse 1377 X| spiriti e avresti fatto dei filtri; non è meglio essere ciò 1378 VIII| compenserebbero del sacrifizio, e fingendosi persuaso la baciò in fronte.~ ~– 1379 XII| per me incomincia laddove finisce per gli altri. La dimora 1380 II| fra una presa leggera di finissimo e delicato tabacco e un 1381 XIV| parti, e quel dolore non finiva mai, perchè le parti non 1382 I| perchè non si era più destata fino al momento nel quale era 1383 VIII| Ottone. Ma Jeronima ricusò; finse, mostrò anzi di essere lieta 1384 XVI| le pieghe dell'abito, il fiocco che aveva al collo, le trine 1385 IX| finestra aperta entrava il fioco chiarore di una sera stellata. 1386 X| che si posava sull'erbe fiorite; gli sembrava che quella 1387 VII| come fosse una sensazione fisica; la sua natura aristocratica 1388 XXI| intelletto, le belle doti fisiche che il conte sapeva apprezzare 1389 XVI| lui; cercò in ogni modo di fissare la sua attenzione sopra 1390 VIII| dei fidanzati. Fu dunque fissata la celebrazione del matrimonio 1391 I| portò lontano da terra. Una fitta nebbia calò in quel giorno 1392 VII| accarezzare le alghe, di fiutare quei fiori e quelle erbe 1393 VII| lagrime, di sorrisi, di una foglia secca che cade sulla neve, 1394 XXI| provocato dall'ebbrezza o dalla follia; è una colpa che va punita 1395 XIX| gentile ha eccitato sino alla follìa quel povero e debole cervello. 1396 VII| un lato era tratto alle follie della fantasia, dall'altro 1397 I| valle nel bosco oscuro e folto degli abeti, e sibilando 1398 VII| uno splendido avvenire, fondando sopra di lui molte e serie 1399 XX| lui.~ ~Il conte aveva però fondata ancora una speranza sopra 1400 VII| abeti grande quanto una foresta vergine del nuovo mondo. 1401 X| pastore intento a preparare formaggi o a mescere del latte.~ ~ 1402 XI| aprì la bocca come volesse formulare un'imprecazione; ma si trattenne, 1403 IV| la vostra inquietudine, o fors'anco qualche stolta o colpevole 1404 I| seguente il conte, poco fortunato nel suo primo bambino, ne 1405 | fossimo 1406 XVI| camera e gli portò certe fotografie che egli non aveva ancora 1407 X| Quell'ombra sembrava frammettersi continuamente tra la natura 1408 I| mosse, e sorgendo con grazia frammezzo ai fiori, leggera come una 1409 II| storie della Rivoluzione francese, da quella corrente ardita 1410 II| quanto era stato fatto in Francia nel secolo decimottavo e 1411 III| ammucchiavano densi nuvoloni, che frapponendosi fra il sole e la valle la 1412 I| rôse dal tempo, acute, frastagliate in mille forme bizzarre, 1413 X| mentre che le loro sottili frastagliature si staccavano sul fondo 1414 VIII| positura e a tollerare il frastuono, spaventevole per esso, 1415 XIV| padre, a tua madre, ai tuoi fratelli e non a me? – domandò con 1416 V| sulla culla; il suo piccolo fratellino fissò con maraviglia quell' 1417 IX| davvero, – disse il conte freddamente. – Sarai diventato esigente 1418 V| A che serviva l'aver frenato la sua ira, l'aver scemato 1419 VII| bocche sulle quali il sorriso frequente lascia una traccia di grazia 1420 X| sparso d'erbe montanine fresche e olezzanti, da ogni fenditura 1421 V| subito il conte, quasi avesse fretta d'interrompere quel discorso 1422 XVIII| terreno e arruffate tutte le fronde degli alberi nella valle, 1423 II| niente; a questo bastavano le frottole del parroco. I poveri sono 1424 IX| gioie dello spirito, stavano frugando e rifrugando audacemente 1425 XVII| di quello no. – Si mise a frugare sopra i tavolini, e trovò 1426 VIII| che l'amore di madre aveva frugato e rifrugato in ogni canto 1427 XIV| ascoltasse non udiva che il fruscìo dell'abito ed il rumore 1428 IX| l'ora presente e di farla fruttare per quella che verrà, – 1429 XXII| passeggiare coi servi, i fucili giacevano inoperosi accanto 1430 XVIII| Ma ero solo allora, le fugaci gioie di quel tempo, troppo 1431 III| invaghitasi perdutamente di lui, fuggì con esso a Napoli e divenne 1432 XI| parole fece una mossa per fuggir via. Ma Gualberto spinto 1433 IV| che la sua vittima potesse fuggirgli di mano, che qualche disperata 1434 XIII| giù nella sua biblioteca, fumando un sigaro dietro l'altro, 1435 XVIII| d'erbe, e i suoi piedini fumavano per l'umido e tutta la sua 1436 XXII| ben più modesto convoglio funebre, seguìto da pochi montanari.~ ~ 1437 XXII| pochi montanari.~ ~Era il funerale della vecchia Rosalìa, che 1438 X| periodo lungo, difficile, funesto agli spiriti deboli, durante 1439 XIX| altra cosa a questo mondo fuor che l'amore.~ ~ 1440 | furon 1441 II| talvolta sino al più esagerato furore, trascende, ma non perde 1442 XXV| appartiene alle lotte dei giorni futuri.~ ~FINE.~ ~ ~ 1443 II| la propria infanzia. Al futuro erede degli Ardenberg, sapeva 1444 IX| il cuore, con un pensiero gagliardo che spuntava dalle rovine 1445 III| ella era indisposta. Fu gaio, parlò con tutti, ma specialmente 1446 VII| apparse invece in abito di gala; le aveva sentite, con rispetto 1447 X| nato ai tempi di Cristo in Galilea, avresti udito anche tu 1448 I| il suo cadavere fu visto galleggiare alla mattina sulle acque 1449 II| oggetti di un museo o di una galleria, come gemme e opere preziose; 1450 IX| della Chiesa. Vedeva le gare, le lotte, gli eroismi di 1451 V| manina fra il pelo bianco del gatto. Il conte, che cercava in 1452 XIV| una fede illimitata, dal gelo del dubbio, erano puri entrambi, 1453 I| sapere se fosse stata la gelosia del marito, o la disperazione 1454 III| invidia, delle ammirazioni e gelosie che suscitava questa donna, 1455 I| di rose bianche e candidi gelsomini, vide giacere dormente una 1456 II| nuovi elementi di vita.~ ~La genealogia degli Ardenberg non era 1457 II| loro si ripetevano ad ogni generazione; quelle stesse attitudini, 1458 VIII| Altinori, si presentò con generose proposte e l'offerta della 1459 VI| potuto accettare l'invito generoso dell'artista, nè incontrare 1460 VII| artisti e i poeti sono i veri genii della terra; hanno bisogno 1461 XXI| essere annoverato fra i gentiluomini più illuminati del suo tempo; 1462 III| castello non voleva ospitare un gesuita.~ ~Ma un avvenimento impreveduto 1463 IX| guardò severamente.~ ~– Ah! gettare quella veste? Un conte di 1464 XXI| ragione, Gualberto, meglio era gettarveli entrambi allora... Il lago 1465 XVIII| è vero che tu, che ieri gettasti rabbiosamente l'abito che 1466 IX| strappate ad una ad una e gettate ai quattro venti; era un 1467 VIII| pazze d'amore per lei, le gettava le braccia al collo con 1468 XVI| li ho dati oggi e tu li getti via! – esclamò mestamente.~ ~– 1469 X| gridi acuti che sembravano ghigni pieni di derisione per lui 1470 VI| alla cintura portava una ghirlanda di alghe bagnate e verdi 1471 XXII| che il mondo chiama così, giacciono per sempre sepolte in fondo 1472 XVIII| chiederò mai. La mia strada giace lontana dalla loro. –~ ~ 1473 I| candidi gelsomini, vide giacere dormente una dama bellissima, 1474 XIV| mestamente, – le nostre vie giaciono discoste l'una dall'altra. 1475 IV| giuocando con esse nel giardino; ma l'immagine di Guido 1476 VIII| agli occhi una legione di giganti o di mostri che volessero 1477 XVI| piedi; si chinò, si mise in ginocchio e baciò la fibbia d'acciaio 1478 VII| sua natura aristocratica gioì dopo quell'atto; gli sembrò 1479 IV| modo di vendicarsi, e ne gioisse. Il conte tacque per un 1480 XXI| gli andassero a prendere i giornali, come soleva fare le altre 1481 III| di Ardenberg.~ ~Era una giornata calda di estate. Dietro 1482 I| nell'inverno camminare le giornate intere nei boschi, raccogliendo 1483 VII| giorno nel quale una generosa giovanetta compiva l'atto infausto 1484 VI| stessi la sentissero.~ ~– Giovannino, il cameriere di chi scrisse, – 1485 XXII| partite di caccia o delle gite con lei nei dintorni del 1486 VIII| nel suo modo originale di giudicare le cose e le persone. Non 1487 XV| amare gli uomini, eppure giudicarli con sì fredda imparzialità 1488 XXI| Gualberto.~ ~– Vorresti giudicarmi? – domandò finalmente il 1489 XVI| fosse in presenza di un giudice, era un'ingenuità ardita, 1490 XXI| delle cose, azzardai dei giudizi – continuò a dire l'altro, – 1491 Pre| dettate.~ ~Emma.~ ~Milano, 14 giugno 1877.~ ~ 1492 I| potesse soccorrere; ma non giungendo a vedere alcuno, con la 1493 XVIII| Gualberto desiderava di giungervi non visto. La via che egli 1494 X| guardò finchè gli parve giungesse nel letto di un torrente 1495 XII| Ma le ultime lettere giunsero tardi e non venni... in 1496 XVI| per ricevere alcune visite giunte in quel momento.~ ~Jeronima 1497 V| seduto sopra un guanciale giuocava con un gattino; egli era 1498 XVIII| ancora come pronunciasse un giuramento.~ ~– E tu resti... così... 1499 XI| non ho mentito. Potrei giurare sull'altare che ho detto 1500 XII| perderemo mai più.~ ~– Te lo giuro! – rispose Gualberto con 1501 XXI| riflettendo, non mi parvero giusti.~ ~– Non importa, non se 1502 XVI| Le prese le mani e gliele baciò; le colse dei fiori 1503 XVI| baciò; le colse dei fiori e glieli posò in mezzo a' suoi folti 1504 XVIII| bella e i miei capelli non gocciolano più, le mie alghe sono secche, 1505 XIV| sembrava un'altra. Dei grossi goccioloni gli cadevano dagli occhi, 1506 XXIII| splendeva di luce e sembrava godesse della propria bellezza, 1507 IX| capo fra le mani, mise i gomiti sulla tavola e guardò fisso 1508 XIV| vederla bene, aveva gli occhi gonfi e la luce quasi improvvisa 1509 X| confuse di una folla che gradatamente si allontana. A poco a poco 1510 VII| si promettevano onori e gradi, assai maggiori di quelli 1511 VIII| sgabello, – poi, scesi i gradini che mettevano al vano dell' 1512 XXIV| della villa, egli provò una gradita e desiderata sorpresa.~ ~ 1513 VII| imaginazione nella sua maggior grandezza, l'idea cristiana nella 1514 VII| andava diventando sempre più grandiosa e selvaggia, un'impressione 1515 III| splendide visioni nè d'immagini grandiose.~ ~Ma lo scultore sdegnò 1516 VII| reali, le abbiette e le grandissime, sono tutte materiale necessario 1517 VI| servi a me, ed io te ne sarò grata. – E detto questo sparì, 1518 IX| parlato senza pensare alla gravità delle cose provate da lei; 1519 IX| potuto isolarsi altrove dalla gravosa presenza del povero scemo, 1520 IX| e camminavano leggiere e graziose tra la folla. Avevano tuttora 1521 VIII| attrattiva dei suoi modi graziosi e nobili, l'eleganza delle 1522 IX| agonia di quegli Dei della Grecia che avevano popolato di 1523 VII| profilo regolare, vero profilo greco simile a quello della contessa 1524 II| vendetta; mentre fra le grette, fredde, misurate riflessioni 1525 VII| disdegnava quanto v'ha di gretto, di rozzo o di volgare; 1526 I| allorchè sorgeva qualche grosso temporale, il lago mutava 1527 XVIII| cassa di legno, intagliato grossolanamente, un tavolino, due seggiole 1528 VIII| sottili posò le sue labbra grossolane, la fanciulla ritrasse vivamente 1529 XIV| magre e lunghe, deformi e grottesche, e i rami mossi furiosamente 1530 X| modesta capanna accanto a un gruppo di abeti, e dietro sorgevano 1531 X| la terra, e premette le guance sulla dura pietra come fosse 1532 VII| palpebre sembravano toccare le guancie pallide; la fronte aveva 1533 XI| sorrise con amarezza.~ ~– Guardalo, è lì – e le additò Gualberto 1534 X| abiti del povero pastore, guardandoli muto, atterrito. Che cos' 1535 VII| pianterreno, con le finestre che guardano il lago.~ ~Era sera, e una 1536 XI| ruppe, e umilmente, senza guardarla, quasi si vergognasse dinanzi 1537 IX| fossimo dinanzi ad una vasta guardaroba da teatro, togliere da essa 1538 XIV| stessa tavola, discorrere, guardarsi, essere vicini, chiamarsi 1539 X| e che le pietre, i fiori guardassero muti e attoniti quel pazzo 1540 VIII| particolari, così come l'aveva guardata.~ ~La piccola mano di Jeronima 1541 VIII| proprio come un fanciullo guarderebbe un dono di Ceppo. Non poteva 1542 XIII| veste comune.~ ~– Perchè mi guardi così, Gualberto? – disse 1543 Pre| influenza, a stento possiamo guarire dell'atomicità morale che 1544 XIII| egoistica gioia che essendo guarito Ermanno, Jeronima sarebbe 1545 XVIII| ginocchia, senza che ne vadano guaste e mute le corde. Sono bella 1546 VII| vagando a piedi, soli, senza guida, perdevano con indifferenza 1547 IX| nascoste della natura, si lasci guidare dalle incessanti aspirazioni 1548 II| mescolarsi alla folla per guidarla e emergere da essa; il conte 1549 VIII| vivere fra gli uomini, a guidarli, ad operare per essi, deve 1550 XXV| aspirazioni.~ ~Jeronima, guidata da una mente eletta, fatta 1551 VII| come voleva.~ ~Gualberto, guidato da saggi e dotti istitutori, 1552 IX| benefico della realtà che lo guidava attraverso il labirinto 1553 III| entrare ed uscire dal proprio guscio morale, s'attagliava perfettamente 1554 XI| vita comune di tutti, a gustarne gli affetti e i dolori.~ ~– 1555 VII| quando alimentavano i suoi gusti aristocratici e i suoi sdegni 1556 IX| con tanta squisitezza di gusto, sì perfetto in tutte le 1557 IX| questo mondo, e che neghi Iddio. Essi non intendono nulla 1558 VII| la poesia, di tutto quell'idealismo, dei quali fuori di lì andavano 1559 IX| diventare d'ora in ora più idealmente bella a' suoi occhi? Che 1560 II| erede, il conte di Ardenberg ideò nel suo cervello tutto un 1561 IX| avviare uomini acciecati o idioti sulla strada del progresso, 1562 VIII| brutalità primitiva.~ ~Il suo idiotismo e la sua ignoranza, unendosi 1563 XI| soave e venerata, quell'idolo della sua infanzia era stata 1564 X| suoi educatori; si sentiva ignaro d'ogni cosa come un fanciullo, 1565 XX| meno esteso della parola, ignoranti e incolti. Suo figlio, che 1566 VII| della realtà venivano da ignoranze puerili.~ ~Gualberto passeggiava 1567 X| meglio sconoscere l'errore e ignorare la verità che credere il 1568 IX| fossero agitate da mani ignote o che celassero fra le loro 1569 | II 1570 | III 1571 XIII| talvolta ilare, ma di quella ilarità ironica che era il solo 1572 XIV| più ardente di una fede illimitata, dal gelo del dubbio, erano 1573 IX| perdute; era un credito illimitato nel mondo ideale....~ ~– 1574 XIV| di gioia mi scuote, e m'illumina come un lampo ogni cosa. 1575 XXI| annoverato fra i gentiluomini più illuminati del suo tempo; e nulla davvero 1576 XV| goccie di acqua, mentre le illusioni ora perdute, la fede irremissibilmente 1577 IX| modesta e vera, non falsa e illusoria come la mia.~ ~– Falsa? – 1578 VII| non perchè portava un nome illustre o perchè era un signore 1579 VIII| invece l'attendessero ospiti illustri ed esigenti. Per essa erano 1580 IX| interpretare in un modo astratto ed imaginoso quelli della vita reale, 1581 VIII| discorso fosse tale da rendere imbarazzante pel giovane prete la presenza 1582 IX| ella si sente umiliato, imbarazzato dalla superstizione che 1583 XVII| mentre la febbre cresceva e imbizzarriva nel suo debole cervello. 1584 Pre| loro racconti. Io non posso imitarli presentando il fac-simile 1585 XII| quella riputazione, finora immacolata, contro chi minacciava di 1586 VI| se avesse potuto soltanto immaginare, vedendo Gualberto per la 1587 X| susurrasse all'orecchio il numero immemorabile d'anni che aveva impiegato 1588 III| abeti dietro ad esso, erano immersi in un'ombra oscura, e gli 1589 X| roccie che lo guardavano immobili, sembravano rimproverarlo 1590 XII| la mia vita di immagini immortali e laddove gli altri credono 1591 III| mani speranze di gloria e d'immortalità. E dopo aver sognato ad 1592 VII| malvolentieri, egli si era impadronito dell'avvenire di quel fanciullo 1593 XXIV| gettò un grido, si alzò impallidendo, poi gli stese la mano. 1594 XXI| Gualberto sorrise. Il conte impallidì.~ ~– Oseresti contraddirmi? – 1595 XVIII| quelle parole si guardarono e impallidirono.~ ~– Va da tua madre, – 1596 XIV| Sarà una triste verità imparata a caro prezzo. – Parlava 1597 XIV| Jeronima era certamente così. Imparava a conoscere quei sacrifizi 1598 II| mai un forte elemento che imparentandosi a quella famiglia le infondesse 1599 III| strette, ma tranquillo e impassibile. Allorchè i loro sguardi 1600 III| l'avvenire, e gli audaci, impazienti, appassionati desideri del 1601 II| ore lo rodevano tutte le impazienze febbrili dell'infanzia e 1602 Pre| religione non buona, non impedirebbero più al Gualberto d'oggi 1603 XIV| poltrona, lo vegliava; era impensierita da quelle insolite parole 1604 XIII| abbaiare dei cani e la voce imperiosa del conte che imponeva loro 1605 XV| guardava, maravigliato e impermalito, l'insolita vivacità, il 1606 XII| Campaldi a quell'atto con gioia impetuosa lo strinse fra le braccia.~ ~– 1607 XI| boscaglia e che ne uscì impetuosamente correndo verso Gualberto.~ ~– 1608 X| immemorabile d'anni che aveva impiegato una cellula per diventare 1609 V| mai. La guardò un momento impietosito, e non potè frenare un sentimento 1610 XXII| cavalli se ne stavano ad impigrire nelle scuderie, i cani non 1611 XX| scusa veruna nel giudizio implacabile, severo, del giovane offeso.~ ~ 1612 XXI| riputazione di mia madre m'impone la necessità di tener segreta 1613 XIV| egli stava per dire e gl'imponesse di tacere.~ ~– Se questo 1614 XIV| conoscere quei sacrifizi che s'impongono gli eletti di questo mondo, 1615 XI| volontà, una dolorosa e importante rivelazione, balzò in piedi 1616 V| ma di ciò non gli sarebbe importato; in quel giorno infausto 1617 II| punizione. I tempi più civili imposero al marito della contessa 1618 XXI| dalla quale non s'esce che impotenti ed umiliati, mostrargli 1619 XV| desiderio del passato e l'impotenza di gustare il presente in 1620 XI| come volesse formulare un'imprecazione; ma si trattenne, ebbe pietà 1621 I| Quella lugubre istoria si era impressa durevolmente nell'imaginazione 1622 IX| quei piccoli caratteri neri impressi sulla carta, feroci ed inesorabili 1623 III| gesuita.~ ~Ma un avvenimento impreveduto venne a turbare la pace 1624 XIII| Campaldi, che aveva dato con l'imprevidenza dell'entusiasmo, per pochi 1625 I| Il suo respiro regolare imprimeva un movimento leggero alle 1626 II| che sempre le fa essere improduttive.~ ~Allorchè ebbe dalla contessa 1627 VIII| comprendere qual fosse l'imprudente cagione per la quale si 1628 VI| cominciava a temere qualche grave imprudenza del Campaldi o qualche inganno 1629 IX| metterti al pari di quegl'impudichi dello spirito, gente moralmente 1630 III| di tutto quel turbine di impulsi grandi, indefiniti, senza 1631 X| ancora nascosto fra le cose imputridite, ma che sorge per questo 1632 XVIII| appassiti fra le pagine degli in-folio. Sbaglierò. Io non amo, 1633 XVIII| opprimeva la mente, mi rendeva inabile al lavoro, mesto, inoperoso. 1634 VI| patrimonio, il suo amore inalterato e la sua eterna devozione.~ ~ 1635 VII| quei capelli d'oro che essa inanellava ogni mattina con tanta cura 1636 VIII| nella mia casa per morirvi d'inanizione. Sei mia figlia, – continuò 1637 III| verso di lui era sempre inappuntabile e diventava talvolta perfino 1638 VII| insolitamente vicino alle cose alte, inarrivabili. Le magnificenze di Roma 1639 VI| diventata col tempo una credenza inattaccabile, circondava la triste realtà 1640 VIII| ora se un lampo fugace e inatteso brillava nell'ombra, era 1641 X| quella luce di sole che lo incantava, quella fragranza montana 1642 XXV| guardando la vasta marina, incantevole in quella notte.~ ~Egli 1643 XXI| Gualberto, – meglio è, essendo incapace di domare la propria ira, 1644 IX| caratteri mediocri sono incapaci di sostenere. Alcuni atti 1645 XIV| fiaccole o di un lontano incendio. I tronchi degli abeti staccavansi 1646 XIV| bella persona mollemente inclinata sul parapetto di marmo, 1647 VII| più forti e più vigorose inclinazioni; tendenze cavalleresche, 1648 XIX| istante le parole confuse, incoerenti, che pronunciava sua madre 1649 XX| della parola, ignoranti e incolti. Suo figlio, che era purtroppo 1650 XII| opera mia. L'esilio per me incomincia laddove finisce per gli 1651 XI| La donna non sapeva come incominciare; rammentava la promessa 1652 VII| ancora quale era allorchè s'incominciò questa storia. Anche il 1653 I| poteva risparmiarsi l'incomodo d'apparire. –~ ~Se quei 1654 XVIII| che non un'individualità incompiuta, che ha cominciato a vivere 1655 VIII| fatto era un'abbiezione incomprensibile. Egli intendeva benissimo 1656 XVIII| quella mostruosa, strana, inconcepibile supposizione del Campaldi.~ ~– 1657 VIII| sino alla temerità o all'inconsapevolezza del pericolo, mentre aveva 1658 X| vivere, che nasce e muore inconscia di sè; avrebbe voluto essere 1659 VIII| e darlo in preda tanto inconsideratamente al dubbio ed alle più crudeli 1660 XX| casa.~ ~La povera madre era inconsolabile. A lei quel figliuolo povero 1661 XV| dileguava dinanzi a nuovi inconsueti impeti di gioia, che il 1662 VIII| vergogna di quel movimento inconsulto.~ ~– Nulla... nulla; – balbettò. – 1663 IX| un che di verginale e d'incontaminato.~ ~– E chi chiede alla folla 1664 IX| riprenderà per sè? Secondo, se le incontra in un'ora di sconforto o 1665 XIX| Attraversò rapidamente, senza incontrarvi alcuno, le due prime sale 1666 XXIV| eloquenza, e Jeronima lo incoraggiava con un sorriso affettuoso. 1667 II| irriverenti e più celebri increduli; e dopo essersene fatto 1668 VIII| periodo del suo maggiore incremento. Conviene conoscere l'errore 1669 III| e là da qualche lucente increspatura.~ ~L'artista guardò maravigliato 1670 VIII| finora sconosciuto nell'indagare quello spirito ritroso; 1671 XIV| rivelavano le sue parole, e senza indagarne il motivo si sentì umiliato. 1672 X| adesso, nemico dell'errore, indagatore della verità? – Gualberto 1673 Pre| sostituirà intero l'ardire delle indagini; quando si sente che la 1674 XXII| Gualberto accompagnava la madre, indebolita dagli affanni e dispiaceri 1675 VI| poverissima ero rimasta indecisa e sulle prime dissi di no. 1676 XVI| timore vago, un'inquietudine indefinibile, come se ad Ermanno sovrastasse 1677 III| di sensazioni ardenti, indefinite; e il turbine la travolse.~ ~ 1678 III| turbine di impulsi grandi, indefiniti, senza darne una briciola, 1679 IX| sentimento sconosciuto, indefinito, che gl'invadeva il cuore, 1680 III| una vendetta che non fosse indegna di lui.~ ~Aveva giurato 1681 II| mai turbata da parentele indegne di essa; certi tipi rassomiglianti 1682 XVII| brutta come la mia; sono indegni i miei occhi, le mie mani, 1683 XVI| lo sguardo più vivace, indicassero che il male, che aveva già 1684 IX| libri che gli erano stati indicati dal padre; talvolta era 1685 VIII| fermo dinanzi allo scaffale indicatogli da suo padre, guardava tutti 1686 XIV| che lo dominava, la gioia indicibile che gli faceva battere il 1687 VIII| un segreto a quell'animo indipendente, sdegnoso di manifestarsi. 1688 II| come lo era lui, essere indipendenti e ricchi, per poterle manifestare 1689 XIII| che Gualberto faceva così indirettamente un allusione al passato. 1690 XV| improvvisamente la mèta, indirizzarli sulla sua via.~ ~E in tutti 1691 IV| toglierlo dalla via in cui l'indirizzerò e che egli dovrà seguire 1692 XVIII| rivederti, lascerò il mio indirizzo a Vanina, e andrò ad attenderti 1693 XI| aria più tranquilla egli le indirizzò di nuovo la parola e disse. – 1694 XIV| disse coll'insistenza indiscreta di un fanciullo, – e ora 1695 XVIII| spingendo perfino dei rami indiscreti contro la finestra.~ ~Un 1696 III| scusò dicendo che ella era indisposta. Fu gaio, parlò con tutti, 1697 XIV| questo momento un legame indissolubile si stringe per sempre intorno 1698 IX| come quella dei singoli individui; come sapere in quale momento 1699 XXII| svogliatezza può essere indizio di malattia, – disse Jeronima 1700 X| Gualberto appoggiava il capo indolenzito e ardente alla roccia calda, 1701 XXII| di passione giovanile, indomabile, ardente; ora facendole 1702 I| il primo raggio di sole indorava le bianche vette dei monti, 1703 X| aveva pur anco finito d'indossare, e allora si alzò lentamente. 1704 IX| sembrava che la veste che indossava lo serrasse come se fosse 1705 Pre| arditamente ogni giorno, e non s'indosserà come la veste da lavoro 1706 XI| un triste presentimento, indovinando dal contegno della Vanina 1707 XIV| Gualberto!... – mormorò, quasi indovinasse ciò che egli stava per dire 1708 XIV| mai!~ ~– E se un giorno lo indovinassi, lo sapessi? – chiese ancora 1709 IX| dovuto parlare di ciò che io indovinavo, e aspettai... mi figuravo 1710 XVIII| studiamo la lettera stampata, indoviniamo pure con astuzia molti segreti, – 1711 XIV| Quante cose intendo ed indovino ora, che prima non sapevo! 1712 I| questo già stato annunziato indubbiamente da una misteriosa apparizione 1713 XX| figlio, che era purtroppo indubitatamente nel numero di questi, non 1714 II| nobile, mite, alteramente indulgente; ma il conte era sicuro 1715 Pre| dei suoi organi, della sua indulgenza potente e infallibile, nella 1716 XIX| ardì rispondere, ma volle indurla invano ad allontanarsi di 1717 XIII| contessa aveva cercato allora d'indurre sommessamente il figliuolo 1718 XV| tempi lo avevano dissetato, inebbriandolo di speranze sempre nuove.~ ~ 1719 X| fragranza montana che lo inebbriava, la vista di quelle cime, 1720 IX| rimanderà, noi parassiti inerti, alle nostre case o al posto 1721 IX| sarei dunque condannato all'inerzia? – ribattè vivamente Gualberto.~ ~– 1722 XIII| ha per esso una pazienza inesauribile. Avrebbe bisogno di distrarsi – 1723 IX| impressi sulla carta, feroci ed inesorabili nella loro immobilità. Essi 1724 III| grande felicità era finita inesorabilmente.~ ~Il conte fu tranquillo; 1725 Pre| sua indulgenza potente e infallibile, nella quale ci siamo già 1726 XXI| mente umana, col pensiero infastidito da un bacio di donna, da 1727 XIV| non bastano, sono aride, infeconde, ci vuole una mano amica, 1728 IV| esso; ma la sua non era un'infelicità senza rimedio; il pensiero 1729 VIII| riguardava questi esseri inferiori, come si sentisse egli più 1730 VIII| aveva coscienza della sua inferiorità, sapeva che pesava sopra 1731 XVI| qui, – rispose essa con infinita dolcezza; – e non ci starò 1732 VII| non ha speranze grandi e infinite come l'aveva nel cuore e 1733 VIII| immortale del lungo martirio inflittole da un idiota, rivelavano 1734 XVIII| niente, può essere un timore infondato, – rispose la donna per 1735 II| imparentandosi a quella famiglia le infondesse nuovo vigore. Così gli Ardenberg, 1736 V| Assunse nascostamente delle informazioni. Egli stesso, il conte di 1737 V| schiacciato in alto, con gli occhi infossati e la mascella inferiore 1738 III| del castello e le acque infrangersi con un rumore cupo e violento 1739 XIV| gli alberi, il lago che s'infrangeva contro il castello, il cupo 1740 Pre| vita umana si possa riporre infruttuosa, come un oggetto di lusso; 1741 VII| aveva finalmente, dopo molti infruttuosi tentativi, trovata una sposa 1742 XVII| cresceva e l'aria parevagli infuocata.~ ~– Sarà con gli altri 1743 X| ripararsene; quei raggi infuocati sembravangli carezze; quel 1744 VIII| conosceva altra gioia all'infuori di quella dello spaziare 1745 XIV| tua, e il temporale che infuria accanto a noi. Che importa 1746 XIV| sempre, e il lago sbatteva, infuriato, le onde contro quelle vecchie 1747 XVIII| così dicendo sparì, mentre infuriava il temporale e che il fulmine 1748 XVIII| Gualberto, – il temporale infuriò orribilmente in questo bosco, 1749 IX| pensiero; ma che per questo si inganna? E se ella adatterà i suoi 1750 XIII| tutto il nostro affetto. M'ingannai. La terra è più bella di 1751 VII| s'erano dunque al tutto ingannati coloro che fidavano nella 1752 XIII| Gualberto s'era però ingannato nelle sue previsioni.~ ~ 1753 XIV| deserti da una fata morgana ingannatrice: ho scelto un modesto sentiero 1754 IX| intenda e la accetti, che ingannerà? E se ella si sente umiliato, 1755 VIII| Hai ragione, – rispose ingenuamente Gualberto. – È un desiderio 1756 XVII| guardava come fossero reliquie; inginocchiarsi e pensare a lei, con un 1757 XXI| di Jeronima, che sembrava inginocchiata accanto a lui, tanto era 1758 XVII| andò nella sua camera, s'inginocchiò accanto al letto e volle 1759 XXI| tu come si sentano simili ingiurie? L'hanno saputo ben altri 1760 III| lagrime e amarezze. Essa fu ingiusta, come sono sempre coloro 1761 XXI| intelligente, per punire ingiustamente il figlio di una donna che 1762 XXI| adesso, anzichè trovarle ingiuste, le credo buone, e vorrei 1763 XXII| le sembrava commettere un'ingiustizia lasciandolo solo per quei 1764 XX| quel dolore, le sue crudeli ingiustizie verso Gualberto.~ ~Ma il 1765 II| Ottone di Ardenberg fu più ingiusto del marito di Valfreda. 1766 IX| pedanti, gli ambiziosi, gl'ingrati d'allora, sorgevano leggiadre 1767 VIII| aveva movenze di una grazia inimitabile e una nobiltà nel contegno 1768 XVII| senso di quelle parole, inintelligibile; sopra quelle pagine non 1769 XII| desolata per compiere l'atto iniquo che doveva farlo prete?~ ~– 1770 II| uscio della sua biblioteca, iniziandolo ai segreti preziosi degli 1771 V| avvenire, che aveva voluto iniziare a tutti i progressi dell' 1772 X| Gualberto, e lo ripetè più volte innalzandosi via via che volava, in forma 1773 VII| per amare l'altro: si era innalzato per opera delle bellezze 1774 III| ancora a lei il pensiero innamorato, affidava a persona sicura 1775 XVIII| stata tanto bella, pareva un inno di grazia al Signore; poi 1776 XIV| soffrire un altro buono e innocente.~ ~Non rispose, non si mosse; 1777 VII| del viaggio, allorchè s'innoltrò nelle gole degli alti monti, 1778 II| difficilmente in sè lo spirito innovatore di quelle più giovani, ammenochè 1779 II| sè la loro energica forza innovatrice e produttiva, forza che 1780 IX| il tempo passava e che s'inoltrava la notte, le tende si muovevano 1781 X| per tempo dal castello e s'inoltrò nella valle. Era un giorno 1782 XXII| servi, i fucili giacevano inoperosi accanto agli attrezzi da 1783 VIII| era stata condannata all'inoperosità, dacchè aveva rinunciato 1784 XVIII| inabile al lavoro, mesto, inoperoso. Ma ero solo allora, le 1785 VIII| parole talvolta confuse o inopportune, ma sempre buone, e cercava 1786 XXII| uscire di casa.~ ~Jeronima s'inquietò di questa debolezza e lo 1787 XVI| narrano delle istorie e gl'insegnano a farsi voler bene. –~ ~ 1788 XV| imparzialità da poter loro insegnare, a poco a poco il vero, 1789 VIII| fosse un'altra da quella insegnata dalla Chiesa; qui è tracciata 1790 XVIII| intende ciò che le viene insegnato; l'altra, quella che legge 1791 XIV| niente fuorchè il desiderio insensato che lo dominava, la gioia 1792 VII| fede ardente aveva subìto insensibilmente un mutamento; s'era fatta 1793 X| scritta dall'autore più insigne sarebbegli parsa puerile 1794 XXII| malattia, – disse Jeronima insistendo.~ ~– No, – replicò il conte 1795 XXI| deciso, ed ormai è tardi per insistere.~ ~– Gualberto, – rispose 1796 XVIII| non le intendo, perciò non insisto, nè voglio perorare una 1797 VII| imagini grandi, un sentirsi insolitamente vicino alle cose alte, inarrivabili. 1798 XXI| un estraneo, tanto erano insoliti in quell'uomo l'umiltà del 1799 X| aveva passata una notte insonne; era stanco e avvilito per 1800 XI| letticiuolo durante le notti insonni, ma ora... – e Gualberto 1801 XII| altri. La dimora fissa mi è insopportabile. Lo spazio, il movimento 1802 X| Alzò il capo e guardò all'insù, là d'onde l'aveva lanciato 1803 X| quella forma apparisse a insultare lo splendore lieto di quel 1804 V| quel contatto gli sembrò un insulto, una vergogna, un fatto 1805 III| fra di loro una barriera insuperabile, e la difendevano dagli 1806 XVIII| vecchia cassa di legno, intagliato grossolanamente, un tavolino, 1807 IX| aspirazioni dei più vigorosi intelletti o vada a tastoni fra i sentimenti 1808 III| aveva però progredito assai intellettualmente ed aveva acquistato opinioni 1809 VII| s'associava più a certe intemperanze dell'immaginazione; non 1810 IX| rassomigliante, perchè il volgo la intenda e la accetti, che ingannerà? 1811 IX| la sua fede? Credi tu che intendano le lotte dello spirito, 1812 VIII| acque del lago avessero intendimento per accogliere le espressioni 1813 IX| che neghi Iddio. Essi non intendono nulla di ciò che è grande 1814 XV| nuora a restare; ma essa, intenerita dallo sguardo supplichevole 1815 III| vivere in un modo compiuto e intenso. Ogni ora l'artista scopriva 1816 VIII| testimone. Ma, nonostante la sua intenzione di discrezione, non le sfuggì 1817 XXI| vostro raziocinio per anni interi, voi uomo colto e intelligente, 1818 XXI| guardato con insistenza dal suo interlocutore, sentiva vicina una crisi 1819 VII| che credevano essere gl'intermediari fra le miserie della terra 1820 VII| una certa distanza da sè. Intermediaria fra lui e la natura v'era 1821 XIV| distante che percorre gli spazi interminabili del mondo ideale, popolati 1822 X| dormisse o avesse dei sogni intermittenti. – Nel Medio Evo saresti 1823 III| bellezze della natura, quelle interne, ideali, della sua fantasia.~ ~ 1824 XVIII| che ora chinandosi verso l'interno della camera, ora sporgendo 1825 Pre| al dubbio si sostituirà intero l'ardire delle indagini; 1826 VII| bella e più degna d'essere interprete della natura che mai vi 1827 XIX| Ma dov'è? – aggiunse interrompendosi.~ ~– È qui, nel salotto 1828 V| conte, quasi avesse fretta d'interrompere quel discorso e di sottrarsi 1829 IV| perdesse la ragione. Cercò d'interromperlo, ma dalla sua gola riarsa, 1830 VIII| che era degna di essere intesa e soccorsa da lui.~ ~Egli 1831 III| spiacevoli contrasti della vita intima. Il padre dello scemo non 1832 Pre| avviene nelle regioni più intime ed elevate del pensiero?~ ~ 1833 IX| intelligenza, i suoi più intimi pensieri sembravano trasparire 1834 IX| questa scena a soccorrere o intimidire i popoli della terra, quale 1835 IX| vi riscaldava lo spirito intirizzito, come lo accarezzava festosamente! 1836 IX| certe volte le sembrava intollerabile. Abituata a leggere e studiare, 1837 XX| curato di lui. Il conte era intollerante verso tutti coloro che erano 1838 XXII| commozione – ricambio con intraducibile gratitudine questa cara 1839 Pre| tanto triviale che non s'intrecci ai pensieri o sentimenti 1840 XXI| Ermanno. Quest'istoria s'intrecciava con ogni avvenimento della 1841 X| trascinavano pei cocenti e intricati sentieri delle cose terrene. 1842 VI| conte era assente, il modo d'introdurre l'artista nell'appartamento 1843 XII| vivace. Le sue ciglia s'inumidirono, e un'intuizione potente, 1844 Pre| la volgarità ignorante e invadente non si vincerà mai se tutto 1845 III| conobbe la giovinetta che invaghitasi perdutamente di lui, fuggì 1846 IX| pensiero immortale che m'aveva invaso lo spirito ed ora lo ha 1847 IX| degli uni e le esagerazioni invecchiate degl'altri! – Jeronima tacque 1848 IV| trascinare la povera donna a inveire contro il conte, a correre 1849 I| credenze superstiziose, invenzioni di streghe e di poeti e 1850 X| raffigurava le imagini più inverosimili, quasi uscisse dal lungo 1851 III| complimenti, degli sguardi d'invidia, delle ammirazioni e gelosie 1852 VIII| alcune cose timori infantili, invincibili. Non ci fu verso, per esempio, 1853 III| provasse per la sua partenza, e invitandolo a rimanere; Guido non sapeva 1854 III| una volta, trattandosi d'invitare un loro parente che era 1855 III| ma una lieta schiera d'invitati veniva con essi a rallegrare 1856 XII| ti visitava nella culla invocando per te nell'avvenire le 1857 XIV| bella, che il suo pensiero involontariamente la popolava d'immagini nuove, 1858 VI| lettera, che avea tenuta involta in una candida pezzola, 1859 XVIII| verdi borraccine ancora inzuppate d'acqua, e sentiva con piacere 1860 XV| della sua infanzia, e l'ipocrisia con cui lo avea trattato 1861 Pre| vuole, ma inscientemente ipocrita che lo tratteneva dal mescolarsi 1862 IV| occhi v'era qualcosa di irato e di nascosto, quasi avesse 1863 XXI| cercava di domare le sue ire.~ ~– Non è scorso molto 1864 II| dinanzi alle più audaci ironie e alle derisioni più ardite 1865 XII| e un'intuizione potente, irrefutabile gli gridava nel cuore che 1866 XIV| respiro di Ermanno le parve irregolare; ma egli non si moveva, 1867 XV| illusioni ora perdute, la fede irremissibilmente spenta, in altri tempi lo 1868 X| regnasse un ordine severo, irremovibile e che le pietre, i fiori 1869 XXI| vuoto, quella stanchezza irreparabile che lascia la certezza d' 1870 VIII| occasioni il suo contegno era irreprensibile, perchè col silenzio e coll' 1871 IX| pagina di storia, severa, irrepugnabile, oppure un giudicato della 1872 XIV| insolite parole e dalla sua irrequietezza. Temeva che fosse di nuovo 1873 IX| le loro pieghe demonietti irrequieti; nessun passo, nessuna voce 1874 XXII| quello sguardo egli lesse un'irrevocabile promessa per l'avvenire.~ ~ 1875 XXI| conte, si sentiva offeso, irritato, pronto a dare sfogo a tutta 1876 II| perspicaci sorrisi dei più irriverenti e più celebri increduli; 1877 X| circondavano altre balze nude ed irte di roccie scheggiate; il 1878 VII| sembrava messo a caso o per ischerzo su quell'aitante persona, 1879 IX| luogo ove poteva riposare isolandosi. Ivi, senza essere molestata, 1880 IX| andarvi, se avesse potuto isolarsi altrove dalla gravosa presenza 1881 X| metteva a delle capanne isolate di pastori. La sua stanchezza 1882 VIII| nell'ombra, era un raggio isolato di amore per lei.~ ~Gualberto 1883 X| dal suo nascondiglio per ispiegare le negre ali alla chiara 1884 XVIII| provai, non servivano che ad ispirarmi qualche lavoro, come modelli 1885 IX| e soavi figure di donne ispirate dai più nobili ed alti sentimenti 1886 IX| nuova, forte, ignota, che gl'ispirò compassione, simpatia, riverenza 1887 VI| questa piccola fronte non isplendano un giorno tutte le glorie 1888 VIII| aveva raccolte le idee in istato di embrione per tentare 1889 VII| violenza, con energia, forse istigato dalla contessa che aveva 1890 X| badava più a niente, ma istintivamente si avviava dalla parte più 1891 II| idee, contratte già per istinto e abitudini entro un campo 1892 VII| guidato da saggi e dotti istitutori, era entrato in quella elevata 1893 XV| combattere cauto e insistente l'istituzione cui apparteneva; doveva 1894 XXV| lotte quotidiane. Le grandi istituzioni hanno bisogno di martiri 1895 VI| assestava tutti i suoi affari in Italia; le offriva la sua casa, 1896 III| sul confine fra il Tirolo italiano e quello tedesco, e specialmente 1897 | IV 1898 | IX 1899 IX| lo guidava attraverso il labirinto degli affetti terreni?~ ~ 1900 X| rivestì della sua vecchia e lacera veste, quasi inconsapevole 1901 XIV| spirito suo sembrava dovesse lacerarsi, dividersi, farsi in due 1902 XIX| vide anch'esso quel pezzo lacero di trina che svolazzava 1903 X| ad una le sue vesti; le lacerò, le sciupò; poi ne fece 1904 XXI| cogli occhi, e una grossa lacrima gli spuntò fra le ciglia.~ ~ 1905 XXI| il conte vivamente, – ti lagni di aver sofferto per lei?~ ~– 1906 VII| riflettendone le torri e le mura e lambendole con incessante mormorio. 1907 I| alghe e coi rosei piedini lambiti dalle onde e dal primo raggio 1908 I| castello che le sue acque lambivano giorno e notte con un mormorio, 1909 IV| sillaba; mandò quasi un lamento, ma il conte non vi fece 1910 X| all'insù, là d'onde l'aveva lanciato nel fondo della valle.~ ~ 1911 X| gesto violento, disperato, lanciò quei cenci nell'abisso.~ ~ 1912 X| un albero, un fiore, una landa ricoperta di erbe ti raffigurano 1913 III| intelligenza. Il suo viso largo e brutto non manifestava 1914 IX| aveva perduto, erano queste larve sbiadite e meschine; ma 1915 XIV| No, Jeronima, non ci lasceremo; non so spiegarti in qual 1916 III| partirete domani di qui, e lascerete la Germania e l'Europa; 1917 XVIII| non mi riesce rivederti, lascerò il mio indirizzo a Vanina, 1918 XVI| scendevo così!~ ~– Non levarli, lasciali, te ne prego, – replicò 1919 XVI| domandò essa.~ ~– Ti prego, lasciami solo, – rispose dolcemente 1920 XXII| commettere un'ingiustizia lasciandolo solo per quei mesi.~ ~Pianse 1921 X| con le mani e le braccia, lasciandosi scivolare lungo le pareti 1922 IX| che amano, donne che si lasciano amare; ma che cosa è tuttociò 1923 VIII| Essa era troppo altera per lasciar indovinare ad altri quale 1924 XV| piacere. Ma perchè vuoi oggi lasciare tua madre prima del solito? – 1925 III| darne una briciola, senza lasciarsene carpire uno solo: fece uno 1926 XIV| aggiunse, quasi dovessero lasciarsi per un pezzo. Ti ho dato 1927 XV| uomini al punto ove li avea lasciati, e senza rivelare improvvisamente 1928 XVIII| un'opera futura, poi mi lasciavano il cuore deserto come la 1929 X| formaggi o a mescere del latte.~ ~Cavò del denaro di tasca 1930 IX| dell'umanità ideale che lavora, pensa, soffre.~ ~Gli parve, 1931 VIII| Dopo il pranzo se ne stava lavorando presso la contessa Beatrice, 1932 XVIII| luce e di forme; come per lavorare nel mio studio, così per 1933 I| barchetta che trovavasi legata ad una fune presso la spiaggia; 1934 VII| compiva l'atto infausto che legava la sua esistenza a quella 1935 X| affetti e i doveri che lo legavano alla società. In questo 1936 VIII| come te. È tempo che egli legga quei libri che la prudenza 1937 II| richiuse sorridendo: – Lo leggeremo insieme, – disse fra sè, 1938 XXI| frutto del caso o della leggerezza. Vi avrei compensato delle 1939 I| regolare imprimeva un movimento leggero alle onde cristalline che 1940 V| un documento vivente da leggersi, da analizzarsi; l'avrebbe 1941 X| dirgli:~ ~– Tu ignori le leggi dell'armonia, vuoi vivere 1942 III| abbastanza ardite, e sorridere leggiadramente delle vecchie credenze.~ ~ 1943 VII| prospettava il lago, fiorivano leggiadrissimi fiori e piante arrampicanti 1944 IX| dagli altari e camminavano leggiere e graziose tra la folla. 1945 VIII| avesse davanti agli occhi una legione di giganti o di mostri che 1946 V| gli abeti raccogliendo le legna.~ ~Aveva essa udito o veduto?~ ~ 1947 XVII| che aveva nelle mani e la legò stretta stretta intorno 1948 I| un corpo ravvolto in un lenzuolo macchiato di sangue. Nella 1949 XXII| e in quello sguardo egli lesse un'irrevocabile promessa 1950 III| fama, noto anche nel mondo letterario per alcuni suoi bellissimi 1951 XVIII| contro la finestra.~ ~Un letticciuolo basso, una vecchia cassa 1952 XI| narravi seduta accanto al mio letticiuolo durante le notti insonni, 1953 I| fabbricato poggiasse verso levante sulle nude rocce, mentre 1954 XVI| e scendevo così!~ ~– Non levarli, lasciali, te ne prego, – 1955 IX| presenza del povero scemo, e levarsi altrimenti, per qualche 1956 XVI| Ma Jeronima li aveva già levati.~ ~– Te li ho dati oggi 1957 V| apparire del conte egli si levò impaurito, poi lo fissò 1958 XVIII| conte di Ardenberg verrà a liberarmi e dormirà in pace al mio 1959 VIII| bisogno d'isolamento, di liberarsi, per qualche ora almeno, 1960 X| che lo aiutassero e lo liberassero; e si dibatteva contro quella 1961 XVIII| cui debbo parte della mia liberazione;» e così dicendo sparì, 1962 XXI| fioriti ove spaziano le menti libere e grandi; avete con crudele 1963 Pre| esistenza, che a stento ci liberiamo dalla sua influenza, a stento 1964 XVIII| aggiunse Gualberto, sorridendo lietamente.~ ~– Temo – disse dopo un 1965 VII| Il giovanetto visse colà lietissimi anni. I suoi educatori, 1966 II| adulazione del pittore di quei lievi indizi d'intelligenza.~ ~ 1967 III| quale doveva, entro certi limiti, obbedienza e rispetto, 1968 I| trecce bionde, e l'acqua limpidissima passando sul suo capo le 1969 V| spiava con avidità ogni suo lineamento, ogni gesto; guardò i piedi, 1970 XVIII| studiare le lettere, studia le linee, che si trasmette le proprie 1971 III| uomo che le parlasse il linguaggio dell'affetto, che le susurrasse 1972 II| le messe, i vespri e le litanie che aveva dovuto sopportare 1973 XVIII| piccolo Virgilio, alcune litografie, giacevano sparse in disordine, 1974 VII| spirito, elevarsi sopra il livello comune; gli sembrava di 1975 VIII| divenir bianche e quasi livide mentre proferiva con dignità 1976 VII| scritto più volte al conte, lodando il carattere facile e pieghevole, 1977 II| e avrebbe sorriso delle lodi tributate alla propria benignità.~ ~ 1978 Pre| prete Gualberto, il quale ha lottato e sofferto come quello della 1979 VIII| animo ribellato di Jeronima, lottava tra due sentimenti diversi; 1980 I| più tempestose vedevansi luccicare fra le ombre folte del bosco 1981 VII| aveva sulle labbra e il luccichìo insolito dei suoi occhi 1982 XXI| aggrada: potrai anche, – e qui luccicò nello sguardo del conte 1983 XVIII| Gualberto, e scosse le vesti luciccanti per le gocciole d'acqua, 1984 XVIII| vento li troncava; poi vidi luciccare le fiaccole nel bosco e 1985 XVII| acceso in viso e i suoi occhi luciccavano; ora egli aveva sicuramente 1986 XIV| Jeronima vide uno strano lucicchìo come di fiaccole o di un 1987 XI| chiarezza improvvisa; ritrovò lucidissima la memoria di certe scene 1988 XVI| allorchè si accendono i lumi dinanzi a loro, si svegliano, 1989 IX| primo soffio di vento; il lumicino spento tornava a brillare 1990 XVIII| brillanti; e fu come una pioggia luminosa in tutta la camera, e mi 1991 XI| fossero quadri staccati, punti luminosi nelle tenebre. Si rammentò 1992 XX| addolorato di quel fatto luttuoso; ne fu commosso, turbato, 1993 XII| contro chi minacciava di macchiarla, ma a poco a poco il suo 1994 I| ravvolto in un lenzuolo macchiato di sangue. Nella stessa 1995 IX| Crede che sia più utile una macchina a vapore o qualsiasi nuovo 1996 IV| vittima di melodramma o ad una Maddalena pentita. Adesso vi dirò 1997 II| travisati dalla prudenza dei maestri, dinanzi alle più audaci 1998 X| avvenire.~ ~Un bel mattino di maggio egli uscì per tempo dal 1999 III| il suo occhio incontrava magici colori, contrasti maravigliosi. 2000 VII| raffronti colla sontuosa magnificenza di Roma ch'egli tanto amava. 2001 VII| cose alte, inarrivabili. Le magnificenze di Roma gli erano sempre