Marianna Florenzi Waddington
Saggio sulla filosofia dello spirito
Lettura del testo

PARTE PRIMA.

DISCORSO PRIMO. DELL ARTE.

II.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

II.

L'ideale dell'arte va connesso sempre con una forma corrispondente, senza la quale esso non potrebbe passare nell'attuazione. La diversa relazione che corre tra l'idea e la forma genera le principali e generalissime determinazioni dell'arte. Queste si possono ridurre a tre, che esprimono appunto i tre momenti pei quali l'idea va raggiungendo la sua perfetta forma.

La prima forma di arte è la simbolica, che è l'idea come incominciamento, e rappresenta lo sforzo che ella fa per trovarsi una forma adeguata, benchè in questo primo tentativo non vi possa riuscire. Qui ha luogo una incorrispondenza tra l'idea e la forma, una distanza tale, che non fa trasparire l'idea attraverso alla forma, ma invece fa sì che la forma faccia pensare all'idea. Questa forma si dice simbolica.

La seconda esprime la perfetta corrispondenza dell'idea e della forma, e perciò la prima vera realizzazione dell'ideale. Questa seconda forma è la classica.

La terza infine è quella il cui contenuto è l'identità della natura umana e della divina; è lo spirito non più come individuale ma come assoluto. Questa ultima forma si dice romantica.

In queste tre forme dell'arte l'ideale, o lo spirito, sebbene sia nel fondo sempre lo stesso, nondimeno non si manifesta sempre nello stesso grado di sviluppo. Nel simbolo l'idea è fuori dell'oggetto naturale che si presceglie per significarla. Onde il simbolo non si può propriamente chiamare una manifestazione, ma un semplice tentativo di essa. Tra il leone, per esempio, e la forza che egli simboleggia ci corre tutta la distanza che passa tra un oggetto naturale ed un'idea. Il leone ha un contenuto assai più vario, che non sia la sola forza; e la forza esiste in esso come qualità sensibile, non come idea. Da qui nasce l'oscurità del simbolo e la sproporzione tra esso e l'idea significata.

Tutta l'arte orientale è simbolica, perchè nell'Oriente lo spirito è ancora imprigionato nella natura, e benchè cerchi di fare assumere agli oggetti naturali un'ideale significazione e di piegarli a rappresentare il suo proprio contenuto, nonostante gli oggetti naturali vi pongono sempre ostacolo stante la loro finitezza. Sicchè da una parte si ha l'idea infinita, dall'altra l'oggetto naturale finito, e da ciò deriva l'imperfezione e la incorrispondenza del simbolo.

tale incorrispondenza è stata potuta vincere neppure dall'intuizione ebraica, alla quale Iddio si presenta non come astratta nozione, ma come persona infinita. Imperocchè il Dio degli Ebrei è anch'esso infinitamente lontano tanto dalla natura quanto dall'umano subbietto. Questa infinita distanza che separa il divino dal naturale e dall'umano in tutto il mondo orientale, costituisce l'essenza del simbolo, e la caratteristica del sublime onde è improntata tutta l'arte orientale.

Kant aveva ben conosciuto che l'essenza del sublime consiste in un contrasto, ma avendo limitato questo contrasto tra la nostra facoltà immaginativa e la ragione, ne aveva fatto un contrasto subbiettivo e formale. Invece bisogna allargarlo e farlo scorgere nel contenuto medesimo dell'arte, nell'opposizione del finito e dell'infinito posta nel seno medesimo dell'idea. E valga il vero: per qual causa il sublime si ravvisa nell'arte primitiva e simbolica, e perchè va scemando nello sviluppo successivo delle altre forme artistiche? Stando alla dottrina di Kant, poichè le nostre facoltà rimangono sempre le stesse, non si potrebbe dare una spiegazione soddisfacente della diversità che contrassegna le epoche succedutesi nella storia dell'arte. Noi però sappiamo per quale causa il sublime si manifesta in tutto l'Oriente cominciando dalle prime incarnazioni di Brama, dalle piramidi egiziane fino al salmo inspirato di David.

Ma l'immensa distanza che divide l'infinito dal mondo si va abbreviando, e lo spirito cerca una forma più appropriata a manifestare la sua intrinseca natura. Egli si manifesta nell'organismo umano, che è il suo esterno proprio e perciò la sua vera forma. Il mito si fonda dunque sull'uomo, come unità dell'interno e dell'esterno, come perfetta armonia dell'idea e della forma; cosi l'arte classica succede alla simbolica, lo spirito non potuto essere accolto degnamente dalla natura va ad albergare nell'uomo. Il tipo della forza non è più il leone ma Ercole; ed in generale ogni idea prende la forma e la persona umana.

La Grecia è il paese dell'arte classica come l'Oriente era stato dell'arte simbolica. E per questa corrispondenza che ha trovato tra l'interno e l'esterno, essa gode di una certa serenità, e di un gaio contentamento che traspare in tutte le sue produzioni artistiche. Il divino e l'umano formano un solo tutto; i poeti sono ancora sacerdoti; Iddio si moltiplica come si moltiplicano gli uomini. Il Politeismo perciò non è una condizione accidentale dell'arte classica, ma una conseguenza necessaria del suo contenuto. La perfetta armonia del divino e dell'umano porta seco la moltiplicità degli Dii nell'istessa guisa che si trova negli uomini. Il Dio degli Ebrei può essere un solo, perchè egli non ha nulla di comune colla natura umana ed anzi le sta di contro nella sua terribile ed inaccessibile maestà.

Quest'armonia del divino e dell'umano cosi meravigliosamente rappresentata dal mondo greco volge anch'essa al suo termine. Lo spirito finisce collo scontentarsi della sua medesima corporeità, e col cercare di profondarsi in stesso, nel suo interno, e di cercar qui l'ultima forma adeguata al suo infinito ideale. Questa forma è il sentimento, espressione della propria e individuale coscienza, di cui lo spirito riveste la sua idea. Il sentimento è anch'esso l'uomo, ma l'uomo interiore non l'esteriorità o corporeità umana, come era la forma classica. Per mezzo del sentimento l'arte fa rientrare l'idea in stessa, dispogliandola di tutte le forme esteriori di cui a mano a mano l'aveva rivestita. La forma romantica è perciò l'ultimo confine che possa toccare l'arte, perchè annullando questa ultima forma, non rimarrebbe più che la pura idea, e perciò non si avrebbe più l'arte ma la scienza.

Il tipo perfetto dell'arte romantica è l'uomo-Dio, nel quale l'infinito ideale non è più in perfetta armonia colla forma, come era nell'arte classica, ma la vince e la compenetra, onde non si può dire che in questo tipo si trovi la distanza tra il finito e l'infinito come nell'arte simbolica, e neppure la loro intima fusione come nell'arte classica, ma è una fusione tale, dove l'infinito comprende in il finito, lo spirito vince la carne; il Dio solleva l'uomo sino alla sua idealità. La forma romantica perciò è come la sintesi delle due forme precedenti; è la disarmonia simbolica ed insieme la fusione classica. L'arte romantica dunque va a ragione chiamata arte cristiana, perchè il suo ideale si riassume nel Dio fatto uomo.


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2011. Content in this page is licensed under a Creative Commons License