Marco Monnier
La camorra: notizie storiche raccolte e documentate
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APPENDICE

I. – Salvatore De Crescenzo.

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I. – Salvatore De Crescenzo.

Il re della banda, il Lacenaire de' camorristi. – Esordisce nel febbraio 1849 con tre delitti in una volta, porto d'armi proibite, resistenza alla forza pubblica, ferite gravi arrecate ad un tal Bornei, caporale di marina.

Imprigionato per questi fatti, continua in prigione il suo mestiere; ferisce un detenuto, ne uccide un altro (Luigi Salvatori, 14 luglio 1849), perchè questo disgraziato non vuole assoggettarsi alle prepotenze di lui. Malgrado questi delitti, non è condannato che a cinque anni di prigione.

Libero nel 1855, ricomincia ad esercitar la camorra in città. È ripreso, e la polizia, che custodendolo nel Castel Capuano ne ha timore, lo interna nelle provincie, e lo racchiude nella prigione centrale del Principato di Molise.

Ma la polizia rinunziando a infierir contro la camorra, De Crescenzo ritorna a Napoli, ove attende libertà al deposito della prefettura. Anzi che calmarsi, si permette atti oltraggiosi sulla persona di un tal De Mala, ed è condannato a sei mesi di prigione ancora.

È liberato sotto Don Liborio (vedi il cap. VII di questo libro) e diviene capo squadra della Guardia Cittadina. Si conduce con tal violenza nella nuova carriera, che la Guardia Cittadina è disarmata e soppressa ad un tratto, in una notte, da Silvio Spaventa.

Allora la camorra, come dissi, scacciata dalla polizia, torna al suo antico mestiere. De Crescenzo più pericoloso di tutti i suoi confratelli è racchiuso a Castel Capuano, poi relegato nell'isola di Ponza.

È che comincia la lotta accanita fra esso ed Antonio Lubrano (vedi il cap. III). È nota la fine di questa tragica scena: condannato a morte per l'influenza di De Crescenzo, Lubrano è assassinato al suo ingresso nella prigione di Castel Capuano.

È questo l'ultimo delitto del grand'uomo, fino ad oggi almeno. È stato inviato nelle prigioni delle Murate di Firenze. Ultima notizia; è borbonico.


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