Marco Monnier
La camorra: notizie storiche raccolte e documentate
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APPENDICE

IX. – Pasquale Scarpati.

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IX. – Pasquale Scarpati.

Qui pure chiedo licenza di citar testualmente il Rapporto della Questura.

«Era il satellite più baldanzoso della camorra nelle contrade di Portici, Resina, San Sebastiano e le altre circostanti. Guai a chi, rifiutandosi di soddisfare alle sue estorsioni, avesse da lui ricevuto il viso delle armi – il pugnale dell'assassino era già affilato a suo danno. Ed aveva quest'uomo a compagno delle sue scellerate avventure il contronotato Carmine Minieri ed un germano a nome Ferdinando, che gareggiava di ferocia con lui, quel medesimo che, avvilite le Guardie Nazionali del comune di San Sebastiano col terrore del suo nome, riusciva a farsi eleggere a capitano; e poi, indettato coi briganti, depredava l'abitazione dello infelice Miceli, e messosi alla testa di un'altra comitiva di malviventi, sequestrava sulla montagna di Somma un ricco negoziante di cuoi, a nome Cuocolo, estorquendogli per riscatto della sua persona la ingente somma di 12 mila ducati. Ora che questo insigne capitano è latitante, ed il fratello Pasquale in arresto, respirano in pace gli onesti abitanti di quei luoghi; ma molti ne emigrerebbero in lontane contrade il giorno in cui alcuno di quei due tornar potesse a desolare la sua terra natale.

»Oltrecciò si rivolga uno sguardo ai registri delle prigioni sul conto di Pasquale Scarpati, 12 e se non bastano le concordi attestazioni dei suoi conterranei tuttora trepidanti del suo possibile ritorno, da quelli soli si avrà un'idea di ciò che possa ordire di malvagio l'animo di quest'uomo. Imperocchè nel 4 gennaio 1849 egli era imputato di ferite con sfregio in persona di tale Antonio Abruzzese, e dichiaravasene la competenza correzionale. A' 12 luglio 1850, per aver inveito con eguali violenze, ed impugnando un'arma insidiosa a danno di Maria Savarese, veniva sottoposto ad un secondo giudizio. Liberato dalle prigioni per essersi anche in quel fatto dichiarato dalla Gran Corte la competenza correzionale, tre mesi dopo, il 27 novembre dello stesso anno 1850, era imputato di mancato omicidio e condannato a due anni di carcere.

»Espiata questa pena, e per nulla corretto delle sue triste passioni, anzi più baldo della trepidanza dei suoi conterranei a stare a petto con lui, si diè a man franca a scorrere la campagna devastando le proprietà, aggredendo i viandanti, svaligiando le vetture e facendo per più tempo su' suoi passi affaticare gli agenti della forza pubblica fino al principio del 1857. Allora per vari furti qualificati da lui consumati con pubblica violenza a danno di Vincenzo Russo ed altri, gli si infligge la condanna di 19 anni di ferri: ma mentre è avviato, insieme ad altri due ribaldi, al bagno di Brindisi, ha il coraggio per istrada di spezzare le sue manette, di aggredire e disarmare i gendarmi che lo scortavano, e ricomparire al flagello di quelle infelici contrade.

»Non pertanto questo spietato camorrista, alla cui malvagità, non ha la nostra lingua un epiteto adeguato, quest'uomo, di cui ogni giorno di libertà era segnalato da un delitto, avendo dei protettori dalle assise ricamate fin nelle aule di Corte, trovò clemente ai suoi falli l'animo de' Borboni, i quali, gettando in oblio i rubamenti e gli eccidi e le sue immani ribellioni contro gli stessi agenti della pubblica potestà, gli commutarono la pena di ferri in una villeggiatura nell'isola d'Ischia.

»Sopraggiunta l'estate del 1860, che dovea dunque accadere di quest'uomo quando venne a risuonargli alle orecchie la squilla della patria redenzione? La rallentata vigilanza dell'isola ed il fervore generale di politici affetti era il momento più propizio alle sue depredazioni e, fuggendo senza ostacolo, ritorna a percorrere armata mano le campagne della sua patria associato ad una comitiva di malfattori; sicchè, come fuggitivo del luogo di pena ed imputato di associazione in banda armata, egli era intestato alla dipendenza del potere giudiziario, quel giorno in cui fu dato agli agenti della forza pubblica di assicurarlo di bel nuovo in arresto





12 Il lettore non ha forse dimenticato una lettera patetica di questa bestia feroce, citata in una nota del Cap. II di questo libro.



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