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È un vero tipo di camorrista, non de' peggiori, ma de' più strani. Passo sopra alla vita anteatta prima e dopo alla rivoluzione, ai suoi furti alla Darsena, ov'era apparentemente impiegato, perchè non vi passava che un'ora o due nel mattino (e i suoi superiori non lo denunziavano, perchè lo sapean circondato di picciotti di sgarro, che forse avrebber loro fatto qualche brutto scherzo) – alla sua espulsione da questo stabilimento per un furto impudente, che avea tentato di commettervi, alle sue industrie diverse, ne' luoghi peggiori della città. Ma voglio accennare però ad un nuovo genere di camorra, alle estorsioni cioè che esercitò nelle manifatture dei tabacchi, d'accordo con certi padroni a servizio degli operai. A questi sciagurati avea imposto un tributo di un carlino o due per settimana, sotto pena di diminuzione del numero delle foglie che loro si distribuivano per manifatturarle. Nel tempo istesso rubava il tabacco all'amministrazione, e lo faceva manipolare in casa clandestinamente. Fu sorpreso il 5 agosto 1861, mentre stava praticando una buca nel muro per avere ingresso nella manifattura reale e rubare i sigari. Chiese agli agenti che lo arrestavano la libertà, offrendo loro un onesto compensodi 200 ducati.