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Nessuno ignora che ogni religione è una Sintesi. Quando una Sintesi religiosa fu svolta nell'orbita teologica e nella metafisica, scende dalle mistiche altezze nel mondo obbiettivo, e lo involve, lo compenetra, lo informa e lo unifica. Laonde essa diventa l'ideale a cui aspira la poesia, su cui si modellano le arti, si modificano i costumi, gli ordinamenti politici si contemperano; in una parola, il pensiero e l'azione d'un momento storico si sviluppano e si qualificano. E quando così concretata esaurì ogni maniera d'applicazioni, e in essa è spento ogni principio di vitalità, cessa l'armonia spirituale e reale sua mercè stabilita, e subentra l'universale disgregamento. Non solo le arti dalla poesia, la poesia dalla scienza, la scienza dagli istituti politici si separano, ma in ciascuna di queste categorie dell'attività umana l'individuo si discerne dall'individuo. Rotto il legame della comunione ciascuno, per quell'ingenito sentimento religioso che anima e muove tutti gli artefici del progresso, quei medesimi che la voce pubblica designa col nome di scettici, istintivamente procaccia a respingere quella Sintesi nei dominii della Storia presagendone altra che la surroghi nell'ufficio sociale. Tale sentimento governava Sesto Empirico, Pomponazzi e Voltaire comunque demolitori, del pari che il discepolo di Gamaliel, Sant'Agostino e Lutero che furono edificatori. I primi sono necessari a rendere possibili i secondi; gli uni distruggono una verità relativa diventata errore, affinchè gli altri costruggano una verità successiva. Sesto Empirico abbatte la Sintesi Greca, e prelude all'opera di San Paolo e di Sant'Agostino. Pomponazzi e altri annichilano la dottrina del Vaticano e Lutero si affaccia alla Storia. Voltaire smantella tutto il vecchio e il nuovo monumento e apparecchia lo spazio a una nuova Sintesi a cui tende evidentemente l'età nostra.
Ora nel secolo xvi la Sintesi Cattolica aveva adempiuto al proprio ministerio; e ne sia prova il prevalere dell'io sul noi che si avverte nella Società, il lavoro parziale di ciascheduno senza rapporti con altrui: l'unità scompare, e con essa quel mirabile sodalizio degli animi, degl'intelletti e delle opere che additasi in Italia nei secoli antecedenti. Nel mentre la società passa dall'uno all'altro stato, non potendo risolversi senza dolore di rinunciare a quella Sintesi che pure, per il lungo costume, pei rapporti innumerabili, ed anche per ossequio tradizionale, le è cara, studia di puntellarla traendo aiuti d'altronde, saggiando di trafonderle nuovi spinti; ma non pertanto la Sintesi non si ravviva e dà luogo ad un Sincretismo il quale non è che una superfetazione. Alla caduta della Sintesi pagana si ha il Sincretismo della Scuola Alessandrina; alla caduta della Sintesi Cattolica, il Sincretismo dell'Accademia Platonica di Firenze istituita da Cosimo de' Medici. Artefici e difensori del Sincretismo sono quegli uomini che, nei momenti di transizione, sentendo insufficiente il passato non osano avventurarsi nell'avvenire. Marsilio Ficino membro principale di quell'Accademia provasi d'innestare nella Sintesi Cattolica idee tolte a Zoroastro, a Platone, a Plotino, a Gemisto Pletone, e con siffatto Sincretismo di conciliare la filosofia e la religione (Sincretismo ritentato da Schelling nel secolo xix) e riesce all'Emanatismo che cancella la personalità del Dio cristiano: «L'uomo e l'universo emanano da Dio, padre consustanziale di tutte le idee, per mezzo delle quali ei comprende se stesso, e il tutto è in lui compreso; e ritorna in Dio e in lui si perde»5.
Giordano Bruno continuatore del Ficino compie risolutamente l'atto di separazione dalla Sintesi Cattolica.
Giordano Bruno difendendo e sviluppando il sistema di Copernico, dimostra infinita la mole dell'universo; invano cercarsene il centro o la circonferenza; il mondo nostro essere conforme nella materia agli altri mondi, ugualmente abitati d'uomini e d'animali; e il moto della terra intorno al Sole essere verità che ha svelato molti secreti della Natura6: non esservi ottava sfera o cielo delle stelle fisse, nè quei corpi essere equidistanti dal mezzo, tutti muoversi senza eccezione: e il moto procedere necessariamente da un principio interno, come da propria natura ed anima; ogni moto naturale accostarsi al circolare; la terra ed altri simili corpi muoversi con più differenze di moto7, la terra e la luna avvicendarsi la luce, la terra non essere esattamente, sferica, il Sole e i Pianeti avere il proprio centro, e le Comete essere pianeti8.
Tale uguaglianza della terra e del cielo gli servì di fondamento al suo sistema filosofico. In sua mente l'Universo e Dio sono uno. — Aristotele, ei scrive, mai non si stanca di dividere con la ragione ciò che è indiviso secondo la natura e la verità. Bruno all'incontro mira all'identificazione del subbietto e dell'obbietto, del metodo logico e del suo oggetto, e contenuto; mira a creare una dialettica che determini l'unità nei contrarii, e i contrarii nell'unità; o in altri termini, tenta una teorica dell'assoluto nella quale si conciliino il finito e l'infinito, il reale e l'ideale.
Dio in sentenza di lui, è primo principio e prima causa. Principio e causa in Dio sono la medesima cosa con diverso modo di manifestazione. Invece principio e causa nella Natura ester ore significano diverse cose con diversi modi di manifestazione.
Altro è principio; altro è causa. Principio è ciò che intrinsecamente concorre alla costituzione della cosa e rimane nell'effetto. Causa è quella che concorre alla produzione delle cose esteriormente, e rimane indipendente e separata dall'effetto.
Come principio e come causa Dio è l'anima del mondo, e quindi l'intelletto universale che è prima e principale facoltà dell'anima del mondo. Questo intelletto è artefice del mondo perchè forma la materia e la figura dal di dentro ed opera continuamente tutto intero in ogni parte.
Dio è Causa efficiente, e perciò estrinseca e intrinseca: estrinseca perchè separata dalla sostanza ed essenza degli effetti, intrinseca in quanto all'atto della sua operazione.
Dio è Causa formale: la causa formale è la ragione ideale ossia la forma della cosa da prodursi; Dio, o l'intelletto universale, che ha la facoltà di produrre tutte le specie e svilupparle dalla potenza della materia all'atto, dee averne precogitate idealmente le forme.
Dio è Causa finale: la causa finale è la perfezione dell'universo, la quale consiste nello sviluppo interminabile di tutte le forme.
Dio, o l'anima dell'universo, in quanto che anima ed informa è parte intrinseca e formale di quello, ossia principio. In quanto che lo indirizza e lo governa, non è parte, non vi ha ragione di principio ma di causa. Se l'anima del mondo informa il tutto, ne viene che non evvi parte anche menoma che non sia animata. L'anima del mondo è dapertutto come la voce è tutta in tutta una stanza. E se lo spirito, l'anima, la vita trovasi in tutte le cose, costituisce il vero atto, la vera forma di tutte le cose; onde l'anima del mondo è il principio formale costitutivo di tutte le cose; e questo principio formale non può annullarsi, essendo la sostanza formale indistruttibile al pari della sostanza materiale: non mutano che le forme esteriori, perchè non sono cose, nè sostanze, ma accidenti e circostanze delle cose.
Dunque non v'è morte nè pei corpi nè per le anime, essendo la materia e la forma principii costantissimi. Per esempio quel che era seme si fa erba, e poi spica, e pane, e chilo, e sangue, e sperma, ed embrione, e uomo, e cadavere, e terra, e pietra e altra cosa e così perviene a tutte le forme naturali; bisogna dunque che siavi una cosa che da sè non è veruna di quelle, e questa cosa è la materia e la forma sostanziale. In natura dunque vi sono due generi di sostanze; uno che è forma, l'altro che è materia; o in altre parole la natura ha d'uopo, d'una materia per le sue operazioni; per fare qualche cosa vuolsi di che farla.
La materia può considerarsi in due modi — come potenza o possibilità, e come soggetto.
Come potenza, distinguesi in attiva e passiva. La passiva considerata assolutamente è identica all'attiva. Ora nell'universo che è tutto quel che può essere, nè sarebbe tutto se non potesse essere tutto, la potenza e l'atto sono la medesima cosa. Quel che è tutto ciò che può essere è uno.
Come soggetto, una è la materia di cose corporee ed incorporee. Siccome nella Natura nulla si fa per salto ma tutto è collegato insieme, e vi ha un'analogia che unisce le cose tutte fra di loro, così affinchè la materia venga distinta in corporea ed incorporea, e necessario che esista una cosa indistinta dalla quale procede la distinzione; e questa cosa indistinta costituisce il primo genere della categoria. Inoltre evvi nella materia ogni numero, diversità, bellezza, ornamento, e dall'altra parte nella forma sono comprese tutte le qualità. E le forme non sono ricevute dalla materia estrinsecamente, ma essa tutte le contiene e da essa per virtù dell'agente universale (efficiente) si estrinsecano.
Dal sin qui detto s'inferisce che principio e causa, materia e forma, anima e corpo, atto e potenza sono uno, e come l'anima umana indivisibile e una, è non di meno presente in ogni parte del corpo da essa animato, così l'essere dell'universo è uno ed ugualmente presente in ogni individuo, parte e membro dell'universo; di modo che l'insieme, e ogni parte, sotto il punto di vista della sostanza non fanno che uno. Quest'essere discende verso di noi come noi ci eleviamo a lui; esso sviluppando la propria unità genera la varietà e l'infinità degli esseri: producendo le specie e i generi, non affetta nessun numero, misura, relazione; rimane uno e indivisibile in tutte le cose. L'universo è uno perchè è tutto; dunque è infinito, e quindi immobile, perchè l'infinito moto corrisponde all'immobilità. Se è immobile non ha uopo di motore. I mondi infiniti in esso contenuti muovonsi per principio interno che è la propria anima; e però è vano cercarne il motore estrinseco. — Dio adunque empie tutte le cose, compenetra tutte le parti dell'universo ed è tutto quanto in tutto il mondo come in ciascuna sua parte.
I sensi sono incapaci di rivelarci l'essere e la sostanza; non ce ne fanno conoscere che l'apparenza e il finito, la parte e non il tutto. L'infinito, il necessario che è il vero scopo della scienza non può essere concepito che dalla ragione9.
Dalle discipline filosofiche di Bruno, nelle quali si è svincolato da ogni rivelazione sovrannaturale10 procede come da sorgente la filosofia moderna che le ha sviluppate, ampliate e sottoposte ad un metodo rigoroso.
Da Bruno procede Cartesio. È di Bruno quella verità di Metodo11 che G. Reynaud attribuisce a Cartesio12 e dichiara irrefragabile: «Noi non conosciamo in se medesima la sostanza o l'essere che è in sè e per sè. Che dico? Noi non conosciamo alcun essere propriamente parlando. In noi non si trovano che idee, e un'idea non rappresenta mai altra cosa che l'attributo d'un essere». Procede Spinoza: —tutto ciò che è non è che modificazione divina.
Ma in Bruno il subbietto non è affogato come in Spinoza nella sostanza universale: Spinoza paragona la condizione dell'Io nel tutto ad una bottiglia natante nell'Oceano. Nell'opinione di Bruno la sostanza universale o l'Uno, comprende, come notammo, il massimo e il minimo. Questo minimo (che non è se non il microcosmo o la monade di Leibnitz) costituisce l'io intelligente che sale a perfezionarsi nella crescente cognizione dell'Assoluto. O altrimenti; nella infinita trasformazione della sostanza divina, l'intelletto universale indirizzando la natura a produrre le sue specie, l'intelletto dell'uomo tende alla produzione di specie razionali salendo nella scala degli esseri dagli inferiori ai superiori per vivere una vita più beata e più divina. 13 Il Panteismo di Bruno all'opposito del Panteismo obbiettivo di Anassimene, di Diogene, d'Apollonia, ecc., rende infinito il finito: invece di impietrare il subbietto nel tutto lo vivifica e lo fa attivo.
Procede Hobbes: — Non vi ha che un essere indeterminato o subbietto generale, e i fenomeni di cotesto essere o modificazioni del subbietto.
Procede Malebranche: — Noi pensiamo in Dio, e l'estensione intelligibile è in Dio in cui sono tutte le idee, il quale identifica in sè il corpo e lo spirito.
Procede Schelling: — Nell'Assoluto evvi l'identità assoluta del subbietto e dell'obbietto della ragione divina e dell'umana.
Procede Fichte: — Tutto ciò che esiste ha sua sede nell'io e nelle sue modificazioni. Fichte invertì il Panteismo di Bruno. Bruno divinizza l'universo: Fichte l'individuo.
Procede Hegel: — L'ontologia e la logica sono uno e ne emerge l'identità dell'idea e della realtà; il principio assoluto consiste nel pensiero puro, nell'assoluto concetto. Il sistema di lui segna il più eccelso grado sin qui toccato dalla scienza filosofica.
Bruno inoltre circa due secoli prima di Lessing, di Condorcet e di Herder significò per forza d'intuito la legge del progresso indefinito la cui determinazione forma la gloria principale del secolo xix, là dove dice che scopo della causa efficiente è la perfezione dell'universo, la quale consiste nello sviluppo successivo e interminabile di tutte le forme.
Pertanto Egli il grande precursore dell'età nostra caduto in potestà di Roma fu consegnato agli esecutori della giustizia cattolica, affinchè fosse clementissimamente e senza effusione di sangue punito14. E in vero non vi fu spargimento di sangue perchè venne arso vivo in Campofiore presso al teatro di Pompeo li 17 febbraio del 1600.
..... Si essemus in uno de astris illis primae magnitudinis astrum videretur, si in iis tamen quae minima scintillare videntur mole, non maior sol iste videretur, ulteriusque elogantes lateret omnino.
..... Non sunt vanae noctilucae, vacuaeque lampades et flammulae, sed ingentia mundorum corpora et quibus innumerabilia hoc nostro quem incolimus Telluris mundo longe maiora sunt: jam quid putabimus de magnitudine spatii quod totum implet intervallum? (De Monade, etc, pag. 365 Francfurti 1591).