Giuseppe Mazzini
Scritti: politica ed economia
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VOLUME SECONDO PENSIERO ED AZIONE.

SCRITTI SUL MEDESIMO PERIODO

LETTERA AD UN AMICO

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LETTERA AD UN AMICO333

 

Caro....

 

Prima di tutto, ringraziate quei che sono solleciti intorno alla mia salute. Miglioro lentamente.

Quanto alle questioni che importano, lo scrivere mi fatica, ma ecco sommariamente ciò ch'io ne penso.

Questione religiosa:

Nessuno può vincolarsi a tacerne senza rinnegare le proprie convinzioni. Nessuno può chiedere ad altri di tacerne senza intolleranza. È materia d'apostolato che può tacere davanti all'azione, non prima. Tutto sta nei modi, che possono correggersi. Non trattate col ridicolo o come superstizione le nostre credenze: tratteremo filosoficamente, deplorando, ma temperatamente, le vostre. Mostriamoci uniti nel resto: nessuno dirà che l'unione è impossibile.

Questione politica:

Vogliamo un movimento nazionale repubblicano... per conto dell'Europa e dell'Umanità. Non può esservi movimento sinceramente repubblicano se non inchiude l'emancipazione della classe operaja, la giusta partecipazione nei risultati della produzione tra i produttori, la sostituzione graduata dell'associazione al salariato. Su questo dobbiamo saperci o crederci d'accordo.

Ma il punto d'appoggio alla leva in un moto che nello sviluppo immediato deve pur essere nazionale, non può, non deve essere collocato all'estero.

Praticamente l'Internazionale è una parola, non altro; ed è la stessa che avevamo proferita noi dicendo una Repubblica universale. Come forza, l'Internazionale è nulla. Date le circostanze di Parigi altrove, avremo l'insurrezione; ma le circostanze di Parigi non furono create dall'Internazionale, lo saranno altrove. L'Internazionale non può darci un esercito, un tesoro. Ci invece i terrori e la inimicizia di tutta una classe media, tiepidamente buona in parte e che è ad ogni modo un elemento vitale in Italia. Perchè dunque scegliere quella bandiera? Perchè crearci nemici senza un'ombra d'utile? E perchè accettare una bandiera che copre errori e immoralità innegabili? Contentiamoci d'essere Partito repubblicano nazionale nel punto di mossa, europeo nel fine.

Questione Garibaldi:

Da dove parte il dualismo?

Io non ho mai assalito Garibaldi.

Non ho risposto ai suoi assalti.

Anche oggi sono pronto di stringere qualunque patto con lui.

Ma questo patto, questa concordia, non può aver luogo che con un programma. E questo programma non può essere che il repubblicano.

Garibaldi non lo ha mai apertamente dichiarato.

Garibaldi non ha bisogno, se non vuole, di stringere la mano a me o ad altri. Ma Garibaldi deve dire agli Italiani: «Tra venti giorni o vent'anni, voi non avrete salute che dalla Repubblica.» Allora il paese saprà che siamo uniti. Una occasione sorgerà. Prepariamoci a coglierla con un lavoro pratico unito. Quanto al ripartirci con lui l'azione, pochi giorni, sòrta la circostanza, basteranno.

Ottenete questo da lui. Lasciate di dirvi affigliati dell'Internazionale. Trattiamo con rispetto filosofico la questione religiosa. Il dissidio sparirà in breve tempo.

Scrivo faticosamente. Cercate intendermi e ridite ai vostri amici. Abbiatemi vostro

 

Giuseppe Mazzini.

 

Lugano, 10 gennaio 1872.

 

FINE.


 

 

 





333 La Roma del Popolo, N. 48.



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