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La Giovine Italia accoglie con gioja la vostra parola. Voi siete prodi, o Poloni. Dal giorno in cui l'infamia dei re congregati smembrò la vostra contrada, voi non avete cessato mai dal combattere apertamente o celatamente contro i vostri oppressori. Voi avete più volte, col martirio, protestato solennemente in faccia all'Europa, che nessuna forza potrebbe spegnere il pensiero d'indipendenza che vi fremeva nel petto, come nessuna usurpazione poteva cancellare i vostri diritti di popolo e di nazione. La vostra bandiera, proscritta sul vostro terreno, pellegrinò, sublime di memorie, per tutta Europa, ma combattendo e vincendo per l'altrui salute, mescendovi con altri prodi, il vostro pensiero era sempre alla Vistola, e il voto che ispirava Dombrowski scaldava i vostri cuori sulla terra straniera. Avete dato al mondo un esempio unico di costanza e di fermo volere. E quando nel 1830, sorgeste a salvar la Francia e l'Europa superaste gli esempî dei padri. Sorgeste quando tutte le forze dell'Impero erano in marcia verso le vostre frontiere. Sorgeste soli: combatteste soli. Onta all'Europa che rimase inerte! Oppressi dal numero, fors'anche dal tradimento, cadeste; ma l'aquila bianca, non brillò mai d'una luce sì bella come a quell'eroico cadere, e v'è tal nazione, alla quale sarebbe più gloria l'esser caduta, come voi cadeste, che non il trascinare una vita incerta e grave del gemito e della maledizione dei popoli.
Però la vostra parola ci suona nell'esilio come una promessa d'avvenire, e stringendo la mano che voi ci porgete, noi pure ci sentiamo più forti.
Ma il diritto d'onore, che il vostro coraggio v'ha dato da molti secoli, s'è convertito, dal 1830, in diritto di fratellanza. Ampliando la sfera dei vostri sentimenti, e fecondando il pensiero patrio col pensiero europeo, mente dell'epoca in cui viviamo, voi avete imposto un debito di riconoscenza e di lega a chi non avea che un debito d'ammirazione.
«Se anche, voi diceste all'Europa, in questa lotta della quale noi non ci dissimuliamo i pericoli, dovessimo combattere soli pel vantaggio di tutti, pieni di fiducia nella santità della nostra causa, nel nostro valore e nell'assistenza dell'Eterno, noi combatteremo fino all'ultimo sospiro per la libertà! E se la Provvidenza ha condannata questa terra a un servaggio perpetuo, se in quest'ultima lotta la libertà della Polonia è destinata a soccombere sotto le rovine delle sue città e i cadaveri de' suoi difensori, il nostro nemico non regnerà che sovra deserti, e ogni buon Polono trarrà seco morendo questo conforto, che se il cielo non gli concedeva di salvare la patria egli almeno con questa guerra mortale ha salvato per un momento, le libertà minacciate d'Europa.»
Furono parole solenni, grandi come la vostra sciagura: e l'Europa dei popoli le ha raccolte. Dal giorno in cui lo proferiste, fu segnato il patto d'alleanza perpetuo tra voi, e gli uomini della libertà in tutte contrade. Dal 20 dicembre 1830 ha data il titolo della Polonia alla grande Federazione Europea.
E però noi ora non facciamo che ratificare nell'esilio quel tacito patto: patto santificato dalla sventura: patto che durerà, perchè sgorga dalla natura della guerra che sosteniamo, e dalla missione che i destini dell'Europa e dell'incivilimento progressivo ci affidano. Sacerdoti d'una religione ch'oggi ancora è proscritta, ma il cui trionfo è sicuro, devoti dalla coscienza e dallo spirito del secolo a una bandiera che ha scritto da un lato libertà ed eguaglianza, dall'altro Umanità, dovevamo forse incontrarci tutti in un esilio comune, perchè da questo convegno di proscritti escissero i germi del gran convegno dei popoli; perchè serrati a cerchio come i cospiratori del Grütli giurassimo la alleanza degli oppressi contro l'alleanza degli oppressori. Da qui noi ci riporremo in viaggio, nella direzione che la natura commette a ciascuno, voi, coll'Alemagna unitaria, e coll'Ungheria ricostituita, all'emancipazione del Nord, all'incivilimento delle razze Slave; noi, colla Francia e colla Spagna all'emancipazione del Mezzogiorno. Ma in qualunque luogo noi ci troviamo, ricorderemo le amicizie strette nei giorni della sciagura: a qualunque zona del cielo europeo si rivolgano i nostri sguardi, noi diremo: là abbiamo fratelli: là il sole della libertà scalda anime di generosi!
Fratelli di Polonia! - i nostri padri hanno, voi lo accennate, combattuto sotto gli stessi segni. Illusi dalle stesse speranze, diedero insieme il loro sangue per cimento ad un trono che potea diventare il trono della civiltà, e non fu che quello d'un uomo.
Fratelli di Polonia! - qualche cosa ci dice che nelle lotte parziali inevitabili a toccare l'intento comune, noi combatteremo anche una volta insieme. Ma quelle battaglie non c'inganneranno nei risultati, perchè saranno combattute per noi e da noi, perchè saranno le battaglie non d'un uomo ma d'un principio.