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VOLUME PRIMO PENSIERO ED AZIONE. SCRITTI DI GIUSEPPE MAZZINI LIBERTÀ, EGUAGLIANZA, UMANITÀ. INDIPENDENZA, UNITÀ. |
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LIBERTÀ, EGUAGLIANZA, UMANITÀ.
Divisi in otto stati noi destinati da Dio ad abitare un paese unito conculcati in Napoli da un re villano e dispregevole, sottomessi in Piemonte ai voleri di un reprobo che ne tradì, in Modena a quelli di un mostro che nel secolo XIX arrivò la trista fama di Caligola e di Nerone; in Roma scherniti da un pontefice indegno di rappresentare un Dio di pace e di carità; in Toscana dalle arti narcotiche di un governo traditore; in Parma governati da una femmina che, potendo elevarsi sopra tutte le europee, alle più vili si mostrò inferiore; oppressi in Venezia ed in Lombardia dagli stranieri che ne sfidano colle bajonette e ne perseguitano colle spie, smungono i tesori del nostro suolo e fanno servire la nostra gioventù a puntello del nostro servaggio; disgraziati in tutta Europa; vilipesi, mantenuti divisi; pasciuti di glorie di teatro, di dispute di letterati, di controversie da fanciulli; ecco, Italiani, in quali condizioni ci troviamo. - Fummo grandi e temuti! che monta, se non fosse più acerba rampogna dell'esser caduti sì in basso? Se i nostri padri abbandonassero i loro riposi per venir a contemplare come difendiamo ed abitiamo la terra che essi resero la prima del mondo, con quai fronti ne sosterremmo noi gli aspetti? A lavare tanta infamia, a scuotere tanto giogo, a conquistare la libertà, i Calabresi generosi insorsero; insorsero per tutti, con levata in alto la bandiera di tutti: Redimere l'Italia o Morire! E noi balestrati da' comuni oppressori in straniere contrade, abbiamo compreso quel grido, abbiamo benedetta quella bandiera, ripetuto quel giuramento, e, pochi, ma vanguardia di molti lontani, dalla terra d'esiglio ci siamo quivi ridotti. Siciliani, Abruzzesi, Romagnoli, Toscani, Piemontesi, Lombardi, Genovesi, Italiani di tutte contrade, preferireste la vita fra le spie, le bajonette, gl'insulti de' vostri oppressori ai pericoli ed ai cimenti che seguendo il nobile esempio v'aspettano? Gli Austriaci, che oltraggiosi vi conculcano da sì lungo tempo, non vorreste alfine combattere e alla vostra volta perseguitare? Sono numerosi, agguerriti? E voi non siete ventiquattro milioni di fratelli, non i più animosi guerrieri dell'antichità, non i figli dei prodi che in Spagna, in Polonia, in Germania, in Russia, illustrarono di tanto splendore l'aquila di Napoleone? Bonaparte ha detto che un popolo di dieci milioni fermamente risoluto di esser libero, non può essere sottomesso, e la Spagna inferiore a voi della metà di popolazione lo provò resistendo e mandando al basso ben altro invasore che l'inetto Ferdinando non sarà. - Tutte le nazioni europee hanno raggiunto o marciano verso la conquista dei più sacrosanti diritti dell'Uomo; voi soli, Italiani, siete ancora sottoposti a pravissime leggi, vivete ineguali, senza diritto, oppressi da doveri d'ogni sorta; lavorate, e il frutto de' vostri sudori oltrepassa le Alpi o serve ai bagordi delle tante reggie stabilite nella vostra bella Penisola. - All'armi! o fratelli; correte come noi al conquisto della Libertà, dell'Unità, dell'Indipendenza, della prosperità della patria; correte a fare che l'eguaglianza dei diritti e dei doveri, delle pene e delle ricompense avvivi l'Italia. Non più re, o Italiani! Iddio ci ha creati tutti eguali; siamo tutti fatti ad imagine sua; nessun altro che lui abbia dunque il diritto di dirci suoi. - Che hanno fatto i re di noi? Ci hanno venduti, perseguitati, oppressi, hanno pieno il nostro paese di vergogna, e di obbrobrio. Costituiamoci in repubblica come i nostri padri, poichè ebbero scacciati i Tarquinî; gridiamoci liberi, e padroni di noi stessi e delle contrade in cui Dio ne ha collocati. Gli Austriaci ci combatteranno; il pontefice ci scomunicherà; i re d'Europa ci avverseranno. Non importa, o Italiani, gettiamo il fodero e contro l'Austriaco facciamo d'ogni uomo un soldato, d'ogni donna una suora di carità, d'ogni casale una rocca; al papa protestiamo di conoscere Iddio meglio di lui attraverso i suoi sordidi interessi di dominazione, di grandezza temporale; i re d'Europa rispettiamo ma non temiamo, invochiamo contr'essi le simpatie de' loro popoli.
La nostra causa è santa, o Italiani, e vinceremo perchè Iddio non vorrà abbandonarla se in essa persistiamo con costanza, fermezza, cuore e risoluzione. - Che se la vittoria intravvedete difficile, gioitene; gli sforzi ed i sacrificî che opererete per guadagnarla varranno a scontare nell'opinione dei popoli, tanto passato obbrobrio e così lungo servaggio. Essi solo potranno farci riguardare come non degeneri nepoti dei più grandi che portarono lo splendore del nome italiano in ogni angolo del mondo conosciuto; essi solo ci permetteranno lasciare ai nostri figli una patria libera, unita, indipendente, e gloriosa.
In nome degli esuli italiani sbarcati:
LIBERTÀ, EGUAGLIANZA, UMANITÀ.
Al grido de' vostri fatti, all'annunzio del giuramento che avete giurato, noi attraverso ostacoli e pericoli, dalla prossima terra d'esilio siam venuti a schierarci fra le vostre file, a combattere le vostre battaglie ed ammirare la bandiera dell'Italia repubblicana, che avete coraggiosamente sollevata. - Vinceremo o moriremo con voi, Calabresi, grideremo come voi avete gridato, che scopo comune è di costituire l'Italia e le sue isole in nazionalità libera, una, indipendente; con voi combatteremo quanti despoti ci combatteranno, quanti stranieri ci vorranno schiavi ed oppressi. Calabresi, non è epoca remota quella in cui avete distrutto sessantamila invasori condotti da un Italiano, il più grande dei capitani di Napoleone; armatevi della energia di allora, e preparatevi all'assalto degli Austriaci, che vi riguardano loro vassalli, vi sfidano, e vi chiamano briganti.
Continuate, o Calabresi, nella generosa via, che avete dimostrato voler unicamente percorrere, e l'Italia resa grande ed indipendente, chiamerà la vostra la benedetta delle sue terre, il nido della sua libertà, il primo campo delle sue vittorie.
In nome degli esuli italiani sbarcati: