Ferdinando Petruccelli della Gattina
Le Grandi Etére
Lettura del testo

Terza puntata Cervi e principi pari sono

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

Terza puntata

Cervi e principi pari sono

Articolo apparso su Cronaca Bizantina il 1 giugno 1883

Non avrei voluto toccare una certa categoria di grandi peccatrici e complici, e fermarmi solo all'etère registrate in polizia e tariffate ai tattersall della grande prostituzione. Chi di costoro è morta; chi occupa, vivendo tuttavia, un'alta posizione nel mondo ufficiale in Europa - e quindi non posso indicarle che per nome di guerra; chi si è ravveduta e deplora le delicta juventutis suae; chi si è eclissata nell'océano del mondo... Perché andar quindi a rimuovere le ossa di Napoleone III, di Morny, di Walewski; andare a rimuginare nelle delizie della vita passata di Sofia di Napoli, di Eugenia, di Isabella di Spagna, d'Anna Murat; ed in altra categoria, la Rachel, la contessa d'Agoult, la Sand, il barone Stock, la Dedier - e fra le favorite, morte o viventi - non so - la Ricci, la Howard, la Castiglione, la dama: je sui le passage des princes!, la Schneider, la Duval, la Brohan, la Monnier, la Metternich... e quelle che erano designate a Compiègne ed a Fontainebleau col singolare nome di Saligotte, la Cochonnette, la Souillette...

Sono già astri estinti o tramontati; perché uccidere i morti?

Ma! Altri non ebbero questi scrupoli, specialmente in Francia, e scrissero i nomi in lettere maiuscole. Ne parlerò quindi io pure - almeno di quelle delle quali posso, presso a poco, garantire l'autenticità del fatto che io narro. E, "mettendolo Turpino, anch'io l'ho messo!"

E sono meno censurabile, perché non mi limiterò più a qualche macchietta, a qualche accidentalità personale, ma scaravento a dirittura una brochure sulle Etère - grandi e piccole - e le classi differenti di esse.

Queste classi poi hanno precedenti storici, una figliazione; furono, perché le antenate stato lo erano, e la categoria si è svolta in linea retta da Atene, o da Roma, o dalla tradizione del mestiere.

Infatti, Sofia di Napoli ricorda, sopra quel suo medesimo trono, Carolina di Austria - la sorella di Antonietta, che morì sul palco eroicamente; Carolina Murat, la famosa Isabella moglie di Francesco I - della quale raccontai io pure nel Sorbetto della Regina. Eugenia ricorda tutte le sorelle di Napoleone I, ed ambo le mogli di lui, e la figliastra, e le mogli di quasi tutti i fratelli del grande imperatore. Isabella II di Spagna ricorda sua madre Cristina - di cui parlai già anche io nei Suicidi di Parigi. Napoleone I e III risalgono ai Cesari di Roma e con orgoglio dicono: "Siamo Cesari anche noi!..."

Le amiche dei letterati sguazzano in un Olimpo di costellazioni della medesima natura: tutte le dame dell'aristocrazia del XVIII e XVII secolo - le quali, per giunta, scrissero Memorie, come, non sono molti anni, fecero pure la contessa d'Agoult - alias Daniel Sterne; e M.me Dudevant, alias George Sand.

La genealogia delle grandi attrici risale alle grandi Etère di Atene e di Roma - quindi i fasti dell'amore-arte. E la tradizione si è perpetuata e dura più che mai vivacissima. Posso io dispensarmi di fare altrettanto - con molta misura?

***

Ma, innanzi tutto, che cosa è un'Etèra?

Anaxilas, nella sua commedia il Monotropos definisce così l'etèra:

"Una ragazza che chiacchiera senza ritegno alcuno; accorda i suoi favori a coloro che a lei si volgono nei loro bisogni naturali; una buona amica, a causa della sua heterie - o buona amicizia." L'origine della parola hetere non è dubbia. Trovasi negli autori greci nel senso opposto; poi degenera in una grande quantità di applicazioni viziose.

La tradizione e l'alterazione della parola, nel senso erotico, data senza ambagi da Saffo, la quale qualificò le Lesbiane cantando. "Cercherò cose deliziose alle mie etère." Ed Aristofane chiarì meglio ancora l'alteramento del senso della parola nella sua Hydra: "Quell'uomo aveva per vicina una fanciulla, che non aveva né tutoriparenti. Ne divenne amante, perché essa annunziò subito tendenze veramente erotiche."

E lo stesso Anaxilas, nella stessa commedia, applica la parola alle persone così per indicare i principali mostri dell'eterismo: "Ecco Plangon, vera chimera che distrugge gli stranieri col ferro e col fuoco, ed alla quale un solo cavaliere dette il colpo di grazia di un solo itto - lasciandola e svaligiando la casa in partendo. Quanto a Synope, non è essa una seconda idra? è vecchia ed ha per vicina Gnatena dalle cento teste! E Nanniono in che è diversa da Scilla dalle tre gole? Non si arrabatta per pigliare un terzo amante, dopo averne già strangolati due? Si bucina però che salvato si sia a forza di remi. Quanto a Frine, non vedo in che diversifica da Cariddi: non ha essa inghiottito barca e piloto? E Theano non è ella una sirena dipelata, la quale ha due occhi e voce di donna, ma gambe di merlo?"

Cangiate questi nomi con quelli delle grisettes di Paul de Kock; delle lorettes di Murger e di Federico Soulier; dei rats d'opéra e dell'Esther di Balzac, e di Nanà di Zola; di cocottes; di dames du lac, di Cora Pearl, di Mogador, delle ragazze della Closerie des Lilas, dei Balli Mabil, Prado, Valentino... e voi avrete la figliazione, in linea diretta, dell'etèra greca - passando per quella di Roma, di cui discorrerò più oltre - alle belles du jour, le cocodettes, le suives-moi-jeune homme!

Ateneo ci ha conservato un frammento di una commedia di Alexis: l'Isostasion - nella quale questo poeta parla dell'educazione dell'etère dalle madrone - delle quali i registri delle Questure segnano il nome e l'indirizzo, con i lodevoli precedenti e diplomi.

"Esse prendono in casa loro una ragazza - dice Alexis - non ancora rotta al mestiere, e subito la trasformano completamente - perfino nella statura e nel linguaggio! La novizia è piccina? Le si cuce una grossa suola di sughero nei calzaretti. È troppo grande? Le si fa portare scarpine sottili senza tacco; le si insegna a rientrare il capo nelle spalle, camminando; a non tenersi stecchita, ma un poco dinoccolata... È povera di gruppe? Le applicano sotto un imbottitello che le arrotondisce di modo che chi le vede esclama: - Ecco una Venere Callipige - dalle belle chiappe!"... Ha essa un grosso ventre? La si corazza di un busto di stecche di ferro che le fa rientrare quel ventre impertinente. Ha capelli rossi? Si tingono col nerofumo; li ha neri? Si chiariscono con una lavanda di cerussa... Ha qualche bel vezzo nascosto in qualche parte del corpo? Mettesi a nudo con veli trasparenti che l'abbelliscono anche di più..."

E così di altre qualità palesi, celate, acquisite dall'arte - adoperata anche oggidì.

***

Nel Salon del 1867 a Parigi era un quadro battezzato: le "Bouquet". Rappresenta l'imperatrice nel suo boudoir, circondata dalle sue principali dame di onore e le sue amiche. V'era la Metternich, la Pourtalès, la Galliffet, la Pellissier, la Bazaine, la Magnan, Anna Murat, la sua leggitrice, la De Morny, adesso duchessa di Sesto, ed un paio delle madamoiselles Alba, nipoti di Eugenia...

Talune d'esse avevano un nomicino curioso, come ho indicato: la Souillette, la Canaillette, la Cochonnette, la Saligotte, la Gaminelle, la Gourmette... ed altri soprannomi bizzarri per una dama di onore.

Ora, questi nomi avevano tutti dietro a loro una storia, cui andrò accennando mano mano, senza definire a chi era appropriata - benché nelle Larve di Parigi, altro mio romanzo di costumi moderni, le avessi bellamente lasciati intendere.

Questi soprannomi erano anche un plagio nella dotta corte, dove Mérimèe era un dio, un poeta, un amico, un parente, ed Alceste - il quale, negli ultimi tempi dell'Impero, non tenne la penna in resta - neppure col nostro Panizzi a Londra - che era l'intermedio tra il ministero degli esteri inglese e questo corrispondente straordinario.

Certe cortigiane ateniesi si addimandavano esattamente con nomignoli somiglianti. Synope era Abydos - ossia abisso. Fonostrate, che al dire di Apollonio di Bisanzio non aveva avuto giammai una clientela sceltissima, si abbandonò a tale eccesso di sudicezza che la soprannominarono: Phtheropyle, perché vedevasi spesso nella strada a dare la caccia ai suoi pidocchi! La contessa dama di onore non aveva pidocchi da mostrare, ma bei diamanti e rubini - e labbra ancora più belle dei rubini, che le procacciavano, nel gabinetto di toletta dell'imperatrice, quei monili di pietre preziose unitamente al brutto soprannome, che a quello della Pidocchiosa arieggiava, in altro senso.

Un'altra etèra, citata da Callicrate, si chiamava la Conciacalzette - perché ritornava sempre su i vecchi amori. Un'altra, citata da Alexis, si chiamava la Pescatrice - perché appostava gli uomini al varco e se li attirava come con amo. Antifane parla della Gallinella - perché aspettava sempre un gallo che la coprisse.

Ateneo poi ne registra altre molte, di queste etère a soprannome - cui le dame dell'imperatrice si accoccavano fra loro, quando non n'erano gratificate dai loro dami e dalle Cent-Gardes.

V'era la Ivrognesse - divenuta poscia celebre pel modo come rapì suo marito alla giustizia repubblicana. La Syneris di Areteo - addimandata la Lanterna perché sentiva l'olio - era la Magnan, forse perché si profumava i capelli di olii d'odore fortissimi, al fine di non fare avvertire il suo alito non freschissimo.

La Cornacchia - ossia Teoclea di Ateneo - era probabilmente la Metternich, detta pure la Grande Duchesse, perché era olivastra e predava come succuba le creature più soavi della corte - come diremo. La figlia di Teoclea si chiamava la Porchetta - precisamente come la deliziosa marchesa Souillette - perché aveva certi gusti di bocca non degni delle sue labbra di azalea. V'era poi Nico detta la Capra - perché aveva ruinato un certo Tallus, che l'amava, con la stessa celerità con cui una capra tonde un arbusto, - e la Castiglione, con insigne ingiustizia, era accagionata di una simile rapacità. Però non le si attagliava più che alla Ricci, quando giovane e novizia aveva messo suoi artigli sul Walewski.

Alla Morny si sarebbe attribuito il nome di Clessidra - perché limitava il tempo, un quarto d'ora, al ganzo cui ammetteva nel suo boudoir, come l'etèra di Ateneo... E non procedo oltre, perché le vedremo all'opera, in altre occasioni più decisive.

***

Sotto la direzione scientifica ed erudita dei cortigiani, artisti, poeti, romanzieri di nazioni diverse - dal Mérimèe al duca di Massa, Coppèe, About; dall'amante olandese della principessa Matilde all'italiano Nigra; all'austriaco principe di Metternich - erano state classificate le diverse maniere di... divertirsi. Il principe Napoleone, nel suo Palazzo Pompeiano, aveva provato l'amore alla moda frigia - con auletridi - o danzatrici ed attrici e cantanti.

La principessa di Metternich mise in voga le lesbiane, quando Eugenia fu fastidita da tanti amori virili, e divenne succuba di questa e si fece tale la giovane Anna Murat.

Anche questo era una tradizione - anzi delle grandi tradizioni. Essa ricorda Maria Teresa d'Austria, che amò perdutamente la principessa Lubomirsky; e delle sue figlie, Antonietta amò la principessa di Lamballe; Carolina, Emma Lyona - di una bellezza che dava la vertigine, ed a Londra, nel National Portraits Gallery, ferma la folla fascinata, vestita quale è da Sibilla, col ritratto di Nelson da un lato, il ritratto di Byngs dall'altro - se ben ricordo fosse Byngs od altro ammiraglio.

Eugenia ne aveva proprio troppo di Fleury, di N. di M. e dell'arcivescovo di Parigi, il cardinale Morlot - amori di capriccio, dopo essersi esaltata la fantasia! Ed a proposito del Morlot - un bel prelato della tradizione dei cardinali di Retz, di Rohan e di altri menzionati ne' Memoires di tanti scrittori e scrittrici del XVII e XVIII secolo - si raccontò nel tempo un aneddoto che va notato. Si disse che, dopo un pranzo alle Tuileries, Vittorio Emanuelle, un poco brillo, battesse con la mano sul ventre dell'arcivescovo e gli dicesse: "Eminenza, con quel faccione e quel pancione siete degno di essere senatore. Se vi tenta un tal posto, venite in Italia, e Rattazzi, o Maria sua moglie, vi nominerà."

Ma di questa classifica; e delle Lesbiane; e delle grandi attrici; e delle dame di parentela alla corte - secondo la tradizione di Giulia figlia di Augusto, amante di Ovidio, dopo essere stata ganza di suo padre, Augusto stesso - come Ortensia di Napoleone I; delle ganze dei letterati - ossia le filosofe: del Bouquet del Salone del 1867 - delle Courtisanes du Grand Monde, di Arsenio Houssaye; delle favorite di Napoleone; di Eugenia, da Madrid alle Tuileries; delle orge di Compiégne e di Fontainebleau; della figliazione greco-romana di questi amori, e di queste etére, in altri articoli - che si seguiranno senza interruzione.


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on touch / multitouch device
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2011. Content in this page is licensed under a Creative Commons License