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Articolo apparso su Cronaca Bizantina il 1 luglio 1883
Le etère filosofe avevano anch'esse una tradizione - e che tradizione! la greca e la romana principalmente, e subordinatamente quella cristiana, fino ai giorni nostri. Vale la pena accennarne qualche cosa.
La propagazione, il progresso, il raffinamento dell'eterismo greco va attribuito alle cortigiane greche e specialmente a quelle dette le filosofe - perché avevano avuto lezioni dai filosofi loro amanti. Del numero, Saffo, Aspasia, Leontium. Esse formarono quattro scuole - e le troveremo riprodotte ai giorni nostri - la Lesbiana; la Socratica; la Cinica; l'Epicurea - e caposcuola Saffo, Socrate, Diogene, Epicuro. Ognuna di esse scuole ebbe, diremmo, un ideale erotico: Saffo, l'amore delle donne; Socrate, l'amore spirituale; Diogene, l'amore realistico e fisico; Epicuro, l'amore, come si praticò alle Tuileries, voluttuoso - restato in moda a Parigi anche quando delle Tuileries non rimangono in piedi neppur più le pietre.
La scuola filosofica aveva avuto di già iniziamento da Megalostrate di Sparta, e si può considerare come il preludio dell'epicureismo. Questo Megalostrate fu amato dal poeta Alcman, il quale, secondo Ateneo, fu il principe dei poeti erotici - una specie dell'Aretino del XVI secolo. Questo Alcman passava le notti, dopo i giorni, a tavola, avendo coricato al suo fianco Megalostrato. Curioso! Questo poeta epicureo ed erotico, il quale si dava per ganza un filosofo, morì divorato dai pidocchi - alla guisa di re Ferdinando di Napoli!
Saffo inventò l'amore lesbiano, e lo proclamò superiore a quello comunemente goduto dalle donne. Ma di Saffo e delle Lesbiane più oltre convenientemente. Noto solo, sorvolando, la coincidenza con la principessa che rinnovellò alle Tuileries il lesbianesimo. Saffo - detta da Platone bella - è, invece, dipinta da Maximus di Tiro, brunissima, piccina; madame Dacier dice: che ella avait les yeux entrémement vifs et brillants; Ateneo la vuole maritata, madre, poi vedova, e bella pure; Orazio la qualifica, al pari di Ausonio, dell'epiteto mascula: in somma - per atavismo morale - somigliantissima alle Grande Duchesse delle Tuileries, Compiégne e Fontainebleau.
Le etère filosofe iniziarono l'èra delle grandi cortigiane in Grecia. Cleonice insegnava filosofia, e praticava l'amore. Thargelia di Mileto, incaricata da Serse di una missione diplomatica segreta nelle principali città greche, facendosi amare dai capi - come Claude nelle sue curiosissime Memorie ricorda della Grande Duchesse, per conto della Prussia, lo spettro fatale di ogni francese! Ma l'agente di Serse fu meno felice di quella di Bismark. Laonde Thargelia cessò dall'essere etèra e diplomatica, ma restò filosofa.
La fortuna di costei incoraggiò Aspasia, pure di Mileto. Anch'essa contribuì alla prosperità della scuola filosofica di Socrate. Era una dottoressa - una specie di Giorgio Sand, di Daniel Sterne e del barone Stock. Fiancheggiò Pericle, come la M. fiancheggiò Napoleone III - senza avere né la bellezza, né la dottrina, né la poesia di Aspasia. Ebbe però meglio di questa; carrozze, sarte, un train de maison cui Aspasia ignorò. Ed il traduttore di Plutarco in francese, Jacques Amoyt, limosiniere di Carlo IX e vescovo di Auxerre, aveva indovinato bene che còmpito avesse Aspasia presso Pericle - cui sposò - che tutti, uomini e donne, andavano presso di lei pour souìr diviser; e soggiunge: combien qu'elle menait un train qui n'estoit guére honneste, parce qu'elle tenoit in sa maison des jeunes garces qui faisoient gain le leur corps...
E, chi sa! il degno vescovo indovinava della futura ambasciatrice anche sotto questo rapporto - salvo che questa non guadagnava sulle jeunes garces, ma se ne faceva divertire. Forse anche questa, secondo le congetture di Claude - mirava a far divorziare il suo Pericle, quando la moglie di lui cessò d'essere succuba e volle, a sua volta, saggiare dell'incuba. E perciò preparò con Ollivier, la singolare avventura di una più fresca favorita; e la fece incontrare coll'infedele marito della nuova incuba a Compiègne. Ma Eugenia si vendicò - o almeno credè vendicarsi - facendo proclamare la guerra contro la Prussia, come Aspasia ottenne da Pericle che dichiarasse guerra a Samo e Megara - guerra che cominciò quella del Peloponneso.
Strana somiglianza fra queste due dissomiglianze: Aspasia e la principessa di Metternich, Napoleone III e Pericle! Ed altresì Napoleone mandò Eugenia a viaggiare a Costantinopoli dopo l'incidente di Compiégne.
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Diogene fondò la scuola dell'etèria filosofa - preceduta da Ipparchia e Crate, che si sposarono sulla strada a vista del popolo, e s'immortalarono con la cynogamia, dai cinici d'Atene celebrata sotto il portico del Poecile. Sant'Agostino, nella Città di Dio, scrive di Diogene - leggo nella traduzione in francese di Lamothe Levayer, precettore di Monsieur, fratello di Luigi XIII: «Je ne peux croire che Diogène ni ceux de sa famille, qui ont eu la réputation de faire toutes choses en public, y prissent néanmoins une véritable et solide voluptè, s'imaginant qu'ils ne faisoient qu'imiter, sous le manteau cynique, les remuements de ceux qui s'accouplent, pour imposer aux yaux des spectateurs...».
Diogene e la sua scuola erano più realisti della scuola di Nana e di Pol-Bouille di Zola. E Laerzio racconta, che l'ateo Teodoro, avendo sollevato le gonne di Ipparchia in un festino, questa lo lasciò fare, contentandosi di esclamare semplicemente alla fine: Che cosa ciò prova?
La filosofia di Diogene però non andava troppo al gusto delle cortigiane. Non pertanto fondò il sistema detto l'ipotesi - (hypo-sotto, thesis-posizione). Comunque, il gusto più raffinato dell'etère preferiva la scuola pitagorica, perché più elegante, e voluttuosa con grazia. E di qui nacque il furore con cui venne accolta la filosofia d'Epicuro - come la corte di Napoleone III preferì la voluttà di questa alla rigidità di quella di Luigi Filippo, per ispirazione di Morny.
Nicarete, una delle più distinti cortigiane della setta epicurea, divideva il suo tempo fra la geometria e l'amore! Sublime donna! Accordava i suoi favori a chi le scioglieva un problema d'algebra! - come le dame della corte di Eugenia accordavano i loro al parrucchiere e al sarto, i quali inventavano un costume che mettesse meglio in rilievo i loro preziosi doni nascosti, e facevan loro sentire qualche raggio di voluttà non ancora provato.
Epicuro ebbe Philenis e Leontium sue discepole ed amiche - come Mazzini ebbe tante sue adepte inglesi, francesi ed italiane - poco di queste - che resero molti servizi agli stoici. E Leontium l'amò anche vecchio. Leggendo in Diogene Laerzio le lettere cui Epicuro scriveva alla giovane e bella cortigiana sua discepola, si crederebbe leggere le lettere di Madame d'Agoult a Mazzini - pubblicate nelle di lei Memorie - e quelle di Giorgio Sand a Lamennais ed altri. Eppure Mazzini e Lamennais erano per lo meno più puliti d'Epicuro!
Di costui Leontium scriveva alla sua amica Lamia: "ha ottant'anni, ed ha tutte le malattie di quest'età; è divorato da insetti e coperto di un pelame puzzolento e sozzo." Leontium però si rivaleva del vecchio col giovane e bello Cefisio, dopo essere stata iniziata all'amore dal maestro di costui Timarco - "che era mio vicino e, credo, ebbe le primizie dei miei favori, e di poi non ha cessato di mandarmi abiti, gioie, servi, schiave delle contrade straniere." Epicuro divenne geloso, come Napoleone III lo divenne del Camerata e lo fece assassinare, e dell'Aguado, del quale sospettò la partecipazione alla fabbricazione di suo figlio Loulou! Più fortunata del cugino di Napoleone, Leontium andò a rifugiarsi presso Lamia, e scampò i furori di Epicuro. E continuò a divertirsi col poeta Ermasianax, - finché non fu fastidita dagli uomini, - come Eugenia con M..., con N.... e tanti altri, dei quali avremo a parlare. Infine, Leontium finì, come dice Ateneo "col prostituirsi a tutti i discepoli di Epicuro, nei di lui deliziosi Giardini, accordando loro i suoi favori innanzi a tutti che volevano contemplarla."
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Ma la scuola più famosa dei filosofi - o filosofesse - fu quella fondata da Saffo: le lesbiane. Ho detto abbastanza di questa ermafrodita. Fastidita anche dalle donne, che erano sue ganze e sue allieve, capitò in mano di Faone - un petit crevé del tempo, che vagheggiava le discepole, meglio delle virago: Cydno, Antromade, Pyrrina, Amicena... E la fine di Saffo è nota. In un momento di isterismo insaziato, si uccise. Ora, che cosa è il lesbianismo - rinnovellato nei castelli imperiali del III Napoleone? Io non oserei dirlo da me, - e chiedo scusa della crudezza delle cose raccontate da Luciano in un suo Dialogo. Eccolo qui. Lo riproduco da una traduzione in francese di Pierre Dufour: Histoire de la Prostitution, e da altri accenni di De Gerando, in un libro famoso sul medesimo subietto.
"CLEONARIUM: Buona nuova, Leena! Si racconta che tu sei divenuta l'amante della ricca Megilla; che siate unite; e che... non so che cosa significhi codesto... Tu arrossisci? Sarebbe dunque vero?
LEENA: È vero, e ne sono ontosa.
CLEONARIUM: Eh! come? per Cerere! e che pretende il nostro sesso? Ma che cosa dunque fate voi? dove mena codesto imene? Ah! tu non sei amica mia, se mi taci questo mistero.
LEENA: Io ti amo quanto un altro; ma Megilla ha davvero dell'uomo... dell'uomo, capisci?
CLEONARIUM: No, che non capisco. Sarebbe essa una tribade? Si asserisce che Lesbo rigurgita di queste donne, le quali rifiutano il commercio con gli uomini, prendendo il loro posto a fianco delle donne.
LEENA: È qualche cosa di simigliante.
CLEONARIUM: Raccontami dunque, Leena, come ti sei indotta ad ascoltare la passione di lei, a parteciparla, a soddisfarla?
LEENA: Megilla e Demonasse - ricche corinzie - dei medesimi gusti, si sollazzavano in un'orgia. Vi fui condotta per cantare, accompagnandomi con la lira. I canti si prolungarono fino a notte avanzata. Era l'ora del riposo. Esse erano brille. Allora Megilla mi disse. "Leena, è tempo di dormire; vieni a coricarti qui, fra noi due."
CLEONARIUM: E tu accettasti? E poi?
LEENA: Esse mi diedero da prima molti baci virili, non solo congiungendo le loro labbra alle mie, ma a bocca aperta intera... Mi sentii stringere nelle loro braccia... Quanto a me, non sapevo dove ciò andrebbe a finire. Infine, Megilla riscaldata, rigettò la sua capigliatura indietro e mi strinse fra le sue braccia, mi dimenò come un atleta, giovane, robusto, e mi… mi commossi. Ma ella: - Ebbene, Leena! Tu hai mai incontrato un più bel giovanetto di me? - Un giovanetto, Megilla, io non vedo alcuno qui. - Cessa dal considerarmi come una donna; io mi chiamo Megillus. Ho sposato Demonasse - Mi posi a ridere e risposi: Ignoravo, bel Megillus, che voi foste qui come Achille in mezzo alle vergini di Sciro. Nulla vi manca, certo, di ciò che caratterizza un giovane eroe; e Demonasse ne ha avuto la prova? - Presso a poco, Leena, e questa specie di godimento ha le sue dolcezze, le sue delizie. - Voi siete dunque di quelle ermafrodite a doppio organo? (non ero io ingenua, Cleonarium!...) - No, io sono affatto maschio... - Ciò che mi fa ricordare la storia di un'auletride della Beozia: una donna di Tebe fu cangiata in uomo, e quell'uomo divenne poscia un divin mago celebre chiamato Tyresias. Vi sarebbe occorso un simile accidente? - Niente affatto, Leena: io vi rassomiglio: ma io mi sento la passione sfrenata ed i desideri ardenti dell'uomo. - I desideri?... e niente altro? -, Degna di prestarti ai miei trasporti, Leena, tu vedrai che le mie carezze sono virili...
CLEONARIUM: E quali erano, Leena, le tue sensazioni? dove?... come?...
LEENA: Non chiedermi il resto. Vera turpitudine!... Per Uranio! Non lo rivelerò."
***
Chiedo scusa di aver riprodotto questo dialogo. Qualche fanciulla che non fu educata in un convento, o in uno di quei che chiamasi Educandati di fanciulle, non mi capirà e ne avrà un lieve turbamento. Le mamme e le donne maritate si ricorderanno. Le madri di famiglia, savie ed oneste, educheranno le loro figlie come potranno: ma in casa, sotto gli occhi loro! io ho conosciuto di queste fanciulle, educate in quelle pensioni di giovinette; ho letto alcune lettere che si scambiarono quando una era uscita di educandato e le altre vi restavano ancora; ho letto certe poesie di una M... ad una compagna; ho conosciuto monache uscite di convento dopo la soppressione, ed ora vecchie….. Ebbene, queste donne non potevano mentire; e tutte me ne raccontarono quanto Leena a Clonarium. Esse erano Leena; io Clonarium.
O giorni della mia giovinezza!
Eugenia, che era stata per lungo tempo paziente - quando si fu stanca e fastidita della brutalità esigente degli uomini - e si era abbandonata alla sua M... Megilla - la quale, a Roma, avrebbe potuto figurare per la dea Pertunda - una delle forme cui prendeva Venere, - sotto questa direzione, con la pratica cui questa eminente Lesbiana le fece lungamente fare, era divenuta maestra, ed iniziò "ai dolci baci, ai dolci misteri di Saffo - dice Marco Antonio Canini nelle sue Briciole di Storia - la predetta Anna M. ed altre vaghe donne."
Ed il Canini racconta: "Eugenia, essendo a Dieppe, fu colpita dalla bellezza di una giovinetta che si condusse a Parigi... e quando fu sazia la maritò." Ma è tempo di raccontare un poco di Eugenia, che die' l'impronta sua al secondo Impero.