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Articolo apparso su Cronaca Bizantina il 1 aprile 1884
Dissi altre volte che Napoleone ed Eugenia, reputandosi eredi dei Cesari romani e di Napoleone I, pensavano di usare legittimo diritto divino, imitando le sregolatezze dei Cesare e di Napoleone I. Questa pretensione sorprende in Napoleone I, il quale si affermare il continuatore del fastoso Luigi XIV- le roi soleil - e che costui imitò, così come quel imitò i re della stirpe di Valois. Napoleone III non rinnegò la tradizione dello zio, l'ampliò. L'elevò anzi fino a Giulio Cesare - del quale scrisse la Storia con parecchi collaboratori. Eugenia poi si giustificava, da più cattolica, con l'esempio delle cortigiane martiri: Maria Egiziaca, santa Taide; santa Pelagia; santa Teodora; santa Afra; le sette Vergini di Ancira; santa Agnese; santa Dionisia; santa Eufemia... senza parlare delle imperatrici cristiane - cominciando dalla moglie di Costantino, Irene; Fausta; Zoe; Irene moglie di Costantino V - o VII ... - né delle regine Franche: Ingeberga; Teudechilda; Fredegonda; Brunechilda; le moglie e le figlie di Carlomagno; Giuditta; Teutberga... delle quale dicevasi legittima discendente, imperatrice più che regina, de' Franchi e di Francia.
Mèrimèe, Laguerronière, Nigra, Neukerke - l'amante adorato della principessa Matilde; Ponsard, Saint-Beuve..., le prodigavano gli esempi di quelle che l'avevano preceduta - dagli incunaboli della storia della Francia, di tutte le razze, fino all'imperatrice Giuseppina, e la Maria Luisa - la quale cominciò coll'essere imperatrice, moglie di Napoleone, e morì moglie segreta di un colonnello austriaco e duchessa di Parma.
Come l'imperatrice Irene, su accennata, Eugenia era donna di sangue. Con un vescovo - monsignor Bauer - che ballava al cotillon; con un cardinale - Morlot - che la rinfrescava; con Pio IX - padrino di suo figlio ed a lei devoto pel sostegno che gli dava a Roma; con questa gioia di papa che l'assolveva di tutti i peccati passati, presenti e futuri, e la infornava in paradiso come un panettiere caccia nel forno un berlingozzo dorato della boulangerie de Vienne... - ella poteva benissimo permettersi i peccatuzzi di un colpo di pugnale, di una dose di curare o di roba simile, gratificato alle sue nemiche, alle ganze del marito! Accennai alla morte del Camerata - benché, come notai, il racconto del Claude diversifica da quello del Canini - questi dandolo assassinato da Zambo; Claude, come un suicidio. Ho menzionato il veleno lento e terribile alla foggia di quello dei Borgia e di Caterina dei Medici, propinato alla Castiglione - cui Claude chiama duchessa - e, al solito, spia prussiana! Altri assassini fece eseguire ad Auteuil nella palazzina della signora X - come la chiama Claude, e che io debbo chiamare Lalage - perché è mia amica ed avrò sovente ad intrattenermi di lei - come sovente ne parla Claude, dicendola espionne du Chàteau - e ne racconta parecchi fatti atroci e vendette terribili - non pensando che, qualificandola maitresse di P. e di L. - ossia Ponsard e Laguerronniére - egli la svela nella sua nudità, più che non l'aveva spogliata Pieri, il compagno di Orsini, nella landa di Moceau. Questo patriota italiano la vituperò, le tagliò e rase tutti i peli del corpo - persino le ciglia! - dopo averla assopita con un narcotico. La signora X, o Lalage, si vendicò di Pieri, di cui era stata l'amante. Ed avrebbe anche sventato l'attentato dell'Opéra, di Orsini, se per caso non l'avesse visto uscire dal suo villino - dove viveva pure la principéssa, amante di Orsini. Claude non la designa con altro nome. Era però una principessa lombarda conosciutissima; ora vecchia e trasferita a Roma; e io la vedo sovente passare in carrozza con un giovane cavaliere - non so se figlio, marito o amante. È una delle dame più note di Roma - cara al Vaticano!
***
Troveremo Lalage, principalmente quando parlerò delle maitresses dei letterati, e ne accennerò ciò che potrò - senza indiscrezione o mancanza di delicatezza. Per ora, venghiamo alle bombe d'Orsini, nelle quali Mazzini figura, e figura come rivelatrice della trama anche la signora X. Ella aveva scoperto la moglie di Pieri e l'aveva fatta cantare. Lalage era stata amata da Napoleone pretendente, ed aveva perciò irritata la gelosia di Eugenia, che l'aveva fatta espellere dall'intimità della Corte, dove aveva il diritto di andare. Dico, in parentesi, che la sera del 14 gennaio io mi trovava, per caso, sul Boulevard des Italiens - precisamente di rimpetto all'imboccatura della via Lepelletier - dove era allora l'Opera - con una giovane inglese, ganza di un emigrato napolitano a Londra, venuto a Parigi per collocare questa sua donna. Ed udimmo tutto, se nulla potemmo vedere.
La signora X di Claude aveva dato l'allarme, a causa della vista casuale di Pieri; il quale veniva a vedere la principessa... chiamiamola Aurelia. Costei occupava nella vasta residente della Walewski, ad Auteuil, un pavillon nel giardino. La X ne abitava un altro. Vi aveva abitato pure la Howard - l'altra vittima di Eugenia. Quella dimora era funesta a tutti. A malgrado di ciò, Napoleone ne aveva fatto teatro de' suoi incontri amorosi; ed Eugenia quello delle sue vendette omicide.
Griscelli e Claude ricordano le storie avvenute in quella petite maison d'Auteuil della signora X. Mi attengo alla versione di Claude, più esatta, benché un poco melodrammatica nello stile. E la X stessa che parla - ed ella ha scritti romanzi e poesie molte, cattive queste quanto quelli - senza fermarmi a' suoi scritti politici per i giornali.
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"Poco dopo la giusta vendetta cui presi del complice di Pieri, appigionai la mia petite maison d'Auteuil ad una dama italiana, la principessa *** (intende dire la Castiglione) - di una grande bellezza, il cui marito era addetto alla casa di Vittorio Emanuele. Quanto Parigi e le Tuileries vantavano di più illustre, andò a farsi iscrivere appo la bella forestiera. Fu la donna alla moda, la stella del giorno. L'imperatrice impallidì di fronte a questo nuovo astro capitato dall'Italia. La l'italiana non ambiva che una cosa sola: uno sguardo del sovrano. L'ottenne. L'imperatore s'infiammò per lei; Eugenia, divenuta gelosa, ne prese ombra. L'altra la serenò con la promessa di non farsi più vedere alla Corte. Lo poteva benissimo. Non v'era più bisogno di andarvi.
"La mia piccola casa d'Auteuil fu scelta dal generale F. - Fleury - per i ritrovi del suo padrone. Ma l'imperatrice aveva la sua polizia particolare (Pietri e Griscelli). Seppe subito della trama ordita contro di lei". "Fui impegnata, come proprietaria, a rivelare les menées de ma locataire et de son prince charmant. Ed appresi subito, che quella contessa o duchessa, antica maitresse di Vittorio Emanuele, era affiliata a Mazzini per servire il Piemonte contro l'Austria. Eugenia profittò dei miei ragguagli per incutere timore all'imperatore, e fargli dire: che la duchessa era venuta in Francia per assassinarlo!
"Griscelli, che aveva salvato la vita a Napoleone uccidento Kelsch - un altro regicida spedito da Londra, - fu incaricato di vegliare sulla vita dell'imperatore, nella mia piccola casa di Auteuil. Infatti, una sera che S. M. doveva recarsi clandestinamente a questa, un agente segreto era avvisato dal segretario di Pietri. E Griscelli, in vece di presentarsi alle otto nel salone di servizio al Castello, per ordine dell'aiutante di campo, che accompagnava Napoleone, vi si presentò alle sette. Questi, impaziente di vedere la bella duchessa, vi era di già per aspettarlo alle otto. Gli dimandò, non pertanto, che cosa volesse.
"- Parlarvi, sire." Lo fece entrare nel suo gabinetto e l'altro. "- Sire, l'aiutante di campo mi aveva ordinato di venire alle otto. Ho anticipato di un'ora; perché il prefetto è stato avvertito che se ci rechiamo ad Auteuil, andiamo ad affrontare tragici incontri.
"L'imperatore sorrise e replicò:
"Il marito della duchessa è al servizio di Vittorio Emanuele; siate tranquilli: non accaderà nulla.
***
Mentre Griscelli e Napoleone confabulavano, sopravvenne Fleury. E tutti e tre partirono per Auteuil.
"Giunti appena, Griscelli notò qualcosa di insolito nella casa. Si nascose in un corridoio attiguo all'anticamera ove Napoleone aveva lasciato Fleury. Griscelli scorse una cameriera della duchessa introdurre in quell'anticamera un individuo dalla cera sospetta. Griscelli non esitò un minuto. Aveva le sue istruzioni del resto. Nel momento in cui quell'individuo girava il bottone della porta del salone, gli si avventò sopra, e con un colpo di pugnale, lo freddò. L'arma, scrive nelle sue memoirie, penetrò d'alto in basso; il sangue rifluì all'interno e lo soffocò.
"Al rumore della caduta del corpo, al grido della cameriera, Fleury apparve. Vedendo quel cadavere, acciuffò con violenza la donna: le turò la bocca, e la cacciò nel suo gabinetto, cui richiuse. L'imperatore, alle grida della donna, uscì e urtò nel cadavere. Griscelli gli consigliò di spulazzarsela immediatamente. La scorta era accorsa.
"La duchessa venne fuori ella pure. Sembrava hors d'elle. Napoleone, ragguagliato da Fleury di ciò che era avvenuto, partì subito, lasciando Griscelli nella palazzina. L'escouade tenait en respect la duchesse. Griscelli esaminava la sua vittima. Gli trovarono addosso una patente di agente di polizia, un pugnale e parecchie carte che non lasciavano alcun dubbio sur sa tentative d'assassinat. Griscelli ordinò al suo luogotenente - un certo Zampo - diverso dallo Zambo da lui assassinato a Londra, di mettere in un fiacre il cadavere e la cameriera, e portarli via. Griscelli andò alle Tuileries.
Napoleone l'aspettava nel suo gabinetto, con la testa fra le mani, in preda ad una grande agitazione. Vedendolo, sclamò:
«- Encore du sang! Qui prouve que cet homme n'était pas un amoreux de la servante?
- Gli amanti delle serve, sire, non portano, ordinariamente mica de semblables bijoux - rispose Griscelli, gittandogli sul tavolino il pugnale. - Essi non cercano di penetrare nel salone, quando le padrone sono co' loro dami...
"Il pugnale era avvelenato. La sera stessa Fleury ritornò dalla duchessa con l'ordine di farla ricondurre alla frontiera d'Italia".
***
Fin qui il racconto della signora X. La cameriera poi confessò: che non si voleva uccidere l'imperatore. L'ordine di Mazzini era di tuer sa maitresse! E la morte della Castiglione era stata concertata da Lalage, M.a X, perché: je savais - disse ella a Claude - que la mort de la duchesse était désirèe par la souveraine. Insomma, voleva tornare in grazia con l'assassinio! La maladresse di Griscelli scompigliò tutti i disegni di Eugenia e di M.e X. E l'imperatore? Gli fu presentata la cosa come un complot mazzinien contre sa vie! Zampo uccise la cameriera per far sparire ogni traccia del delitto. L'uomo ucciso era vigilato da Zampo; e perciò Griscelli si era presentato alle Tuileries un'ora prima. Egli diede a capire all'imperatore: che la duchessa - o contessa di Castiglione - era une espionne prussienne! E come in tutto si deve, in Francia, vedere la mano della Prussia, Claude che, su questo punto, è convintissimo, e chauvin, soggiunge: che la duchessa outrée de la conduite de l'empereur, alla droit d'Italia à Berlin! E poiché ella raccontò ed affermò che non voleva fare uccidere l'imperatore, il governo prussiano mise in campo la polizia, e scoprì l'intrigo, dopo sette settimane, sbrogliando la cosa, e fornendo à la duchesse le moyens pour se justifier! L'imperatore fu rischiarato. La Castiglione, richiamata con appels réiteés. Visioni di polizia, forse.
***
Naturalmente ella tornò alle Tuileries infiammata dal desiderio di vendicarsi, principalmente dell'imperatrice. E la scena della presentazione di una nuova favorita, a Compiègne, come innanzi narrai, lo provò. La signora X restò in favore con Napoleone III. E Claude l'apprezzò molto di poi e la loda dicendo: par son esprit délié comme celui d'un procureur, par sa cruelle perspicacitè, elle m'en remontrait à moi, un policier expérimentè.
Lalage lo capì e gli contò un'altra storia. Dopo avergli provato que la Prussie tient l'Empereur par sa belle duchesse, volle provargli pure che Napoleone era nelle mani dei comitati segreti dell'Italia e della maitresse di Orsini, la duchessa lombarda - ossia la principessa come la chiama Claude. E qui un'altra storia nella piccola casa di Auteuil ed un altro intrigo di donne di Napoleone.
Mazzini si è acconciato con Napoleone, avutane la promessa di agire contro l'Austria.
La principessa Aurelia aveva sostituito la Castiglione nella piccola casa di Auteuil. Due donne, dice Claude, due italiane, sono state funeste alla Francia: la duchessa, conosciuta sotto il nome di Prussienne, e la principessa, detta la Mazzinienne. Questa ha una grande parte e una grande influenza ne' maneggi de' mazziniani scismatici, dei quali era capo Orsini. M.me X è il solito deus ex machina che manda a monte quest'altra congiura di Orsini - precedente alla sua catastrofe delle bombe.
La principessa era complice di Pieri nell'oltraggio fatto a M.me X. Voleva vendicarsi, naturalmente. L'imperatore era stato joué dalla duchessa la Prussienne, comme il l'avait ètè dix ans auparavant par la Princesse Mazzinienne. Queste due donne agirono di concerto. A che scopo? Faire le plus de mal à la France - dice Claude - profiter de leur credit et de leur beautè pour livrer la patrie a l'étranger.
E Claude batte la campagna, da policier experimentè, per dare a intendere che Mazzini preparava una grande rivoluzione: Berlino e Londra - ossia Mazzini, Orsini, Simon Bernard, Louis Blanc, ecc. - sapevano tutto, facevano tutto, les comités rèpublicains de Londres et d'Italie étaient préts à préparer une formidable révolution!! Da Parigi ragguagliava la duchessa; e la Prussia sapeva lo stato psicologico e materiale meglio che i Francesi stessi. Eppure questa donna è stato l'idolo di Parigi per dieci anni! Si disputavano a chi ne attirasse un sorriso! Meno pericolosa fu la principessa - e meno fatale all'imperatore: elle avait des scrupules d'honnéteté que n'eut jamais la duchesse! Povera Castiglione!
Sei mesi dopo l'accidente d'Auteuil, Napoleone tornò nella piccola casa di M.me X. Ma! Egli era quel doux enleté - come lo qualificava la regina Ortensia: ricominciava gli stessi errori che l'avevano una volta minacciato di catastrofe; lo spingeva la sua fatalità! Dopo Strasbourg, Bologna; dopo il 18 brumaio, il 2 dicembre. "L'incontro di Nina Fleurette in un tapis-franc della Citè, è l'equivalente dell'incontro di Miss Howard "dans un bouge de vieux quartier de Londres". Mazzini lo conosceva bene. Copiò sempre - sopra tutto, lo zio!
***
L'attentato del 14 gennaio, la dichiarazione della guerra alla Russia, provengono da una guerre de femmes - il cui prologo avvenne ad Auteuil. La principessa Aurelia amava sinceramente Orsini. Consentì di andare ad abitare la petite maison di M.me X quando, dopo avere, per dieci anni, respinto gli omaggi del sire delle Tuileries, fu assicurata che l'indipendenza dell'Italia sarebbe la ricompensa delle sue compiacenze per Napoleone. Consultò Mazzini. Questi le consigliò il sacrificio - ciò che poi provocò la collera dell'Orsini. Napoleone aveva a temere la vigilanza e l'atrocità di Eugenia. Si provvide anche a cotesto. Napoleone bruciava di avere nelle braccia la superba e magnifica lombarda. Che sacrifizi non costò a tutti l'emancipazione della patria!
Il galante principe si travestì. Prese la livrea dello chaffeur di lei, e Griscelli il posto del cocchiere, mentre il padrone stava in piedi dietro. Il còrso aveva prese le sue precauzioni. Aveva appostato tutta la brigata dei Còrsi lungo la strada di Auteuil; si era assicurata le buone grazie della cameriera della principessa. Gli amori del padrone e quelli dell'angelo custode andavano di pari passo. Anche la principessa aveva prese le sue misure. Amava Orsini, cui aveva contribuito a salvare dalle prigioni di Mantova. Consentendo a ricevere le carezze di Napoleone - che le ispirava invincibile antipatia - aveva raccontato il caso pel quale si era piegata alle considerazioni di Mazzini. Orsini ebbe una violentissima scena con costui. Si sacrificò non pertanto egli pure, come la sua amante, e le rispose che si recherebbe a Parigi il giorno in cui riceverebbe Napoleone. Le fece frattanto capitare un narcotico da mettere nel bicchiere di lui, alla cena cui l'inviterebbe.
Che cosa avevano concepito? L'avrete indovinato forse: rapire S. M. e per malle poste condurlo alla frontiera nella notte! L'idea buffa di Orsini equivaleva a quella dell'imperatore di travestirsi e pigliare il posto di chaffeur, con la livrea della principessa Aurelia. Orsini e Mazzini si ruppero; perché questi vedeva compromesso l'accordo di aiutare l'Italia a risorgere. E da ciò nacque l'idea dell'attentato, anche disapprovato da Mazzini, cui ripugnava il regicidio.
Abbrevio. Un agente di polizia salì dietro la carrozza con l'imperatore, traversando la barriera. La vettura volò.
Ad un certo punto però, due ombre, vestite da operai, avendo veduta la vettura procedere spedita verso il suo destino, ritornarono verso i Champs-Elyseés. E l'uno diceva all'altro:
- Se il colpo falla, Griscelli pugnalerà la principessa.
- Sta tranquillo, Orsini. Questa volta lo abbiamo in rete di sicuro. E Mazzini riderà del ghiozzo che gli abbiamo pescato.
***
I due campi di cospiratori seguivano soda strategia. I mazziniani, al solito, battevano la polizia. Mascherata questa: mascherati meglio quelli. Avevano incontrato pifferari, venditori lucchesi di statuette, sonatori d'arpa, vagabondi, pezzenti. Griscelli non li aveva ingollati come un minchione. Diede ordini, ed aumentò gli agenti con un picchetto di gendarmi a cavallo. Poi il personale della casa era sicuro: tutti Còrsi. E tanto sicuri, che non volevano far entrare né Napoleone né Griscelli negli appartamenti della principessa. Poi M.me X era stata avvertita; e stava all'erta.
L'imperatore si divertiva della sua mascherata e del rifiuto che giardiniere, portinaio, domestici gli opponevano. La principessa, che aveva terminato di abbigliarsi, intervenne. E Griscelli e Napoleone entrarono nel salone. Questi seguì la principessa nella camera da letto: Griscelli andò a raggiungere la cameriera. La principessa era un incanto: abbarbagliava!
***
Dopo un primo colloquio nella camera da letto - il prologo - andarono a mettersi a tavola. Mangiarono gaissimamente. Ed inebriato dalla vista e dallo spirito di quella maga, Napoleone non badò a quanto faceva la seconda soubrette. Al principio del desinare era andata e venuta intorno alla padrona - quasi per pigliarne gli ordini. Napoleone almeno credè cotesto - vedendola svolazzare intorno al buffet. Infine egli affrettò il tète-à-tète. Era stanco di parlare d'Italia, di Mazzini, di Vittorio, di Pio… voleva baci; ed annegava nello champagne la politica. Griscelli menava la sua pratica anche di galoppo. Ma al punto istesso, padrone e servo si sentirono d'un colpo illanguidire. Gli occhi velaronsi, i pensieri si confusero, una sonnolenza inesplicabile e inopportuna li prese. Napoleone era caduto in ginocchio. Con un supremo sforzo, sollevò le pesanti palpebre, e credè scorgere sul viso della principessa un'espressione di odio! E sulle labbra un sorriso di terribile disprezzo. Non potendo alzarsi ed uscire, non potendo gridare, afferrò un bicchiere e lo lanciò alla porta, dietro alla quale e' sapeva che Griscelli vegliava, pur ricamando baci.
Costui si lanciò nella stanza, e, col pugnale alla mano, in un salto, fu sulla principessa - immobile e fredda come la statua della giustizia divina. Ma nello stesso istante, fulminato anche lui dal narcotico, cadde. La principessa gli mise sulla fronte la canna d'un revolver. La cameriera s'interpose.
- Oh, non l'uccidete, non l'uccidete - gridava ella.
Griscelli, quasi avesse udito l'implorazione della sua ganza, fece uno sforzo per rilevarsi. Ricadde più pesante che il suo padrone; entrambi in potere della Nemesi che credeva vendicare l'Italia, e fondarvi la repubblica federale.
- Allora - gridò la principessa - uccidilo tu stessa. - E le diede un pugnale che cavò dal seno, soggiungendo: - Va'! Fa meno rumore ed è più infallibile.
La cameriera prese l'arma e si avvicinò a Griscelli per obbedire.
- No - sclamò ella infine, gittando l'arma - nol posso.
- Vigliacca! Tu l'ami, dunque? Possa questa infamia non cagionare la perdita dei nostri fratelli.
***
La porta di fronte si aprì subitamente. La principessa rinculò. Aveva riconosciuto M.me X che interveniva. Ella si piantò di faccia alla principessa, incrociò le braccia ed ordinò con voce solenne:
- Non, madame; vous n'enleverez pas l'empereur; vous ne le conduirez pas à la frontiére; vous ne tuerez pas Griscelli. Vous aviez pris nos precautions pour endormir les serviteurs de cette maison; mais il y a d'autres qui veillent aussi à l'avenue d'Auteuil.
Ancore cette femme! - gridò la principessa.
La principessa aveva ordito con Pieri l'oltraggio fatto a M.me X nella pianura di Monceau; questa le strappava Napoleone; la principessa le aveva ucciso l'amante, Pieri; M.me X le ucciderà Orsini; poi... s'ucciderà, ella pure. La principessa disse un motto sommesso a Leona, la sua seconda cameriera. Uscirono e chiusero la porta, carcerando così M.me X. Nella piccola casa dormivano tutti. Il ratto di Napoleone, in sincope, aveva fallito. Trattavasi adesso di fuggire.
I mazziniani erano già lì dentro. Aggiogarono i cavalli alla caléche della principessa, che aveva portato il sire. Una catastrofe era imminente. Orsini, che aveva preceduto, la vide anch'egli, e, da uomo d'azione, tirò un colpo di pistola a uno dei cavalli. La principessa in poche parole gli raccontò tutto. Al colpo di pistola, accorse qualche sergent de ville.
- È la caléche di quell'eccentrico di sir A. Backet. Quando un cavallo non fa il suo dovere lo corregge col revolver! E questo è il quarto che ha educato a fare il suo dovere con quel metodo speditivo. - Audace rischio!
La carrozza non pertanto passò, col cavallo ferito alla gamba. Il giorno dopo M.me X diede l'allarme. La cavarono dagli arresti nella sala da pranzo. Diede avviso di ciò che era avvenuto, alla Prefettura. Fu mandata una carrozza imperiale, nella quale - alle sei della sera - Griscelli e l'imperatore entrarono e si recarono alle Tuileries. L'aveva preceduto M.me X, ed aveva raccontato l'avvenimento - che sembra un romanzo di Dickens. Eugenia era furiosa. Morny riappaciò la coppia infedele reciprocamente. Ed Orsini, giunto a Londra, disse:
- Non ho potuto rapire Napoleone. L'ucciderò.
Ed il fatto dell'Opera ebbe luogo.