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Articolo apparso sulla Cronaca Bizantina il 16 aprile 1884
No, che non l'abbiamo ancora finita con M.me X di Claude e Lalage, l'amica mia. Questa figura proteiforme - la più femminina e la più formidabile delle Etère - riempie più quadrelli nell'opera a tassello del secondo Impero. La troviamo nel mondo politico, nel mondo artistico, nel mondo letterario, con pertinacia uguale alla scarsezza dell'ingegno; di trafila alla corte delle Tuileries; la incontriamo in Portogallo, in Spagna, in Italia; fu forse odalisca in qualche serraglio orientale, a Costantinopoli o al Cairo; dovunque v'è un intrigo da ordire, una vanità da spiegare a vele gonfie, negli uffizi dei giornali, nei gabinetti dei grandi letterati francesi... e adesso la vedremo a Londra, nel tempio misterioso del Mazzini, al quale era nemica per capriccio.
Ma, innanzitutto, che cosa era - poiché c'interdiciamo di dire chi era?
Ella apparteneva a una delle più aristocratiche famiglie di Europa. Suo padre si era mischiato alla diplomazia di una grande nazione. Era adesso orfana di padre, con una madre un pochino dello stampo di quella della Montijo - ma più onesta di molto e non cinica e venale come la cortigiana emerita spagnola.
Erano molto poveri. La famiglia, numerosa i maschi e le femmine. Avevano abitudini signorili di vita. Perciò necessità di coprire la cruda miseria con dignità di apparenze. Per fortuna, le fanciulle erano bellissime; i giovani figli, bene educati, attivi, intraprendenti ed onesti; per la ragione che avevano relazioni intime col mondo del Faubourg Saint-Germain e con il clan dei Bonaparte.
La principessa - non contessa come la classifica Mr Claude - riceveva delle sovvenzioni delicate da parenti, amici, e relazioni di personaggi della loro classe. Vivevano così stentatamente, e qualche volta sdigiunavano con dignità di pani e radici, e, come lusso, una porzioncella di patate fritte!
La povera vedova, se non aveva fortuna, non aveva neppure molti scrupoli, e non celava alla famelica sua prole: che la pensione, che riceveva come vedova, non bastava neppure a dare a tutti una camicia di ricambio ogni settimana. Quindi, doveva ciascuna industriarsi come poteva per sostenere la "lotta per l'esistenza".
Gli uomini riuscirono a collocarsi bene o male, un poco nell'esercito e nella marineria, nell'industria e nel commercio, negli impieghi governativi implorati ai Bonaparte loro protettori in America, in Italia, in Francia. Per le fanciulle... un poco di miniatura, un poco di lezioni di musica e di lingue... ma una bella ragazza, in quella condizione di cose, si trova subito, volente o nolente, in una sfera di azione cui la bellezza determina. E bella era Artemisia, la seconda sorella; bellissima Lalage, la prima. A sedici anni, ella dava il capogiro di amore, gli spasimi più irresistibili a chiunque la vedeva.
A diciotto anni, aveva fatto la sua prima vittima, nel mondo delle lettere. A diciotto era maritata con un gran signore russo. A ventidue, era vedova di questo primo marito. A venticinque, vedova di un marchese portoghese. A ventisette, maritata a un signore olandese di nobile e grande famiglia. Ma i mariti non impedirono i legami di cuore, sacri e segreti.
La ragazza era onesta di cuore - e lo restò quasi sempre, quando la vendetta non l'ispirava. Aveva già immolato, come ho detto, la prima sua vittima - un romanziere che era morto di amore, spossato, sfinito nelle braccia divine di lei. I suoi grandi occhi neri lo avevano incendiato ed esaurito. Le sue labbra di torpiglia gli avevano succhiata la vita. A trenta e più anni, il grande romanziere era già tisico, o piuttosto consunto da una malattia di languore.
Dopo aver visto appassire questo grande genio drammatico, ecco la volta di altri due rivali - quel sig. P. e quel sig. De L., di cui parla Claude, quando egli era commissario di polizia a Passy.
In questo tempo l'incantevole Lalage - e forse prima di costoro - conobbe Luigi Napoleone che cospirava coi carbonari e veniva spesso da Londra. Il quale, come faceva della politica sperimentale e studiava la classe povera di Parigi nei faubourgs e nella Citè, si diede a studiare le classi letterarie ed aristocratiche nei gabinetti di studio di Nodier, di Dumas, di Eugenio Sue, di Mèrimée - di cui si fece grande ammiratore dopo la pubblicazione di Colomba - di Saint-Beuve, di Ponsard, di Laguerronnière - cospiratore impenitente e intrepido - a pro degli eredi di Napoleone I, cui doveva l'immensa sua fortuna. In parecchi di questi gabinetti di studio incontrò una fanciulla dai capelli neri e dall'occhio cilestre, delicata, bianca come una nube del mattino sulle alpi in estate; dalla bocca voluttuosa; dallo spirito svelto e pronto - un insieme di musa e di silfide, di baccante e di Ebe; piena di poesia; non orba di appetito; civetta senza intenzione di esserlo; provocatrice incosciente e divoratrice di fortune e di intelligenze, cui inaridiva co' suoi baci, come il sole volatilizza la goccia di rugiada che rinfresca un fiore in estate.
Luigi Napoleone ne divenne immediatamente innamorato; e come Lalage non ripugnava agli amori cumulativi - per la ragione che, ispirando l'amore più delirante, non lo sentiva più che la Venere de' Medici o quella di Milo non lo sentono nella Galleria di Firenze ed al Louvre - ella non oppose resistenza ad un giovane, il [quale] faceva già parlare di sé ed era l'erede presuntivo del trono di Francia.
Lalage aveva il culto per la famiglia Bonaparte. La sua n'era stata protetta e beneficata, come quella di Laguerronnière. Claude poi descrive così il giovane principe - che aveva servito di modello al Prince charmant - o Rodolfo - nel Juif errant di Eugenio Sue:
"Il avait un visage étrange... Quantunque di una fisionomia poco piacevole, il avait des regards d'une douceur extraordinaire. Sa prunelle élincelante se noyait dans des effluves magnètiques qui fascinait ce qu'elle fixait. Con quello sguardo aveva domato Nina-Fleurette, la piccola cantoniera che con la sua superba e selvaggia bellezza serviva di Circe a una banda di sicari, in uno strozzatoio e taglia-gole della Citè.
Lalage non aveva saputo neppur lei resistere a quell'incantamento, come, a Londra, una Nina Fleurette di un simile ridotto del Waping - Miss Elisa Howard, della quale parlai di già. Nel cabaret du Lapin Blanc, Nina Fleurette s'ètait secouèe, heureuse et souriente, comme baignèe par les flots lumineux de ce jeune homme - è sempre Claude che scrive e racconta - Il ne la quittait pas de yeux. Elle s'ètait soudain trasformèe en bacchante. Elle avait denouè sa longue chevelure brune qui retombait en cascade sur ses blanches èpaules, frissonantes de dèsirs. Evidentemente ella era innamorata di quel misterioso sconosciuto, dont les allures caressantes, les regards humides devaient exercer un pouvoir fascinateur sur toutes les femmes. E l'aveva esercitato su Lalage, mentre questa aveva reagito sopra di lui con fascino uguale, e più assorbente.
Ella menò di fronte tutti questi molteplici amori - come dirò meglio più oltre. Restiamo adesso negli amori politici della maga che ha seminate tante vittime in tutte le capitali d'Europa, cui abitò o visitò.
***
L'amore di Luigi Napoleone finì, per allora. Scoperto e arrestato da Casimir Pèrier; rilasciato da Saint-Pelagie, dove si trovò carcerato col famoso Raspall, il quale scrisse: "L'illustre prigioniero dà udienze: i carcerieri sono i suoi ciambellani. La sera, al cader della notte, l'aria risuona di una musica militare: sono i suoi partigiani che gli danno une aubade. Quando si degna discendere nella corte, il suo stato maggiore, che l'ha seguito nella cattività, al suo avvicinarsi si avanza, in posizione di soldato disarmato, e passa la mano allo shako; "si scoprì che il figlio della regina Ortensia aveva relazioni con Lafayette; si scoprì che il principe Luigi, recandosi in Italia con sua madre, aveva avuto parecchi colloqui con i suoi correligionari i carbonari; si conobbe che sommosse dovevano scoppiare a Grenoble, a Lione, a Parigi - le cui guarnigioni erano state guadagnate; si seppe che un certo numero di deputati e Pari si preparavano ad andare da Lafayette per formare provisoirement le noyau d'une représentation nationale napoleonienne...
Luigi Filippo fece sopire l'arresto di Luigi Napoleone, e lo mise in libertà. Forse Laguerronnière - il cui padre era stato fornitore capo di Napoleone I - impegnato da Lalage - unitamente a Ponsard - avevano deciso Lafayette ad agire, e Pèrier a cedere... Comunque e chiunque fosse, il giovane cospiratore era tornato a Londra.
Lalage pure, per mezzo del dottor Conneau, facilitò, più tardi, la fuga del principe Luigi da Ham, travestito da muratore. Ed ella, con le sue multiformi e numerose relazioni, contribuì a procurare l'elezione di lui a Presidente, nel 1849. Credeva di esserselo assicurato, oibò. Un'altra grande Etèra, capitata in quel tempo, egualmente bella, soppannata da una madre maestra in ogni ignobile arte di ruffiana, la fece soppiantare. E come la Montijo e sua figlia conoscevano le relazioni di Luigi Napoleone con Lalage, e il carattere femmineo di lui, la fecero proscrivere dalla Corte, apertamente - benchè Luigi Napoleone la vedesse sempre in segreto.
***
Gli potè così rendere parecchi servigi. Ed abbiamo già visto quali, ad Auteuil, due volte. Per quello spirito poliziesco, del quale si era adesso invaghita, aveva conosciuto Pieri - un amico di Orsini, un organo di Mazzini.
Ella era nell'età in cui le donne abbisognano di un uomo per ragioni d'organismo erotico, sviluppato tardi, in una natura per lunga pezza linfatica in amore. Pieri la sedusse; la soddisfece; se ne fece amare - dai sensi; ed ella lo beneficò largamente. Però, quando si avvide che Pieri era un emissario di Mazzini, e cospiratore contro l'imperatore, Lalage cangiò di modi. Si servì del giovane italiano come di uno strumento a libidine, e lo trattò come certe donne amano questi uomini, detti amants de coeur. Pieri sentì l'ignobilità dell'ufficio a cui era stato abbassato; e ne prese la terribile ed ignobile vendetta raccontata da Claude - cui non occorre qui ripetere con più particolari ch'egli non ne dà - ed ai quali io potrei aggiungerne altri non meno tristi, piccanti e turpi. Lalage giurò un odio terribile a Mazzini ed alla grande causa cui il grande cospiratore serviva con tutti i mezzi.
Lalage si vendicò di Pieri, facendolo giustiziare, dopo l'attentato del 14 gennaio 1858 all'Opèra; si vendicò di Orsini e della principessa, e l'ho narrato. Ma non le bastava. Si recò a Londra, per gittar forse i suoi terribili artigli sul Profeta - come Pieri addimandava Mazzini.
Questi non aveva partecipato all'uso delle bombe, né l'aveva approvato. Lalage - vendicata oramai di Pieri - cui era andato a trovare nella carcere per fargli noto chi l'uccideva - si ammansì. Anche il mondo ufficiale - Napoleone dando l'esempio - aveva cangiato di opinione su Mazzini - quando ebbe compreso bene il grande intento del patriota italiano. E Claude stesso scrive:
"Mazzini n'ètait pas du complot. Il ne pouvait en ètre, lui, qui, au contraire, acceptait le concours des parvenus couronnès, princes bàtards ou rois constitutionnals, afin d'arriver d'un pas lent, mais sùr, à la Repubblique universelle. Mazzini, par son intelligence, ètait infiniment superieur à ces amoureux obscurs de libertè. Il n'a jamais ète ce qu'en a fait le vulgaire. Il n'a jamais étè ce q'en a fait le vulgaire: un apòtre de l'assassinat. Mazzini a flètri dans ses ècrits les ècarts de notre première Rèvolution, qui, en s'affermant par le terreur, engendra le plus odieux despotisme: le despotisme guerrier!
«Si Mazzini a trop sovent menacé du poignard des princes, qui se sont èlevés, comme Napolèon III, sur le pavois de sa mystèrieuse armèe, il l'a fait excité par l'irritation de son immense amour pour l'humanité, dont ces princes trahissaient le cause, en prètendant la dèfendre...». Detestava gli atei. Era mistico. Orsini al contrario, era un fanatique che voleva, come i dissidenti dell'Internazionale, la repubblica immediata, la repubblica quand mème...
"Quando Mazzini si pronunciò nettamente per unire Napoleone III a Cavour ed a Vittorio Emanuele, sopravvenne la scissione tra il Patriarca ed Orsini. Il luogotenente di Mazzini era un pericoloso reveur... La principessa aveva lo stesso carattere; la stessa esaltazione; lo stesso eroismo; la medesima antipatia per Napoleone - non perché fosse repubblicana, ma perché, nella sua qualità d'italiana, voleva che la casa di Savoia regnasse sull'Italia, sans le concours de l'interventions etrangére. Come Orsini, voleva che l'Italia si facesse e si facesse da sé. Non credeva a Napoleone. Prevedeva che costui avrebbe fatto pagare caro il suo ausilio - se lo dava... Allora l'Internationale travailla, sous le ordres de Orsini, dont la princesse ètait l'àme, à l'enlèvement de l'Empereur...
«Mazzini fu quasi abbandonato. Si rassegnò senza stento. Vedeva più lontano di tutti gli eventi che si abbozzavano all'orizzonte. Il s'isola comme un dieu... In quel tempo, se Orsini avait une maitresse, Mazzini en avait duex, qui recevaient ses inspirations avec un soin pieux. Due inglesi. Queste avevano abbracciato spirituellment les thèories polygames de la secte mormonne. Ora, se Orsini aveva per amica una realista, l'idealista Mazzini aveva per amica o per sposa (stile mormone) due inglesi, le quali l'adoravano come un semidio, qui faisait trembler tous le rois.
Queste due vestali del fuoco sacro italiano andava ad abbordare Lalage con la sua entusiasta storditezza consueta. Ma passo di volo, per non divagar troppo.
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L'una era bionda - una bellezza vivace e spigliata; l'altra bruna - di una bellezza più severa e profonda. La diversità del loro temperamento le ravvicinava e le metteva di accordo nello scopo e nell'intento del loro amore sereno e serafico. La luce che ricevevano dal Profeta le riuniva in una tenera armonia.
Bakounine ha scritto di Mazzini ch'egli "riscaldava le anime, con la sua intelligenza piena d'irradiamenti; col suo sguardo serio e dolce nel tempo stesso; col suo sorriso melanconico e fine. Chiunque lo vedeva e l'ascoltava si lasciava sedurre dalla sua intelligenza e guadagnare dal suo cuore. Non pensava giammai a sé stesso; ma confortava coloro che venivano a lamentarsi dei mali loro. Mazzini provocava la confidenza e l'ispirava anche ai più sospettosi. Coloro che per impazienza, o per ambizione, si erano da lui allontanati, gli tornarono sempre, persuasi del loro torto".
Tale era in fondo il fondatore della Internazionale, che fece e farà tanto male alla vecchia società - soggiunge poi Claude.
Aveva dunque qualcosa della potenza magnetica morale di Napoleone - e questa forza interna doveva, presto o tardi, finire col ravvicinarli, senza confonderli. Figuratevi poi il predominio che doveva esercitare sulle donne! Orsini comprese in fine il suo torto, e, la vigilia di salire sul palco, scrisse la celebre lettera, da Mazzini, Napoleone e Vittorio Emanuele ispiratagli, nella quale trovasi la frase che Napoleone III en dèlivrant sa patrie s'assurait la bènédiction de 25 millions de ses consitoyens.... Io non vo oltre nei misteri della politica erotica delle grandi Etère, e non racconto la scena che ebbe luogo tra Lalage e gli Angioli custodi di Mazzini. Ritorno con lei a Parigi e la dipingo sotto le sembianze di una musa ispiratrice di amori, di artisti e di poeti. Ed anche qui dobbiamo risalire alla tradizione greca e romana. Entro nel palazzo: discendo nel Maelstrom di Edgàrd Poe.
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La Giorgio Sand; la contessa d'Agout-Daniele Stern; - la signora Faydau; la signora Dìdier - meno di tutte perché brutta e oramai matura; Louise Collet; Olimpia Audouard; M.me Monnier, le due Brohan, la Rachel; la Schneider - che si qualificava: Je suis le passage des Princes - per indicare che aveva avuto sul suo corpo tutti i principi, come la Galleria Passage des Princes si apriva a chiunque volesse attraversarla - l'Agar, la Marie Laurent... ed altre attrici e scrittrici di romanzi e di politica. Poi, Emilio Augier, il vecchio Dumas e Dumas fils, Ponsard, Laguerronnière, Girardin, Musset, Saint-Beuve, Charles Edmond, Murger, Villemessant, Jules Comte, Rochefort, Fiorentino, il dottor Vèron, Commerson, Ganesco, de Morny - l'hommes plus spirituelle que je connaisse - lo disse, con ragione, Mr de Girardin, - About, Ed. Texier, Proudhon, Mèery, Cucheval-Clarigny, Gueroult, Payrar... tutti gli atomi galleggianti - che in Inghilterra sono esportati all'emigrazione - in Francia sono assorbiti dagli atomi adunchi dell'Impero, e si addensano ed aggirano nell'orbita della polizia. E questa li mena come la coda del demonio di Dante mena nella "bufera infernal che mai non resta" i dannati che con quella coda aduna sulla spiaggia. Fa dunque mestieri specificare e classificare.
V'è il mondo dell'arte e della poesia. Vi è quella della politica e degli affari. V'è il mondo dei gaudenti - uomini e donne - ed il ramo femminino è il più formidabile.
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Liquidiamo da prima alcune donne, che davano già dalla restaurazione, ed avevano traversato la rivoluzione di luglio e quella di febbraio. Ve ne restavano poche in evidenza, a forza di petulanza, e destando pietà.
La decana era Louise Collet, la quale era stata maitresse del filosofo eclettico Cousin - prima che non si fosse preso di passione postuma e platonica per le belle dame della Fronde: la signora di Longueville, che sedusse Turenne, M.me di Montpensier, nipote di Luigi XIII; e la duchessa di Rochefoucauld; e la duchessa di Montbazon, maitresse del duca di Beaufort. Parlerò forse anche di coteste stelle filanti. La Collet - dalla quale Cousin si distolse, perché come Orazio per timore della legge Giulia e l'esempio di Cupieno, non era mirator cunni Cupienus albi, non voleva impicci con matrone attempate, e la passò agl'invalidi, non sapendo domare, come Marziale, la repugnanza per le donne che avevano varcato i trent'anni.
Louise cercò consolarsi scrivendo noiosissimi romanzi, cui gli editori facevano a gara a respingere. Dopo il Sessanta, se la spulezzò in Italia, credendo trovarvi lavoro. Garibaldi, o Lanza, non ricordo più bene chi, l'alloggiarono in un padiglione da Re Nasone fatto costruire a S. Leucio, vicino Caserta, come suo parc-aux-cerfs, ed ella per riconoscenza ai soccorsi che un ministro italiano le somministrò, scrisse un libro elogistico per l'Italia, il quale nessuno lesse e fu stampato, credo, a spese del bilancio nostro. Il suo intento era di presentare sua figlia poco bella ma giovane, con la beautè du diable - a Vittorio Emanuele, - nella stessa guisa che la madre di Delia offriva sua figlia a Tibullo. Ma re Vittorio non l'avrebbe presa nelle tenebre, come Tibullo prese la bella cortigiana; e il caso verificandosi, non avrebbe, a modi di costui, la domani, raccomandato alla madre d'insegnare alla ragazza sit modo casta doci. Non essendovi riuscita; non avendo potuto collocare la sua mercanzia in Italia - come i negozianti di moda vi collocano la loro roba disusata - ritornò a Parigi, e poco tempo dopo morì, quasi nella miseria. Non udii più parlare di lei.
Le Etère emerite hanno una speciale inclinazione per i climi del Mezzogiorno. Ne conobbi due che, sfruttate a Parigi, si appigliarono alla rivoluzione disperata di esportare i loro vezzi: Olimpia Audouard al Cairo; la signora Monnier in Italia: e non mancarono di avventure.
La Monnier, che si avvicina all'ideale supremo della donna di Balzac e di Sofia Arnould - i quarant'anni - innamorò Alfonso Karr a Nizza o nelle vicinanze, dove lo spiritoso umorista s'industriava da giardiniere, e vendeva fiori che rendevano meglio de' suoi libri - i quali pure rendevano stupendamente, principalmente Les Gulpes. Lo spirito scintillante della vedova di un noto eminente romanziere - cui aveva ucciso con la gelosia giustificata dalle sue numerose infedeltà - sedusse Karr, forse più della bellezza, tuttavia magnifica. Ma ella non fu più fedele a Karr, di quello che fosse stata ai due suoi precedenti mariti; e s'innamorò del Mordini - un bel giovane a quel tempo, e propenso alle avventure galanti. Ma neppure col Mordini prese un poco di radice; ed io la conobbi a Parigi, seguita da un colonnello italiano, adesso generale - e fu sul punto di gittarlo in un serio imbarazzo, per ragioni d'affari, con l'on. Ballanti e l'on. Fano, allora banchierini a Parigi. La cosa si aggiustò. Il colonnello andò in collera ed i banchierini non erano uomini da esporsi al corruccio di un prodissimo soldato italiano, che passava, a confessione stessa del generale Ulloa, per l'Achille dell'esercito italiano.
Tornarono in Italia. L'intrigante francese si era procurato la corrispondenza d'Italia della Presse - allora diretta da Payrat - venduta da Girardin per tre milioni. Il Brofferio fece delle follie per lei, a Torino - ed essendo uomo di spirito ed inalberando i suoi diamanti alla camicia, ebbe più di un pranzo dalla dama, ma non ebbe il seguito. Il Valerio, che voleva sedurla con la politica, vi perdé le frasi.
Al 1859, mi cadde nelle braccia, come corrispondente di giornale. A Castiglione me ne sbrigai. La ritrovai a Napoli, l'anno seguente, maitresse di Maxime Du Camp - col quale mi mise male, e male vi restai dopo, ma a torto. Dopo la guerra, se la disputarono il generale Doda e Cencio Cattaben. Ma questi portò la palma, perché con lui la trovai a Torino. E gli diede la follia! Parecchi anni dopo ebbi un invito da un'anonima per andare a vedere una vecchia conoscenza all'Hòtel Taitbout. Era lei, con un non so chi, il quale speculava, corteggiando la madre e la figlia - non bella come la madre, ma buona ragazza ed ingenua. E più non la vidi. Mi ebbi trambusti in casa con la signora Maude, mia moglie, la quale non volle credere all'innocenza delle mie visite, ed innocentissime erano.
***
L'Olimpia si spinse fino al Cairo. Si sparse la voce che il Khedive Ismail le avesse dato un posto nel suo arem. Forse perché là scrisse un libro sugli aremmi turchi. In ogni caso era degna di esservi collocata come un'odalisca dalle forme gradite ai Turchi: grossolane, fresche, e grassotte. La conobbi al suo ritorno a Parigi, per mezzo di un polacco suo amante, un conte Bro... e uno starnuto. Questi aveva due figli nell'esercito italiano. Olimpia lo smunse ben bene. Presa dal ticchio di possedere un giornale a sé, come l'attuale signora Adam - si fece somministrare i soldi d'impianto dal conte... settimane dopo il giornale era morto di tisi; il fondo di deposito della cauzione era stato ritirato dalla non bella e non seducente Olimpia! Il conte, dopo questa ferita alla sua fortuna, tornò in Italia e vi morì. Olimpia non si strusse di dolore. Ma io non la vidi più. Non mi piaceva. E adesso, da bonapartista divenuta gambettista, poi ferrista, poi socialista, fa concorrenza ad Aubertine Auclert - la bella socialista, - e dà conferenze sopra ogni specie di subietto.