Ferdinando Petruccelli della Gattina
Le Grandi Etére
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Undicesima puntata Comprati e venduti

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Undicesima puntata

Comprati e venduti

Articolo apparso su Cronaca Bizantina il 16 maggio 1884

Lalage, come già dissi, era non solo un'etèra del gran mondo ufficiale, ma altresì una donna di lettere. Aveva scritto romanzi, impressioni di viaggio, poesie non poche, anche qualche storia contemporanea, e molti, ma molti articoli di giornali e riviste - nei giornali conservatori e ministeriali, taluni col suo proprio nome, tali altri con un nome di guerra virile - come la Sand e la Daniele Stern.

Però, non scriveva per ordine; anzi soffriva con impazienza i comunicati e le osservazioni che si facevano a' suoi scritti dalla direzione della stampa. Ma d'uopo era sobbarcarsi - come sobbarcato mi vi ero pur io. Claude ha scritto nelle sue Mèmoires - ed ha scritto il vero: "La police en ce temps falsait una partie des journaux politiques. Leurs rèdacteurs en ètaient souvent des hommes achetès par la prèfecture. La police donnait aussi beau jeu à des enfants perdus de la presse, qui, en se rappellant l'acien règime, ne comprenaient rien à ce caporalisme dans le journalisme, règlé d'apres le coup d'Etat... Il fallait courir, apres un mot d'ordre donné, pour les nouvelles politiques, au ministère de l'intèrieur; pour les faits divers, à la prèfecture de policeDi giornali politici indipendenti non ce ne furono più. L'Opinion Nationale, di Guèroult, pigliava l'imbeccata al Palais Royal - ossia dal principe Napoleone, che s'ispirava al suo umore ed a qualche capriccio dell'imperatrice.

Il famoso Courrier du Dimanche, di Ganesco, dipendeva dalle Tuileries direttamente, ossia da Mocquard, o riceveva la chiave in nota dal direttore della stampa al ministero dell'interno. Quel giornale era una sourisière. Vi scrivevano pubblicisti, quasi tutti con reminiscenze repubblicane o frondeuses - secondo l'indicazioni di M.r Thiers. Paradol dei Dèbats visitava l'hòtel di Thiers ogni sera. Pelletan, Payrat, Ulbach, Laurent-Pichat, Maxime Du Camp... vedevano Jules Simon. Però gli scritti di costoro passavano sotto la revisione della spia rumena. E Ganesco adduceva ragioni di prudenza per non pubblicare, o mutilare gli articoli dalle tendenze repubblicane.

Il Siècle, che si atteggiava a repubblicano, s'inebriava del narcotico di M.r Havin - che fu poscia ammesso per candidato ufficiale al corpo legislativo. Girardin era opportunista, affarista, con ghiribizzi e velleità di opposizione illuminata talvolta; più spesso, secondo il motto di ordine rispettoso di Morny o di Rouher. I Dèbats vivevano di allusioni, di sarcasmo, quando pigliava la penna il povero Paradol o John Lemoinne. Il resto era petite presse; nella quale Villemessant e Commerson - che misero al mondo Rochefort.

Il Figaro era giornale canaglia, una speculazione riuscita, dopo parecchi fiaschi; il Tintamarre era un giornale di speculatori.

Commerson era un piccolino secco, petulante ed arzillo, di figura diabolica: la fronte bisolcata da due vene pronunziate che si gonfiavano fra due ciocche di capelli frisés avec rage. E ciò contrastava fisicamente come spiritualmente con la faccia rubiconda, piena di soddisfazione, di Villemessant.

***

Questi si era arrampicato all'albero della cuccagna della petite presse lentamente e con stento. I suoi primi tentativi: la Bouche de fer, il Petit Caporal, il Nain Jaune, nel quale fece le prime armi il Fiorentino... tutti giornali frondeurs, non avevano servito che a disegnarlo come qualcuno in posse; ma non ancora quello che sarebbe stato un giorno, quando il Figaro attecchì. Egli si spacciava legittimista, per aver l'aria di appartenere ad un partito, quando ognuno sembrava avere la tarantola di essere classificato in qualcuno di essi. Era di già però qualcuno, alla fine, quantunque non ancora nella stampa cui poscia fondò e, per così dire, creò.

Giocava già forti somme al restaurant Bonvalet; mangiava a cinquanta franchi il pranzo; viveva da nababbo e gran signore, in mezzo ai ricchi negozianti delle Halles e agli onesti borghesi del quartiere del Temple - berteggiandoli con una verve inesauribile. I suoi frizzi alla Rabelais scoppiavano in arguzie originalissime. Aveva tanto visto, tanto vissuto, in ogni specie di gente - ma più fra la canaglia! S'incarnava in Gil Blas ed in Figaro, con l'appiombo del personaggio di Lasage, con la finezza dell'eroe di Beaumarchais. Aveva la malizia di questi due tipi dell'umore e dello spirito francese. Si era fatto annonzier - il primo e più umile grado nel giornalismo. M.r Claude che, qual commissario dei teatri, lo conobbe intimamente, lo dice: «gentilhomme, avec des ideès de Proudhomme en politique; il voulait devenir le plus riche des gens de sa profession, pour écraser de son luxe la bourgeoisie dont il n'enviait que les jouissancesVestiva sempre un abito turchino con bottoni di rame dorato e portava scarpini con rosette di nastro nero, che facevano spiccare le calze di seta. Io lo conobbi vecchio; ma quelli che l'avevano visto giovane asserivano ch'era cangiato di poco. I suoi sguardi placidi vi rovistavano nell'anima, e vi imponevano un certo rispetto, pur sapendolo un farceur ed un mistificatore; i suoi capelli s'impiantavano, corti ed irti, sur una fronte bassa; le sue labbra sensuali, il suo mento largo e spianato, a due pieghe, accusavano una volontà sottomessa ad appetiti divoranti. Andava alla caccia di un protettore, perché il suo preteso Chambord regnava nelle nuvole. Fondò così, senza fondi da prima, il giornale più curioso, più interessante, più letto di tutti i giornali parigini - e il più canaglia, ispirato da De Morny - un uomo di spirito, secondo solo a Rochefort. Non ebbe che un emulo, Commerson del Tintamarre, e lo giuntò. Però, quando raggiunse l'apice della fortuna, si riabilitò con atti di beneficenza segnalata; e si abbandonò a boutades di generosità, uguali solo alle caricature arrischiate o crudeli ispirategli dal bisogno che lo dominava: il suo istinto di vecchio bohème.

Un aneddoto raccontato da Claude dipinge Commerson e Villemessant rivali in giornali. Villemessant aveva chiappato un azionario che gli aveva portato centomila franchi. S'incontrò con Commerson alla stamperia Chaix.

- «En bien mon vieux» - gridò Villemessant, scorgendolo e indicandogli il suo montone. - «Tu vois monsieur? Il m'apporte cent-mille francs. Elle est bien bonne, la téte! Regard-moi ça? Est-ce assez reussi

- «Mon fils» - rispose Commerson, frisant sa moustache, e facendo il giro del cappone, con un'aria malinconica. "Tu peux te vanter d'avoir de la chance! Je n'ai jamais trouvè des...amateurs comme monsieur, moi! A peine si mes pigeons veulent mettre cent sous dans mon Tittamarre... et ancore!... As-tu de la chance, d'avoir des pigeons a cent-mille francs? Moi, je ne trouve que des melons a trente sous

Il popone da centomila franchi, non sapendo se dovesse ridere o andare in bestia, salutò e andò via.

- «Malhereux!" - grida Commerson - il est parti!...Et il a encore sa montre

- «Une montre? Fi donc!» - replica il direttore del Figaro... - "Je laisse ça à mon copain du Tintamarre." E partì egli pure. «C'est ègal" - sclamò Commerson..., «il court tout de mème après la montre

Io ebbi relazioni con Villemessant vecchio. Non occorre accennarle.

Questo però dipinge, non solo i due spiriti più audaci della piccola stampa parigina, ma un'epoca e lo spirito di questa stampa - solo gradita alle Tuileries e protetta da Eugenia!

***

I quattro grandi dittatori della stampa caustica della Parigi imperiale furono: Girardin, i due anzidetti, e Paradol - i quali dopo la legge Guillotet sull'obbligo della firma, si manifestarono. Tre sorte di giornali: quelli dei sedicenti liberali, i liberali nei limiti del possibile - come i Dèbats, l'Opinion Nationale, il Siècle, la Liberté...; la stampa leggera - che si rideva dei fulmini dei communiquès o transigeva con concessioni al governo, come il Figaro ed altri simili; i giornali governativi come la Patrie, il Constitutionnel, le Pays... M.r Claude scrive:

«Ces journaux, en coupes réglèes, dont les redacteurs en chef ètaient payès par un tailleur, par un bottier, par une des nombreuses favorites de Napolèon III, ne pouvaient avoir une grande action contre les francs-tireurs de la presse parisienne. Ils prètaient trop le flanc a leurs coups, mitigès à peine par un communiqué».

Quando questi francs-tireurs erano bombardati dalla magistratura e mandati a Santa Pelagia - il carcere più o meno cortese - essi non credevano mai che «pour avoir pondu quelques gaietès satiriques contre les Tuileries en joie" dovessero essere minacciati di tutta la collera "de leurs hereux hòtes". La stampa ministeriale anzidetta, e nelle condizioni anzidette, in mano a cortigiane, sarti e calzolai, e peggio ancora, ed ebrei - come il famoso Mirès, che aveva comprato i tre giornali principali - mise al mondo dei funghi effimeri di redattori capi, dello stampo di Grandguillot- uno dei tanti figli naturali di Morny - e dello stampo non meno sozzo di Lebay, Duvernois - che fu poi condannato a dieci anni di carcere per chantage e scrocchi, dopo essere stato portato persino al Corpo Legislativo! Girardin, quando ambiva d'essere creato senatore - e fu ingannato fino all'ultimo giorno - si servì di quest'ultimo ne' suoi giornali di opposizione ipocrita - perché aveva molta capacità. Poi lo abbandonò al suo destino: la scroccheria - mediante la quale si arricchì e si fece strada fino a Napoleone III.

Questi giornali erano tante trappole - come ben dice M.r Claude - per scandagliare le opinioni di coloro che si occupavano di politica. Di guisa che, ha ragione Claude di scrivere pure: «En véritè la prèfecture n'avait pas besoin de ses fileurs ed de faire talonner par les grosses bottes des pisteurs de M.r Lagrange,», per conoscere che pensassero «tous les bohémes de la littèrature et de la politiqueriuniti la sera, dalle dieci a mezzanotte, al Café de Suède, al Cafè de Madrid, del boulevard Montmatre, ed al Rat Mort, della Rue Pigalle: «leurs patrons politiques se chargeaient de signaler pour la prèfecture leurs moindres faits et leurs gestes».

***

Surse allora la moda dei chroniqueurs, messi in voga da Villemessant, imitato da tutti gli altri di poi. In questo ramo militò - come diremo - brillantemente Lalage, con nome di guerra; e fu nel brillante peloton di Timothèe Trimm, D'Audigier, Paul d'Ivoy, Texier, Wolf, Magnan, Blavet, Delaage, ch'ella caricò con infinito spirito ed eleganza. Ma vi restò poco. Il suo primo marito morì, fuori di Francia, ed ella accorse per accoglierne il tanto sospirato ultimo respiro, e provvedersi di un successore. Ciò che avvenne, subito dopo il termine legale della vedovanza spirato.

E restò lontana da Parigi, ma non dalla stampa.

Fece politica imperiale, nei giornali ministeriali di Mirès - e sempre con successo. Fu considerata come un enfant de troupe della stampa leggera, la quale si estese di molto, quando il sistema della cauzione di 80,000 franchi fu modificato. La stampa liberale si accrebbe di qualche organo - anche con i denari del bilancio italiano. Il Ricasoli diede una piccola sovvenzione a Peyrat, per fondare l'onesto Avenir National quando lasciò la direzione della Presse, venduta da Girardin a un ebreo per tre milioni. Peyrat fu fedele alla difesa d'Italia ed alle idee liberali, fino ad andare a Sainte-Pàlagie, come Laurent-Pichat, Raspail ed altri. Ma non furono così Lèonce Dupont e La Varenne. Quegli fondò la Nation con 60,000 lire dategli dal Lanza - e ci attaccò sempre ferocemente e bassamente, per essere ammesso nel giron della grazia imperiale, che non ne voleva sapere; La Varenne, che si atteggiava a legittimista, si mise attorno a Vittorio Emanuele e gli scroccò non poche migliaia di lire, per certi libercoli insulsi e fantastici sulla corte, il re, il governo italiano.

Il Cavour non l'ammise mai nella sua confidenza. Il Rattazzi troppo.

La stampa leggera però - la cronaca - non fu senza una certa utilità; senza volerlo, forse, ma per quella medesima forza delle cose, che produsse il ridicolo ministero Olivier, e pe'l carattere di certi scrittori - tra i quali Lalage. Claude scrive pure ed è bene invocare la sua competente autorità. "Esprits ingénieux ed sans préjugés, comme tous le conquerants, ils ont fondè sans capitaux... le journalisme parisien. Ils ont etabli son pouvoir sur ce qu'il y a de moins durable: la satire. Ils ont beaucoup fait contre une époque dont ils n'etaient pas les entants. Rieurs éternels, ils se sont attaquè uniquement pour faire rire (parla di Villemessant e Commerson) au régime grotesque de l'Empire qui les avait si étonnès! L'Empire devait s'eteindre sous le coups de grace de leurs entants, Henri Rochefort - qui à son tour - mit Duvert et Lausanne, Villemessant et Commerson en pamphlets

***

Ma vi era un'altra specie di letteratura, più elevata, se non più pura e più indipendente, che operò altresì ad aprire la breccia contro l'Impero: La Revue de deux Mondes, la Revue de Paris, la Revue Germanique, la Revue Moderne - orlanista la prima e radatta da scrittori di primissima forza, con spirito di opposizione; e le altre in senso repubblicano da Laurent-Pichat, e da Maxime Du Camp - non ancora propenso all'Impero per il miraggio di un posto al Senato o della candidatura officiale pel Corpo legislativo, così bene riuscito a Duvernois, Darimont, Ollivier.

Laurent-Pichat, proprietario della Revue de Paris - fondata da Balzac nel 1840; Neftzer, fondatore della Revue Germanique – con capitali alsaziani; De Kèratry, fondatore della Revue Moderne, con capitali orleanisti - erano giornalisti indipendenti fino ai limiti del communiquè; e M.r Thiers - entrato al corpo legislativo - dava loro il tono. Scrissi io pure nelle Revue de Paris e Moderne. Però, in Francia, la Rivista non ha l'efficacia che hanno le Reviews inglesi; e quindi l'azione loro antimperiale non produsse gran cosa. Molto meno contribuì la letteratura, propriamente detta, alla breccia dalla quale la Gibilterra bonapartista fu assalita. Il teatro ed il romanzo ebbero qualche importanza; la storia, la critica letteraria, la poesia... nessuna. Dumas - padre e figlio - Emilio Augier, Ponsard, Barrére, Pailleron, George Sand, Paul Maurice, gli scrittori di vaudevilles e di libretti per Offenbach - e sopra tutti Victorien Sardou, Legouvè - Scribe era morto da poco - esercitarono grande influenza su i costumi, e contribuirono allo sbocciamento del demi-monde.

Che potevasi aspettare da un paese naturalmente proclive al libertinaggio; da una città, dove accorre e si concentra tuttavia tutto ciò che l'Europa aveva, ed ha, di più ricco, di viveurs, di corrotto; da una corte, dove, di due fratelli illegittimi, l'uno era duca, Morny; e l'altro, imperatore - senza parlare di Walewski? Costoro avevano avuto per madri delle Messaline e per mogli delle ex cortigiane.

"Grande dames et courtisanes mélèes" dice Claude "tel était, en partie, le personnel féminin del l'entourage impèrial." E se le grandi dame davano l'esempio del libertinaggio più svergognato, che potevano essere le piccole donne, la cui sfrontatezza era esaltata ed addestrata a rivaleggiare con le mogli dei loro entreteneurs blasès.

Nel libro di Auguste Marcade: Tayllerand Prétre et Evéque, si legge: "Je ne raille pas une minute. O n'ignore pas che l'aventurier de Décembre était le fils de M. De Flahaut, mort en 1870 dans un àge fort avancè, et de la reine Hortense, musicienne à tempérament.

Ce vieux M. De Flahaut, qui portait le nom du mari de sa mére, en vertu de l'adage is pater est..., était - la chose n'a jamais étè contestée sérieussement - des amours presque publiques de M.mr de Flahaut et de Talleyrand. Or, et c'est ici que je prie le lecteur de suivre avec quelque attention mon tracè génealogique, qu'etait cette M.me de Flahaut, mére du comte de Flahaut et gran'mére de M. De Mornyy? Una demoiselle Filleul, fille du sieur Filleul, congierge des chàteaux de Muette et de Choisy.

Le sieur Filleul ne devait ce poste de bas officier royal, quìaux complaisances de sa femme, la belle Filleul - comme on disait - que le libidineux Louis XV avait trouvée de son goùt. Suivez la filiation, et voyez si:... De Morny n'était pas le proprie arriére-petit-fils du bracconier du parc aux Cerfs. Remarquez qu'il n'y a pas l'ombre de une fantasie, et que toutes les vraisemblances y sont. Comme on s'explique bien, après cela, que l'interessante M.lle Feighine n'ait pas hésitè a se tuer pour le duc de Morny actuel, ce jeune homme diamantè à outrance et dans les veines de qui coule probablement le sang de Hugues Capet! C'est très mélè, les veilles races

Il duca di Morny, figlio del conte di Flahaut e della regina Ortensia, madre di Luigi Napoleone, era dunque petit-fils di Talleyrand - del quale aveva ereditato lo spirito straordinario ed il cinismo - figlio esso stesso, Talleyrand, di Luigi XV. Morny era dunque petit-fils di un re di Francia. Poteva bravare tutti ed imporsi.

Quanto alla sfrontatezza delle dame delle camelie, e del demi-monde, per darne un'idea, ricordo questo aneddoto, anche molto caratteristico.

***

Un giorno la contessa Walewski - la Ricci - donnina belloccia in giovinezza, ma sempre poco di buono - apostrofò la Rachel, la quale aveva per amante avouè appunto l'ex ministro, e ne aveva avuto un figlio, mentre la fiorentina era sterile. E di ciò lamentavasi con orgoglio.

- Di che avete voi a lagnarvi? - le rispose la spiritosa celebre tragica - Via, su!, dite, di che vi lagnate? Io fo ciò che a voi, vecchie sciupate e maltrattate da ignoranti ostetrici e levatrici, è impossibile fare: perpetuo la razza dei Napoleoni!

È noto che il primo Napoleone aveva avuto questo, adesso poco abile ministro, da una donna, cui aveva nominato poscia contessa; e, ciò che era più curioso, le aveva assegnato per appannaggio una forte pensione sul bilancio dei regno di Napoli - a quel tempo sotto Murat.

La famosa Schneider - attrice delle Varietèes - moglie a nessuno, ganza a moltissimi - trovandosi al Bois de Boulogne dietro al phaeton della principessa di Metternich, da lei stesso guidato, ordinò al suo cocchiere di passare innanzi a quello dell'ambasciatrice austriaca. Questa se ne risentì, e, minacciandola con la frusta, le gridò con tono imperioso:

- Ma infine chi site voi che ardite mancarmi di rispetto, quasi io fossi vostra pari?

- Pari siamo, di eguale condizione e condotta, ma sopra un teatro diverso rimbeccò la Grande Duchesse di Lecoq e di Offenbach, frustrando i cavalli. - Io poi sono ciò che voi non potete essere, per dritto di nascita, ma che io sono per diritto di conquista: Je suis le passage des Princes.

Questa diabolica Grande Duchesse di operetta era satanicamente bella. Non si sapeva al giusto donde venisse. Aveva qualcosa dei tre tipi di bellezza della Francia: l'alsaziano, il centrale, il meridionale; ma questo predominava. Era bruna, ma non molto, come le provenzali; era morbida, dagli occhi scintillanti, con una pupilla che mancava di quei bagliori del cielo delle alsaziani, non fredda come queste, ma, al pari di queste, alta, spigliata, con la pelle vellutata. Del tipo del Centro, poi - che più si approssima al parigino, - aveva carne rosea, ciocche dai riflessi di acciaio brunito, gli abbracciamenti felini, i lunghi abbandoni, le languidezze misteriose ed opportune, i baci che mordono; i denti che croquent des millions; e labbra di granata, che succhiano un'ala di pollo, un beefsteak ed una intera notte di carezze, impavidamente, senza mai dire: basta, amor mio! E sì che ne succhiò milioni, baci, bicchieri di sciampagna; e adesso... è nella miseria - come Cora-Pearl, che non può pagare l'imbiancatura della sua biancheria ed ha un conticino arretrato di 4731 franchi, perché ... perché les affaires ne marchent pas.

Lo credo bene! Ha poco meno di cinquanta anni - e trenta e più in attività di servizio! Ma è tuttavia ben conservata - come il vecchio vino delle fuliggini.

***

Claude ha bene detto: «La fin de l'Empire a étè le règne des damaes du Lac, des junes gens aux camélias et des courtiers... Les Perles, les Fleurs-de Thè, les Rigolboches, en conduisant leurs huit-ressorts autour du Lac», non passvano senza tremare innanzi a coloro che aprivano gli sportelli, au grand Prix, fermi vicino alla cascata. Avevan paura d'incontrare ciò che capitò a una di loro: un aimable voyou son premier lanceur, che, vedendola salutare certi cavalieri en gilet à coeur, sclamò:

«Oh! malheur! Les gandins ont nos restes

***

I paladini della stampa quotidiana e settimanale si accomodavano, chi più chi meno, con le attrici - il rat de l'Opéra era passato di moda, perché si erano tutti trasformati in jene, e davano la caccia ai banchieri, agli agenti di cambio, ai figli di famiglia con prospettiva di grande eredità, e persino di un matrimonio! Con Murger, nel 1861, era stato seppellito il tipo delle Mimi-l'étudiante dalla vita gaia. La lorette di Paul de Kock era un ricordo lontano. Anche questo genere era finito - o, meglio, si era trasformato nella cocotte, nelle: ces dames, nelle: belles du jour; ed oggidì nell'horizontales. Però v'era un mondo nuovo nelle ragazze qui jouaient dans les fèeries; ed i giornalisti vi pascolavano con non molta spesa e qualche incomodo.

I meglio provveduti erano i letterati. Les hommes, les gens de lettres, propriamenti detti, guazzavano nell'high-life delle cortigiane, di ogni stato sociale, cominciando dalla Corte - Tuileries e Palais Royal! In questo immenso Parc-aux-cerfs sguazzavano i Musset, gli About, i Dumas - padre e figlio, - quest'ultimo adesso più del povero vecchio, infermiccio, ma sempre uomo di genio, di spirito, di maniere Règence; gli Emile Augier, gli Octave Feuillet, i Sainte-Beuve, i Ponsard, gli Eugenio Sue, i Laguerronnière... e tutto il clan di Villemessant.


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