Guglielmo Berchet
La Repubblica di Venezia e la Persia
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DOCUMENTO XXIX.

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DOCUMENTO XXIX.

1600, 8 giugno.

Avendo il Nores dragomano della lingua turca, fatto sapere che era giunto in questa città un Persiano con sei ovvero otto in compagnia, soggetto di stima e di molta grazia appresso quel re, e che desiderava far riverenza a S. S. fu dato ordine che per oggi fosse introdotto nell'ecc. Collegio dove venuto fu fatto sedere sopra gli ill. mi sig. Savj di Terraferma; ed interpretando lo stesso Nores disse il persiano: che il suo potentissimo re lo aveva mandato in questa nobilissima gran città, e commessogli di presentar le lettere sue e baciar la mano a S. S., la qual inteso questo tanto rispose: che la sua persona era ben veduta e che si sentiva piacere del suo salvo arrivo dopo così lungo viaggio, e che le lettere si riceverieno con gratissimo animo, desiderandosi ogni bene al suo signore. Replicò il Persiano che rendeva molte grazie della amorevole volontà che se gli mostrava, e che essendo il nome veneziano non solo amato, ma riverito grandemente nel suo paese, abbracciandosi e favorendosi in tutte le cose li mercanti che vi capitano, desiderava il suo signore che continuassero ad andarvi, e che all'incontro fossero protetti e favoriti quelli che venissero di . Disse S. S. che si era ben certi dell'ottima volontà del suo re verso le cose della Repubblica, che se ne teneva molto conto con una perfetta corrispondenza e con vivo desiderio di ogni sua prosperità, onde poteva ognuno rendersi sicurissimo che li sudditi di sua maestà saranno sempre ben veduti. Allora il Persiano soggiunse: che essendo venuto con diverse robe del suo re, per contrattarne e comperarne altre in questa città, come quello che ha la cura principale di provvedere le molte cose per servigio della casa sua, desiderava due grazie: l'una che avendo bisogno per lo stesso servizio di far tingere certi panni di alcuni colori che si usano in Persia, e per quanto intende sono proibiti in Venezia, supplicava gli fosse concesso di farli tingere a modo suo, e l'altra che avendo fatta elezione di due senseri per smaltire le suddette sue robe e comprarne d'altre, desiderava che[193] questi fossero chiamati, ed ordinatoli che procedessero con diligenza e sincerità affinchè egli potesse spedirsi presto.

Il ser.mo gli rispose che desiderava fargli cosa grata, e che questi signori secondo la forma del governo sarebbero insieme, per dargli risoluzione sopra di ciò con la risposta alle lettere del suo re.

Mostrò il Persiano di restar soddisfatto, e disse che non avendo altro il suo signore da mandar in segno dell'amore che porta a questa serenissima Repubblica, le mandava a donare un panno tessuto d'oro e di velluto con figure, fatto far apposta per questo effetto.

Di che essendo stato ringraziato da Sua Serenità, egli prese licenza e partì.

Espositioni Ambasciatori.


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