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Havendo il ser.mo re di Persia date in diversi tempi a diverse persone sete da vender quì, è avvenuto, parte pel mal governo di coloro che le avevano, e parte per altri accidenti, che si sia perduta quasi ogni cosa. Ha perciò la maestà sua espedito chogia Seffer armeno portator di queste per la ricuperazione di quanto si ritroverà di sua ragione in codeste parti. In raccomandazione di questo, ho avuto lettere efficacissime da due miei corrispondenti che si trovano in Persia, e principalmente da uno chiamato Giacomo Nava di Salò,[202] il quale viene trattenuto dal re come pieggio di un Angelo Gradenigo figliuolo di un ebreo fatto cristiano, che ebbe da S. M. circa 50 balle di seta; e qui ancora il padre di esso chogia Seffer, che è sensale nostro di casa mi ha con indicibile affetto raccomandato questo negozio, perchè dal buon esito di questo dipende tutto l'esser e la fortuna del suo figliuolo e tutta la sua. Io nondimeno ad istanza di questo non intendo molestar la Serenità Vostra, ben mi persuado che per rispetto di chi lo manda, sia per accarezzarlo e favorirlo quanto più sarà possibile, in modo che il re conosca la stima che ella fa della M. S. la quale all'incontro è tanto inclinata al nome veneziano, che qualunque dei nostri il quale si trasferisca alla sua corte ancorchè di bassissima condizione, tratta seco con tanta famigliarità e riceve tanti comodi e cortesie che più non è possibile a credere; non pure essendo egli quel gran re che è, ma ancora se fosse solamente conte di un piccol castello: onde potrebbe essere che egli si persuadesse che lo stesso dovesse fare con questo suo agente la Serenità Vostra, alla quale riverentemente ho voluto far saper questo, non perchè creda che si convenghi a lei far soverchio onore a questo chogia Seffer (il quale manco è atto a discernere e conoscere certi termini), ma solo perchè se gli mostri molto affettuosa e amorevole verso i suoi negozi; ond'egli possi ancora far testimonianza alla M. S. di avere da lei ricevuto favori e cortesie molto apparenti.
Questo re presume di se stesso molto, ben sì per la corona che egli ha della Persia, ma più ancora per gli acquisti fatti da lei, avendo sottomessi li re del Ghilan e di Lar ed impadronitosi del regno loro, e quasi del tutto disfatti li Tartari Usbecchi, ai quali ha preso la grandissima provincia del Korassan, oltre il paese ricuperato dalle mani dei Turchi fino sotto Van, e avendo ridotto alla sua devozione li principi Georgiani e buona parte dei Kurdi: crede perciò dover essere stimato dal mondo molto più dei suoi predecessori.
Per questi rispetti adunque, io per la parte mia non ho mancato ricevere con allegra fronte esso chogia Seffer ed usargli tutte le cortesie che ho saputo, ed in particolare gli ho prestati 200 e più zecchini con mio incomodo e danno, essendomi contentato di riceverli da lui costì senza niun beneficio di cambio, ancorchè egli me lo abbia offerto maggiore del corso ordinario; e di più molto prontamente ho dato ordine che sieno condotti in questa città e consegnati a suo padre e ad un altro persiano di conto, alcuni cassoni di[203] vetri che in Alessandretta si ritrovavano consegnati in cancelleria di ragione del suo re, in modo che essendo rimasti tutti questi soddisfattissimi di tanta mia prontezza, hanno fatta in Persia un'amplissima informazione della cortesia ricevuta dal console di Venezia, e della speranza che ho loro data che costì chogia Seffer sia per ricevere da Vostra Serenità molta maggiore grazia, ecc.
Presentata nel collegio il 22 gennaio 1610 da chogia Seffer colle lettere del re persiano.