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Sarà a quest'ora pervenuto all'orecchio di V. M. l'ostilità ingiustamente ed in sprezzo di parola e di fede promossa a' Stati della nostra Repubblica dall'impero Ottomano. Proviene il motivo del Turco da sete inestinguibile di rapire or all'una or all'altra parte l'altrui, e dilatando la sua grandezza rendersi infine oppugnatore e dominatore dell'universo. Così a danno dei potentissimi predecessori di V. M. ha mosse più volte l'armi, e col manto di amicizia e di pace agevolatisi furtivamente i più notabili acquisti. Come vasta e formidabile sempre più si va formando quella potenza, deve comunemente svegliare i riflessi ed accrescere le gelosie. Se dalla riconoscenza del fatto e dalle prudentissime massime dei progenitori è eccitata V. M. alla depressione di quell'orgoglio, altrettanto l'invita ad imprese gloriose l'opportunità della presente occupazione di quelle armi da questo canto, e la certezza di essere secondata e seguitata dagli altri principi.
Costantissima è la Repubblica di conservarsi e difendersi col petto esposto dei cittadini e con la profusione dei tesori, di già dai nostri vascelli datosi il buon principio della presente campagna, assalita ed in gran parte dannificata vicino ai Dardanelli l'armata dell'inimico.
Valeranno però le presenti a testimonio non meno di confidenza, che dell'affetto e nostra osservanza sempre sincera verso la M. V., e del pubblico desiderio ardentissimo di vederla con i dovuti riacquisti coronata di nuove glorie, ed a V. M. auguriamo in fine lunghissimi e felicissimi gli anni.
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