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Espedito che fui dalla Serenità Vostra con lettera ed ordini per la reale Maestà di Persia, per procurare da lui la guerra in Babilonia contro l'Ottomano, conforme alla mia promessa, con lui ho operato molto efficacemente si per l'ordine avuto da S. S. come da Vostra Serenità, ed anco per zelo della mia patria, che più caldamente mi ha spinto con ogni vigore e seguito durante il mio viaggio per Sorìa. Giunto in Aleppo mi sono infermato di grave malattia, che mi ha tenuto aggravato per lo spazio di mesi 5 con pericolo della vita; ma con l'aiuto del signore Iddio rilevatomi e convalescente ho seguito il mio viaggio e per nuova strada non frequentata mi sono condotto alle frontiere di Persia, con le mie robe per il presente, onde mi ha costato grande spesa, acciò non fossero aperte e vedute dette robe, e speso alla somma di 1430 reali da otto, a condurmi fino in Ispahan.
Ora entrato nella terra del detto rey, alle frontiere mi fu subito domandato dal duque di quelli paesi chi io era e di dove venivo e dove volevo passare, non essendo costume per tal strada simili persone e tali robe venire. Li risposi esser mandato di cristianità, da quattro monarchi potentissimi cristiani, con lettere dirette alla maestà di Persia, onde il detto le volse vedere. Io mostratele, mi fece grande onore, trattenendomi 3 giorni, e intanto espedita una[226] staffetta al rey, dandole conto come un tale veniva con tali negozi, e di poi mi lasciò passare con una persona sua che mi accompagnerìa al detto rey, essendo così il costume. Però bisognò che io li fassi il suo presente, il quale fu alla somma di reali n. 350 tra lui e suoi grandi, perchè così è costume per tutta la Persia e Turchia a camminar con li presenti, come credo che la S. V. sarà bene informata di ogni cosa.
Seguitò il mio viaggio onde mi condussi in Ispahan, e per la nuova che era andata, me viene ad incontrar tutti li franchi che la estano, e mi condussero in città con molto onor. Onde il visir mi mandò il capo di mehemendar a dimandare se era vero che io avessi tali lettere e se avevo presenti para el rey. Io le risposi non aver cosa niuna mandata da niuno, ma avendo alcune galanterie io comperate per queste parti che gliele presenteria volentieri. Lui rispose che bene, e che sarebbe andato a dar nuova di tutto a detto granvisir. E così mi mandò subito il vitto della tavola del rey nelli vasi d'oro, per el spazio de 8 giorni; dapoi mandò reali 450 dicendomi che mi espesassi da me, e mi disse che mi mettessi in ordine che un di questi giorni sarebbe venuto a levar me all'udienza, e che preparassi il presente che avevo da fare al rey, e che facessi copiar le lettere che aveva da presentare in scritto persiano. Questo fu gran favore di Dio che el me ordinasse a me, perchè se le riceveva così e le avesse mandate ad altri franchi per interpretare, li erano tali che altro non desideravano perchè la coda di Francia arriva fin qui, e quelli che manco si estimano e che paiono sancti sono quelli che estano qui, para avvisar il tutto, come volevano fare volendo corrompere il mio mullà, sive escrivano persio, che li dasse le copie del tutto. Ma io accortomi, operai tanto sicuro e cauto che non hanno avuto il loro intento.
Tutte le lettere che io avevo degli altri principi, il principe fece che io le presentassi essendo lui insieme con me, questo per non aver lui con chi poterle accompagnare essendo in grandissima calamità e miseria; e qui dando lettere bisogna anco le si porti in compagnia. Le presentai colla istruzione del pontefice insieme tutto in scripto, essendo la udienza in pubblico, e per non aver tanto a parlare, così si fece onde passò bene tutto il negozio.
A cabo di aliti 8 giorni il detto mehemendar mi venne a levare e condurre davanti al rey in udienza, e comparso le presentai in mano del proprio rey tutte le dette lettere ed istruzione, insieme con il presente, il quale era portato da 24 uomini essendo pel valore di[227] 4500 reali. Fui ben visto dal rey e dal gran visir e da tutti li grandi della corte, e con cortesi parole disnando in sua tavola con lui e visir e grandi del regno, disse a me poi che altra volta mi avrebbe chiamato all'udienza e convito in questo tempo. Seando la audienza del visir, con il presente suo, qual era della summa de trescientos e sescenta reali in circa, ed un'altra copia dell'istruzione, acciocchè anche lui a parte potesse veder e saper el tutto, sebbene egli fa tutti li negozi del reino, essendo il re giovane di anni 18 in circa. Qui anco si ebbe cortese risposta, si diede il suo presente al suo partir acciò si potesse aver l'ingresso libero, avendo a trattare più volte con il detto visir.
A cabo di altri 15 giorni in circa el rey mi mandò a casa il mio presente per il mehemendar il quale era in danaro 750 reali ed alcune pezze di seta con oro ed altre senza ed alcuni telami, le quali robe diceva il detto mehemendar valere settecentos et cincuenta reali, sicchè il tutto tra roba e soldi sommava 1500 reali; ma volendo io vendere la roba per bisogno di denari per le spese fatte, non mi davano la metà di quello diceva il mehemendar. Di che le conservai e me ne servii per altri presenti che avevo a fare, e non ne tirai niun profitto de le. Mi mandò anco insieme la ghalata regia, cioè veste, e disse che fra pochi giorni mi verrebbe a levare all'udienza; e da li a 5 giorni mi chiamò all'udienza del rey, gli portai un altro presente del valore di reali 225; mi diede le risposte dicendo che riverisci le EE. VV. da sua parte; mi dimandò poi per quale strada volevo partire, io gli risposi non aver altra strada che per Moscovia, ovvero India, ora la più breve era per Moscovia, onde al detto principe chiesi per favore lettere pel granduca di Moscovia, e lui cortesemente mi rispose volentieri; ma in questo darmi la detta lettera e passaporto passarono altri due mesi, per cagione di alcuni emuli che portarono ogni risposta e spedizione a mesi 4, avendo fatta molta spesa per il vitto di mia tavola per detti mesi, reali 480 presente per il detto mehemendar, reali 230 per altra spesa di servitori, e quello che portò il vitto del rey con el mio presente e la ghalata, il mio dragomano, mullà sive escrivano persico, ed altri che son molto lungo mettere in carta mi andò reali 620. Per cavalli, tappeti, pavoni, ed altra spesa per il mio viaggio me andò 460; onde avendo fatta tanta spesa ed essendo con pochi denari e viaggio lungo da fare avendo 10 cavalli, chiesi al rey alcun viatico onde mi mandò altri 750 reali, ma questi non è bastanti al viaggio che finora ho fatto, oltre ad alcuni vestimenti fattomi per comparir all'audienza pel valor di 470 reali, per un presente fatto a colui che mi condusse[228] in Moscovia, e spesi altri 220 reali pel viaggio da Ispahan fin ora presente, e pel mio vitto reali 450 che è stato questo el corso di mesi 7. Sicchè mi trovo di sotto da 7000 reali in circa, ma al capo di 4 giorni dalla mia partenza da Ispahan mi incontrai in un tale Giorgellis ambasciatore della sacra maestà di Polonia, che Dio volesse non avessi mai veduto per essermi stato di notabilissimo danno, e da Sua Maestà medesima ne avrà V. S. informazione del tutto, perchè io glielo scritto, e poi con la mia venuta più oltre saprà ogni cosa; ora rivolto addietro accompagnatolo in Ispahan con ogni onore, sì per la maestà di Polonia come per aver seco una lettera del serenissimo defunto Enrico, dipoi rivolto il mio viaggio venni fino la porta sopradetta di Moscovia, ma per alcun negozio scoperto sono tornato addietro essendo stata data mala informazione alli Moscoviti, ed essendo zente sospettosa perfida e mal fida, non mi hanno permesso il passaggio per la sua terra. Onde ritorno per via d'India la quale sarà per lo spazio di 15 mesi in circa con mio grandissimo dispendio oltre il speso. Questo io non dico per essere rimborsato di alcuna cosa, ma lo dico solo acciocchè sappi la Serenità Vostra che li son buon suddito, e quello che li ho promesso per amor della patria e per mantenere l'onore ed il decoro di Vostra Serenità e della cristianità ho fatto, ed osservato la mia parola, e la manterrò se dovessi vender la camicia e me stesso ancora, e con il mio arrivo in patria vederà il tutto che io avrò operato, ma anco avanti sentiranno le nuove come sarà eseguito ogni cosa, e con altra mia per altra via significherò più volte a Vostra Serenità il tutto e per fine riverentemente genuflesso le bacio il manto d'onore.
Di Sciangai il dì 24 aprile 1648.
Supplicherò riverentemente V. S. far noto il tutto alla Santità di N. S. acciocchè lui ancora sappia quanto si opera in questa corte conforme li suoi ordini, senza preterire niun punto anzi con il mio dispendio ho sostenuto e mantenuto la riputazione ed onore che a Sua Beatitudine si conveniva, traendone dal tutto frutto e profitto buonissimo, che fra poco tempo per quanto si parla qui lo vederà, e con altra mia per altra via sarà di ogni cosa informato, e poi al mio arrivo molto più oltre. E riverentemente me inchino.
Di Vostra Serenità
Umilissimo
et devotissimo servitore et schiavo
Domenico De Santi q.m Luca.
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