Guglielmo Berchet
La Repubblica di Venezia e la Persia
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DOCUMENTO LIII.

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DOCUMENTO LIII.

1662, 10 giugno.

Serenissimo Principe,

Io Aranchies Vartapiet, arcivescovo d'Armenia maggiore, raccomandato alla S. V. ed a tutti i principi cristiani nel passaporto dell'em.mo Chigi, essendomi stato illuminato il cuore nel conoscimento della vera fede, e però andato a Roma a confessarla nelle mani del sommo Pontefice, desiderando colle opere di confessarla e conoscendo la Serenissima Vostra Repubblica di Venezia religiosissima, e che più di tutti li principi cristiani con la confessione e con le armi la sustenta, humilmente espongo:

Con l'occasione che supplico passaporto, dovendo passare per la Persia, ed avendo stretta intelligenza con quella Maestà, se fosse conferente agli interessi della S. V. di trattar lega con quel re a danni dell'Ottomano, mi offerisco di praticarla, assicurando la Maestà di certa lega ed unione colla Ser. Rep., supplicandola di secretezza in questo affare, perchè li Armeni che sono in Venezia inimici degli Armeni cattolici ed a me inimicissimi, a quale hanno l'occhio, per esser persona la prima dopo il patriarca d'Armenia, onde se sapessero alcuna cosa avviserebbero e mi leverebbero la vita per strada. Benchè mi sarebbe caro di perderla per la fede e per la Ser. Rep., le sicurezze che io ho e l'inclinazione del re di Persia a questa lega mi certificano, e le espressioni a me fatte mi necessitano della sicurezza del fine.

Nel passaporto supplico la S. V. raccomandarmi a tutti e specialmente al suddetto re. Ricevendo la S. V. la mia esibizione, si compiaccia farmi dar braccia sei di soprarizzo d'oro per donar al re, perchè da questo conosca quella Maestà le commissioni delle S. V. e un poco di danaro per far il viaggio. Le difficoltà che si hanno per passar nel paese dell'Ottomano sono benissimo note. Io non ho difficoltà alcuna del passaggio, e se paresse alla suprema prudenza della S. V. far che alcuno si accompagni con me con commissioni più secrete, sarà sicurissimo.

Protestando al sig. Dio e alla S. V. che in questo viaggio questo affare avrà buon fine o morirò martire per la santa fede e per questa Ser. Repubblica.

Filza Corti, 66.

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