Guglielmo Berchet
La Repubblica di Venezia e la Persia
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DOCUMENTO LVIII.

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DOCUMENTO LVIII.

1673. Luglio.

Relazione presentata al senato dal dragomanno Fortis intorno al colloquio da esso tenuto coi padri domenicani venuti dalla Persia.

Serenissimo principe,

Avendo fatta istanza i padri domenicani, venuti dalla Persia, a voler conferire con me Pietro Fortis, alcuni particolari da portarsi alla notizia di Vostra Serenità, ne diedi parte agli ecc. Savj dai quali comandato di riferire tutto ciò che dai medesimi sarà rapportato, dissero:

Che il viaggio loro benchè sia stato lungo, ad ogni modo questi tre anni non sono stati spesi sempre nel cammino, ma bensì per esser stati fermati nelli confini della Persia e Moscovia 22 mesi continui, per causa delle guerre con alcuni ribelli del moscovita, e che fu comandato alli medesimi padri dallo stesso re con ordine espresso di non progredire il viaggio se prima non ricevevano altre commissioni, dubitando che arrestati o svaligiati in qualche parte per le turbolenze insorte potessero perdersi le lettere che tenevan per la Serenità Vostra e per altri principi.

Furono fermati medesimamente in Polonia più di tre mesi, non permettendoli di passar oltre quei comandanti, e ciò per non aver lettere del re di Persia dirette a quelli; ma capitato poi l'ambasciatore Polacco, si levarono di e proseguirono il loro cammino.

Nel discorso che tenne il medesimo re di Persia con l'arcivescovo di Naschirvan prima della loro partenza, fu sopra ogni altro principe della cristianità esaltato il nome della Serenissima Repubblica di Venezia, riguardevole a tutto il mondo, ma particolarmente per aver sola contro la potenza dell'ottomano imperio, non solo sostenuti gli incontri tanti anni, ma desertati tanti paesi, ed ottenute tante vittorie contro il medesimo, colla distruzione delle sue armate marittime, il che ha reso stupore a tutto l'universo. Dagli avvisi che capitarono in Persia si seppe la pace seguita, e sebbene l'isola di Candia rimase in potere del Turco, fu però col cambio di altri Stati e particolarmente di alcune piazze invece dell'isola predetta, rimaste sotto il comando della Repubblica. Ma che però la pace non poteva sussistere stantechè i principi cristiani avrebbero mosse le armi al[237] Turco per la ricupera del detto regno. Esser molto tempo che il Persiano nutrisce stimoli di vendetta contro l'Ottomano; ma la tregua seguita fra loro nella presa di Babilonia, di 30 anni, con giuramento solenne lo obbligava all'osservanza. E benchè spirata sette anni orsono, furono tante le cause di ambe le parti che si prorogò da se stessa; perchè il Persiano occupato nella guerra con il Magor per la contesa di Conducar, fortezza di considerazione nei loro confini, ed il Turco impegnato in quella di Candia, fu cagione che ambidue simularono l'odio implacabile che verte tra queste due nazioni; ma l'assunzione al trono del regnante re d'età d'anni 28, con desiderio di riavere il perduto e restituire al nome persiano l'antico splendore, che sempre nei tempi andati fu superiore al Turco, lo stimula ad una generosa risoluzione, annuendo pure alla sua inclinazione i governatori delle provincie, nelle quali sono investiti dalli re in forma di feudo e vi continua la successione nei loro posteri, non come i bassà dell'Ottomano che di niente e senza meriti vengono innalzati al comando il quale appena principiato svanisce, e finisce senza memoria e senza posterità.

Vive dunque nella Persia la brama di cimentare le armi contro il Turco, e si andava disponendo l'armamento con gran coraggio, essendo capitati avvisi ai detti padri in Polonia della mossa di 60,000 cavalli con altri ancora che si attendevano dalle provincie più lontane, oltre la provisione che si faceva di fanteria, benchè lo sforzo di quella milizia consiste nella cavalleria. Essersi già pubblicamente promulgala la intenzione del Persiano, disponer l'armi contro l'Ottomano; essere seguite alcune fazioni nei confini di Erivan. La ribellione di un bassà turco, ricoveratosi sotto il Persiano, e mediante quella di un comandante persiano portatosi nello stato del Turco colle continue scorrerie che si fanno in quei confini, come pure la invasione dei cosacchi con saiche nelle paludi del mar Nero verso la Tana, che obbligava il Turco a spedir colà l'armata di galere. L'unione poi del Moscovita e del Polacco contro del medesimo Ottomano, lo potrà metter in grande apprensione, poichè l'invasione che possono far nel mar Nero, con il mezzo dei cosacchi con le saiche in forma di barche armate con 70 o 80 soldati armati per ciascheduna può opprimerlo molto, mentre lo sforzo dell'alimento di Costantinopoli d'altra parte non gli è permesso, che da quel mare, poco d'altrove avendone rispetto al bisogno di una così grande e popolosa città. Le qual saiche possono con facilità impedire alli vascelli che transitano per quel mare l'ingresso nel canale di Costantinopoli[238] come altre volte è seguito, e che pose in gran costernazione il Turco; sicchè invaso nel mar Nero, molestato per terra nelle Provincie di Valacchia, Moldavia e Transilvania, possono senza difficoltà gli aggressori inoltrarsi fino a Costantinopoli, non vi essendo fortezze passi che lo impediscano, per aver anco uniti al loro partito buona parte di quei tartari che non obbediscono al gran Khan di Tartaria e che solo mirano al loro provecchio colla speranza di gran bottino.

L'esibizione del re di Persia fatta alla Serenità Vostra non essere senza gran fondamento, mentre stimate da lui queste forze nella cristianità maggiori di qualsiasi altro principe, si prefigge che possono far molto per mare e reprimere qualsivoglia tentativo del medesimo, perchè oppresso per terra dall'esercito polacco e moscovita, invaso dai medesimi nel mar Nero, che sarebbe un trafiggerlo nelle viscere più interne, assalito dal Persiano nell'Asia, e lontano dalli soccorsi, combattuto nel mar Bianco dalle armi di Vostra Serenità, portandosi le armate fino ai castelli dello stretto, caderà inevitabilmente quella potenza che con tirannide possede tanti regni e che va occupando alla giornata li Stati altrui.

Essere il Persiano propenso molto nell'incontrare le soddisfazioni della Serenissima Repubblica, e va meditando il modo di far conoscere il suo desiderio e di impiegare le sue armi a pro di questa, facendo gran capitale della medesima, per il beneficio che ponno ricevere con tale unione gli interessi di quella corona, come pure la Serenità Vostra.

Ma perchè quel principe non è come gli altri più vicini, e che si internano cogli avvisi nel comprendere lo stato degli altri, sarebbe molto giovevole agli interessi di Vostra Serenità e della cristianità tutta, che si compiacesse spedire qualche persona pratica a quel re colla istruzione di quello che ricerca lo stato presente delle vicende che corrono: perchè il vescovo suaccennato, altri di quel paese non avendo il filo e la notizia delle cose d'Europa, e di quello ricerca il bisogno non ponno e non sanno rappresentare a quel re, benchè istrutti, una minima parte di quello che farebbe una persona versata in affari simili, perchè al sicuro indurrebbe quel re a deliberazioni molto giovevoli alla cristianità e sarebbe gradita al maggiore segno, essendo stato già in altri tempi fatta simile spedizione dalla Serenità Vostra, come pure capitarno qui ambasciatori di quel re.

E perchè la mossa delle armi persiane contro il Turco può causare[239] che resti preclusa la via al commercio per la Turchia delle merci che capitano a questa piazza dalla Persia, si potrebbe, come il re lo desidera, avere reciproco concorso colle flotte da Ormuz o d'altra scala in fino Moscovia, e di poi con le carovane per terra per la Polonia e la Germania la condotta delle sete e d'altre merci preziosissime, le quali si porteranno dai medesimi Persiani in questa città con più sicurezza, permutarle in tante pannine d'oro e di seta e d'altre merci, come si praticava prima simile condotta con le navi d'Aleppo d'altro scalo delle Sorie; perchè se gli Olandesi e gli Inglesi ne vorranno, capiteranno in questa città a comprarne, e non avranno per l'avvenire quelle forme così vantaggiose da loro praticate nella compreda delle medesime sete a loro piacimento, per non saper quei popoli altrove esitarle, e lo facevano a vilissimo prezzo.

Tanto mi dissero di portare alla notizia delle EE. VV. in ordine a quello è stato loro comandato.

Reg. Esp. Princ. pag. 43.


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