Guglielmo Berchet
La Repubblica di Venezia e la Persia
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DOCUMENTO LXXXI.

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DOCUMENTO LXXXI.

Sumario de una lettera de ser Donato da Leze scrita a Zuan Giacomo Caroldo, secretario ducal, a 7 octubris 1514.

...... Et quanto a la parte de venir le spetie in Trapesunda per el seno Persico, qui soto noterò il modo se solea tenirse neli tempi passati, essendo l'impero de Costantinopoli ne le man dei Greci. Li navili che venivano dall'India cum spetie non solevano andare nel mar Rosso, ma tutti venivano nel seno Persico, nel qual golfo è uno porto dove buta l'Eufrate, quivi entrava li navili e si conduceva alla[274] cità de la Balsera, la qual è sopra la riva del dito fiume, mìa 50 lontan dal mar. Parte de le qual specie si conduceva in Trabesonda et parte in Erzingan e de alla terra, da poi essendo el deto paese in guerra, rote le strade fu forza ai mercanti condurle nel seno Arabico come fanno al presente.

La cità della Balsera è grande e mercantesca, dove se fa faccende assai, come de fide degni armeni ho inteso, et è situata ne la provincia de Babilonia. Da questo loco in Trabesonda sono giornate XXX a mìa XXV per zornata. Sicchè tanta strada feva dita mercanzia e lungo saria narrar li lochi dove capitavano, e de Trabesonda con navigli se conducevano a Costantinopoli. L'altra strada che è Astrakan, partendosi dalla Balsera e fuori per tramontana al fiume Eufrate fina dove se congiunge Tigris che è zornate 8, e de a Cazan cità sopra el Tigri giornate 4, poi se passa pur per tramontana molte zornate de caravana fino a la gran cità de Schamachi, e da detto luoco fina in Bachù che è posta sopra il mar Caspio zorni 4. Quivi è una cità dove se fa gran fazende, da la qual è ditto mare de Bachù. In questo loco se cargava le spetie sopra li navigli e se conduceva in Astrakan terra dei Tartari posta sopra il fiume Volga e de qua per 8 zorni chi volesse andar alla traversa se andaria alla Tana per la campagna che per esser disabitada se va suso per el fiume, poi se traversa al dicto loco de la Tana in zorni 16. Quivi venia le galere de Venezia e levavano dicte spetie come è scritto nell'itinerario di Messer Josafat Barbaro.

Marin Sanudo, Cod. Marciani, vol. XIX.


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