Guglielmo Berchet
La Repubblica di Venezia e la Persia
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DOCUMENTO LXXXIII.

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DOCUMENTO LXXXIII.

Relazione di Persia, del clarissimo messer Teodoro Balbi console veneto nella Siria dall'anno 1578 al 1582.

Serenissimo Principe,

Dalla guerra di Persia, nella quale con numerosissimo esercito e con gran spargimento di sangue contendono insieme due potentissimi re del mondo, non mi ha parso poter avere informazione della quale la Serenità Vostra possa in parte rimanere soddisfatta, se non coll'aver minutamente inteso se le forze del presente esercito come di ogni altra particolarità con cui si possa far giudicio, come il re persiano sia per resistere alli assalti turcheschi, e con che ordine e fondamento possa muover le armi contro un tanto forte inimico. Così mi sono andato, con più certezza che ho potuto, informando delle entrate e spese di detto re, della milizia che egli ha, dell'ordine del guerreggiare e stipendiar li soldati, dell'obbedienza che gli porta il suo popolo, di molti altri successi nelli tempi passati nella creazione di re, dalla quale si può comprender la durazione di quell'imperio, e di molte altre cose pertinenti alle forze e poter suo; le quali tutte ho voluto far sapere alla Serenità Vostra con questa mia scrittura,[277] non aspettando di farlo personalmente nel mio ritorno a Venezia, per sapere quanto più ora, che si fa questa guerra famosa appresso tutti li principi del mondo, erano desideratissimi tali avvisi, di quello sarà di qui a tre anni, quando forse sarà compito il guerreggiare in quelle parti. Supplico intanto Vostra Serenità che in questa mia relazione attenda più alla volontà e desiderio con che io la faccio, che è di darle quanto più per me di sua soddisfazione; perchè del resto sono sicuro che per la mia poca esercitazione nel dire non sarà degna del suo cospetto, e per non essere stato io nella Persia, aver ragionato con persone maggiormente istruite di quel regno, potrà parere in molte parti imperfetto.

È posta la Persia sotto il clima stesso di Venezia e dell'Europa, e nella parte di tramontana dove è il mar Caspio è montuosa e freddissima, da quella di mezzogiorno è pur anco montuosa ma fertilissima e calda. Ha molte fontane e fiumi, e dove è il golfo d'Ormuz è dal mare perfino bagnata. Confina coi Tartari e con altri re idolatri. Dove è la città di Vastan ed altre città dalla parte di ponente confina con Turchi e Georgiani.

Ebbe questo imperio molti re, dei quali siccome è stato scritto copiosamente da molti scrittori, così ora non tocca a me ragionare che di quelli che della legge maomettana in quà hanno regnato.

Il primo dei quali fu Ismail Gioneid che seguendo la legge di Alì et per questa cagione perseguitato dai Turchi fuggì in queste regioni nella città di Ardevil, dove vivendo vita esemplare e da tutti i circonvicini tenuto per santo, venne in tanta reverenza appresso ciascuno che ridusse molti di quei popoli alla fede di Alì, essendo da loro tenuto per capo. Così visse molto tempo e dopo la sua morte successe Haider, il quale non stette molto che in guerra fu morto restando suo erede Ismail che dopo gli idolatri di Nembrod fu il primo che ebbe titolo di re della Persia, e quasi di tutta se ne fece padrone sottomettendola al suo impero con molti regni e ducali di fede turca. Combattè con sultan Selino, e per causa delle artiglierie fu rotto. Fu uomo liberalissimo e sopratutto coi soldati spendeva quanto aveva, e la sua morte ne diede il segno che pochissimo oro se gli ritrovò. Fu bellicoso e sopramodo si dilettò della caccia. Fabbricò una gran moschea nella città di Ispahan, morì ad Ardevil, dove era andato a visitare la tomba di suo padre l'anno 1523, avendo xv anni con assai buona fortuna amministrato il regno.

Il figliuolo per nome chiamato shàh Thamasp padre del presente re successe nel regno in età di 11 anni e ne regnò 50. Guerreggiò con[278] Selim quantunque non volesse mai seco venire a giornata, per la esperienza che ebbe dal padre dell'artiglieria; prese Tauris città principale di quel regno e di nuovo la riacquistò, fece la pace con detto Turco e promise di mai rompergli guerra, siccome fu veduto nelli capitoli fatti tra loro, fu detto che la fortezza di Kars fosse gittata a terra, e che per 8 miglia da una parte e dall'altra fosse fatto deserto affinchè in niun tempo potesse nascer mai fra circonvicini dissensioni. Così mai l'uno contro l'altro mosse le armi, anzi in occasion di bisogno si promisero soccorso. Il detto shàh Thamasp andando contro un re georgiano a questo e quello inimico così fece, e lo vinse a tempo che d'ogni altra cosa pensava che alla guerra per esser l'invernata e d'ogni intorno la neve, ed oltre il sacco e bottino che fece menò un 30 mille anime fra uomini e donne da 15 fino ai 30 anni.

E perchè si trovavano del re morto 24 figliuoli tutti in diverse città del regno divisi, che intendendo la perdita del padre e della città regia, nissuno se ne fece padrone chiamandosi re di quelle, e ne restò il regno in 14 parti diviso. Uno di questi fratelli è Simbes che è quello che l'anno passato era in poter del re di Persia e che prometteva andar ad infestar li passi e non lasciar andar niuna cosa all'esercito dei nemici, ed acciocchè gli fosse data credenza si fece turco-persiano. Siccome scrissi a Vostra Serenità è uomo di grandissima stima, e tanto che in qualcuno è animo che se questi è da parte dei Persiani, basti lui a metter in gravissima necessità i nemici. Son tutti i suoi georgiani soldati veterani dati a vita comoda, che non hanno alcun pensiero cura della cavalleria. Dicono discender da una figliuola di Salomone. Tengono altari e chiese come le nostre con figure del Salvatore e della Beata Vergine. La sua sede è ora a Tiflis che rende tributi al regno di Persia.

Fu quel Shàh Thamasp il primo che andò ad abitare Kasbin ed ivi poner la sedia; e quella città era per avanti antica villa suddita del re di Ghilan, il territorio della quale per lunghezza è 18 leghe e per larghezza 14, situata in mezzo di alte montagne dalla parte di tramontana, dove la neve in ogni tempo dell'anno si trova; e questo fece per sicurtà e per esser in mezzo del suo regno in sito fortissimo, e di essa ne ha fatto una città principalissima. Si chiama questa villa Kasbin che in sua lingua non vuol dir altro che castigo, perchè a quel tempo in essa erano rilegati tutti i malfattori che non erano giudicati a morte; ed ora è città nobilissima adorna di grandissime fabbriche e giardini di molta spesa, fra li quali ve[279] n'è uno del proprio re, di spesa di più di 12,000 ducati, per la cui bellezza lo chiamano reest che in lingua loro intendono paradiso. È città popolatissima che dicono che ad ogni richiesta del re gli sono sempre pronti 30,000 cavalli, il circuito della quale è intorno a leghe tre. Ebbe il suddetto shàh Thamasp dal re dei Tartari il regno di Candar in dono per l'aiuto e soccorso che egli diede per rimetterlo in stato al tempo che fu rotto nel regno di Cambaia.

Fu questo shàh Thamasp crudel tiranno, che chi vedeva ricco e di qualche autorità nel suo regno lo privava della roba, e se non gli toglieva la vita gli faceva cavare gli occhi; di niuno suo capitano o cavaliere si fidava, d'alcuno voleva consiglio; era avarissimo e per accumular danari mandava perfino al bazar le proprie vesti, tratteneva il soldo che prometteva ai soldati, per il che 15000 e più abbandonarono la Persia facendosi vassalli dei Tartari ed altri re delle Indie, per non esser sottoposti a un tanto tiranno. Usava d'anno in anno rinnovar la moneta facendola fare di metà valor, e non si stampava dell'altra, proibendo quella, e quasi tutta la colava nella zecca, e di questa ragione nelle altre città del regno cavava danaro grandissimo, che non si mette in computo delle sue rendite. Alla sua morte gli fu trovato fra oro argento e gioie, cosa che par impossibile, nondimeno mi è stata confermata da più bocche più di 80 milioni di ducati, tra li quali v'erano 17 milioni battuti a maidini d'oro. Lasciò fra cavalli, cavalle e cammelli al di 100,000. Morì del 1576 ai 11 maggio, avendo regnato 50 anni. Poche ore avanti conoscesse la sua morte, ordinò il suo testamento, e avanti che nel suo regno succedesse shàh Ismail suo figlio secondogenito, per trovarsi il presente Mohammed Kodabende dedicato alle cose della sua legge e per aver corta vista: e si fidò pur di 4 suoi capitani che essi chiamano sultani, il nome dei quali sono: sultan Ibraim mirza, suo nipote che si trovava in alcuni suoi castelli discosti da Kasbin 6 in 7 giornate dalla parte di levante, al qual fece intender venisse con quante più forze potesse, così fece venendo con 12 mille cavalli: mettendosi nella casa regale, e datogli dal detto re autorità del governo, e fattolo camerier principale con autorità di portar la spada che a niuno è concessa; il secondo era mirza Alì sultan; il terzo Absalon bey; e del quarto non si è potuto aver il nome, e solo per il tratto intendeva andar attorno dal Derogi che a loro usanza vuol dir governatore del regno, il quale era quarto visir creato di più dell'ordinario, già per avanti trattava di far morir shàh Thamasp e suo figliuolo shàh Ismail per metter in sedia sultan Aider altro figlio[280] di shàh Thamasp e di madre georgiana, sol perchè lui saria stato, sopraintendente di tutto il maneggio del regno.

Sapendo adunque shàh Thamasp questo disegno del governatore consultò coi sultani, di tor di vita sultan Aider figliuolo suo, e lo mandò a chiamar con fargli dire che avanti chiudesse gli occhi desiderava vederlo e farlo suo successore, alla qual richiesta fu il figliuolo obbediente, e giunto al cospetto del padre disse il re ad un suo capitano chiamato Absalon bey che facesse il suo ufficio; per il che fu il figliuolo legato e posto in catena in una stanza con sicurissima guardia. Mancato il re fu tenuta detta morte secreta facendo serrar tutte le porte del palazzo. Il che vedendo il terzo giorno che fu li 8 detto, il governatore ribelle non volse più tardare che Aider non fosse pronunziato re, corse armata mano alla casa regale con 15000 fanti suoi seguaci, gettando a terra la prima, seconda e terza porta gridando a loro usanza Aider suo re. Questo vedendo li sultani che erano alla custodia del palazzo, mandarono nella stanza dove era Aider serrato. Samal bey di sangue circasso e fecero che gli troncasse la testa; e troncata che l'ebbe la portò in mano gettandola dalle scale del palazzo a piedi del cavallo del governatore nemico, che pur attendeva a gridar Aider re: dicendogli, piglia la testa del tuo re con molte parole vituperose. Ed essendo ancor essi provvisti di gran banda di gente e soccorsi, attaccarono la zuffa, tagliandone quanti ne trovavano che ascesero al numero di 4 mille e più, non lasciando in vita grande, piccolo, dell'uno, dell'altro sesso della sua prole, mettendo a sacco le case loro e dispianandole fino alle fondamenta; e lui togliendo la fuga con non più di 2000 cavalli se ne uscì fuori della città, e per necessità di fame ed altri disagi fu abbandonato nel viaggio dalle sue genti, e dal proprio figliuolo che si ricorse nella città di Kom a Sultania madre di Ismail e del presente re di nazione turcomanna zia di Emerkan, il quale al presente è capitano generale, ed è detto per sopranome Spada di Persia, sperando che per mezzo di lei gli fosse salvata la vita; ma non gli riuscì perchè de li a poco fu morto insieme con sei altri fratelli. E vedutosi detto governator abbandonato da ognuno si vestì da medico in alcune montagne fuggendo per venirsene al Turco, fu da alcuni cacciatori inviati da Absalon bey suo nemico, conosciuto e preso e condotto ad esso e tenuto fino alla venuta di Ismail che lo fece morire, siccome dirò più abbasso. E perchè per le rapine e morti che si facevano nella città, per non vi essere il re, pochi erano sicuri nelle case proprie, il giorno 17 Absalon[281] bey ed alcuni capitani del re morto, con gran banda di gente andarono per la città e per li bazari assicurando e dando animo a ciascuno che tornasse ai suoi negozi: dicendo che il re Ismail non poteva far che ogni ora non comparisse: mandando bandi attorno che sotto pena della vita niuno avesse ardire di molestare cosa, persona della città; e dove si trovava un malfattore gli erano troncate le mani e i piedi o tagliata la testa siccome pareva meritasse il delitto, ponendola sopra le lancie e portandola attorno per la città e bazari, e con questi mezzi fecero cessare il spavento ed assicurare l'animo di ognuno. Facevano al mezzogiorno e alla sera che fossero sonate gnacchere, e fatta allegrezza con gridi altissimi che il re era vicino, e questo solo per tenere il freno a qualcuno che avesse animo di perseverar nelle stesse rapine.

Il giorno dietro che fu alli 18 fu pubblicato shàh Ismail re, nella moschea grande, e di subito tutti li capitani e soldati che erano alla custodia della città e di tutte le circonvicine, andarono a levare il re che ancora si trovava in un castello sottoposto alla città di Ardevil discosta da Kasbin giornate dieci dalla parte di tramontana, dove fu dal padre relegato, per il mal animo che lui credeva avere contro i Turchi, et per esser di natura feroce dubitava calasse alli confini e fosse cagione di romper la guerra col Turco, e per questo lo tenne in quella fortezza appresso anni sedici. E giunti in vista di detto castello cominciarono a gridar shàh Ismail che vuol dire re Ismail, facendo molti segni d'allegrezza; al che però da lui non fu dato ascolto manco dal capitano che era in sua custodia congiunto di sangue col governator ribelle, e diceva voler combatter con loro; ma fu da Ismail ordinato che non facesse motto alcuno perchè in breve la visita si sapria, sì come fu che non stettero molto che da ogni luoco vedeva comparir gente ed empiersi le campagne di soldati che gridavano colle stesse voci Ismail re. Del che fatto certo discese dalla fortezza, ed il capitano che primamente non volse credere fu il primo a baciargli il piede, e dimandargli perdono con la spada legata al collo se l'aveva offeso, perchè tutto aveva fatto per non esser disobbediente al re morto padre suo, che già tanti anni glielo avea dato in custodia; e così gli perdonò, anzi concesse ad un suo figliuolo il governo di Tauris; e di poi gli corse ognuno a baciare il piede: e veduto che già si erano adunati più di 85 mille cavalli con forse 5 mille padiglioni deliberò incamminarsi verso Kasbin ed a mezzo cammino[282] fu incontrato da sultan Mirza suo germano da parte di padre e cognato, e smontato da cavallo, volse il re fare il medesimo abbracciandolo e raccogliendolo caramente, e dopo molte parole di complimento lo creò suo capitan generale, confirmandolo nella stessa dignità la quale il padre gli aveva data, ordinando che il suo padiglione fosse posto all'incontro delli reali ancorchè ciò non fosse solito a farsi in niun tempo. E giunto alli 14 luglio alla vista della città di Kasbin, ivi si accampò ed alli 15 gli fu menato in catena per il capitano Absalon bey il governatore ribelle, e da esso re gli furono dette molte parole come conveniva alla sua infedeltà, e se lo scacciò davanti serbando la sua morte a pochi giorni. Dopo, lui stette fino li 17 facendo molte giustizie crudeli. Venne fino alle porte della città sopra 12 cavalli cavalcando or sopra l'uno or sull'altro, per segno delli 12 figliuoli di Alì suo profeta; e per timore non gli fosse tirata qualche archibugiata e fosse morto, con 20 suoi più fidati si mise in una strada dove non era aspettato e per la porta del giardino ascosamente se ne andò nel palazzo reale, facendo che il suo capitano generale andasse sotto l'ombrello per la strada ove tutto il popolo stava aspettandolo.

Non stette molto che divenne crudele sopra ogni altro non perdonando ad alcuno della stirpe del governatore ribelle, nemmeno al cognato creato da lui capitano generale che tutti fece morire insieme con dieci fratelli, chi di veleno e chi strangolandoli, fuori che il presente re il quale si trovava in Schiraz discosto da Kasbin due giornate che non lo potè aver mai in così poco tempo che regnò; ma bensì il suo figliuolo con due suoi germani e tutti li principali sultani che erano nella corte del padre; et soleva dire che non si potevano sostentar i padiglioni reali con corde vecchie, e con le sue proprie mani ne ammazzò infiniti, dicendo voler vedere se la sua spada tagliava, e per il computo fatto delli morti di mano sua e di suo ordine ascesero al numero di dodici mille, senza quelli che in così breve tempo che regnò privò degli occhi e scacciò in esilio. Fu di pensiero per qualche suo fine di lasciar la fede di Aly e pigliar quella di Omar, ne diede segno col cavar gli occhi ad un suo califfo persona principal della fede; e con far molte altre offese ed insulti a molti altri suoi santoni; il che pressentito da' principali che restarono nel regno fecero congiura insieme con una sua sorella alla quale lui aveva fatti molti oltraggi e toltigli 200,000 ducati e più che si trovava e li schiavi e schiave, facendola star in vita ristretta e piena di disagi; donna di 30 anni astuta e prudente e che dal padre suo era stimata e si fidava[283] di lei; e così insieme ordinarono il veleno ponendolo in alcune palle di teriaca che soleva mangiare, e postate in una busteta che soleva portare il figliuolo di un suo capitano confidente che sempre gli stava a lato; egli al solito ne prese e la notte seguente restò morto, essendo in età di 44 anni e fu alli 24 novembre 1577, la vigilia di santa Catterina avendo regnato solamente 1 anno 7 mesi e 6 giorni, morto a tempo che disegnava far pubblicar la legge che voleva firmare all'ultimo del suo Ramadan, e diceva pubblicamente che avria fatto doni e tenuti in sua grazia tutti quelli i quali l'avessero seguitato ed altri che avessero voluto star ostinati nelle sue opinioni gli avria fatti andar a fil di spada; e per non lasciar andar più avanti questo suo disegno gli fu dato il veleno. Fu tenuta dalla detta sorella la morte del re secreta, mandando a chiamar li capitani principali complici della morte del detto re, e lor disse che nelle sue mani stava quell'abbondantissimo regno, e se volevano essi con gli odi particolari vederle il fine facevano gran peccato; ma che allora era tempo di rimettere ogni malanimo che avessero, l'uno contro l'altro, e non dar questa allegrezza ai Turchi e Tartari che dall'una e dall'altra banda confinano che goderiano di beverli il sangue, e di veder la desolazione di quell'impero, e quello diceva, lo diceva per loro e suoi successori non per lei che ne aveva la minor parte, essendo donna e di sangue regio che da qualche banda avria pur avuto un pezzo di pane; e non voler che tante fatiche del padre ed avolo suo rimanessero distrutte per le lor dissensioni in questo momento, e fusse annullata la casa del suo profeta, e con parole assai maggiori, cosa insolita in una donna e massime in quelle parti, e con tanta eloquenza che fece risolver ogni mal animo che era tra loro ed aquietar l'uno e l'altro alla sua presenza, facendo loro dopo giurare sopra il suo mufti di conservare il regno per il fratello.

Fu per questi sparsa voce per la città che il re fosse morto e fu dal popolo levato tumulto, il quale andando alla casa reale e gridando voler vedere il suo re, la sorella con li capitani deliberarono di far comparire uno vestito cogli abiti regali sopra una terrazza eminente, intonando la voce come Ismail era solito fare, mostrando colle mani segni di comandare ai suoi, e diede a creder al popolo che quello fosse il re e lo aquetò ed ordinò di subito che tutta la milizia fosse posta sotto quei capitani che erano sette e che cadauno avesse cura delli sottoposti, ed a detta signora furono fatti venire tutti li capitani in loro lingua sultani, dicendoli sotto che banda di capitano volevano stare, perchè il re era morto e bisognava tenere[284] il regno senza confusione fino a che venisse il fratello. Tutti assentirono e nominarono il capitano, cui volevano essere sottoposti colle sue genti fra li 7 antedetti; ed ordinata la città in sette quartieri ed a cadauno consegnato il suo con li soldati sottoposti, spedirono quante più genti poterono sì di Kasbin come delle città circonvicine con padiglioni ed altre cose necessarie per levare il nuovo re che era pure in Schiraz.

Così venne a far l'entrata ai 25 di gennaio 1577 essendo di età di anni 41, tutto canuto ancor che si tinga la barba; di bella faccia, e proporzionata persona, impedito della vista e non vede niente a basso, ma guardando all'alto vede così ben come ciascuno; ma avanti venisse a Kasbin, mandò a dimandar al zio della sorella, come quello che l'amava, dubitando che al disegno avea fatto di farlo morir questo suo zio non se li opponesse con vederla difender; e perciò non gli nascesse tumulto, ed essendo questo buon capitano ed amato sopra ogni altro dai suoi soldati ed era chiamato Samahal sultan, il quale andò se ben con timore, ed avea fatto per avanti andar la nipote sorella del detto re a casa sua, avendo fortificato benissimo il suo palazzo, e messovi grandissimo numero di gente colla guardia e donatogli quanto aveva d'importanza, acciocchè in ogni occasione fossero pronti a morir con lui; dove dal re fu accolto caramente e non mostrando segno di animo cattivo, anzi confermatolo gran cancelliero; siccome era stato fatto dal fratello; avendo ordinato prima che fosse strangolato, subito fosse partito da lui, come fu eseguito spedendo di subito a far morir la sorella a compiacenza della prima moglie di shàh Ismail fratello del marito; ma più per l'invidia che le portava per esser donna accorta e prudentissima facendo anco far il medesimo ad Alì sultan uno dei 7 capitani che gli conservarono il regno, sol perchè trovandosi lui governatore per avanti dove lui abitava gli usò molte stranezze e per esser stato molto amico del fratello morto, e che teneva ancora un suo figliuolo di mesi 4 in governo che lo fece anche morire. Entrò nella città, fece doni liberalissimi di centinaia e migliaia di ducati; i banditi fece venir nella città e restituir loro le dignità, fece di subito liberare gli ambasciatori dei Tartari che si trovavono in un castello postivi dal fratello, e con doni e cortesi parole gli dimostrò il dispiacere che sentiva del mal procedere loro usato, e che lui era prontissimo di conservar la stessa amicizia che li usò il padre suo; e si partirono soddisfattissimi da lui. Fece il medesimo a molti ambasciatori di re delle Indie e ciaus turchi che si trovavano in Bagdad e Caraemit che in tutto erano[285] otto, e li fece consegnare a 4 di quei capitani principali acciò li custodissero fino ad altro suo ordine. E questo per li moti che già erano stati sentiti al tempo del fratello che i Turchi volevano mandare a fortificar Kars e che intendevano voler il kasnadar e facoltà a loro modo lasciate in quel regno alla morte di sultan Bocafir, fuggito in Persia al tempo di sultan Selim suo padre, che lo perseguitava per farlo morire per la discordia e disamore che le venne coi fratelli, e che alfine di ordine di sultan Soliman fu morto nella Persia in un banchetto che shàh Thamasp gli fece, e non per altro che per non voler romper la guerra col Turco secondo la fede promessa, facendo anche morire insieme col padre, due suoi figliuoli e tutta la corte che ascendevano al numero di 2000 persone; e restatigli 17 pezzi di artiglieria minuta, uno di 50 e gli altri di 21, con numero grande di archibugi, che aveva seco, del che sultan Amurath al presente re dei Tartari, gli mandò a ricercar dette facoltà, ovvero come essi dicono tesoro, ed anco perchè fino l'anno avanti al tempo di shàh Ismail era concertato di aver Shirvan a tradimento colli propri terrieri, avendo veduta una lettera che prometteva alli detti di Shirvan di mandargli 50,000 archibugi, se loro si contentassero d'accettarlo per loro re; la quale ebbe per mezzo di un proprio di Shirvan con industria, e se ne fuggì al re suo, narrandogli particolarmente quanto era allora seguìto, e per questo si diede voce di guerra, e tanto più era tenuta per certa, quanto che Ismail era in pensiero di andar a cingersi la spada e far le solite cerimonie siccome fecero li suoi predecessori in Babilonia; del che essendo morto e successo il presente re nominato Mohammed Khodabende e trovati gli umori alterati, le opinioni di Amurath di voler fortificare Kars, anzi che tuttavia lo fortificava (fortezza che per li capitoli del padre sultan Soliman con il suo shàh Thamasp non poteva ad alcun modo fare), commesse a quei sangiacchi vicini che non permettessero che tal fortificazione andasse avanti, d'onde per necessità ne seguirono scaramuccie e danni all'uno e all'altro nelle città e castella vicine; e furono mandati da una parte e dall'altra per propria difesa gente e soldati con sangiacchi ed altri venendo in questo modo a guerra odiosa ed a scoperta battaglia. Fu per questo spedito in diligenza da Costantinopoli Mustafà che se ne andò con potentissimo esercito verso quelle bande, per altro sono venuti questi due barbari e potentissimi re a definizione di armi, ancorchè alcuno voglia che tutto sia nato più per causa della fede che per altro. Ma le cause sono state le sopradette che furono prima origine di[286] tante guerre. Questo è quanto alle condizioni delli re che fino al tempo presente hanno avuta la Persia.

Li regni sottoposti a questa corona sono Korassan, Candar, Shirvan, Kuhistan, Curdistan, Ghilan, Laristan, Avaz e il regno di Ormuz; ma questi tre ultimi gli rendono solo tributo, e la sede è posta in Kasbin. Ma dalla parte di ostro le città Kom, Kashan che è la principal di mercanzia, Jepaham, Shiraz, che anticamente era la sedia del regno di Kars e che fu fabbricata da un pastore, dal qual portò il nome, divenne città grandissima, e per causa delli suoi cittadini che non volsero accettar il suo re che fuggiva per una rotta che ebbe dai suoi nemici, fu da a poco tempo da lui rovinata fino alli fondamenti, le sono situate attorno più ville e moltissimi castelli; seguono la città di Ardistan Abircà, la quale fu rovinata da Ismail primo per la poca obbedienza. Dalla parte di tramontana è posta Tauris che prima era la sedia reale discosta dieci giornate da Kasbin, Ardevil, che era già loco dove si dava sepoltura alli re, la città di Erzengian, Naschivan, Shirvan ed altre. Da levante tiene il regno del Korasan con molte città e castelle. La città di Mohamedsal, così chiamata per il nome del suo profeta, in cui vi è una moschea, nella qual dicono essere un grandissimo tesoro ammassato d'oro e d'argento, che è discosto da Kasbin giornate 24; inoltre Bistam, Sistan. Dalla parte di ponente ha un regno di Kurdi nelli confini di Bagdad, il cui re si dimanda Rustan ed ha per moglie una figliuola che fu di shàh Thamasp re di Persia e mette in campagna 12000 cavalli. Questo rende tributo e non si sa di quanto, tiene anco alcune città di Georgiani sebben ora si sono ribellate al Turco; gli è anco reso tributo a Lar che è regno discosto 5 giornate da Ormuz; ha più abbasso la città di Bursa che è sedia di un re d'Arabi nelli confini della Balsera appresso il fiume Tigri che d'ogni intorno la bagna, il re della quale gli rende tributo di 20 fra cavalli e cavalle di pregio grandissimo. Ma ora si è ribellato da lui e datosi ai Turchi, che è quello che per avanti scrissi, confina con Babilonia da una banda, e dall'altra con Mossul ancor città della Persia e molte altre città e castella.

Le entrate del regno suddetto, ancorchè non si abbiano potuto aver particolarmente di provincia in provincia, nondimeno si diranno succintamente in somma, la quale molti vogliono che ascenda a 4 milioni e ½ d'oro. Ma la più parte dice che ha 4 milioni soli all'anno; se bene non doveriano arrivarci di gran lunga, ma per la tirranide dei re loro, che di uno ne traggono cinque finchè viene a questa somma.[287]

Oltre di questo ha una infinità grande di ville e castella tutte applicate a stipendi della cavalleria, che il minor salario che , è di ducati 100. Ma perchè essi le fanno lavorare non cavano d'ognuno tre; a questo modo ha anco parte della fanteria pagata che tiene alla sua guardia; se tutto questo danaro le venisse nel suo Kasnada avria grandissima quantità d'oro, avendo oltre la cavalleria, come la S. V. intenderà alla sua guardia 6000 gentiluomini, li quali sono pagati per li 4000, come ci ha detto, in ville ed assegnatoli da 300 fino a 2000 ducati l'anno, e per il resto delli 2000 entra nella spesa, siccome dirò: questo è quanto ho potuto sottrarre delle rendite del regno di Persia.

La spesa che fa e tiene dirò alla Serenità Vostra con la medesima brevità: ha 70 sultani che sono deputati al governo delle città pagati de proprio kasnà con partito di 10 fino a 30000 ducati all'anno per uno, con obbligo di tener chi 3 chi 4 chi 5 cento fra cavalli e pedoni li quali tutti sieno pronti ad ogni servizio del re. Paga li due mille Turchi della sua guardia da 100 a 160 ducati all'anno per uno, fino a tanto che nasce occasione di premiarli in ville come dissi sopra e la maggior parte dell'arcobugieria è pagata dallo proprio kasnà, e queste sono le maggior spese che ha quella corona.

Le dignità e gradi che sono appresso il re sono queste: la prima è Mirza che vuol dir principe, e si solo a' figliuoli o nipoti regii. Segue la dignità di Kan e questi sono adoperati solamente per capitani generali nelli negozi principali del regno; tiene anco una specie di vicerè che tiene cura di tutte le cose, così in pace come in guerra. Oltre questo sono tre visiri, uno delli quali attende a riscuoter l'entrada; il secondo ha carico delle scritture; il terzo ha il governo del Kasnadar, cioè del denaro della corona. Ha un Curchi bassi che è capo della guardia dei 6000 curchi: come anco ha un capo dei portinari, che ascendono al n. di 700. Ha due gran Kan che uno dei quali porta sempre il bollo reale detto homajon appeso al collo. Seguono poi li sultani cioè capitani, e di questi se ne serve il re oltre il tener la gente ad essi sottoposta all'ordine e pronte in mandarli al governo di città e provincie. Vi sono anco molti altri gradi e dignità che per non tediar Vostra Serenità lascio da parte.

La dignità pontificale è chiamata da loro Mugieteed, che vuol dire papa della legge; il qual titolo sebbene è nella persona delli propri re, nondimeno è conferito in altre persone per non occuparsi egli in tal negozio. Tiene il Califfo che è persona sacerdotale che ha il carico di poner il corno al re ed a tutti quelli che sono fatti degni da[288] esso re del corno. Vi è il cadì che attende alle cose civili e criminali della città, e che col tempo poi ascende alle dette due dignità.

La milizia che tiene il suddetto re è di 100,000 cavalli pagati come avanti ho detto; tutta gente conosciuta ed esercitata nell'armi, e fedelissima al loro re e potrà anco valersene, siccome intendeva, pagandola. Ha pedoni in grandissimo numero, che dicono che ad ogni bisogno ne caveria 200,000, ed anco 250 mille è questo, è affermato per cosa certa che non ha 100,000 archibugii, i quali in parte sono pagati in ville e castelle, ma la più parte dal kasnà del proprio re.

L'arme che usa la cavalleria sono la lancia non più lunga di 5 braccia; l'arco e la scimitarra, della quale fanno professione sopra ogni altra nazione e la stimano principal arma sopra tutte che usano. Per difesa usano camicie di maglia, alcune corazze a similitudine delle nostre corazzine; portano il braccio destro armato di brazzaletto come fa il cavalleggiero, e questo per sicurtà nell'adoperare la spada. Li cavalli sono armati di piastre, groppa, testa, petto e collo, ma dicono che sono lame sottili e che la frecciata li offende, e di questi non ne ha che pochi armati. La fanteria porta la scimitarra e l'arco, gli archibugieri lo schioppo e la scimitarra, alcune calate a foggia di corona con 12 stringhe attorno per memoria dei 12 profeti coi quali morendo dicono che vanno in paradiso, ed altri portano certe catenelle in vece di calate e di queste calate e catenelle ne porta anche la cavalleria.

Il modo che tiene a poner in battaglia è questo: alla parte destra per uso antico pone 20,000 cavalli della stirpe che adesso la chiamano del traditore per il già detto governatore; alla banda sinistra vanno 10,000 della stirpe di quelli che dicono esser venuti da Damasco; mettono poi anco altri 28,000 della gente tenuta in minor conto, compartiti sotto due capi uno con 18 mille a banda sinistra e l'altro con 10,000 a banda destra. Nel corpo della battaglia sta il Sovrano che è sempre solito andar cogli eserciti: se ben questo, per quanto dicono, non andava per causa della vista, ma mandava un suo figliuolo di anni 14 che questo anno ha fatto cose notabili per quella sua età, e che vivendo riescirà un gran cavaliere. In tutto si stima che potrà metter in campagna 200,000 cavalli.

Nel regno vi sono cavalli da soma eccellenti di prezzo di 1000 fino 2000 ducati l'uno, assuefatti al maneggio a loro usanza che sono il galloppar, correre e volgersi all'una e l'altra mano, e sono sotto l'uomo ferocissimi e pare che niuno possa domarli.

Il popolo persiano era a tempo di shàh Thamasp popolo obbediente,[289] il che nasceva per la disunione che era fra li sultani principali; ma dopo che la principessa prudentemente accompagnò e congiunse in matrimonio quelle famiglie, par che sia ridotto sotto miglior obbedienza e non seguano più quelle rivolte che erano solite a nascere: che quanto al re, quando mandava qualche sultan alle città, se le sottometteva in breve tempo come cosa propria, si opponeva al re, donde nascevano le morti e provvisioni di roba che esso shàh Thamasp quasi prudentemente per questo capo a quei tali usava.

Sono li Persiani uomini dediti alla fatica, e nella milizia gente che combatte fino alla morte, persone ben disposte, di bella faccia, e con comparazione in questa superiore alla gente turca; che se non avessero il timore che hanno della artiglieria, poco stimeriano quelle forze nemiche. Le donne sono bellissime, cavalcano molte di esse meglio degli uomini, credono agli augurii e nel giorno che se ne presenta qualcuno non vogliono far niuna cosa fino alla sera, essendo in questo assai superstiziose.

Questo regno non ha mai fatto lega con altri, perchè di altri non si fida; ma se pur avesse da domandar aiuto e di fidarsi di qualcheduno lo faria col governo di Ormuz per aver comodo di vascelli e andar per mare alla Balsera e di poi a Babilonia, tenendo con lui tal confidenza che mai in alcun tempo le saria negato.

Questo mi parve di doverle riferire. Ed alla Serenità Vostra mi raccomando.

Arch. Cicogna. Cod. MDCCLXII.


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