Guglielmo Berchet
La Repubblica di Venezia e la Persia
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DOCUMENTI

DOCUMENTO LXXXIV.

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DOCUMENTO LXXXIV.

Di Persia l'anno 1586-87, nel qual tempo il signor Turco acquistò Tauris.

Da Venezia in Alessandria d'Egitto, quindi al Cairo, di dove attraversando l'Egitto arrivai in Sorìa, passando per mezzo la città di Damasco e di Aleppo, e di passando oltre al fiume Eufrate giunsi in Caraemit città posta sopra la riviera del fiume Tigri e di quindi per[290] l'Armenia maggiore pervenni in Van, ultima fortezza dei Turchi, frontiera de' Persiani, di onde passai in Tauris.

Sultania è città di Persia, lontana da Tauris 8 giornate e da Kasbin sei.

Gengie città di Persia non molto lontana dal mar Caspio e da Tauris giornate sei incirca.

Turcoman castello dei Turchi posto sulla strada tra Tauris et Kasbin.

Da Tauris a Kasbin et poi attraversando la Persia, et passando per le principali città Kashan, Ispahan, Schiraz, etc. pervenni ad Ormuz. Sono città di deboli fortezze.

Le armi dei Persiani sono solamente in certa qualità di gente chiamata chisilbaschi, che viene a dir testa rossa perchè sogliono portare in testa una cuffia rossa; ma non sono comunemente nelli popoli. Li quali teste rosse godono terreni pubblici assegnati loro per paga, et sono circa 30,000 non compresi quelli di Corassan o di Sciraz. Nelli quali si armerieno altri 30,000. Il qual numero è considerabile perchè 30 mille sanno far gagliarda resistenza a 100,000. È militia quasi tutta da cavallo di forte nerbo et valorosa con la spada con la lancia et con l'arco. Archibusi non usano perchè non li curano, non perchè non avessero modo da farne quanti volessero. Artiglierie non hanno, uomini da fortification e da espugnation.

Il re è anzi povero che no di danari. Non riscuote dazio di roba alcuna. Ma le arti contribuiscono un tanto per uno, e la rendita sua è di terreni propri di certa contribuzione fatta dalli possessori dei beni stabili, e dal ricavato dalle miniere di stagno, di ferro et di rame che vi sono ricche, e da miniere di turchesi e lapislazzuli da' quali si fa l'azzuro e l'oltremarino da noi tanto stimati.

Il regno di Persia è diviso in sette regni principali, e ciascuno di essi in molto più piccoli regni: come veggiamo il regno di Castiglia haver sotto di Granata, Toledo, Lione, Murcia et simili.

L'uno è detto Irak di cui è capo la città di Ispahan dal quale dicono che cava il re trentacinque mille tomani che è 700,000 ducati.

L'altro è chiamato Agiem di cui è capo Sciraz ed è el proprio regno di Persia, da cui ha preso il nome tutto il paese, come la Francia da quella parte ove siede Parigi, et questo dicono che è della medesima entrata.

Il terzo è Corassan di cui è capo Herat grande et famosissima città.

Il quarto Aderbigian di cui è capo Tauris. Et questi due sono di maggior rendita che li due primi.[291]

Gli altri tre chiamati Mazendaran, Shirvan e Ghilan, di cui è capo Taberistan, possono essere tanto più ricchi come quei due primi, in modo che a quella rendita possono l'uno per l'altro agguagliar.

E dicendo che quel re abbia in tutto di rendita in tempo di pace 5 milioni di poco si può errar.

Le spese sono molto piccole, perchè la militia è pagata de' terreni come s'è detto, et la corte ancora è di poco costo. Perchè li signori che vi stanno sono alli governi dei regni ed alle città, quando uni quando altri, lasciando alli governi loro luogotenenti che vivono da certi terreni pubblici et utili, che l'ufficio. Tal che della sua corte non viene a pagare altro che i cortigiani, che servono la sua persona, questi sono di molto numero.

Resta la spesa del mangiar et del vestir, et questa anchora è piccola, essendo in quel paese poco deliziosi et molto parchi nell'uno et nell'altro. Talchè quel re, quando non corre guerra, può parere di starsi assai ricco.

Li confini di quel reame sono dalla parte di Persia, verso tramontana i Tartari che sono della stessa religione che li Turchi. Da ponente stendendosi verso mezzogiorno il re di Spagna col regno di Ormuz. E da levante verso tramontana il re delle Indie da noi detto il Gran Mogol, che finora non si mostra al Persiano amico inimico. Ma da questo lato si trammezza il piccolo regno di Conducar posseduto parimenti da questo re. E da ponente e tramontana non molto lontan dal mar Caspio, stanno in un angolo i Georgiani, cristiani di religione, valorosissimi soldati et devotissimi alla corona di Persia se ben sono signori liberi. Questi han fatto in suo servitio el tuttavia fanno dai lor confini, mortal guerra col sig. Turco, con perdita di qualche parte del loro stato et della loro più principale fortezza detta Tiflis (1587).

La città di Ormuz è capo non solo di quel piccolo regno che nel golfo di Persia si contiene, ma con la sua riputazione lo mantiene. Perchè qui è la fortezza, qui stanno li soldati, qui abitano li portoghesi e di qui si cavano le rendite che vengono al fisco. Il rimanente come di poca importanza e di meno considerazione si lascia quasi sotto la cura di quel re moro, re solo di nome vano et senza soggetto, perchè egli di quelle rendite viva et abbia qualche sembianza di governare.

Questa città per piccola che ella sia è popolosa e ricca di danari, sendo la più mercantile del mondo.

È posta in una piccola isoletta tanto sterile ed infelice che solo[292] pare cosa maravigliosa a dire, perchè così essendo sia pur abitata. Poichè non produce non solo cosa alcuna al vivere necessario, fuori che sale, ma ne anche una gocciola d'acqua si ritrova. fin ora hanno trovato modo de far cisterne o conserve per servirsi di quella che piove; come che una sola conserva sia nella fortezza, la quale per ogni occorrente necessità sogliono tener piena.

Ma questo si tien per certo che in tempo di battaglia si aprirebbe per il trono delle artiglierie. Et per questo Mattia de Alburcherch capitano di quella città, ha in quel cambio alcune tine di legno rimedio poco bastante, et di qualche incomodo come dicono alcuni.

Questo elemento con tutti gli altri elementi, sono condotti dalla costa di Persia, che tutta gli è amica e da alcun altro luogo sotto la sua giurisditione. Et ancora che di quivi gli siano somministrate vettovaglie tuttavia molto spesso ne hanno grandissima carestia et dell'acqua massimamente nelli mesi di giugno, luglio et agosto che soffiano per lo più venti contro la costa, di onde gli viene la migliore e la più dolce. Onde bisogna che si vada a torre con le spade et a comperarla col sangue.

E la gente bassa e la maggior parte delli habitatori se ne passano in terraferma, si trova in quella città artigiani o gente meccanica che facciano alcun servitio.

Questo esempio mostra chiaramente che ciascuna volta che sarà ad Ormuz vietata la costa di Persia, esso non sarà più Ormuz. Et posto che per qualche mese si sofferisse questo disagio a lungo andar bisognerebbe disabitarlo o darlo senza spada in mano di chi lo volesse. Al che aspira il sig. Turco per la comodità delle mercanzie et per esser questo il vero passo donde si traghetta alla India. Et perchè nella costa di Persia havrebbe comodità di fabbricar galere, che oggidì li costano come se si facessero d'argento.

Da Tauris in Ormuz ci sono cinquanta giornate di carovana. Ma la vittoria fa adito a tutti.

Il regno di Persia è pieno di ribelli, et è tutto posto in iscompiglio; et i popoli stanchi della guerra e della spesa, e dal non poter attender a' negozi.

Fra i nostri Codici.

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