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APPENDICE Dei Viaggiatori veneziani in Persia e delle venete Descrizioni edite ed inedite di quella regione. |
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Dei Viaggiatori veneziani in Persia
e delle venete Descrizioni edite ed inedite
di quella regione.
Quantunque intorno ai viaggiatori veneziani in generale abbiano trattato lo Zurla, il Morelli, il Filiasi, il Foscarini, e da ultimo il Lazari, reputasi conveniente, in appendice al presente studio storico, di riportare quelle notizie particolari e quei nuovi documenti che si poterono raccogliere e si riferiscono a viaggiatori veneziani nella Persia, ed a venete relazioni di quella regione.
La conquista di Costantinopoli (1201) avea dato un impulso gigantesco alla potenza commerciale dei Veneziani. Le loro navi cercavano nei porti del mar Nero, della Siria e dell'Egitto i preziosi prodotti dell'oriente; ma non si ha memoria di alcuno che siasi allora addentrato nelle regioni interne dell'Asia, che abbia osato di tentare peregrinazioni per quelle remote contrade, che erano involte nella più fitta caligine, durante l'impero degli Arabi.
I primi che intrapresero viaggi per l'interno dell'Asia furono i veneziani Matteo e Nicolò Polo, i quali mossero nell'anno 1250, al tempo di Baldovino imperatore, da Costantinopoli, e inoltratisi nel mar Nero sbarcarono nel porto di Soldadìa vicino a Caffa, e proseguendo il loro cammino per[90] terra nella Cumania verso Derbent, via che facevano i popoli circassi per andare in Persia, passarono il Tigri ed il Deserto fino a che giunsero nella residenza del gran khan dei Tartari. Ritornati quindi a Venezia dopo un così lungo e straordinario viaggio, essi trovarono il nipote Marco, il quale invaghitosi dalle meravigliose descrizioni che gli zii facevano dei luoghi visitati nell'Asia, li pregò di condurlo seco loro nella seconda spedizione in Tartarìa, dove avevano promesso al gran khan di recarsi di nuovo.
Marco Polo nel suo famoso viaggio161 per le regioni di oriente, dove dimorò ventisei anni, racconta che si recò in Armenia nel porto di Ajazzo, nel quale ordinariamente facevano scalo i mercanti di Genova e di Venezia; e descrive, fra le altre regioni di quasi tutta l'Asia, gli otto regni che allora componevano la Persia, le condizioni di quegli abitanti, i prodotti e le industrie, avendo attraversata quella regione nel suo ritorno dalle Indie, ed essendosi presentato a Cazan, uno dei migliori principi persiani, che ebbe pur relazione col papa Bonifacio VIII162.
Da quell'epoca, per due secoli, mancano notizie di viaggiatori veneziani penetrati nell'interno dell'Asia, tranne i pochi dati che ci rimangono di un Marco Cornaro, ambasciatore in Tauris nel 1319, i quali fanno ritenere sussistessero fin da quel tempo relazioni internazionali veneto-persiane163, ed un documento del 1328, scoperto di recente dal chiarissimo Thomas negli archivi di Vienna, e che appunto si riferisce a rapporti commerciali veneto-persiani.
Nell'anno 1424 Nicolò Conti veneziano partì da Damasco, e attraversata l'Arabia Petrea, andò a Bagdad, quindi a Bassorah. Imbarcatosi nel golfo Persico, veleggiò per Ormuz a Cambaja, d'onde unitosi con alcuni mercanti turchi e persiani attraversò la penisola spingendosi fino alle foci del Gange. Il Poggio, fiorentino, lasciò una succinta memoria dei viaggi del Conti, una parte della quale è dedicata alla descrizione della Persia164. Intorno a quel tempo, si ha pure[91] memoria di Dracone Zeno figlio di Giovanni che dimorò molti anni alla Balsera, alla Mecca ed in Persia per affari di mercatura165.
Allorquando poi Mohammed II, vincitore di Costantinopoli, minacciò i possesi veneti nel levante, e la repubblica strinse alleanza colla Persia contro il comune nemico, andarono in quella regione i veneziani Lazaro Quirini, Caterino Zeno, Giosafat Barbaro, Paolo Ognibene ed Ambrogio Contarini, i quali nelle loro relazioni, nei dispacci e nelle esposizioni fatte al senato lasciarono importantissime descrizioni dei luoghi da essi visitati166.
Oltre alle relazioni dei viaggi del Zeno, del Barbaro e del Contarini, il Ramusio pubblicava nel 1559 quella di un anonimo mercante che fu in Persia, il quale si dimostra palesemente essere stato un veneziano per la lingua che usa, e pei paragoni dei quali si serve; ed un'altra di Giovanni Battista Angiolello vicentino, intorno alla vita ed ai fatti di Uzunhasan, re di Persia.
Queste descrizioni vengono a formare, come giustamente osservava il Foscarini, una storia seguente delle rivoluzioni persiane dal tempo di Uzunhasan al consolidamento sul trono della dinastìa dei Sufi, la quale merita d'essere compiuta colla pubblicazione delle interessanti scritture di ser Donato da Leze, amico dell'Angiolello [Documenti LXXX, LXXXI, LXXXII], i dispacci del Dario e le relazioni di Giovanni Lassari [Documenti XVII, XVIII, XIX, e XX].
Luigi Rancinotto veneziano, fattore di un negozio in Alessandria del patrizio Domenico Priuli, fu in Persia nell'anno 1532. Egli estese la relazione dei suoi viaggi, stampata da Aldo Manuzio nel 1557167, nella quale narra: che sentite le stupende cose che pubblicavansi delle nuove scoperte portoghesi gli venne volontà di viaggiare e di riscontrarle coi propri occhi. Quindi scorse l'Etiopia, visitò Calicut e andò in Persia, dove fu presente alle tre legazioni ivi pervenute[92] dall'Arabia Felice, da Sumatra e dalle Molucche per implorare aiuto a Thamasp, onde porre un termine ai crudeli trattamenti dei Portoghesi.
Allorquando Selino mosse guerra alla repubblica per lo acquisto del regno di Cipro, il segretario del senato Vincenzo Alessandri, andato in Persia per trattar lega con quel re, ci lasciò nei suoi dispacci, e nella relazione che lesse in Pregadi, assai preziose notizie di quella regione [Documenti XXV e XXVI].
Teodoro Balbi trovandosi console nella Siria dall'anno 1578 al 1582 dettò una relazione della Persia, tuttora inedita e che merita di essere pubblicata [Documento LXXXIII].
Le guerre turco-persiane di quel tempo sono poi descritte nelle due relazioni di Giovanni Michele e di Daniele Barbaro già pubblicate168, nonchè dal bailo Nicolò Barbarigo nel suo Trattato, che giace ancora inedito fra i codici del cav. Cicogna; relazioni che giovarono al Minadoi, mentre stava scrivendo in Aleppo la sua storia, pubblicata a Roma nell'anno 1586, e due anni dopo in Venezia.
Una breve relazione del viaggio da Venezia alla Persia e di quella regione, fatta da un anonimo veneziano alla fine del secolo XVI, trovasi fra i documenti [Documento LXXXIV] di questo lavoro, tratta dai nostri codici.
Secondo il Foscarini, che ne deduce la notizia dall'elogio funebre di Ottaviano Bon, scritto dal vescovo Giovanni Lollino, pare che anche il Bon, abbia nei primi anni del secolo XVII descritta la guerra, che i Persiani sostennero contro Amurath I, ma tale relazione ci è ignota.
Tuttora sono poi inedite per la maggior parte le preziose relazioni fatte dai consoli veneti nella Siria, le quali tutte discorrono con interessanti particolarità della Persia, e specialmente quella di Alessandro Malipiero, 16 febbraio 1596, e la terza di Giovanni Francesco Sagredo, l'amico di Galileo, scritta nel 1612 e che è irreperibile169.
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Ambrogio Bembo trovandosi insieme ad un suo zio console veneto in Aleppo, intraprese nel 1670 un viaggio alle Indie orientali, che durò quattro anni. — La relazione di questo viaggio, della quale una parte è dedicata alla Persia, trovasi nel Morelli: Dissertazione sopra alcuni viaggiatori veneziani poco noti.
Intorno a quel tempo arrivarono pure in Venezia alcuni padri Domenicani spediti dal re della Persia, i quali in seguito ad invito del senato dettarono una Relazione sulli viaggi di Persia, che per decreto del 1673 fu inserita nei Commemoriali [Documento LXXXV].
Finalmente nei dispacci dei veneti ministri in levante si incontrano copiose e particolareggiate le notizie delle cose persiane, che essi apprendevano da appositi inviati in quella regione: avvegnachè il conoscere le intime condizioni della Persia, pei noti rispetti del comune nemico e del reciproco commercio, assai importasse alla repubblica di Venezia.
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