IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Carteggio del veneto segretario Giovanni Dario, spedito in Persia dal bailo a Costantinopoli, nel 1485.
Magnifice et generose Domine. Partecipo a Vostra Magnificenza, come ho già fatto con altra lettera che mandai al console nostro in Adrianopoli, che questa mattina fu fata porta solenne per accettar l'ambasciatore del soldano, e anche io andai per vedere cose nuove, e subito presentandomi in quel cerchio che era intorno li signori, per sua grazia mi fecero chiamare e sentare sopra uno scagno incontro di loro, arente i defterdari, e venne da mi un ambasciatore di questi Ungheri, che venne ultimamente con una bella compagnia alla quale mandarono un tappeto fuora del pavion. E poi per buon spazio cominciarono a venire li presenti del sultano, e fu in prima: un animale grande come un lion con varie macchie, negro del capo fino alla coda, che era una terribilità a vederlo; di poi vennero sei corsieri bellissimi, el primo con una sella e briglia d'oro e con barda di lame all'azimesca, e i altri corsieri poi disfornidi. Drio vennero tre cammelli corridori con tre selle e cossinelli di panno di seta, e coverte a lor modo; e drio di questi vennero presenti minudi: tre pappagalli bellissimi con gabbie, e quattro garzoni eunuchi neri, e due spade fornide e quattro disfornie. Doi mazze di ferro bellissime, doi accette con la cima un suo fornimento, elmi, brochieri di azzal, e drio questo furono molte selle, sanibaffi, centure, lizari, panni di seda che in verità a doi pezze per uomo erano più di ottanta per sorte che le portavano. Dietro li presenti venne l'ambasciatore con una berretta in testa e una veste damaschina verde e le maniche di ricamo d'oro, e tutta la sua schiena fino in terra era coperta di zibellini. E subito ch'el se appresentò in quel cerchio li signori uscirono dal pavione con loro seguito e li andarono incontro; dopo la salutatione lo menarono sotto il pavione, ed essendo di sotto il Daut bassà, ed in mezzo agli altri sentati, e ragionando per buon pezzo furono chiamati dal signore e andarono[151] li tre bassà con l'ambasciatore e quel suo dottor grande che venne di Costantinopoli. Et entradi dal signore, stettero manco de un quarto d'ora ed escirono fuori, e tornarono a sentare sotto il pavione, e portarono fuori un gran rotolo di scritture, le quali fecero tagliare, e le lesse il dottor grande, e fu lunghissima lettura.
Da poi letto, portarono il desinare e messe molte vivande davanti li bassà e altri che sentavano con loro. Da poi il desinare fu messo avanti li defterdari e da poi furono messi otto piatti di porcellana avanti di me con diverse cose. E chiamato lo ambasciatore unghero, sedette sotto di me e mangiassimo di quel che vi era cadauno. Levati i piatti vennero i deputati e dissero all'ambasciatore unghero ch'el tornasse fora al suo primo luogo, e così fece, ed ebbe del sole quanto ne ha voluto, ed io rimasi sopra il mio scagno, ed ogni uomo ha giudicato che la persona mia sia stata molto onorata in questa giornata alla corte. E Dio sia di tutto ringraziato.
Domani si dice che anderà l'ambasciatore d'India, ed io faccio conto di riposare. Ma Luca Sofrano, portadore di questa è stato alla presente solennitade. Di nuovo el sarà anche a quella di domani, e narrerà tutto alla Magnificenza Vostra e tuorrà a mi la fadiga de scriver, che in verità stando scomodo come sto, con grandissimo caldo sotto di questo padiglione non mi vien voglia di far niente di ben, nè mai in vita mia ho visto più strano solazzo di questo che non avevo pur aqua fresca da bere. Ricevo per altro grandissima cortesia, ma ritardi e struzi inesplicabili, avendo anche alle spalle gli ambasciatori di tre città e se ne aspettano degli altri, e ognuno vorria essere spacciato dal dire e fare le cose sue. E questa corte contrapesa, e con tanti ambasciatori è occupatissima. Io peno di mezzo, e in verità, come altre fiate ho scritto, non bisogneria metter tanta carne al fuoco, nè creder ad un giovine che non sa niente e che ha riferido cosa non vera e poste le cose nostre in pericolo. Prego Dio me dia grazia che possa riescir con onore e alla Magnificenza Vostra mi raccomando.
Dat. in Kasbin in Persia, li 10 luglio 1485.
Archivio Cicogna, cod. MDCCXCVI.
[152]