Guglielmo Berchet
La Repubblica di Venezia e la Persia
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DOCUMENTO XXII.

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DOCUMENTO XXII.

1570, 27 ottobre.

Serenissimo et Excellentissimo Domino Sciah Thamasp filii Sciah Ismail Imperatori Persarum, Atribeigian, Sirvan, Hirach, Corasan, Ghilan, et aliorum regnorum, patri victoriarum, justitiae amatori, et Regi Regum Orientalium Invictissimo.

Aloysius Mocenigo Dei Gratia Dux Venetiarum etc. salutem et honoris ac gloriae felicia incrementa:

Per quella antiqua et candida amicitia, che ha sempre tenuta e tiene la signoria nostra con la imperiale Maestà Vostra, noi havemo deliberato di mandarle un nostro ambasciator per farle intender le cose che sono scritte qui a basso; ma il conoscer che le strade[159] tutte, per le quali si può venire alla Maestà Vostra, sono guardate con gran diligenza dei Turchi, ne ha fatto ritardare, ma non mancheremo di farlo se sarà possibile. Fra tanto il sig. Dio ne ha mandato avanti un altro mezzo, che è l'onorato chogia Alì di Tauris, suddito della Maestà Vostra, il quale si attrovava in questa città con un grossissimo cavedal (capitale) et fu intrattenuto con tutta la soa roba per causa della presente guerra mossane tanto ingiustamente dal sig. Turco; ma avendo noi inteso questo esser suddito fedele di Vostra Maestà, l'abbiamo fatto metter in libertà e rilassarli tutte le robe sue, per quel singolare amor e respetto che portiamo all'imperiale Maestà Vostra. Questo chogia Alì ne ha detto che desidera tornar a casa soa, et si è contentato di portar le presenti lettere nostre per Vostra Maestà: la quale saprà che essendo noi in pace col sig. sultan Soliman passato imperatore di Costantinopoli, conservata per molti anni, morto lui il presente sig. sultan Selim suo figliuolo la confirmò con solenissimo giuramento, ma da poi senza alcuna causa ne ha rotta la detta pace et mandato contro di noi la sua armata, quale è andata per far l'impresa del regno nostro de Cipro, et ha mandato anco le genti sue de terra in Dalmatia contro le nostre città. Ma noi con la gratia de Dio havemo fatto preparazione di una grande et potente armata et de gente de piè et de cavallo; et oltre delle nostre forze li principi christiani hanno fatto preparativi per congiungersi con noi contro questo comune inimico, tanto che l'anno presente et anco quelli che veniranno si farà animosamente la guerra, et non si vorrà più la pace con questo sig. poichè si vede che el non osserva la fede; e se la Maestà Vostra imperial la qual ha forze così grande et tremende alli Turchi, con questa occasione si moverà contro di questo suo inimico, il qual non le ha mai osservato cosa che li abbi promesso, si po tener per sicuro che combattendolo noi con li altri christiani da questa parte et la Maestà Vostra dalla sua, ella potrà ricuperar quel paese che esso le ha ingiustamente occupato, e romperli quei disegni che l'ha d'andar molestando et infestando ora un principe et ora l'altro senza conservar amicitia con alcuno, se non in quanto le serve per farli star quieti sino che el combatte con un altro. Vostra Maestà è piena di prudentia et valor, e siamo certissimi che non la lascerà passar questa occasione di batter questo suo inimico: il che oltra l'obbligo grandissimo che noi li averemo, apporterà immortal gloria al suo nome, ampliazone al suo impero, et una sicurtà perpetua che questo signor non sia in qualche tempo per darli molestia, secondo che[160] per molti effetti ha mostrato di haver in animo, se ben al presente simula, di voler star in amicizia con lei, ma non aspetta altro che tempo comodo a poterlo offender, cosa che non può far ora per la guerra che ha con la cristianità. Noi dunque la pregamo a muoversi con generoso animo contro di lui, et promettemo a Vostra Maestà in fede di vero principe, che noi con li altri cristiani dal canto nostro faremo ogni sforzo per batter in mare et in terra questo universale inimico di tutti. Non saremo più lunghi, perchè confidamo che Vostra Maestà coglierà la occasione che li manda il sig. Dio, il qual pregamo che li doni felice e longa vita.

Parti Secrete; fra i nostri Codd.

 


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