Antonio Caccianiga
Il bacio della contessa Savina
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XXV.

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XXV.

 

Sono passati molti anni da quel giorno. Poco dopo morì la mia buona suocera in Valtellina: noi abbiamo appigionate le terre, e siamo venuti a prendere stabile dimora a Milano, nella casa ereditata dallo zio canonico dirimpetto ai nostri figli e nipoti, la serie dei quali si è arricchita di due maschi, Azzone e Daniele, e dell'ultima bambina, che si chiama Agata.

La povera nonna Savina è mancata ai vivi nel mese decorso.

Incaricato da mio genero di ricercare un documento di famiglia in un armadio di sua madre, che egli non osava dischiudere per non inasprire la ferita troppo recente, io andavo rovistando con mano tremante le carte della defunta, quando mi capitò sotto gli occhi un involto legato da un nastro nero.

Avendolo aperto, cadde sul tavolo il mazzetto di mammole ed eliotropii colla rosa nel mezzo, che io le aveva gettato dalla finestra nella mia gioventù.

Diseccato dagli anni, non aveva ancora perduto ogni profumo. Lo tenni lungamente fra le mani piangendo. Era il mio ultimo tributo al passato.

Un mazzetto di fiori secchi, bagnati di lagrime... ecco quanto restava d'un primo amore!...

Però quel mazzetto, reliquia insignificante ai profani, era per il mio cuore pieno di eloquenti e supreme rivelazioni.... In esso io leggeva la seconda parte del romanzo della mia vita... la più interessante, ma che resterà inedita per sempre... Essa non mi appartiene, è il segreto d'un nobile cuore coperto da un drappo funebre.... Io non ho la potenza di far rivivere quel cuore, il diritto di profanare un morto con postume inquisizioni.

Ho narrato la sola parte che mi riguarda nell'interesse de' miei nipoti.

Leggendo un giorno il racconto del nonno potranno forse sfuggire a quei sottili prestigi che affascinano l'incauta gioventù con allucinazioni che sembrano inoffensive, ma che talvolta esercitano una fatale influenza su tutta la vita.

Voglia il cielo preservare i miei cari dal benchè minimo pericolo, rendendoli modesti e prudenti in gioventù, e sempre virtuosi, assennati e felici, fra le cure operose del loro stato e nella pace della vita domestica.

 

Villa Saltore, 25 maggio 1874.

 

FINE.


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