Guido da Verona
I promessi sposi (parodia)
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CAPITOLO VI

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CAPITOLO VI

 

- In che posso ubbidirla? -. fece don Rodrigo, piantandosi in piedi nel mezzo della sala.

- Vengo a proporle un atto di giustizia, a pregarla d'una carità. Lei può, con una parola, restituire al diritto la sua forza. Lo può; e, potendo... la coscienza, l'onore...

- Lei mi parlerà della mia coscienza quando verrò a confessarmi da lei. In quanto al mio onore, io stesso, ed io solo, ne sono il custode.

- L'entrata in materia non sembrava troppo soddisfacente; ma il valoroso frate non perdette coraggio.

- Per amor del cielo, per quel Dio al cui cospetto dobbiamo tutti comparire...

- Senta padre, - interruppe bruscamente don Rodrigo, - il rispetto che porto al suo abito è grande, ma se qualche cosa potesse farmelo dimenticare sarebbe il vederlo indosso a uno che ardisse di venire a farmi la spia in casa.

Questa parola fece venir le baronie al viso del frate, il quale però, col sembiante di chi inghiottisce una medicina molto amara, riprese:

- Lei sente che un tal titolo non mi si convenga. M'ascolti, signor don Rodrigo, e voglia il cielo che non venga un giorno in cui si penta di non avermi ascoltato.

- Sa lei che quando mi viene lo schiribizzo di sentire una predica, so benissimo andare in chiesa come fanno gli altri?

- Io non vengo a far prediche; vengo solo a pregare per una innocente...

- La barba, quella innocente?... - tuonò il signor don Rodrigo, con un formidabile scoppio di riso.

- Perché? lei avrebbe forse ragione di ritenere...

- L'onore mi vieta di dare ad un cappuccino ragguagli su simili argomenti. Insomma padre, non so bene quel che lei voglia dire; non capisco altro se non che ci dev'essere qualche fanciulla che le preme assai.

- Mi preme, è vero, ma non per i fini che lei pensa. Alla mia età, sebbene la mia salute sia ottima, non oserei mettermi in concorrenza con un elegante gentiluomo della sua qualità. La prego solo di far opera buona e la supplico, signor don Rodrigo, non mi dica di no....

- Ebbene, giacché lei crede ch'io possa far molto per questa persona, giacché questa persona le sta tanto a cuore...

- Dica, dica!

- Ebbene, la consigli di venire a mettersi sotto la mia protezione. Non le mancherà più nulla, nessuno più ardirà d'inquietarla, e, se mi rende questo servizio, non mancherà pure per lei, padre Cristoforo, qualche regaluccio...

A siffatta proposta, l'indignazione del frate, trattenuta a stento fin allora, traboccò.

- Per sua norma, io non faccio questo mestiere. Speculo qualche volta in Borsa; non sono ribassista come lei, e mi guadagno la vita senz'aver bisogno di far da mezzano ai signori villeggianti.

- Come parli, frate?

- Parlo come si parla a un tale ch'è al ribasso in Borsa e probabilmente anche in amore.

- Come?! in questa casa?!...

- La sua casa è tanto umida che mi fa nascere i funghi tra le dita dei piedi!

Don Rodrigo, già si è detto, non era un cuor di leone; vedendo il frate andare in collera si fece piccolo piccolo, e retrocesse per prudenza fin vicino all'uscio. Quando fu ben sicuro che al suo primo grido gli ospiti e le soldataglie, cioè lo chauffeur ed il cuoco, sarebbero accorsi, alzò la voce, gridando:

- Escimi di tra' piedi, villano temerario, poltrone incappucciato!

Udendo queste parole così chiare padre Cristoforo, il quale, ne' ritagli di tempo che gli lasciavano le cure del suo ufizio (di Borsa) non trascurava di coltivare un poco l'utile esercizio della boxe, si mise in guardia sul sinistro, chiudendo sul destro, disponendosi a sferrare nel muso a don Rodrigo uno di que' diretti alla mascella che rendon così formidabili gli attacchi di Erminio Spalla.

Ciò vedendo, il pusillanime don Rodrigo si mise a strillare come un aquilotto, sicché in breve la sala fu invasa dagli ospiti, che vedendo il signor don Rodrigo in procinto d'esser ridotto a mal partito, giudicarono di non essere forse in numero sufficiente per resistere agli uppercuts dell'inferocito cappuccino, e mentre alcuni si armavano di sedie, nonché di tutto quanto potesse valere allo scopo, altri corsero a cercare man forte, dando fiato alle trombe, ai corni di caccia, suonando i gonghi, le campane, i bronzi di guerra, sicché in breve accorse tutta la gendarmeria, tutta la braveria del Castello, di cui era capitano il cuoco e generale in capo lo chauffeur.

Vistosi così spalleggiato da tutte le sue forze di terra e di mare, «el valiente» don Rodrigo prese un coraggio da leone.

- Villano rincivilito! - inveì con la sua voce più formidabile; - tu tratti da par tuo! Ma ringrazia il saio che ti copre coteste spalle di mascalzone, e ti salva dalle carezze che si fanno a' tuoi pari, per insegnar loro a parlare. Esci con le tue gambe, per questa volta; e la vedremo.

Padre Cristoforo non se lo fece dire due volte; sgattaiolò prestamente attraverso l'uscio, mentre tutta la milizia del Castello, armata di spiedi, forche, pungoli e bernaschi gli faceva scorta, d'onore sino al corpo di guardia, di sino al ponte levatoio, che, per mancanza d'un fosso d'acqua il quale cingesse la castellanza, era sostituito da uno zerbino di ferro per pulirsi i piedi.

E mentre il fracasso delle armi, degli speroni e delle corazze accompagnava il passo degli armigeri, fra Cristoforo intese un leggero: «psst! psst!», il quale proveniva da uno della scorta che gli camminava al fianco, ed altri non era che il medesimo comandante in capo della milizia, cioè lo chauffeur. Alle strizzatine d'occhi ed alle smorfie d'intesa che costui gli faceva, oltre a quel persuadente «psst! psst!», il padre Cristoforo intese che aveva da far con un amico, il quale cercava il mezzo di passargli sottovoce una confidenza. Per il che, accostatosi di molto al suo gomito, e senza farne le viste, mormorò a pianissima voce

- Dite pure, buon uomo.

- Qui no: guai se alcun altro se n'avvedesse... Ma io so molte cose, e vedrò di venir domani al convento.

- C'è qualche disegno?

- Qualcosa per aria c'è di sicuro... Starò su l'intesa e spero di scoprir tutto... - Poi, temendo che alcuno avesse udito que' bisbigli, alzò la voce contro il cappuccino, intimandogli: - Marcia spedito, vecchio gaglioffo in tonica di frate! Un! dui! un dui! per fila sinist... sinist! - E di nuovo, con una voce in sordina: - Se le occorre l'auto, padre Cristoforo, per qualche giterella galante, quando son libero disponga pure di me, non faccia complimenti... Un! dui! un dui! Silenzio nelle file! Plutone: attenti a dest!... presentatt'arm! un! dui! un lui! alt! - Plutone: dietrooo... front! Plutone, avanti... marrrch! Un dui! un dui!...

E la truppa rientrò vittoriosa nel Castello del signor don Rodrigo, il quale, molto abile nel barare al giuoco del lanzichenecco, stava in quel mentre disponendo il tappeto verde per spennare i suoi ospiti e rimandarli a casa indebitati fino al collo, tranne suo cugino, il conte Attilio, che gli serviva da manutengolo.

Tutti sanno che a scendere un'erta s'impiega assai minor tempo, e meno si suda, che a risalirla. Questa legge scoperta da Newton, e detta della trasudazione universale, fece sì che, nel ritorno, il buon padre Cristoforo impiegò tre volte il tempo dell'andata; e questo, non per ismentire la legge di Newton, ma perché strada facendo si era fermato a berne un goccio in tre o quattro osterie.

- «Qui a bu, boira» - dice un proverbio cinese; ed il vi netto bevuto alla mensa del signor don Rodrigo fu istigatore che il buon frate, nel mettere passo avanti passo, e vedendo le frasche dell'osterie, sentisse irresistibile il bisogno d'ingerirne qualche altro mezzo litro.

In quel frattempo, le due donne con il fidato Renzo avevan tenuto consiglio, e grande fu lo stupore de' due sposi promessi quando la madre Agnese, che sol d'aspetto era una semplice donna, tenne loro questo sortii discorso:

- Io ho sentito dire da gente che sa, e anzi ne ho veduto io un caso, che, per fare un matrimonio, ci vuole bensì il curato, ma non è necessario che voglia; basta che ci sia.

- Come sta questa faccenda? - domandò Renzo.

- Ascoltate e sentirete. Bisogna aver due testimoni, ben lesti e ben d'accordo. Si va dal curato: il punto sta di chiapparlo all'improvviso, che non abbia tempo di scappare. L'uomo dice: - «Signor curato, questa è mia moglie.» La donna dice: - «Signor curato, questo è mio marito.» Bisogna che il curato senta, che i testimoni sentano; e il matrimonio è bell'e fatto, sacrosanto come se l'avesse fatto il Papa. Quando le parole son dette, il curato può strillare, strepitare, fare il diavolo; è inutile; siete marito e moglie.

- Magnifica trovata, che non può essere farina del vostro sacco. Voi, mamma, rispetto a parte, ve la dovete intendere con qualche uomo di chiesa.

- La buona donna, credendo il gran merito che le si faceva della sua furbizia, e rammentandosi che a' suoi bei tempi era stata per l'appunto amica d'un prevosto, si schermiva dagli elogi e sorrideva sotto i baffi. Lucia disse:

- Ho inteso narrare che in America le cose procedono più spicce ancora. Si va insieme dall'uffiziale detto sceriffo, con un foglio da bollo; gli si dice: «Noi due siamo marito e moglie»; si paga una piccola tassa, l'uffiziale firma, ed il matrimonio è bell'e fatto.

- Nespole! Perché dunque il lago di Lecco non è in America? - fece Renzo.

- Ma se è vero che laggiù il matrimonio è presto fatto, più presto ancora è disfatto. Ventiquattr'ore dopo si torna dallo stesso uffiziale, con un altro foglio di bollo; gli si dice: «Noi due non siamo più marito e moglie»; si paga un'altra piccola tassa, l'uffiziale firma, e il matrimonio è bell'e disfatto.

- Allora due che hanno voglia di passare una notte insieme...

- Si capisce, - rispose Lucia; - prima di recarsi all'albergo danno una capatina allo Stato Civile. - Poi aggiunse: - Questo è senza dubbio un progresso.

- La sentite, mamma Agnese?

- Non vi badate, Renzo. Fate com'io vi suggerisco; cercate i due testimoni, e il resto verrà da sé.

- Tonio e Gervaso, che mi debbon qualche decina di berlinghe, son testimoni bell'e assicurati.

- Bontà loro! - disse Lucia. - Tutto andrebbe per il meglio, se io volessi prestarmi a simili espedienti. Ma io non penso neanche per sogno di maritarmi a dispetto dei santi.

- Che decidiamo? - concluse Renzo; - questa burla al curato la si fa o non la si fa?

- Soprassediamo sul da farsi, fino al ritorno di padre Cristoforo, - disse Lucia, la quale chiaramente mostrava di voler prender tempo.

 

 

 


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