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CAPITOLO VII
Il padre Cristoforo arrivava nell'attitudine d'un buon capitano, che, perduta senza sua colpa una battaglia importante, afflitto ma non inciocchito, di corsa e non in fuga, trasudato ma non grondante, si porta ove il bisogno lo chiede, a premunire i luoghi minacciati, a raccoglier le truppe, a dar nuovi ordini, a conferire di cose importanti: - similitudine abbastanza indovinata, e presa da un compendio d'arte militare, per dire che il padre Cristoforo se ne tornava con le pive nel sacco.
- Trionfo completo! - disse alle due donne ed al fido Renzo, non appena fu entrato.
Lucia gli si buttò nelle braccia; Agnese gli baciava la tonica, Renzo, a titolo di compenso, gli offriva un mezzo toscano.
- Sì, trionfo completo, - ribadì padre Cristoforo, non appena potò liberarsi da tante effusioni. - Mi hanno cacciato fuori a colpi di bernasco, dopo avermi consigliato di tornare al castello accompagnandovi Lucia. Il signor don Rodrigo si dichiara dispostissimo a prendere Lucia sotto la sua protezione.
- Càspita! che signore perbene! - osservò Agnese.
- Non potrò mai comprendere, - disse invece Renzo, - perché quell'imbecille si rivolta a tutti, fuorché al fidanzato.
- Il signor don Rodrigo è veramente un uomo troppo delicato, - lo scusò Lucia.
- La persona più cortese che incontrai nel castello, - proseguì fra Cristoforo, - è uno degli avvoltoi impagliati che stanno di guardia al portone. Dopo l'avvoltoio, un certo malandrino, detto il Griso, chauffeur a' suoi momenti persi, e, per il rimanente, «ómeno d'armi».
- Lo conosco, - rispose Lucia. - è quegli che guida la macchina quando il signor don Rodrigo è occupato nell'interno della vettura. Persona compitissima, e che serve egregiamente il suo padrone.
- Ecco, ecco; appunto, appunto, - confermò padre Cristoforo, con l'aria di chi abbia qualcos'altro da dire, ma non voglia sbottonarsi interamente. - Ho però ancora un filo di speranza, e questo filo tiene appunto al Griso. Torno a dire: trionfo pieno e completo. Il signor don Rodrigo farebbe alla bella Lucia una posizione di prim'ordine. Se vuol ballare, la farà ballare; se preferisce l'arte muta, le farà prender parte al concorso di bellezze italiane della Fox-Film, perché divenga una stella di Hollywood. Cinquantamila dollari di stipendio alla settimana, come Gloria Swanson e Mary Pickford. Se poi vuol darsi al teatro, le formerà una compagnia, in concorrenza con quella della Paulowa.
- Benissimo; e io? - interrogò il truce Renzo.
- Voi, Renzo, se proprio insistete con la vostra balzana idea di voler sposare a tutti i costi Lucia Mondella, farete la fine di tutti i mariti poveri d'una moglie bella.
- Ossia?
- Troverete un banchiere che vi darà un posto di contabile nella sua banca; un industriale che vi farà viaggiare per conto della sua ditta; un uomo politico influente il quale vi nominerà cavaliere...
- L'ho sempre detto io, - esclamò Renzo, - che questo matrimonio deve concludersi ad ogni costo. Lucia frappone indugi d'ogni sorta; ma ditele voi, padre Cristoforo, che si lasci guidare da chi le vuol bene.
- Lucia sa guidarsi da sé, - disse il cappuccino. - Che volete che la si faccia de' miei poveri consigli? Ma ora vien tardi, e già dovrei essere al convento. Chiedo licenza di andarmene, e vi auguro, figliuoli carissimi, la buona sera.
Così dicendo egli uscì, mentre già nella corte stavano entrando Tonio il furbo e Gervaso il tonto, cioè que' due ch'erano, stati prescelti da Renzo come testimoni alle nozze forzate. L'ora imbruniva; i galli già si erano appollaiati con un gran chicchiricchì; nelle case di quelli che non avevano ancor desinato stavano scoppiettando i fuochi delle cene. E quel giorno si erano vedute cose del tutto insolite nel paesello sospeso a mezza costa fra il lago e la montagna. Finti mendichi e gente di fuor del paese erano venuti a ronzare, fingendo di sbagliar direzione, intorno alla casa di Lucia. Si sarebbe detto ch'essi venivano per rilevarne il piano topografico, in vista di chissà qual colpo che s'avesse da tentare nella notte. Pure nell'osteria dove Renzo condusse Tonio il furbo e Gervaso il tonto per consumare un po' di cena e berne un goccio prima della calata nella casa del prevosto, quando costoro v'entrarono v'era folla inconsueta; folla di bravacci e di figuri dalla faccia ribaldo, de' quali Renzo chiese all'oste, ma questi non seppe che dire, o, se il sapea, nol disse.
Il capo di quei sacripanti era per l'appunto il Griso, che si teneva come una cariatide contro l'uscio dell'osteria, per squadrare quelli ch'entravano; e sopra tutto non si scostò, ma fece anzi le spalle più larghe, quando entrò Renzo.
Questi, col furbo e col tonto, cenarono in fretta, bevvero quel tanto che occorreva, poi uscirono. Giunti alla casa di Lucia, trovarono costei piangente, ma già apparecchiata per andare, come infine aveva promesso, alla casa del curato inconsapevole, con Agnese che incuorava la figlia e mai non si era mostrata così accorta e così piena di zelo come nella macchinazione di quel tranello.
Zitti zitti, nelle tenebre, a passo misurato, uscirono dalla casetta, e presero la strada fuori del paese. La più corta sarebbe stata d'attraversarlo, che s'andava diritto alla casa di don Abbondio; ma scelsero quella, per non esser visti. Per viottole, tra gli orti e i campi, arrivarono vicino a quella casa, e lì si divisero. I due promessi rimasero nascosti dietro l'angolo di essa; Agnese con loro, ma un po' più innanzi, per accorrer in tempo a fermar Perpetua e ad impadronirsene; Tonio, con lo scempiato di Gervaso, che non sapeva far nulla da sé, e senza il quale non si poteva far nulla, s'affacciaron bravamente alla porta, e picchiarono.
- Chi è, a quest'ora? - gridò una voce dalla finestra; la voce di Perpetua.
- Son io, - rispose Tonio, - con mio fratello, che abbiam bisogno di parlare al curato. Avrei qui venticinque berlinghe nuove, riscosse or ora, per saldar quel debituccio... Ma se non può, pazienza!...
A questo punto Agnese si staccò dai promessi, e venne a ciarlar con Tonio, in maniera che Perpetua, venendo ad aprire, dovesse credere che si fosse abbattuta lì a caso, e che Tonio l'avesse trattenuta un momento.