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Ma aspetta cinque minuti, aspetta un quarto d'ora, aspetta ben trenta minuti, don Abbondio non faceva che gonfiare il pneumatico, e, a dispetto di tanto pompare, pompatura o pompaggine che dir si voglia, il pneumatico, varie volte vulcanizzato, non faceva che afflosciarsi sempre più.
Come mai uno pneumatico, benché vulcanizzato a dovere, possa, immettendovi aria, sgonfiarsi anziché divenir duro come un sasso, è cosa che il Manoscritto non dice. Però il Manoscritto continua, per ben sessanta pagine ancora, la trascrizione letterale del predicozzo che il cardinal Federigo inflisse al povero don Abbondio; il quale, se aveva peccati da purgare, trovò quel giorno una penitenza ben maggiore delle molte sue colpe.
- Oh, che sant'uomo!... ma che tormento! - pensava don Abbondio, il quale, senza più forze per maneggiare la pompa, il collo insaccato fra le spalle, il viso gocciolante sudore, se ne stava devotamente in attesa che il fiume dell'eloquenza cardinalizia venisse infine ad interrompersi per mancanza di fiato. Ciò avvenne, quando già don Abbondio russava beatamente, con il capo recline su le ginocchia di Agnese, addormentata pur lei, - e non sapremmo dire quanto a lungo durò il loro sonno, perché il Manoscritto, che pur non manca di riferire tutti i discorsi de' suoi personaggi con precisione stenografica, e di registrare le loro mosse ogni volta che cambiano sedia o si soffiano il naso, pure, in talune cose d'una certa importanza, presenta lacune che non sapremmo se attribuire a riserbo dell'autore o a distrazione dell'amanuense.
Tuttavia il Manoscritto ci avverte che questo non fu il solo abboccamento di que' due personaggi, né Lucia il solo argomento de' loro discorsi; ma che l'estensore s'è ristretto a questo per non andar lontano dal soggetto principale del racconto. Noi gliene rendiamo grazie, pur sperando che i successivi abboccamenti siano stati raccolti in un volume a parte.
Il Cardinale stava per andarsene (e, fra parentesi, senz'esser riuscito a farsi servire la birra che desiderava) quando arrivò in motocicletta il curato della parrocchia in cui era il castello dell'Innominato.
Introdotto alla sua presenza, cioè fatto rimanere in piedi davanti al tavolino del caffè, questi gli presentò un gruppo e una lettera di quel signore, la quale lo pregava di far accettare alla madre di Lucia cento scudi d'oro ch'eran nel gruppo, per servir di dote alla giovine, o per quell'uso che a lor sarebbe sembrato migliore.
Al tintinno dell'oro la pia Agnese si svegliò di soprassalto, don Abbondio drizzò le orecchie, e il Cardinale, pur dolendosi che quel sozzone dell'Innominato incaricasse proprio lui di fare un simile mestiere, le presentò il rotolo, ch'essa prese senza far gran complimenti. Da donna scaltra e navigata fece rispondere all'Innominato, per mezzo del suo parroco, ch'ella considerava quel rotolo come il suo biglietto da visita. I tre prelati e lei stessa però convennero che un uomo il quale si presenta con cento scudi d'oro ad una dama sconosciuta, sia pur questa la madre della vergine ch'egli più ama su la terra, dev'essere, per ciò solo, un uomo estremamente «comme il faut».
Frattanto i due parroci, vedendo l'ora tarda, risolsero di far la strada di conserva, mentre Agnese offerse al Cardinale di salire nel suo calesse, per accompagnarlo alla parrocchia vicina, dov'egli avrebbe pernottato. Ella invece se ne tornò a spron battuto verso la villa di donna Prassede, per darle notizia del buon fine al quale aveva condotto la missione affidatale, e per informare onestamente Lucia dei cento marenghi d'oro pervenutile in conto dote da parte dell'Innominato. Madre e figlia furon concordi nell'ammettere che, fra tutti i personaggi del romanzo, questi era senza dubbio il meno tirato e il più pulito.
- Iddio lo benedica, quel signore, - disse Lucia; - così avrete da star bene voi, e potrete anche far del bene a qualchedun altro.
- Come sarebbe a dire? - scattò su Agnese. - Far del bene a qualchedun altro? Che parole son queste? Non avresti già più intenzione di sposare il tuo buon Renzo?
- Mia povera mamma!... - esclamò Lucia, passandole un braccio intorno al collo e nascondendo il viso nel seno di lei.
- Cosa c'è? - domandò di nuovo, ansiosamente, la madre.
- Avrei dovuto dirvelo prima, - rispose Lucia, alzando il viso e ridendo sotto i baffi; - ma non ho mai avuto cuore: compatitemi.
- Ma di' su, dunque!
- Io non posso più esser moglie di quel poverino!
- Come? Come? Non puoi più? E chi te lo impedisce di grazia? Forse le quattro marachelle che hai commesse? Il buon Renzo è uomo di troppo spirito per fare attenzione a simili inezie!
- Non è questo, mamma... - sospirò Lucia, con un tono pieno di reticenze.
- O forse, ormai che bazzichi per le case dei signori, non vuoi più saperne di sposare un uomo della tua terra e della tua condizione... Capisco! capisco!, - fece Agnese con accorgimento: - vuoi tirare il colpo a un nobile che frequenta i salotti della signora donna Prassede, la quale ti tien bordone, con la scusa di far del bene.
- Non è questo, mammina... - ripetè Lucia, con un tono di voce ancor più velato e misterioso.
- Saresti per caso incinta?!... - suppose la madre, a corto d'argomenti.
- Che Dio me ne scampi e liberi! - esclamò Lucia, scuotendo i suoi corti e ben ondulati capelli.
- E allora? - sospirò la povera donna; - non hai fiducia in tua madre?
- E come potreste dubitarne? - esclamò Lucia. - Se mi farete giuramento di non parlarne con anima viva, non vi nasconderò più oltre il mio segreto.
- Mammina, ho fatto un voto alla Madonna di rimanere vergine sino ai quarant'anni, se potrò realizzare quello che rappresenta il più meraviglioso de' miei sogni.
La madre di Lucia si mostrò alquanto incredula e diede una scrollatina di spalle.
- Questo è un voto che potrei fare anch'io, - disse ironicamente, - soprassedendo alla questione dei quarant'anni. È molto comodo fare il voto di restar vergini, quando, grazie al cielo, non lo si è più.
- Non facciamo questioni di parole, per amor di Dio! Nel linguaggio corrente si usano chiamar vergini tutte le ragazze che non hanno marito. Io dunque ho promesso alla Madonna di non prender marito fino ai quarant'anni se il mio sogno, per il quale ardo e tremo, potrà essere esaudito.
- Comprendo, - fece Agnese; - hai la disgrazia d'essere innamorata d'un uomo che ha già moglie.
- Quanto siete fuori di strada, mia bella mammina! Voi non pensate che all'amore... l'amore!... l'amore!... Oh, che barba!... Noi, ragazze moderne, abbiamo ben altro per il capo che il pensiero d'innamorarci del primo che passa.
- Allora non comprendo più nulla.
- Ebbene, ve lo dirò io. mammina. Il mio grande sogno, il mio pazzo amore, la mia sublime speranza è...
- Cosa è? cosa è, che Dio ti benedica!
- Il cinematografo!... Divenire una diva dello schermo, una stella dell'arte muta.
- Lo dico tanto sul serio, che ho già mandate le mie fotografie, in «toilette» da sera e in costume da bagno, al concorso della Fox Film.
- Hai spesi male i tuoi quattrini, figlia mia! Quei signori non ti risponderanno nemmeno.
- Invece vi sbagliate di grosso, mia bella mammina. Quei signori mi hanno risposto puntualmente, chiedendomi, scusate se vi sembra poco, la circonferenza del mio didietro. - Lucia trasse un lungo sospiro, poi aggiunse: - Avevo infatti dimenticato di specificarla nel dare la lista de' miei connotati.
Questo argomento non mancò di far impressione su la madre della futura diva di Hollywood. Con le due mani posate sui fianchi, ella si mise ad osservare e soppesare i fianchi della sua bella figlia, con un misto d'orgoglio e d'inquietudine.
- A ben guardarti, - ella disse infine, - tu sei nata e sputata per diventare una Mary Pickford. Se questa è la tua vocazione, che il cielo ti assista, figliuola! Sarai certo più felice rimanendo vergine sino ai quarant'anni, che sacrificandoti per quello scampaforche d'un Renzo Tramaglino.
Le due donne si buttarono piangendo le braccia al collo, e ardentemente sperarono che le misure del di dietro inviate al concorso della Fox Film non eccedessero di troppo quelle delle scarsissima Greta Garbo, o della ben provveduta Josephine Baker.