Guido da Verona
I promessi sposi (parodia)
Lettura del testo

CAPITOLO XXX

«»

CAPITOLO XXX

 

Quantunque il concorso non fosse dalla parte per cui i nostri tre fuggitivi eransi albergati, pure l'Innominato Belvedere Kulm faceva, come si è detto, affari d'oro, ed ogni giorno era costretto a rimandar gente.

Questo albergo, a differenza di quasi tutti gli altri della terra (per lo meno di que' molti che l'autore del nostro Manoscritto assicura di aver visitati) non affittava camere a due letti, e tanto meno con letto matrimoniale. L'Innominato, da quando aveva deciso di convertirsi dopo le quattro chiacchiere scambiate con il cardinal Federigo, e da quando aveva abbracciata la nobil professione dell'albergatore, probabilmente per spennare i suoi ospiti più e meglio di quando faceva il masnadiero, aveva presa tanto sul serio la sua missione di moralizzatore che non tollerava nel suo castello promiscuità d'alcun genere fra persone di sesso diverso. Da una parte le donne, dall'altro gli uomini, in mezzo i preti: per attutire gli urti che potessero accadere tra i due sessi.

Don Abbondio non trovava questa divisione di suo gusto; ma, tant'è, anch'egli dovette acconciàrvicisi. Non vi ci si foss'egli acconciato, e a nulla sarebber valse le sue proteste, poiché ferrea legge d'uguaglianza reggeva questo albergo, ch'era stato in altri tempi un feroce maniero.

Ventitré o ventiquattro giorni stettero i nostri fuggitivi nel castello, in mezzo a un movimento continuo, in una gran compagnia, che nei primi tempi andò sempre crescendo, ma senza che accadesse nulla di straordinario. La solita vita delle pensioni di montagna; cucina piuttosto cattiva, escursioni, pesche di beneficenza, pettegolezzi, fidanzamenti, rotture, scandali. Non passò forse giorno che non si desse all'armi. Vengon lanzichenecchi di qua; si son veduti cappelletti di . A ogni avviso l'Innominato mandava uomini a esplorare; e, se faceva bisogno, prendeva con sé della gente che teneva sempre pronta a ciò, e andava con essa fuori della valle, dalla parte dov'era indicato il pericolo.

Nel castello, tra quella moltitudine, formata a caso di persone varie di condizione, di sesso e d'età, non nacque mai alcun disordine d'importanza. Agnese, da tutti chiamata «Vostra Grazia», e venerata come persona del più alto lignaggio, raccontava aneddoti d'un genere non sempre ortodosso su la vita del suo defunto principe consorte; Perpetua passava per la sua dama di compagnia, don Abbondio, per il suo privato confessore. Il nostro cuor di leone, vedendo che di lanzichenecchi e d'alemanni eran bensì piene tutte le bocche, ma, per quelle balze, tranne i clienti dell'albergo, non se ne vedeva mai l'ombra, s'era finalmente rimesso un po' di pace in corpo; ma i suoi timori ed i suoi allarmi avevano solo cambiato natura, poiché, da uomo del mestiere, egli credeva pochissimo alla conversione dell'Innominato.

- «Un bel giorno, - egli diceva alle due donne, vedrete che costui ci sgozza tutti quanti siamo e ci depreda di quanto possediamo».

Le due donne a scrollar le spalle, e trattarlo di pecora, di ciondolone e d'allarmista. A tavola poi, dove non c'erano mai abbastanza vivande per la sua smoderata fame, sentiva le nuove del terribile passaggio, confezionate dai soliti novellisti. «Passano i cavalli di Wallenstein, passano i fanti di Merode, passano i cavalli di Anhalt, passano i fanti di Brandeburgo e poi i cavalli di Monteccoli, e poi quelli di Ferrari; passa Altringer, passa Furstenberg, passa Colloredo; passano i Croati, passa Torquato Conti, passano altri e altri; quando piacque al cielo passò anche Galasso, che fu l'ultimo. Scongiurato il pericolo, ed avanzatasi la stagione delle piogge, il maggior numero de' forestieri aveva sgomberato l'albergo. Credo che i nostri tre fossero gli ultimi ad andarsene; e ciò per volere di don Abbondio, che, fra tutti i pericoli, ne paventava sopra tutto uno: quello di pagare il conto.

Il giorno fissato per la partenza, l'Innominato fece trovar pronta alla Malanotte una carrozza trascinata dal vecchio destriero d'armi, nella quale aveva già fatto mettere un grosso mazzo di edelweiss e di rododendri per Agnese. E trattala in disparte, le fece anche accettare un gruppetto di scudi, per i minuti servizi che Sua Grazia aveva saputo rendere, a lui e ad altri, durante la permanenza nell'albergo. Immaginarsi la gelosia di Perpetua, che sorprese a volo quel gesto sciagurato!

- Quando vedrete quella vostra buona povera Lucia... - le sussurrò in ultimo l'Innominato.

Il resto non s'intese, ma il Manoscritto ritiene dovesse trattarsi d'un'ambasceria molto intima.

Partirono; scroccarono un altro pranzo in casa del sarto, e dopo un altro po' di strada cominciarono i nostri viaggiatori a veder co' loro occhi qualche cosa del grande scempio che avevan udito descrivere. Dove passa un esercito, si sa, rimangon indietro molte carte stracce e molte scatole di sardine. Lo spettacolo era in verità desolante: vigne spogliate, per essere già avvenuta la vendemmia; qualche tralcio disteso a terra dalla soldataglia o dalla bufera; un palo del telegrafo caduto, non si sa come; sforacchiate le siepi e calpestata l'erba dagli ariani ed anticristi che vi ci si erano seduti per far merenda, o per fare anche di peggio; le strade solcate, scavate dal peso di un gran passaggio; gli alberi già carichi di foglie gialle, con qualche ramo spezzato, che pendeva lamentevolmente. Lo spettacolo stringeva il cuore; don Abbondio e le due donne non potevan ristare dal portarsi il fazzoletto agli occhi. Ma poiché, in tre, possedevano un solo fazzoletto, questo in breve divenne così zuppo, che dovettero fare una sosta per distenderlo al sole e rasciugarlo. Ne' paesi poi, lo spettacolo assumeva aspetti veramente tragici. Usci mal connessi, forse mezzo scardinati, che lasciavan uscire il fumo. Da alcuni di questi usci, se il fuoco non era acceso, non usciva neanche il fumo. Per le facciate delle case, impannate lacere; tra finestra e finestra un'esposizione variopinta e miserrima di cenci d'ogni genere; per le strade: buche, ciottoli smossi, rottami di pneumatici, ferri da cavallo spezzati; e, da tutte quelle case, zaffate di puzzo così forte, che Sua Grazia stette per isvenire nelle braccia del lagrimoso don Abbondio.

Come Iddio volle, giunti finalmente a casa, la ritrovarono ancora in piedi; con questo sol particolare: che un cane randagio, durante la loro assenza, si era permesso di depositare alcunché d'immondo, proprio davanti alla soglia.

 

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on touch / multitouch device
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2011. Content in this page is licensed under a Creative Commons License