Guido da Verona
Sciogli la treccia, Maria Maddalena
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Ed ora giunsi vicino alla rupe di Massabielle, dov'era, nei giorni di Bernadette, la caverna de' caprifogli e degli spini.

Lentamente si avvicinava il principio della sera; una fluente musica d'acqua rupestre cadeva dai monti lontani. I bianchi monasteri, alti nella vallata, parevano confondersi tra il color del cielo. Qualcosa di eterno pioveva su quel sacro anfiteatro di monti: la vera luce dell'ombra, la paurosa elevazione dell'anima verso il pensiero di Dio.

Qualche mandria invisibile faceva risuonare i suoi campani per i boschi distanti e la folla sterminata pregava nella grande Esplanade; pregava con una specie d'immobile fervore, curva davanti alla Basilica, nel musicale silenzio del giorno che moriva.

E le Chiese di Lourdes cantarono. Questo rumore di bronzi e di anime volò per l'infinito. Era la sofferenza eterna che si alzava dal cuore degli uomini, usciva dalle piaghe della carne, dalle convulsioni dello spirito, cercava il senso del dolore nella musica della eterna poesia.

Ciò che poteva parere assurdo, ecco diveniva una sublime possibilità. La luce morente spegneva nelle fisionomie degli uomini la lor vana collera d'incatenati al giogo terrestre; solo ed infinito rimaneva, sopra una grande folla di anime, il senso del dolore.

Chiese di Lourdes!... povere chiese degli uomini, poveri templi d'oro e d'alabastro, teatri della speranza, rifugi della umana paura... cantate, o chiese di Lourdes!...

 

 


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