Guido da Verona
Sciogli la treccia, Maria Maddalena
Lettura del testo

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Ed io sentivo il grande spirito del Cristo elevarsi dalle oscure moltitudini di Lourdes, ove un giorno eravamo tornati, Madlen ed io, nonostante le beffe del devoto e sardanapalico Lord Pepe.

Questi era sazio di pellegrinare ai luoghi sacri della cattolicità e meditava di ascendere con la bionda Litzine al primo ghiacciaio del Pic du Midi, per quindi presentarsi come un puntatore inaspettato nel Casino di Pau e chiedere un banco di mille marenghi.

Dopo il suo ritorno d'Oltremanica, questo banco di mille marenghi era divenuto la sua fissazione. Ormai non gli pareva cosa ragionevole cimentarsi al gioco in alcun altro modo: - l'esperienza gli consigliava di attendere pazientemente che un banchiere fortunato avesse davanti a questa lucida somma, poi sorgere d'improvviso, chiedere il banco, voltare possibilmente un nove di qua, un nove di , dare la buona notte a tutti e ritirarsi per otto giorni a vita privata.

Maniera in fondo rispettabilissima d'intendere il gioco d'azzardo e, secondo la legge darwiniana della lotta per l'esistenza, tutto quel trascendentale senso dell'uman vivere che il duro Schopenhauer riassumeva nell'istinto di sopraffazione.

Senonchè l'amabile filosofo ispano-britannico (in ciò di gran lunga superiore al tetro tedesco) ammetteva con molta lucidezza di spirito che, in luogo di far nove a destra e nove a sinistra, si potesse anche per disavventura fare baccarà e baccarà.

Ed appunto per premunirsi contro questa non improbabile jattura, il saggio Lord Pepe aveva molta fede nell'allenamento fisico, nel giusto equilibrio dei nervi e dei muscoli, bene temprati alle fatiche della selvaggia montagna: - perciò Lord Pepe aveva immaginata, e predisponeva ora ne' suoi minimi particolari, un'ascensione al Pic du Midi.

Egli riteneva - secondo una esperienza non meno scientifica di quella che governa i miracoli di Lourdes - che la perfetta sanità e la pienezza delle forze fisiche pongan l'umano spirito in uno stato di maravigliosa antiveggenza, la qual consente perfino d'intuire i colpi favorevoli nelle oscure fortune del giuoco di baccarà.

Questa geniale teoria, non meno seria di tutte le altre che sorgono, brillano, e passano di moda, gli aveva date ormai conferme indiscutibili, tantochè, se invece di sostare al primo ghiacciaio avesse voluto arrampicarsi fino alla cima del Pic du Midi, non v'era ombra di dubbio che il banco da chiedersi poteva essere magari di cinquemila marenghi.

Ciò che importa, nelle cose terrestri, è credere ciecamente anche in assurdità, volere con assoluta fede una cosa magari impossibile; chi porta nel cuore la incontrastata certezza, già si trova per questo solo fatto su la via del miracolo. Ed il miracolo forse non è che una suprema ed oscura potenza della volontà umana.

In fin de' conti, se un pazzo era Lord Pepe, il qual credeva nell'influsso dell'aria di montagna su le fortune imprevedibili del baccarà, qual nome si meritava la demenza nostra, la fede o la curiosità nostra, che non esclude a priori le virtù miracolose di una fontana d'acqua sorgiva su la guarigione delle piaghe insanabili?

In verità eravamo pazzi entrambi, o saggi entrambi, secondochè si voglia nominare folle o giusta quella tentazione che l'uomo prova di voler guardare oltre i confini della stessa logica ed oltre l'esperienza della umana possibilità.

Per quanto sia mediocre il fine che lo tenta, c'è sempre un po' di sogno nell'uomo che insegue una chimera. E bisogna infine comprendere che nessuna verità è perfetta quanto la verità sublime delle cose impossibili.

Soltanto il meraviglioso è bello nella vita, importa voler conoscere per qual modo esso avvenga.

 

 


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