Guido da Verona
Sciogli la treccia, Maria Maddalena
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Urlavano; farneticavano; erano , proni e scomposti, nelle bende, su le grucce, lividi, contagiosi, monchi, tronchi, senza mento, idrópici come otri, consunti come cánapi, bacati, con la pelle impressa di lue, scotennati, con mandibole torte, con labbri pendenti, argentati di lebbra, con pustole del vaiolo; uno era perfino senza gola e si vedeva l'attaccatura della lingua. I congegni ortopedici picchiavano su l'asfalto; l'odore dello iodoformio stringeva la gola.

Erano , centinaia; formavano cerchio intorno al pergamo; strisciavano innanzi, a poco a poco, simili ad un lento groviglio di rettili che volessero avvolgere, stringere, l'enorme idolo della Signora di Lourdes.

Una specie di grossa bestia umana, della quale non si poteva ben conoscere il sesso l'età, villosa, macrocefálica, abbaiava, abbaiava.

Ed era salito sul pergamo un prete calmo, liscio, tutto adorno di bei paramenti, simile ad un magistrato, a un giudice delle cose divine, a un distributore delle amnistìe celesti, il quale predicava con una voce burocratica, senza mai variar di tono, quasi avesse premura di giungere alla fine. Ogni tanto alzava le braccia, tutt'e due le braccia, di scatto, con un gesto d'automa, e gridava:

- Sainte Vierge de Lourdes!... faites pour nous le miracle!...

La folla, tutta la immensa folla che si prolungava genuflessa nell'oscurità, ripeteva, battendo la fronte sul terreno, il grido fanatico:

- Sainte Vierge de Lourdes!... faites pour nous le miracle!...»

E l'urlo entrava nel corridoio del Gave, si perdeva, si ripercoteva nell'eco lontana dei monti; una sola parola correva più alta fra tutte: «le miracle!... le miracle!...»

C'era una monaca: - un decrepito corpo sfasciato, un pacco di vestimenti religiosi e di carni morte, seduta in una grande seggiola, dalla quale non poteva muoversi. Quando tutti si prosternavano, ella sola rimaneva come in trono sopra lo stuolo degli storpi, anchilosata come un fachiro, immobile in tutte le sue giunture. Questa monaca aveva una schiena lunga più del verisimile, che la innalzava spaventosamente; le due mani eran entrambe torte indietro, sotto il polso, perfettamente distese, cosicchè gli ápici dei medii quasi toccavano i gómiti. Questa monaca non aveva occhi, o per meglio dire, al luogo degli occhi aveva due piaghe rosse come carboni ardenti. E si vedevan anche da lungi le punte aguzze delle sue mandibole cineree masticare con una specie di visibile scricchiolìo le sillabe dell'invocazione al miracolo.

I bambini nati nei sifilicomi, i figli senza padre delle femmine che partoriscono in galera, i concepiti nel delirio alcoolico, nei tremiti forieri dell'epilessìa, i mostri delle gravidanze infantili, i contaminati, che le ciurme da sbarco lasciano alle meretrici vagabonde, parevano atroci caricature dello scheletro umano, appesi al collo delle dame di carità; ed uno, perfino, sotto una faccia tonda, piena d'eczema, aveva due dita di barba. All'altro, senz'orecchi, usciva di dietro il cranio la gibbosità di un secondo cranio. Ve n'era un altro33, dalla statura d'uomo, con la fisionomia d'un infante, il quale agitava i suoi bracci rattrappiti, che gli arrivavan poco più giù dell'anche, mentre le sue gambe smisurate non gli permettevan di tenersi bene in equilibrio, cosicchè dondolava tutto d'un pezzo, come una catasta di sedie che stia per rovesciarsi.

- Notre-Dame de Lourdes, sauvez nos fils malades!...

Erano le madri, le tragiche madri della prole maledetta, che urlavano con una specie di umiltà esasperata, di fede selvaggia; le madri che non perdonan nemmeno a Dio di avere maledetto il loro grembo.

- Notre-Dame de Lourdes, sauvez nos fils malades!...

Laggiù, sino in fondo, nel barlume dei ceri quasi consunti, si vedeva qualche pallida mano brancolare sotto le frange dei lunghi scialli neri.

 

 





33 Nell'originale "un'altro". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]



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