Guido da Verona
Sciogli la treccia, Maria Maddalena
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Forse non v'è cosa che meglio d'uno spettacolo sanguinario confini e si confonda con il principio della voluttà. Credo fermamente che l'amore del Circo, tanto fervido in Roma e non estinto ancora nella Spagna d'oggidì, abbia la sua profonda radice nella sessualità feroce delle moltitudini.

Sempre fui curioso degli uomini, curioso di tutto ciò che all'uomo rimane del suo carattere primitivo. Come tale, non mancai di riconoscere in tutte le cose vive la loro tendenza pressochè unica verso la voluttà generatrice.

La grande ansia del far nascere affaccia volentieri l'uomo verso lo spettacolo della vita che muore. Il sangue rosso e caldo sveglia naturalmente nelle sue vene l'ebbrezza del poter dare la vita. È universale nel mondo una immensa e divina lussuria; - per questo la vita mi piace. Mi piace anche nei giorni di tristezza, e quando è brulla, e quando è vuota, e quando, nell'inerzia di tutti i miei spiriti, sento sul mio cuore un po' freddo la gioia degli altri passare.

Così, camminando per queste libere strade, ove incontro fiori che mi profumano e pensieri che in me nascendo allietano il mio nascosto iddio, sento fra tutte le cose, fra tutti gli esseri viventi, e ne' meandri stessi della materia unica fluire questo impetuoso torrente di gioia, che solleva ogni umile vita e con ebbrezza la confonde nel miracolo della universale fecondità.

Ora, in quell'Arena gremita, io sentivo sopra tutto fremere la bestialità sensuale della folla, sentivo battere in me la concitazione di tutti quei nervi esasperati dal sangue. Allora solamente, e per la prima volta, compresi la comunione che può essere tra una efferata sofferenza ed un'angosciosa voluttà, sebbene si trattasse d'una comprensione puramente astratta, che scendeva in me senza quasi toccarmi, senza darmi altro che un senso di ottuso e confuso dolore.

Forse, invece, nei sensi della mia bella compagna forestiera accadeva precisamente il contrario; ella cioè pativa questo contagio senza nemmeno intenderne il fondamento, si lasciava possedere dalla tentazione con una specie di perversità involontaria.

Lentamente, sotto l'angoscia di quello spettacolo, i suoi occhi di color mutevole, come due magnifici scarabei, si erano fatti grandi e fermi, cerchiandosi fino al sommo delle palpebre d'una palpitazione di luce oscura. Nel suo volto scolorato rosseggiava più cruda la macchia del belletto, l'impronta bruna che allungava il termine de' sopraccigli; sotto le narici esigue la bocca fina e calda si accentuava come una sottile ferita. Guardarla e dover per forza pensare alle attitudini forti e strane che questa bellissima femmina assumerebbe nell'amore, guardarla e dover per forza misurare la profondità de' suoi nascosti peccati, guardarla e veder vivere tutto il congegno de' suoi nervi complessi, fini, esasperati, guardarla insomma e desiderarla, rappresentava in quel momento una cosa inevitabile.

Il suo corpo chinato in avanti mi nascondeva dagli occhi di Lord Pepe; un ricciolo de' suoi capelli vaporosi, aggrovigliandosi fuor dall'orlo della veletta sollevata, pareva le formasse contro la tempia una specie di lievissimo fiore biondo. E mi sembrava di amare, non lei, ma quel suo dolce abito così ben tagliato, quelle sue morbide stoffe così bene intessute; non lei ma il pizzo leggero che fioriva dalla sua camicetta di lino, ed i suoi guanti colore di cenere, d'una finissima pelle odorosa, e tutte quelle materie soffici, rare, delicate, perfette, ch'ella portava sopra di come l'involucro necessario della sua nudità perdutissima.

C'era nell'aria una vampa calda, una esagitazione voluttuosa, un acre odore di carne tormentata e ferita. Ella sentiva tutto ciò, e sentiva il mio desiderio vivere intorno alla sua bellezza come un respiro lento e caldo che avvolgesse la sua pelle incipriata. Ogni tanto, senza guardarmi, abbassava il capo e serrava gli angoli delle labbra con un sorriso pieno di femminile ironia.

Lord Pepe, ritto su la gradinata, si accalorava nel discutere con alcune sue conoscenze. Lord Pepe non era favorevole - credo - al trionfo di Bombita.

Ma frattanto era balzato fuori dal «toril» un bellissimo animale bianco e pezzato, che su l'erta fronte portava due robuste corna dalle punte quasi verticali. Fermo, si frustava le costole con la coda schioccante; volgeva intorno il collo possente con l'agilità d'un impetuoso polledro; guardava gli uomini ed i cavalli quasi per scegliere la sua preda.

Poi con salti e cornate irruppe nella polvere dell'Arena, strappò ai mantellieri una cappa, che trascinò via su le corna, rovesciò l'uno appresso l'altro i cavalli de' due «picadores» e subitamente uccise il terzo, che a randellate stavano spingendo nel recinto. In breve il suo bianco mantello portò su gli ómeri una larga fascia di sangue.

Piantatogli nella coppa un triplice mazzo di «banderillas», venne per dargli la morte un espada che più non rammento se fosse Gaona o Machaquito. Fu quegli che diede la miglior stoccata; ma il pubblico, sempre ingiusto, non gli concesse che un applauso distratto, poich'era venuto quel giorno per applaudire Bombita.

 

 


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