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Una commedia spagnuola, fatta di chiaccherii, di sussurri, di trilli, di frizzi, di baci, con molte ragazze da marito, maldicenti e ben pettinate, che aprivano e chiudevano con volubilità i loro ventagli vendicativi; molte matrone, stile cattolicissimo, un chierico balordo, una zitella sorda, che dal principio alla fine della commedia non cessava un attimo dal rotolare tra le sue lunghe dita gialle, su la scrivania del fratello parroco, un infinito numero di sigarette. Poi v'era un primo attor giovine, il quale, per fare l'irresistibile e sedurre la figlia d'una cugina della cognata del parroco don Vincente, si era messi perfino gli stivali da cavallerizzo...
Non vi piace, Madlen, questa commediola di Benavente?
Certo, se ripensate agli spettacoli sfarzosi dell'Olympia od alle squisite finezze dell'His Majesty's Theatre, non potrete molto apprezzare questi scenari da teatro di terz'ordine, questi attori un po' arruffati, un po' disordinati, che recitan come si vive, agitando le mani, scompigliandosi i capelli, sempre a scatti, a gesti repentini, a scrollate di spalle; attori che su la scena vi dànno l'impressione di riprodurre i cicalecci del «patio», i mille pettegolezzi borghesi che s'incanalano sotto la Puerta del Sol...
Nondimeno io trovai delizioso il bisticcio fra le ragazze da marito, che scoppiò in casa del vecchio parroco, tutto a frecciate, a botte improvvisate, a colpi di ventaglio e di spilli, mentre la vecchia beghina sorda, con le sue lunghe dita gialle, non faceva che rotolare sigarette frammezzo a quella pazza gioventù.
Lord Pepe, in fondo al palco, annoiatosi di quell'intreccio troppo casalingo, si era messo con le spalle al muro e profittava di quel lungo atto per fare un dolce pisolino.
Ma presto la commediola finì; e siccome nei teatri spagnoli non di rado si alternano brevi recitazioni con intermezzi di ballo e scene di zarzuela, così ora si annunziava la parte migliore dello spettacolo: una famosa danzatrice zingara.
Allora, da quel fino intenditore di danze ch'egli era, venne al parapetto e prese il canocchiale, assicurandoci che la commedia di Benavente non valeva la pena d'essere ascoltata.
In tutte le cose, Lord Pepe, c'è una maniera d'aver ragione, come una d'aver torto: la saggezza vera consiste nel rimanere sempre in dubbio.
La danzatrice che apparve al proscenio portava un bel nome latino, foggiato con la sampogna e col diadema, bucólico e regale, strano e forte: - Pastora Imperio.
Questa Venere gitana è forse la più gloriosa fra le danzatrici di Madrid. Fu moglie, ora divisa, dell'espada Gallo, il quale da lei dovette apprendere quanto è più facile cosa inginocchiare i tori formidabili di Veragua e di Miura, che non al proprio amore costringere una sottile danzatrice zingara.
Le sue danze non erano accompagnate da orchestra; uno scuro adolescente, seduto al proscenio sovra una seggiola di paglia, suonava per lei mirabilmente la chitarra.
Questa donna mostrava un ingegno davvero sorprendente nel dimenare le sue flessibili anche, nel tendere o nello scuotere la perfetta convessità del suo largo ventre, nell'inflettere la spina dorsale, formando con tutta la sua curvabilità un arco mirabile, nell'aprire il bianco ventaglio delle sue braccia perfette, nel far tremare i seni larghi e seminudi, che le sbocciavano dal petto come grappoli stupefacenti.
Ella si chiudeva nella rete fittissima dei suoni che mandavan le sue nácchere, si avviluppava nel rumore, nella gioia della danza, come per scolpire in fugaci opere d'arte la bellezza del suo corpo inesauribile. Aveva le anche agili e pesanti, le ginocchia salde, quasi buie, le caviglie splendenti, aride, però innervate con forza ne' sottilissimi piedi, le reni asciutte, magre come il piacere, dolorose come la voluttà.
Lord Pepe, al colmo dell'entusiasmo, dichiarò in modo perentorio che le commedie di Benavente, come i drammi «de el malinconioso Ibsen o del señor Gabriele de Anuncio» (tre autori fra i quali non faceva distinzione alcuna) son cose che valgono su per giù quanto «un real de Alonso Doze», allorchè su la scena mette il piede una danzatrice come Pastora Imperio.
Siccome non protestai con sufficiente vigore, la bella Inglese parve irritata. Forse una irreprimibile gelosia la pungeva, nel vedere tutti gli uomini accaldarsi ed applaudire le danze voluttuose della bellissima zingara. Cominciò con trovarla sguaiata; poi s'accorse che le sue caviglie avrebbero potuto essere più fine; trovò che il saper scuotere i seni ed il ventre a quel modo non era già una danza pura, come quelle di Maud Allan, bensì un'osceno tremito epilettico; per ultimo disse che Pastora Imperio aveva quel genere d'insolente bellezza la quale può forse mettere in combustione il temperamento incendiabile di un galante chauffeur.
- Bueno! - ammise Lord Pepe; - en cada hombre duerme uno chauffeur.
Questo magnifico dispregiatore di tutto ciò che può rodere un cervello pensante ha sempre l'aria, quando parla, di deridere il suo interlocutore. Sovra ogni cosa egli possiede un'opinione ben chiara, ben definita, che non sarà forse la giusta, ma che per lui rappresenta la categorica verità.
Quando Lord Pepe ammira il figurino di un abito ancor ignoto al volgo, lo chassis di una macchina ultrapotente, le reni oscure di una danzatrice zingara, è persuaso d'intendere con elevazione il senso più lirico della perfetta vita, e certo gode una gioia molto più schietta ch'io non provi nello scrivere una di quelle noiosissime poesie ritmate, delle quali - non saprei dire perchè - talora, come poeta, mi vanto. Nel giudizio di quest'uomo, Little Tich è un artista il quale supera Eleonora Duse; un campo di corse gli dà maggior brivido che una sala del Louvre; trova che l'inventore del rasoio Gillette si rese agli uomini più utile di Emanuele Kant, e senza dubbio venera la cucina di Vatel più che il teatro di Racine: - cosa nella quale non gli saprei dar torto.
Lord Pepe, dopo aver molto ascoltate le ragioni degli uomini sapienti e di quelli, che amabilmente come voi se n'infischiano del genere umano, son venuto a concludere che voi almeno sapete compatire le lor grandi stoltezze, mentr'essi, con tanta levatura, non sanno e mai sapranno indulgere alle piccole vostre.