Guido da Verona
Sciogli la treccia, Maria Maddalena
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La Sevillana mi aspettava sul limitare del giardino. Mi aspettava con indifferenza, con pazienza, ed era già ravvolta nel suo mantello verde. Camminava nel chiaro di luna, in su, in giù, lungo il porticato. Quel suo mantello verde non mi piaceva. Era inoltre senza maniche. Non si poteva darle il braccio.

Talvolta è più facile desiderare una donna che rassegnarsi alla gioia di averla ottenuta. Nulla è triste come l'andare così - un uomo ed una donna - meccanicamente a svestirsi. Questo io pensavo, nell'accompagnarmi con la Sevillana, in quella notte calda e profumata, che illuminava di stelle i viali della Concha.

Era certo una bella ragazza. Sì, era una bella ragazza. Ma come potevo io perdonarle di non essere Pastora Imperio? E guardando i suoi occhi fatti a mandorla pensavo con esasperazione agli occhi di Madlen.

Nord e sud: la distanza infinita.

Le domandai se volesse andare a cena. Ma Socorrito non aveva fame, non aveva sete, non aveva niente... Le domandai allora se preferisse camminare; mi rispose di sì.

Scendemmo lungo la riva del mare. L'acqua verde si muoveva come una bene intramata stoffa di seta. Le acacie stormivano; il chiaro di luna dormiva su l'acqua orlata di sottili frange. Un lume rosso brillava sul Castello di Monte Urgull. Le cabine da bagno, addossate le une alle altre su la bianca riva, sembravano in lontananza un gregge addormentato.

«Je n'aime pas les gens qui ont la migraine...» - Questa frase mi picchiava nel cervello, mi esasperava i nervi, volava intorno a me, saliva, serpeggiava nel rumore delle mie concitate vene. Ogni tratto, mentre pensavo a cercar materia di conversazione, quelle sue parole tornavano, aspre, irridenti, con la medesima voce che le aveva pronunziate, con il profumo stesso della bocca di Madlen... «Je n'aime pas les gens qui ont la migraine...»

Allora guardai la Sevillana, volli dirle qualcosa di molto intimo, e le feci questa bella domanda:

- Quanti anni avete, Socorrito?

- Veintecuatro, señor.

- E chi era l'ufficiale con il quale parlavate poco fa?

- El capitano Trebo.

- Di Madrid?

- Sì, de Madrid.

Questa conversazione interessantissima continuò sul medesimo tono sino in fondo alla passeggiata. Parlammo, credo, anche del mare. Io provai, di fronte alle bellezze della natura, una scettica e tetra sfiducia. Così camminando noi cercavamo la via dell'amore. Qualche volta essa è già fra un uomo ed una donna, forse brilla, e non la si vede. Bisogna cercare, frugare; mettervi per caso il piede; sbagliando il passo, inciampare in quel gradino invisibile che porta in alto, verso l'amore.

Qualche gente passava, rada, fra gli alberi, camminando piano. Veramente non sapevo più cosa dire a questa bella Sivigliana, che portava un mantello così verde. Presi a domandarle perchè non l'avevo mai veduta prima di quella sera, e cosa faceva, dove abitava, se avesse un amante, se fosse mai stata a Parigi, se conosceva qualche Italiano, se amava il suo Re...

- Bene, torniamo indietro?

- Torniamo.

Davanti alla terrazza d'una birreria sostammo, perchè mi parve di aver sete.

 


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