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Ci sedemmo ad un tavolino, sotto i plátani. Era tardi; nel locale semivuoto un cameriere scopava, sollevando molta polvere.
- È strana la rassomiglianza che avete con Pastora Imperio! Da principio credevo che foste proprio lei.
- Doña Beatriz me lo ha detto. Vi piace Pastora Imperio?
- Sì, mi piace.
Bagnò il suo labbro carnoso nella schiuma del bicchiere di birra, poi disse:
- Allora, forse, vi piaccio un poco anch'io?
Quando il sorriso illuminava i suoi calmi occhi, pareva che le spuntasse tra le ciglia un orlo di minutissime scintille. Da principio anch'ella taciturna, divenne improvvisamente loquace. Il suo mantello verde non era più così verde; si spegneva. E cominciò a narrarmi una dopo l'altra, senza pause, con volubilità, un gran numero di cose.
Quando una donna, dopo la mezzanotte, sotto un viale di plátani, ha una mezz'ora di tempo libero per discorrere con voi, ella comincia molto spesso con raccontarvi la sua storia.
Questo fu precisamente il caso della Sevillana. Le biografie delle donne sono molto interessanti, forse perchè mancano di senso comune.
Dunque il padre di Socorrito, a Siviglia, era un maestro di musica; le aveva insegnato il canto. Ma durante un inverno assai rigido ella prese la pleurite; guarì, grazie alla Beata Vergine più che al sapere dei medici. Ma purtroppo non le tornò la voce. Una carriera spezzata!... Ballare non le piaceva; prender marito non poteva, poichè nel frattempo si era innamorata di un baritono, il quale, ammogliato e con prole, non aveva punto esitato a regalarle un figlio. Il bambino se lo presero i nonni; e morì. Quel baritono, l'anno dopo, era partito per l'Argentina con un'altra cantante. Ah, i baritoni, che gente poco delicata!... Ed allora Socorrito, che preferiva la vita onesta, cercò di aprire un negozio di mode, nel Paseo de la Castellana, a Madrid. Ma nessuno comperava i suoi cappelli, onde il negozio in poco tempo fallì. E convien notare che i suoi cappelli costavano poco, non solo, ma erano di buon gusto, poichè molto spesso li copiava dai modelli autentici della rivista parigina L'Art et la Mode. Allora dovette farsi amica di un generale in ritiro, molto ricco, il quale aspettava la morte di tutti i suoi parenti per convolare seco lei a giuste nozze. Glielo aveva promesso. Leale come un vero soldato, lo avrebbe anche fatto. Ma la sfortuna volle che Socorrito, ancor prima di recarsi all'altare, si facesse cogliere in flagrante crimine d'adulterio col nipote del medesimo generale, un bel ragazzo di vent'anni, senza il becco d'un quattrino. Laonde rimase vedova. Tutti, anche a Madrid, le parlavano della sua grande rassomiglianza con Pastora Imperio...
- Camarero, dos otras cervezas.
. . . . e starebbe a San Sebastiano circa un mese ancora, nella speranza di poter giocare alla «roulette». Il «trente et quarante» non le piaceva. Si perde sempre!... Però un'amica di lei, Dolores, conosceva un buon sistema. Quando seppe ch'ero stato a Siviglia, divenne affettuosa. Poi mi domandò con circospezione se fossi l'amante di Madlen Green. Le risposi di no, lealmente. Forse non credette. Aveva pure qualche intimo dubbio su la ricchezza di Lord Pepe. Si udiva mormorare che fosse più ricca lei... Mi fece sapere che fra tutte le pietre amava i brillanti, fra le pellicce lo zibellino. Appunto aveva una costosa pelliccia in deposito a Madrid. Ma non era, purtroppo, di zibellino. Volle sapere se all'hôtel Maria Cristina c'era quell'anno molta eleganza. Poi mi domandò se vi abitava un certo Argentino, piantatore di caffè, che le aveva proposto l'anno prima di condurla seco in America. Gli Argentini, secondo lei, spendono molto ma son poco educati. Gli Spagnuoli, secondo lei, son gentili con la donna quando ne sono innamorati. Ma i forestieri lo sono sempre. Mi raccontò che doña Beatriz aveva il difetto di alzare un po' il gomito. Non era cattiva di cuore, ma per cinque pesetas avrebbe venduto Cristo. Lei, del resto, la conosceva molto poco...
- E in amore?
Oh, in amore, Socorrito fiore di Siviglia non era punto complicata. Quella soverchia erudizione delle donne francesi le pareva cosa riprovevole. Non sempre, ma qualche volta, le piaceva naturalmente avere un bel giovine con sè. Lasciarsi fare: - ecco la sua teoria.
Parlammo anche della castità. Ne parlammo con perifrasi oneste. A lei, dopo una settimana, veniva il mal di capo. Se le veniva il mal di capo, era costretta a farselo passare...
Anche la seconda birra, su questo, era finita.
Ci levammo. I plátani avevano tra le foglie qualche lontana stella. Un buon odore d'autunno saliva dalla terra umida. Il chiaro di luna batteva su la case addormentate.
Un guaio. La bella Socorrito alloggiava in una pensione di famiglia, dove la padrona era donna molto seria, che alle sue clienti non dava licenza di ricevere ospiti. E poi si dice dai pessimisti che non vi sono più case per bene!...
Laonde suonammo ad un certo albergo del Robinson Crosuè, dove, non saprei dir come, il famoso viandante si è fatto locandiere.
Una stanza rossa ed un letto bianco; sul marmo del lavabo due catini sfavillanti; una litografia; qualche seggiola di stoffa; un armadio di noce; un'altra litografia.
Socorrito si tolse il mantello verde senza maniche, si tolse il cappello, i guanti, e mi chiese una sigaretta.
Aveva le trecce così nere che parevano immergere tutta la sua persona in un cerchio d'oscurità. Sedette su l'orlo del letto, con i due gomiti su le ginocchia. Vedevo le sue ciglia brillare, le sue forcelle di tartaruga splendere nelle treccie compatte. La gonna tesa, rialzata fin sopra le caviglie, ben ravvolta contro i fianchi, scopriva la forma del suo grembo, ch'era d'una sanità schietta come il pane.
Le sue calze traforate sparivano in su, nella profonda ombra. Il suo mantello verde, buttato sovra una poltrona, era fra noi la sola cosa estranea. Cominciavamo con esser intimi; la sua bocca, stringendo la sigaretta, mi sorrideva. Le sue mani un po' grandi, mani di una bella Sivigliana che ha dovuto lavorare per vivere, adesso eran lisce, limpide, intrise di pomate, con l'unghie molto rosse, rigenerate ormai dalla sapienza dei profumieri di Francia. Quelle mani tuttavia mi facevano pensare ad una imitazione.
Quando un uomo coltiva un poco la propria sensibilità, riesce facilmente a scoprire nella donna il quadro falso.
Non importa. Ogni collezione ha le sue tele apocrife.
Socorrito fiore di Siviglia fumava come una zingara, con dispregio e con voluttà.
Io frattanto pensai di mitigare la luce, ravvolgendo una sciarpa intorno al lume. La via dell'amore, dicono, è semibuia.
Sedetti anch'io su l'orlo del letto; - e parlammo.
Naturalmente aveva già conosciuto un altr'uomo il quale mi somigliava. Questo accade molto spesso. Tutte le donne han conosciuto un altr'uomo, che le fa pensare a noi.
- Benissimo, - le risposi. - E che mestiere faceva?
- L'agente d'assicurazione.
- Dunque un uomo di spirito. E vive ancora?
- No, affatto. Ma, visto che gli somiglio, m'informo della sua salute.
Socorrito fiore di Siviglia mi parlava in ispagnolo, io le rispondevo in francese; ogni tanto, una parola che l'uno o l'altra non intendesse richiedeva cinque minuti di elucidazione.
Allora mi permisi di ridomandarle se avesse in quel momento un amante che amava. Domanda oziosa. Ella diede una leggera scrollata di spalle. Socorrito, fiore di Siviglia, da molte settimane - anzi ne fece il conto: da ben trentasette giorni - era casta.
E perchè no? Le donne galanti sono molto spesso incredibilmente virtuose.
Que' trentasette giorni di quaresima ci ricondussero a parlare della castità. Questa volta con perifrasi un po' meno letterarie.
La castità: un digiuno dei sensi che fa venire il mal di capo. Checchè ne dicano i moralisti, è meglio non prendere questa cattiva abitudine. L'uomo casto è ridicolo. Quanto alle donne, sono talora caste quelle che non hanno il dovere nè l'ipocrisia di fingersi tali.
Senza volerlo cademmo nella fisiologia, ponendo lì, frammezzo a noi, su la coltre del letto, qualche problema da risolvere.
Questo, per esempio:
«Come può accadere che le donne, molte volte, troppe volte, si diano all'uomo senza davvero appartenergli?» Risposta: - «Perchè le donne, per loro natura, sono diffidenti e sono rassegnate.»
Ciò rappresenta nondimeno una frode fisiologica molto grave. Però involontaria. La conclusione ch'io le proposi fu la seguente: - Rinunziamo alla castità.
Socorrito, fiore di Siviglia, parve accondiscendere al mio parere. Anzi i suoi begli occhi fatti a mandorla divenivan un po' scuri. Volli sapere dove arrivava il suo busto. Disse:
- Qui...
Poi disse ancora, colla sua bella bocca umida, un «No...» prolungato e opaco, il quale inoltre mancava d'ogni ragione palese.
Aveva il sapore d'un frutto maturo e caldo, un sapore di mela tolta via dal sole. Rovesciata su la coltre, quasi felice di sentirsi, dopo trentasette giorni, supina, mi carezzava i capelli con le sue mani profumate, con le sue dita pesanti e calme.
Portava un paio di scarpine molto leggere; nel muovere i piedi, una cadde. Le sue ciglia troppo nere, curvate, illuminate, ingrandivano le palpebre quasi violette; un riso fermo le scopriva la dentatura scintillante; le narici calde si aprivano, quasi palpitassero ansiose di respirare la voluttà. Nella sua gola senza ombra, nello splendore del suo largo seno, brillava su la medaglia d'uno scapolare da educanda La Virgen del Rosario, quella buona e timida Vergine che il soave Murillo dipinse.
- Ti sciupo l'abito, Socorrito?
- Non importa...
Si profumava la pelle con una cipria di gelsomino; quell'odore mi stordiva; era troppo intenso, impregnava di sè la coltre, i guanciali, tutta la stanza; dalla sua pelle troppo nuda penetrava in me.
Allora chiuse le palpebre; il suo naso leggermente aquilino si affilò come una lama, e stordita mi disse con un gentile pudore:
La via dell'amore, dicono, è buia.