Guido da Verona
Sciogli la treccia, Maria Maddalena
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- Bilbao? preferite Bilbao?

- Sì, andiamo a Bilbao.

Questa risoluzione fu presa due giorni dopo. Litzine era tornata a Biarritz; l'avvocato Claude, con la celebre cantante M.me de Lonard, erano ripartiti per Nimes; la contessa Fellner aspettava di giorno in giorno l'arrivo del suo amico parigino, ricco sfondato e pazzamente innamorato di lei...

Quanto a Lord Pepe, egli non aveva nemmeno pensato a mandare un telegramma; vera indelicatezza da parte d'un uomo al quale avevamo dato entrambi tante prove d'amicizia.

Un caldo sole d'autunno dorava l'indolenza del glorioso Atlantico, quando l'automobile mosse dal peristilio dell'albergo, svoltò e corse quasi cantando lungo i dorati alberi della Zurriola. In breve la città regale di Maria Cristina scomparve dietro il lontano Monte Urgull.

Addio, città radiosa dei Baschi di Guipuzcoa!... qualcosa di noi moriva per sempre, indietro, in quella bianca distanza... forse non udirò mai più, nelle profumate albe, l'Urumea cantare...

Io mi sentivo profondamente male, quasi affascinato e sommerso nella eccessiva luce di quella mattinata sfolgorante. In me, nelle mie stesse vene, sentivo battere la pulsante furia del motore, godevo l'urto, la potenza, di quella inebbriante velocità.

La miss-cameriera, seduta a fianco del meccanico, tutta seria, quasi elegante, molto ben pettinata, portava con disinvoltura un cappellino delle Galeries Lafayette. Madlen, col suo pechinese accovacciato nel grembo, la testa un po' rovesciata sotto la forza ed il profumo del vento, guardava la variata campagna sciorinarsi come una stoffa morbida e scintillante.

In un largo anfiteatro di colline vedemmo ridere Zaraùz. La spiaggia formicolava di bagnanti mattutini; l'onda era cosparsa d'imbarcazioni leggere; le figlie superbe delle matrone cristianissime, gli snelli e bruni adolescenti che più tardi porterebbero con sontuoso squallore i blasoni dei Grandi di Spagna, le procaci ed incipriate dame d'onore della Corte di Madrid, i magnifici dignitari di cappa e di spada, eran , discinti, nella chiara onda, e liberamente nuotavano.

Un soverchiante profumo di gaggìe vampava dai giardini di Zaraùz.

Pompon fece tre o quattro ridicoli starnuti, imperlando il velo che doveva riparare dalla polvere i suoi occhi rotondi e lucenti come ágate scurissime. Davanti al pericolo che il nobile cane prendesse una volgare infreddatura, Madlen avvolse nel plaid il decadente Pompon ed inoltre lo ricoverse con un lembo del suo proprio mantello.

Madlen, voi siete una bella donna davvero incomprensibile. Oggi mi sembrate una superba miss, terribilmente inglese, che dietro la sua gelida e splendente bellezza nasconda una specie di sorda ostilità contro il genere umano, - me compreso, che sono con voi, e parto, provvisoriamente, con voi.

Abbiamo dunque deciso di andare a Bilbao. Per quale scopo veramente non saprei. Lasciato il numeroso nostro bagaglio all'hôtel de la Reina Maria Cristina con poche valige andiamo a Bilbao. Ieri, nel pomeriggio, camminando lungo la Zurriola, abbiamo scoperto entrambi che San Sebastiano era divenuto un luogo estremamente noioso. Io vi dissi:

- Volete fare con me un piccolo viaggio?

Voi, senza nemmeno riflettere, mi rispondeste:

- Volentieri.

Avrei desiderato condurvi a Pamplona; invece preferiste Bilbao. Avrei voluto rivarcare il Passo di Roncisvalle e riveder la muraglia ove cadde ferito il giovine condottiero Iñigo Lopez de Recaldo, che fu più tardi il monaco Sant'Ignazio da Loyola. E voi, Madlen, or che siamo giunti su la piazza di Motrico, volete fermarvi a guardare con i vostri occhi lionati come due belle ágate il monumento marmoreo del generale Cosme Damian de Churruca, grande stratega d'oceano, che trovò l'abisso e la gloria nella battaglia di Trafalgar. Lo avete guardato abbastanza, Madlen? Sì? Ebbene ripartiamo. Ecco la funzione de' grandi uomini: servir da pretesto a quegli orribili ornamenti architettonici che nelle piazze pubbliche sorvegliano la circolazione degli affaccendati borghesi.

Madlen, in questa bella mattina così gonfia di sole non mi ricordo più se vi amo e nemmeno se vi desidero ancora.

Nella mia irritazione, profondamente esasperata, v'è qualcosa che non trema più, non trepida più, quando la vostra bellezza mi guarda, lo sono quasi un complice, ormai, del vostro tormentato vizio. Ma un complice rimasto con le mani pure, su l'orlo e quasi nella perdizione della vostra magnifica impurità. Litzine... Vi ricordate che bocca innocente aveva la bionda Litzine? Ora io vedo sempre, dappertutto, le vostre braccia così bianche, su la coltre, avviluppate; sento ancora in me la gioia del nodo che vi strinse... Poi, la mattina dopo, voi eravate bella come ogni giorno siete, calma come ogni giorno siete. Con un passo agile, tra un rumore di gioielli, passavate nell'atrio dell'albergo, senza nemmeno degnarvi di guardare quella povera piccola gente.

Litzine fece colazione con noi, tranquilla, come una signorina molto per bene. Aveva gli occhi leggermente cerchiati, e di ogni cosa, mangiando, rideva col suo bel riso d'adolescente. Più tardi comandò l'automobile, discusse, pro forma, sul prezzo della camera; il segretario le portò un gran mazzo di fiori, ed ella fece ritorno a Biarritz. Ecco la vera innocenza: non ricordarsi nemmeno del peccato.

Ma voi, Madlen, voi, suppongo, ve ne ricordate. Voi, Madlen, non siete una stordita fanciulla di vent'anni, che si abbandona o si regala, senza nemmeno comprendere il piacere che .

Oh, vi prego, vi prego, lasciatemi dimenticare che vi amai...

 

 

 

 


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