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(Vestita come le precedenti, ma colla giunta del ricinio sul capo, i cui lembi le scendono sugli òmeri.)
Che gli Dei ascoltino l'augurio, mia bellissima, e custodiscano te al nostro amore, nobilissima Claudia, e te Volusia, facciano felice col più leggiadro degli Auguri.
Come sei rossa in volto, Dei buoni!
Ah lasciatemi stare! Dal Viminale fin qua! Un tremila passi a piedi, nè più, nè meno. È una indegnità. Vorrei averlo io tra le mani, quel tribuno che ci vietò d'andare in cocchio. A piedi! e con questi cenci, poi....
Ah, i tribuni! Stavo per l'appunto ragionando dei fatti loro con Marzia.
Ma, domando io, che cosa gli avean fatto le donne? E' doveva esser brutto, ma brutto assai, questo Caio Oppio! Tu certamente lo hai conosciuto, nobilissima Claudia, poichè la legge è.... recente.[19]
Eh.... Di venti anni fa. Li ho contati tutti, io, e con essi se n'è andata la mia gioventù. Gli era brutto davvero, più brutto di Annibale, e parve anche peggio, quando la sua legge fu promulgata. I tribuni! Io non li ho mai potuti patire, e quando penso che per voi, pazzerelle, dovrò accoglierne uno in mia casa..... Sarà la prima volta, io credo, che un tribuno varchi la soglia di un Console.
Perdonami, Claudia. Anche Lucio Valerio è tribuno, insieme con Marco Fundanio e coi due Bruti. Or non va egli in casa del collega di tuo marito, del ruvidissimo e burberissimo Marco Porcio Catone?
Ah, sì, quegli ci va, se la voce è vera, per sposarne la sorella.
Ma sì! Che te ne pare, bellissima?
(volgendosi ad Annia)
Valerio, l'elegante Valerio, innamorato della nostra Fulvia, di quella campagnuola, che, due mesi or sono, non era anche uscita da Tuscolo!
Ma!... così è. Catoneggia, sia detto con tua licenza, o Claudia, catoneggia Valerio, console e patrizio; catoneggia Valerio, tribuno e plebeo. Ora, tra i varii modi di catoneggiare, c'è quello di corteggiar[20] la sorella del Tuscolano. Dov'ella è, si può metter pegno che egli sia, o non istia molto a capitarci.... L'altro dì, ai giuochi Megalensi, l'avete veduto?
E dove?
In teatro, alla recitazione dell'Epidico, di quel loro Tito Maccio Plauto. In cambio di rimanere a posto co' suoi colleghi, il leggiadro tribuno, già così alieno dalle donne, da passare in proverbio, è andato a sedersi più in alto, presso a lei, cogli occhi rivolti al suo òmero, anzichè alla scena. Si sarebbe detto che volesse contar le pieghe del suo velo.... o le lentiggini del suo collo. E si gonfiava, la superba; facea la ruota, come i pavoni di Giunone.
Eh, queste cose s'imparano presto ed ella si fa in breve agli usi delle gran dame. Tu la vedrai, Annia Luscina; tra poco ella sarà qui.... A proposito, veniamo all'essenziale. Ci abbiamo di grandi cose... che sono in relazione colla nostra congiura. Abbiamo..., sta attenta!.... abbiamo un grande arrivo dalla Grecia.
Ah, filosofi?
Meglio ancora.
Manco male; mi avevate già fatto paura. E chi dunque?[21]
Una....
Una?
Te la darei alle cento, e non ti apporresti. Una mercantessa di mode.
Sì, e per merito della legge Oppia ne avremo noi le primizie. Figùrati; appena giunta, l'avean fatta carcerare. Ma Caio Atinio Labeone, nostro marito, non è pretore dei forastieri per nulla. Egli l'ha fatta chiamare a sè ed ha sequestrato la merce. E la greca e la merce, saranno qui, per opera mia, entrando dall'uscio sul vicolo. Tutto ciò per vedere, s'intende.... e per toccare eziandio.
Ah, sia lode agli Dei immortali! La legge Oppia avrà fatto una cosa buona.... l'unica da vent'anni in qua. Vediamo dunque; io spasimo dalla voglia.
Tosto che giunga. Chetati ora! Ma che è? Forse la greca?
(vedendo Birria comparso dalla fauce a destra)
No; è Marco Fundanio, tribuno.[22]
Per te, figliuola, per te!
(volgendosi a Marzia)
Grazie, ed anche un pochino per te. Non sei tu sempre più bella di noi?